Cory Arcangel. This is all so crazy, everybody seems so famous
Dal 31 Marzo 2015 al 28 Giugno 2015
Bergamo
Luogo: GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Indirizzo: piazza Vecchia
Orari: martedì - venerdì 10-18; sabato e festivi 10-20
Curatori: Stefano Raimondi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 035 27 02 72
Sito ufficiale: http://www.gamec.it
Dal 1 aprile al 28 giugno 2015, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare This is all so crazy, everybody seems so famous, la prima personale in un’istituzione italiana dell’artista americano Cory Arcangel (Buffalo, 1978. Vive e lavora a New York).
Arcangel è uno tra i più influenti artisti della New Media Generation, tanto che il Whitney Museum di New York gli ha dedicato una personale nel 2011.
Il suo lavoro ruota attorno al concetto di salvaguardia dell’identità e della memoria digitale e fisica; intende recuperare l’importanza della tradizione attraverso l’interesse per la relazione tra tecnologia e cultura, territorio e innovazione, nonché attraverso l'appropriazione e il riutilizzo dei media. Le opere riflettono e agiscono all’interno di una società contemporanea fortemente digitalizzata, liquida e continuamente mutevole, in cui il valore effettivo delle cose è destinato a perdersi in poco tempo, per lasciare spazio a nuovi prodotti-simulacri di valore. Arcangel è interessato a salvare dall’obsolescenza gli oggetti tecnologici che fino a pochi anni fa sembravano all’avanguardia e che, ora, giacciono inutilizzati, condannati a un’atemporalità quasi metafisica e non più accessibile. Nonostante sia cresciuto durante il boom tecnologico – quando cellulari, videogiochi, computer, internet e i relativi aggiornamenti e upgrade hanno iniziato a diffondersi – l’approccio di Arcangel verso la società dei consumi e della comunicazione di massa non è quello del fruitore o dello spettatore, bensì quello dell’hacker capace di manipolare i dati e, quindi, di conferire agli stessi un nuovo significato. Questo agire è visibile, per esempio, nel noto lavoro Super Mario Clouds (2002-) in cui il celebre gioco viene modificato: la maggior parte degli elementi architettonici viene rimossa, per lasciare spazio solo alle nuvole fluttuanti sullo sfondo azzurro. In questo modo, per la prima volta, viene data importanza alla rappresentazione e allo spazio pittorico nei videogiochi. Per l’artista, manipolazione è anche condivisione: le istruzioni e i codici sorgente per la realizzazione di diversi lavori sono disponibili sia sul suo sito internet (www.coryarcangel.com) sia in una serie di pubblicazioni intitolata The Source. Questo tentativo di salvaguardia e azione è ripreso anche dal titolo della mostra - This is all so crazy, everybody seems so famous - citazione tratta da una hit dell’icona della musica teen pop Miley Cyrus. La smania di raggiungere i famosi “quindici minuti di celebrità” tanto auspicati da Andy Warhol nasconde in sé l’obsolescenza inscritta in quel tempo così limitato e vacuo rispetto all’incessante divenire. La mostra ideata per la GAMeC, curata da Stefano Raimondi, rientra tra i principali appuntamenti culturali della città in vista di EXPO 2015 – accanto alla grande retrospettiva dedicata a Kazimir Malevič che il museo presenterà in autunno – e sarà eccezionalmente ospitata nella Sala dei Giuristi di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, per secoli centro politico di Bergamo.
Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e tra le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum", mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015), parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione.
Una superficie calpestabile di oltre 200 metri quadrati che ricopre l’intero pavimento della sala e che si sviluppa in una progressione abbagliante di colori, creando una cassa di risonanza per le antiche pitture a fresco che la decorano. Un’opera che avvolge completamente lo spettatore, portandolo – prendendo in prestito un concetto tipicamente futurista – “al centro del quadro”.
L’installazione della mostra si svilupperà, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affiancherà le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l'estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS.
La conversione di un “oggetto” digitale in un oggetto concreto è doppia nella mostra concepita per la GAMeC: Arcangel, infatti, oltre a questo lavoro, ha ideato un foulard in seta in edizione limitata (100 esemplari) realizzato con il gradiente “Russell’s Rainbow” usato per la creazione di una moquette esposta in occasione della mostra all’HEART, Herning Museum of Contemporary Art: un multiplo d’artista che racconta ulteriormente la pratica trans-mediale di Arcangel.
Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori appartenenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca.
Opere che offrono una panoramica quasi completa della poetica creativa di Cory Arcangel degli ultimi quindici anni.
La serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales (2011-2015) riflette la mondanità contemporanea con un pizzico di nostalgia: i lunghi tubi di plastica utilizzati come galleggianti in piscina vengono trasformati in personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca, musica e bottiglie di birra casualmente disposte nella stanza.
La serie Lakes (2011-2015) è costituita da installazioni con monitor a schermo piatto – simbolo onnipresente della società dei consumi – letteralmente capovolti e disposti verticalmente: alle immagini rubate alla cultura pop l'artista ha applicato il famoso filtro Java "lago", ripescandolo dagli anni Novanta, che crea un effetto mosso, come se qualcosa si riflettesse su una superficie liquida. L’immagine che ne risulta non è né in movimento – come ci aspetteremmo di vedere in un monitor – né statica, bensì un ibrido tra le due; l’immagine su cui galleggia e ondeggia la società contemporanea. A corredo della mostra, un catalogo-opera in doppia versione italiano e inglese, altrettanto sui generis: molto più simile a un magazine per adolescenti che a una classico catalogo, comprende una serie di interventi critici accanto a elementi tipici delle pubblicazioni rivolte a un pubblico giovane quali poster, adesivi e gadget.
Edito da GAMeC Books, include testi di Andrew Berardini – Scrittore, critico d’arte e curatore; Jacob Ciocci – Artista e musicista; Lauren Cornell – Curatore, New Museum, New York; Giacinto Di Pietrantonio – Direttore, GAMeC, Bergamo; Aleksandra Domanović – Artista; Valentina Gervasoni – Assistente curatore, GAMeC, Bergamo; Raphael Gygax – Curatore, Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo; Ruba Katrib – Curatore, SculptureCenter, Long Island City, New York; Sam Korman – Curatore indipendente e scrittore; Tina Kukielski – Co-curatore di Carnegie International 2013; Hanne Mugaas – Direttore e curatore, Kunsthall Stavanger; Oliver Laric – Artista; Olia Lialina – Artista, critico d’arte e curatore; Barbara London – Curatore associato del Dipartimento Media e Performance Art, The Museum of Modern Art, New York; Daniel Lopatin – Musicista sperimentale, compositore e produttore; Seth Price – Artista; Alessandro Rabottini – Curatore esterno, MADRE, Napoli; Stefano Raimondi – Curatore, GAMeC, Bergamo.
L’opera intende stravolgere il concetto di catalogo d’arte tradizionale a favore di uno strumento più accessibile, sintetico, contemporaneo. La grafica sarà coloratissima, con i testi molto brevi distribuiti in modo vivace e intervallati da molte immagini. Il linguaggio dei contributi critici sarà colloquiale, simile a quello usato nella corrispondenza.
Tutto sarà pubblicizzato con il tono dei comunicati stampa, anche quando non si tratterà di una pubblicità: ogni notizia apparirà come “nuova”, “eccezionale”, “di tendenza”, e, proprio come la mostra, “da non lasciarsi sfuggire”.
This is all so crazy, everybody seems so famous è stata realizzata grazie al supporto di Lisson Gallery, Radici Pietro Industries & Brands SpA., Sangalli Tecnologie Srl, Team Gallery, Arcangel Surfware.
La pubblicazione del catalogo è stata resa possibile grazie al generoso contributo del GAMeC Club e di Lisson Gallery.
Si ringrazia Intese Grafiche S.r.l. per la preziosa collaborazione. La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.
Cory Arcangel ha esposto nelle principali gallerie e istituzioni museali internazionali, tra cui: Foundation DHC/Art, Montreal (2013); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013), Whitney Museum, New York (2011), Hamburger Bahnhof, Berlino (2010), Barbican Centre, Londra (2010), MoCA, Miami (2010), Migros Museum, Zurigo (2005).
Arcangel è uno tra i più influenti artisti della New Media Generation, tanto che il Whitney Museum di New York gli ha dedicato una personale nel 2011.
Il suo lavoro ruota attorno al concetto di salvaguardia dell’identità e della memoria digitale e fisica; intende recuperare l’importanza della tradizione attraverso l’interesse per la relazione tra tecnologia e cultura, territorio e innovazione, nonché attraverso l'appropriazione e il riutilizzo dei media. Le opere riflettono e agiscono all’interno di una società contemporanea fortemente digitalizzata, liquida e continuamente mutevole, in cui il valore effettivo delle cose è destinato a perdersi in poco tempo, per lasciare spazio a nuovi prodotti-simulacri di valore. Arcangel è interessato a salvare dall’obsolescenza gli oggetti tecnologici che fino a pochi anni fa sembravano all’avanguardia e che, ora, giacciono inutilizzati, condannati a un’atemporalità quasi metafisica e non più accessibile. Nonostante sia cresciuto durante il boom tecnologico – quando cellulari, videogiochi, computer, internet e i relativi aggiornamenti e upgrade hanno iniziato a diffondersi – l’approccio di Arcangel verso la società dei consumi e della comunicazione di massa non è quello del fruitore o dello spettatore, bensì quello dell’hacker capace di manipolare i dati e, quindi, di conferire agli stessi un nuovo significato. Questo agire è visibile, per esempio, nel noto lavoro Super Mario Clouds (2002-) in cui il celebre gioco viene modificato: la maggior parte degli elementi architettonici viene rimossa, per lasciare spazio solo alle nuvole fluttuanti sullo sfondo azzurro. In questo modo, per la prima volta, viene data importanza alla rappresentazione e allo spazio pittorico nei videogiochi. Per l’artista, manipolazione è anche condivisione: le istruzioni e i codici sorgente per la realizzazione di diversi lavori sono disponibili sia sul suo sito internet (www.coryarcangel.com) sia in una serie di pubblicazioni intitolata The Source. Questo tentativo di salvaguardia e azione è ripreso anche dal titolo della mostra - This is all so crazy, everybody seems so famous - citazione tratta da una hit dell’icona della musica teen pop Miley Cyrus. La smania di raggiungere i famosi “quindici minuti di celebrità” tanto auspicati da Andy Warhol nasconde in sé l’obsolescenza inscritta in quel tempo così limitato e vacuo rispetto all’incessante divenire. La mostra ideata per la GAMeC, curata da Stefano Raimondi, rientra tra i principali appuntamenti culturali della città in vista di EXPO 2015 – accanto alla grande retrospettiva dedicata a Kazimir Malevič che il museo presenterà in autunno – e sarà eccezionalmente ospitata nella Sala dei Giuristi di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, per secoli centro politico di Bergamo.
Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e tra le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum", mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015), parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione.
Una superficie calpestabile di oltre 200 metri quadrati che ricopre l’intero pavimento della sala e che si sviluppa in una progressione abbagliante di colori, creando una cassa di risonanza per le antiche pitture a fresco che la decorano. Un’opera che avvolge completamente lo spettatore, portandolo – prendendo in prestito un concetto tipicamente futurista – “al centro del quadro”.
L’installazione della mostra si svilupperà, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affiancherà le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l'estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS.
La conversione di un “oggetto” digitale in un oggetto concreto è doppia nella mostra concepita per la GAMeC: Arcangel, infatti, oltre a questo lavoro, ha ideato un foulard in seta in edizione limitata (100 esemplari) realizzato con il gradiente “Russell’s Rainbow” usato per la creazione di una moquette esposta in occasione della mostra all’HEART, Herning Museum of Contemporary Art: un multiplo d’artista che racconta ulteriormente la pratica trans-mediale di Arcangel.
Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori appartenenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca.
Opere che offrono una panoramica quasi completa della poetica creativa di Cory Arcangel degli ultimi quindici anni.
La serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales (2011-2015) riflette la mondanità contemporanea con un pizzico di nostalgia: i lunghi tubi di plastica utilizzati come galleggianti in piscina vengono trasformati in personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca, musica e bottiglie di birra casualmente disposte nella stanza.
La serie Lakes (2011-2015) è costituita da installazioni con monitor a schermo piatto – simbolo onnipresente della società dei consumi – letteralmente capovolti e disposti verticalmente: alle immagini rubate alla cultura pop l'artista ha applicato il famoso filtro Java "lago", ripescandolo dagli anni Novanta, che crea un effetto mosso, come se qualcosa si riflettesse su una superficie liquida. L’immagine che ne risulta non è né in movimento – come ci aspetteremmo di vedere in un monitor – né statica, bensì un ibrido tra le due; l’immagine su cui galleggia e ondeggia la società contemporanea. A corredo della mostra, un catalogo-opera in doppia versione italiano e inglese, altrettanto sui generis: molto più simile a un magazine per adolescenti che a una classico catalogo, comprende una serie di interventi critici accanto a elementi tipici delle pubblicazioni rivolte a un pubblico giovane quali poster, adesivi e gadget.
Edito da GAMeC Books, include testi di Andrew Berardini – Scrittore, critico d’arte e curatore; Jacob Ciocci – Artista e musicista; Lauren Cornell – Curatore, New Museum, New York; Giacinto Di Pietrantonio – Direttore, GAMeC, Bergamo; Aleksandra Domanović – Artista; Valentina Gervasoni – Assistente curatore, GAMeC, Bergamo; Raphael Gygax – Curatore, Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo; Ruba Katrib – Curatore, SculptureCenter, Long Island City, New York; Sam Korman – Curatore indipendente e scrittore; Tina Kukielski – Co-curatore di Carnegie International 2013; Hanne Mugaas – Direttore e curatore, Kunsthall Stavanger; Oliver Laric – Artista; Olia Lialina – Artista, critico d’arte e curatore; Barbara London – Curatore associato del Dipartimento Media e Performance Art, The Museum of Modern Art, New York; Daniel Lopatin – Musicista sperimentale, compositore e produttore; Seth Price – Artista; Alessandro Rabottini – Curatore esterno, MADRE, Napoli; Stefano Raimondi – Curatore, GAMeC, Bergamo.
L’opera intende stravolgere il concetto di catalogo d’arte tradizionale a favore di uno strumento più accessibile, sintetico, contemporaneo. La grafica sarà coloratissima, con i testi molto brevi distribuiti in modo vivace e intervallati da molte immagini. Il linguaggio dei contributi critici sarà colloquiale, simile a quello usato nella corrispondenza.
Tutto sarà pubblicizzato con il tono dei comunicati stampa, anche quando non si tratterà di una pubblicità: ogni notizia apparirà come “nuova”, “eccezionale”, “di tendenza”, e, proprio come la mostra, “da non lasciarsi sfuggire”.
This is all so crazy, everybody seems so famous è stata realizzata grazie al supporto di Lisson Gallery, Radici Pietro Industries & Brands SpA., Sangalli Tecnologie Srl, Team Gallery, Arcangel Surfware.
La pubblicazione del catalogo è stata resa possibile grazie al generoso contributo del GAMeC Club e di Lisson Gallery.
Si ringrazia Intese Grafiche S.r.l. per la preziosa collaborazione. La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.
Cory Arcangel ha esposto nelle principali gallerie e istituzioni museali internazionali, tra cui: Foundation DHC/Art, Montreal (2013); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013), Whitney Museum, New York (2011), Hamburger Bahnhof, Berlino (2010), Barbican Centre, Londra (2010), MoCA, Miami (2010), Migros Museum, Zurigo (2005).
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