L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo
Dal 31 Maggio 2019 al 17 Novembre 2019
Bard | Aosta
Luogo: Forte di Bard
Indirizzo: via Vittorio Emanuele II, 85
Orari: Feriali 10.00 | 18.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 | 19.00 Lunedìchiuso Aperture straordinarie: aperta tutti i giorni (lunedì inclusi) dal 29 luglio al 15 settembre
Enti promotori:
- Con il patrocinio di Città dell’Aquila e Regione Abruzzo
Costo del biglietto: Intero 5 euro, Ridotto 3 euro. Cumulativo con la mostra "Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento" (sino al 30 giugno): Intero 12, Ridotto 10. Cumulativo con la mostraMountains by Magnum Photographers (dal 17 luglio al 17 novembre): Intero 12, Ridotto 10
Telefono per informazioni: +39 0125 833811
E-Mail info: info@fortedibard.it
Sito ufficiale: http://www.fortedibard.it
La parola catastrofe significa “rovesciamento, capovolgimento”, uno sconvolgimento che viene a sovvertire i termini ordinari entro cui si svolge la vita… A L’Aquila, alle 3.32 del 6 aprile 2009 sono bastati 37, lunghissimi, secondi per uccidere 309 persone, ferirne oltre 1600 e danneggiare e distruggere un patrimonio culturale storico, artistico e architettonico tra i più ricchi e importanti dell’Italia centrale.
Nei dieci anni trascorsi d’allora, molti e complessi interventi di recupero, restauro e ricostruzione sono stati portati a compimento, e monumenti e palazzi ridisegnano una città dove la sicurezza convive con i principi della tutela e della conservazione, sostenendo il recupero di una bellezza antica e, spesso, inedita.L’Aquila è stata più volte, negli ottocento anni della sua storia, un centro economico e di transito e un centro artistico ricco di botteghe e scuole capaci di re-interpretare influenze fiorentine, romane e napoletane creando un linguaggio personale e immeritatamente ancora poco noto.
La mostra L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo ideata da Marco Zaccarelli, presenta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 31 maggio al 17 novembre 2019, una selezione di opere recuperate e restaurate – 14 tra oreficerie, sculture in terracotta, pietra e legno, dipinti su tavola e tela – provenienti dalle chiese aquilanee dal Munda, Museo nazionale d’Abruzzo.Dalle Madonne con Bambino del Maestro di Sivignano e di Matteo da Campli a quella detta Delle Grazie; dal grande Crocefisso della Cattedrale alla Croce processionale di Giovanni di Bartolomeo Rosecci; dall’elegante e leggero San Michele arcangelo di Silvestro dell’Aquila allo splendido San Sebastiano di Saturnino Gatti; dal Sant’Equizio di Pompeo Cesura fino alle grandi tele di Mijtens, la mostra è una storia di sopravvivenze, un omaggio alla città dell’Aquila nel decennale del sisma e una testimonianza della grande ricchezza della sua arte.
Il progetto è promosso dall’Associazione Forte di Bard con il patrocinio della Città dell’Aquila e della Regione Abruzzo, e vede la partecipazione dell’Ufficio Arte Sacra e Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi Metropolitana dell'Aquila e del Polo Museale dell’Abruzzo / MuNDA Museo Nazionale d’Abruzzo – enti prestatori delle opere – e della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell'Aquila e i Comuni del Cratere e del Segretariato Regionale dell’Abruzzo - Direzione Regionale per Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo.
La mostra L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo, sarà affiancata dall’esposizione fotografica, inedita, La città nascosta di Marco D’Antonio, a cura di Eleonora Di Gregorio.Una selezione di 15 grandi fotografie dedicate all’Aquila notturna, ripresa nelle sue aree ancora da ricostruire.
Marco D’Antonio. La città nascosta
In contemporanea con la mostra L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo, il Forte di Bard ospiterà – al primo piano dell’Opera Carlo Alberto del Forte di Bard, nelle sale Gli Alloggiamenti, appositamente restaurate per l’apertura del nuovo ciclo espositivo del triennio 2019/2021 – la mostra fotografica La città nascosta del fotoreporter aquilano Marco D’Antonio.
L’Aquila non è morta e non è neanche il pavido spettro dell’abbandono come spesso si rappresenta, ma è una città che, per una parte della sua popolazione, quella più giovane e più ferocemente colpita dal sisma che le ha tolto la possibilità di conoscerla, è madre, culla, tana e nascondiglio. Giovani e adolescenti popolano i vicoli deserti al calar del sole [ … ] case e vicoli, una volta abitati e vissuti da famiglie e studenti, trovano un nuovo nome che è dato loro da chi nel 2009 - l’anno del terremoto - era poco più di un bambino e oggi, pressoché adolescente, vive in un luogo a lui sconosciuto, senza sapere il nome delle strade e quasi senza avere coscienza di cosa sia una città. La sua città [ … ] Nel buio di queste vie si fondono inconsapevolmente le due realtà destinate a essere la metafora di un’assenza in cui la giustificabile presenza di alcuni rappresenta l’ingiustificabile assenza di altri.
Marco D’Antonio, La città nascosta, a cura di Eleonora Di Gregorio
Fotogiornalista, ritrattista e sperimentatore di nuovi linguaggi fotografici, Marco D’Antonio, nato all’Aquila nel 1978, negli anni viaggia in Europa, Medio Oriente, Asia, Nord Africa e America Latina concentrando i suoi lavori sui problemi sociali, le violazioni dei diritti umani, la povertà, l’ingiustizia e la discriminazione sociale. Suoi lavori sono stati esposti in mostra a Genova, Milano, Roma, Napoli, Palermo, Berlino, Parigi e Londra.
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