Figlio del ferrarese Bartolomeo, anch’egli architetto e ingegnere maggiore del Regno, fu tra i protagonisti del Barocco a Napoli. Collaborò con il padre fino al 1643 (anno della morte di Bartolomeo) e dal 1644 fu impegnato, insieme all’ingegnere Onofrio Antonio Ghisolfi, a Palazzo Reale per il completamento della cappella e dello scalone d’onore.
Tra i tanti progetti da lui realizzati, degni di nota sono gli interventi di integrazione della chiesa e del chiostro di Sant’Agostino alla Zecca, realizzati in parte in collaborazione col padre e del Pio Monte della Misericordia (1658). Fu attivo anche come archeologo e antiquario e fu apprezzato dal viceré Gaspar Méndez de Haro, marchese di El Caprio, per il quale riunì dal 1683 al 1687 una notevole collezione di antichità, nella quale confluirono anche i reperti rinvenuti durante gli scavi per la guglia di piazza San Domenico Maggiore, progettata dallo stesso Picchiatti (1658).
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