La terra dalle ombre lunghe
La terra dalle ombre lunghe - Mario Giacomelli
Dal 01 Luglio 2011 al 24 Luglio 2011
Senigallia | Ancona
Luogo: Palazzo del Duca
Indirizzo: via Mastai 14
Orari: 19.30
Telefono per informazioni: 0716629203-350
Un Giacomelli inedito in mostra a Palazzo del Duca a Senigallia (Marche – AN) dal 1 al 24 luglio: “LA TERRA DALLE OMBRE LUNGHE” (Ladakh, 1976). Il raro caso di una serie fotografica sviluppata e stampata da Giacomelli, ma non scattata dall'artista stesso. Da queste foto emerge la sorprendente potenza del Giacomelli stampatore che imprime il suo inconfondibile stile anche in foto scattate da un'altra persona (Enea Discepoli).
Rimasta finora inedita, ma esposta negli Stati Uniti nel 1980, "La terra dalle ombre lunghe" sarà in mostra a Senigallia (Marche – AN), a Palazzo del Duca, dal 1 al 24 luglio, nell'ambito di “M'arcord Mario. I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli”, omaggio che la città fa al suo illustre cittadino tra affetto, orgoglio e stima.
Il cartellone articolato in cinque mostre in corso fino al 4 settembre, permette al pubblico di scoprire un Giacomelli inedito non solo per gli scatti in alcuni casi mai esposti prima pubblicamente e frutto di ricerche di archivio, ma anche per il punto di vista scelto e la nuova visione sull'artista.
Nel caso specifico de “La terra dalle ombre lunghe”, si tratta per lo spettatore di un'esperienza molto diversa da quella che ci si può aspettare da una mostra di Giacomelli, perché offre un interessante e inedito spaccato sulla concezione della fotografia, della vita e dei contatti umani del grande fotografo senigalliese.
Tutto il cartellone M’arcord Mario, promosso da Comune di Senigallia, con il patrocinio della Regione Marche, Provincia di Ancona, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Senato della Repubblica, in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Banca Marche, partner tecnico 3D group, Istituto Panzini di Senigallia e in questo caso specifico anche con la collaborazione di Archivi Mario Giacomelli di Senigallia e Sassoferrato, Arearte e Marcheshire Art, è così concepito.
Non si accontenta cioè del Giacomelli noto, ma tenta di arricchirne e approfondirne la conoscenza. La prospettiva scelta è quella dell'importante specificità locale dell'arte di Giacomelli e ogni iniziativa rappresenta dunque una tappa nei luoghi che hanno segnato la sua esperienza artistica, nei volti che l’hanno attraversata, nei poeti, nei viaggiatori, nelle persone che l’hanno ispirata. “M'arcord” evidenzia il profondo rapporto con la comunità e il luogo che aveva scelto, Senigallia, recuperando il frutto di amicizie e frequentazioni decennali, collaborazioni, scambi di pensiero, intuizioni.
L'innovativa sensibilità e qualità poetica che permisero a Giacomelli di diventare un maestro della fotografia contemporanea mondiale e ai suoi scatti (i paesaggi, i “pretini”, le sagome scure di Scanno, le scene dell'ospizio), di essere compresi e apprezzati in tutto il mondo colpendo l'immaginario universale, fu nutrita a livello locale dal Gruppo Misa e Giuseppe Cavalli, dagli scambi di pensiero con Sergio Anselmi, dall'incontro con artisti come Aroldo Governatori, Walter Bastari e con persone della sua città con cui aveva instaurato un particolare rapporto di amicizia e scambio pluriennale, tra cui Enea Discepoli.
E proprio frutto dell'amicizia con l'educatore Discepoli, fondatore dello Studio Zelig di Senigallia, è la serie in mostra a Palazzo del Duca, dal titolo “La terra dalle ombre lunghe”. Le visite sono possibili tutti i giorni, in orario serale, dalle 21 alle 24.
Si tratta di una serie fotografica scattata in Ladakh nel 1976, sotto le precise direttive del Maestro Giacomelli, da Enea Discepoli, allora giovanissimo esploratore dei luoghi d'Oriente. Dopo 15 anni di frequentazione, scambi di pensiero e cimeli di viaggi, Giacomelli fece dono a Enea di una macchina fotografica, commissionandogli per il successivo viaggio di scattare per lui fotografie della gente del posto, istruendolo a dovere sul come farlo. Le fotografie che ne uscirono, stampate da Giacomelli stesso, furono da lui autografate come segno di alto riconoscimento. La mostra “La terra dalle ombre lunghe”, curata da Katiuscia Biondi (nipote del Maestro e responsabile dell'Archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato) è composta da una cinquantina di immagini accuratamente selezionate e mette in luce cosa abbia rappresentato per Giacomelli questa serie fotografica e come si sia svolta nei particolari tale collaborazione artistica.
“Lo spettatore è avvertito! Sarà uno spettacolo molto diverso dal solito”, spiega la curatrice Katiuscia Biondi. L'aspetto affascinante di questa esposizione è infatti “come Giacomelli riesca a far emergere il suo stile inconfondibile anche in foto non scattate da lui e ambientate in tutt'altro luogo dalle Marche, nel lontano Oriente! - continua Biondi - È qualcosa di sbalorditivo! Da qui si può capire la potenza del Giacomelli stampatore e di quanto fosse importante il momento della stampa nella creazione delle sue foto”. Nella mostra, le foto saranno accompagnate dai rispettivi provini, in particolare quando questi mostrino il forte lavorio di Giacomelli nella fase dello sviluppo e della stampa. Altro aspetto interessante è che i provini presentano appunti dell'artista stesso su come eseguire la stampa. Il percorso espositivo si completa con documenti conservati nell'Archivio M. Giacomelli di Senigallia che attestano l'autenticità del lavoro di stampatore su queste foto da parte dell'artista. L'intenzione è quella di unire l'utile al dilettevole, regalando un'occasione di godimento estetico grazie a foto meravigliose finalmente mostrate al pubblico, ma anche un'occasione didattica di approfondimento filologico: sulla creazione della serie, sulla natura del rapporto artistico tra Discepoli che ha scattato le foto e Giacomelli che le ha stampate, andando anche a toccare i punti salienti dell'ottica di Giacomelli sulla fotografia.
Il catalogo analitico della mostra, sempre a cura di Katiuscia Biondi, immette tale lavoro artistico in un discorso più ampio, sul senso che Mario Giacomelli attribuiva alla fotografia, sulla struttura del suo metodo nel creare immagini, sul suo rapporto con l'Altro da sé (con i soggetti fotografati o, come in questo caso, con un uomo che presta la sua presenza fisica per fotografare ciò che sta geograficamente al di là dei limiti territoriali che Giacomelli stesso si è dato non oltrepassare: uno spazio di circa 50 Km² della regione Marche).
Rimasta finora inedita, ma esposta negli Stati Uniti nel 1980, "La terra dalle ombre lunghe" sarà in mostra a Senigallia (Marche – AN), a Palazzo del Duca, dal 1 al 24 luglio, nell'ambito di “M'arcord Mario. I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli”, omaggio che la città fa al suo illustre cittadino tra affetto, orgoglio e stima.
Il cartellone articolato in cinque mostre in corso fino al 4 settembre, permette al pubblico di scoprire un Giacomelli inedito non solo per gli scatti in alcuni casi mai esposti prima pubblicamente e frutto di ricerche di archivio, ma anche per il punto di vista scelto e la nuova visione sull'artista.
Nel caso specifico de “La terra dalle ombre lunghe”, si tratta per lo spettatore di un'esperienza molto diversa da quella che ci si può aspettare da una mostra di Giacomelli, perché offre un interessante e inedito spaccato sulla concezione della fotografia, della vita e dei contatti umani del grande fotografo senigalliese.
Tutto il cartellone M’arcord Mario, promosso da Comune di Senigallia, con il patrocinio della Regione Marche, Provincia di Ancona, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Senato della Repubblica, in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Banca Marche, partner tecnico 3D group, Istituto Panzini di Senigallia e in questo caso specifico anche con la collaborazione di Archivi Mario Giacomelli di Senigallia e Sassoferrato, Arearte e Marcheshire Art, è così concepito.
Non si accontenta cioè del Giacomelli noto, ma tenta di arricchirne e approfondirne la conoscenza. La prospettiva scelta è quella dell'importante specificità locale dell'arte di Giacomelli e ogni iniziativa rappresenta dunque una tappa nei luoghi che hanno segnato la sua esperienza artistica, nei volti che l’hanno attraversata, nei poeti, nei viaggiatori, nelle persone che l’hanno ispirata. “M'arcord” evidenzia il profondo rapporto con la comunità e il luogo che aveva scelto, Senigallia, recuperando il frutto di amicizie e frequentazioni decennali, collaborazioni, scambi di pensiero, intuizioni.
L'innovativa sensibilità e qualità poetica che permisero a Giacomelli di diventare un maestro della fotografia contemporanea mondiale e ai suoi scatti (i paesaggi, i “pretini”, le sagome scure di Scanno, le scene dell'ospizio), di essere compresi e apprezzati in tutto il mondo colpendo l'immaginario universale, fu nutrita a livello locale dal Gruppo Misa e Giuseppe Cavalli, dagli scambi di pensiero con Sergio Anselmi, dall'incontro con artisti come Aroldo Governatori, Walter Bastari e con persone della sua città con cui aveva instaurato un particolare rapporto di amicizia e scambio pluriennale, tra cui Enea Discepoli.
E proprio frutto dell'amicizia con l'educatore Discepoli, fondatore dello Studio Zelig di Senigallia, è la serie in mostra a Palazzo del Duca, dal titolo “La terra dalle ombre lunghe”. Le visite sono possibili tutti i giorni, in orario serale, dalle 21 alle 24.
Si tratta di una serie fotografica scattata in Ladakh nel 1976, sotto le precise direttive del Maestro Giacomelli, da Enea Discepoli, allora giovanissimo esploratore dei luoghi d'Oriente. Dopo 15 anni di frequentazione, scambi di pensiero e cimeli di viaggi, Giacomelli fece dono a Enea di una macchina fotografica, commissionandogli per il successivo viaggio di scattare per lui fotografie della gente del posto, istruendolo a dovere sul come farlo. Le fotografie che ne uscirono, stampate da Giacomelli stesso, furono da lui autografate come segno di alto riconoscimento. La mostra “La terra dalle ombre lunghe”, curata da Katiuscia Biondi (nipote del Maestro e responsabile dell'Archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato) è composta da una cinquantina di immagini accuratamente selezionate e mette in luce cosa abbia rappresentato per Giacomelli questa serie fotografica e come si sia svolta nei particolari tale collaborazione artistica.
“Lo spettatore è avvertito! Sarà uno spettacolo molto diverso dal solito”, spiega la curatrice Katiuscia Biondi. L'aspetto affascinante di questa esposizione è infatti “come Giacomelli riesca a far emergere il suo stile inconfondibile anche in foto non scattate da lui e ambientate in tutt'altro luogo dalle Marche, nel lontano Oriente! - continua Biondi - È qualcosa di sbalorditivo! Da qui si può capire la potenza del Giacomelli stampatore e di quanto fosse importante il momento della stampa nella creazione delle sue foto”. Nella mostra, le foto saranno accompagnate dai rispettivi provini, in particolare quando questi mostrino il forte lavorio di Giacomelli nella fase dello sviluppo e della stampa. Altro aspetto interessante è che i provini presentano appunti dell'artista stesso su come eseguire la stampa. Il percorso espositivo si completa con documenti conservati nell'Archivio M. Giacomelli di Senigallia che attestano l'autenticità del lavoro di stampatore su queste foto da parte dell'artista. L'intenzione è quella di unire l'utile al dilettevole, regalando un'occasione di godimento estetico grazie a foto meravigliose finalmente mostrate al pubblico, ma anche un'occasione didattica di approfondimento filologico: sulla creazione della serie, sulla natura del rapporto artistico tra Discepoli che ha scattato le foto e Giacomelli che le ha stampate, andando anche a toccare i punti salienti dell'ottica di Giacomelli sulla fotografia.
Il catalogo analitico della mostra, sempre a cura di Katiuscia Biondi, immette tale lavoro artistico in un discorso più ampio, sul senso che Mario Giacomelli attribuiva alla fotografia, sulla struttura del suo metodo nel creare immagini, sul suo rapporto con l'Altro da sé (con i soggetti fotografati o, come in questo caso, con un uomo che presta la sua presenza fisica per fotografare ciò che sta geograficamente al di là dei limiti territoriali che Giacomelli stesso si è dato non oltrepassare: uno spazio di circa 50 Km² della regione Marche).
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