L’archivio animato. Lavori in corso
Dal 19 Settembre 2020 al 13 Dicembre 2020
San Lazzaro di Savena | Bologna
Luogo: Fondazione Cirulli
Indirizzo: via Emilia 275
Orari: lunedì – venerdì: gruppi su appuntamento (min 10 persone); sabato e domenica: dalle ore 11.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso alle ore 18.00)
Curatori: Fondazione Cirulli
Enti promotori:
- Con il contributo di Regione Emilia Romagna
- Con il patrocinio di Comune di San Lazzaro di Savena
Costo del biglietto: intero 10 euro, ridotto 8 e 5 euro
Telefono per informazioni: +39 051 6288300
E-Mail info: fondazione@fondazionecirulli.org
Sito ufficiale: http://fondazionecirulli.org
La mostra L’archivio animato. Lavori in corso narra in 20 capitoli il Novecento attraverso l’arte, il design, la pubblicità, la fotografia, la grafica, l’industria percorrendo in maniera trasversale il ricco archivio della Fondazione Cirulli.
L’archivio animato. Lavori in corso è molto più di una mostra, ma un vero e proprio “laboratorio” di storia e cultura del Novecento, per raccontare il secolo della modernità – quello in cui nasce e si sviluppa la creatività italiana come oggi la conosciamo - attraverso un caleidoscopio espositivo che spazia dalle arti figurative al design industriale, dalla pubblicità al cinema, dalla fotografia alla televisione, dai tessuti alle riviste.
Oltre 200 opere, 20 sezioni, quasi come fossero 20 mostre in una, L’archivio animato. Lavori in corso - progetto realizzato grazie alla consulenza e supervisione di Jeffrey Schnapp, fondatore e direttore del metaLAB dell'Università di Harvard e figura di riferimento nel campo dell'umanistica digitale - rappresenta un nuovo concept di mostra con il quale Fondazione Cirulli vuole presentare al pubblico la sua peculiare identità di luogo di sperimentazione tra archivio e spazio espositivo.
L’esposizione infatti costruisce una narrazione potente e agile allo stesso tempo del secolo breve attraverso i materiali diversi ed eterogenei che compongono la collezione “panoramica” di Fondazione Cirulli: il capolavoro artistico, le arti decorative, la comunicazione, il design industriale e la cultura materiale e visiva, e ancora fotografie, disegni, quadri, sculture, oggetti, manifesti, volantini, carteggi, progetti architettonici, tessuti, riviste, libri, sono le forme di comunicazione socio-culturale che compongono le 20 sezioni di mostra, un vero e proprio racconto polifonico che attraversa il Ventesimo secolo.
Così, accanto ad una selezione di “Frammenti di ‘900” con dipinti dei primi tre decenni del secolo, il capitolo dedicato a “Il tessuto della modernità” offrirà una selezione di progetti grafici per tessuti di arredamento – settore allora in forte espansione - realizzati per la Triennale di Milano negli anni Cinquanta dai più rinomati artisti del panorama italiano, come Gio Ponti, Ettore Sottsass, Lucio Fontana, Enrico Prampolini, Bice Lazzari, Fede Cheti e tanti altri.
“Fermo immagine” racconta attraverso i volti del cinema e della televisione degli anni Sessanta gli entusiasmi del boom economico: un capitolo, quello della televisione, ripreso anche nella sezione “Munari, Carboni e la RAI” che narra l’innovazione grafica della televisione pubblica ad opera dei due artisti negli anni Cinquanta. E ancora il racconto della modernità attraverso le produzioni industriali, dalle macchine all’illuministica, la documentazione fotografica della vita nell’entroterra emiliano del dopoguerra con le immagini di Enrico Pasquali e quelle glamour di Arturo Ghergo, maestro della fotografia italiana.
E naturalmente la pubblicità: dal pannello decorativo realizzato da Xanti Schawinsky, maestro del Bauhaus, per il negozio Olivetti di Torino - un vero capolavoro del razionalismo europeo - ai cartelloni pubblicitari originali di inizio secolo scorso, dal design anonimo delle “carte pasticcere” brandizzate, realizzate negli anni Trenta per i più importanti bar d’Italia, all’evoluzione dei loghi attraverso un’accurata documentazione.
Da ultimo è stato aggiunta al percorso espositivo la sezione “Collezione Palma Bucarelli | Segnali”, frutto di una recente acquisizione della Fondazione Cirulli, ovvero la singolare collezione di Palma Bucarelli - una delle critiche d’arte più affermate del ‘900 e per oltre trent'anni direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma - che raccolse scrupolosamente i manifesti che riceveva come invito alle mostre organizzate in gallerie, musei, rassegne e kunsthalle di tutto il mondo, mettendo insieme una storia visiva delle esposizioni tra gli anni Sessanta e Settanta, un’enciclopedia del progetto grafico per l’arte e al tempo stesso una straordinaria testimonianza della sua rete di rapporti.
«Abbiamo voluto allontanarci da formati espositivi museali troppo rigidi per avventurarci in una sorta di ”terra di nessuno”, in cui invece del grande racconto si cerca la molteplicità, la simultaneità e l’agilità, valori futuristi per eccellenza (ma anche valori del tutto contemporanei), tramite l’adozione di formati ibridi, leggeri e freschi» – spiega Jeffrey Schnapp - «L’archivio animato, che fa leva sulla diversità e l’eterogeneità di una collezione panoramica come quella della Fondazione Cirulli, non propone al pubblico solo prodotti e soluzioni ma avanza problemi, sollecita ricerche, compone puzzles e suggerisce istanze di accesso diretto a materiali spesso non canonici che raccontano la storia del ‘900 italiano».
«Durante tutta la durata della mostra verranno organizzati incontri e conferenze con la partecipazione di esperti e studiosi del settore, per focus sulle tematiche delle varie sezioni, a comporre una ricca proposta di eventi culturali» – dicono Massimo e Sonia Cirulli – «Il nostro obiettivo è infatti quello di aprire lo spazio della Fondazione per farne un luogo di costruzione di contenuti, un vero e proprio laboratorio permanente di storia e cultura del Novecento».
Non è un caso infatti che sia stata scelta come sede per la Fondazione Cirulli lo storico edificio simbolo dell’architettura moderna italiana, progettato e realizzato nel 1960 dagli architetti e designer milanesi Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Dino Gavina. Un capolavoro di progettazione che nel corso degli anni si è trasformato in un luogo crocevia d’incontri che ha segnato la storia della cultura visiva e del design industriale del XX secolo e che oggi, grazie alla Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, viene restituito alla città come luogo di cultura e creatività.
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