Roberto Sebastian Matta. Olii, sculture e tecniche miste

© Courtesy Galleria d'Arte Maggiore G.A.M., Bologna | Roberto Sebastian Matta, Olii, sculture e tecniche miste, Galleria d'Arte Maggiore G.A.M., Bologna
Dal 20 Settembre 2012 al 20 Gennaio 2013
Bologna
Luogo: Galleria d'Arte Maggiore G.A.M.
Indirizzo: via Massimo D'Azeglio 15
Orari: lunedì 16-19.30; da martedì a sabato 10-12.30/ 16-19.30
Telefono per informazioni: +39 051 235843
E-Mail info: info@maggioregam.com
Sito ufficiale: http://www.maggioregam.com
Sull'onda dei festeggiamenti in corso in diverse nazioni per il centenario della nascita, la Galleria
d'Arte Maggiore – G.A.M. apre la stagione con un omaggio a uno degli esponenti più significativi
del surrealismo, nonché personaggio di cerniera tra le avanguardie del primo Novecento e
l'astrattismo del dopoguerra: Roberto Sebastian Matta. Tra i maestri da sempre curati e sostenuti
sul panorama internazionale da Franco e Roberta Calarota, le opere dell'artista cileno, entrate in
alcune delle collezioni pubbliche e private più importanti del mondo, continuano a scatenare
l'interessare di curatori e collezionisti grazie al forte legame con l'attualità. Dalla pittura ad olio
alle sculture, i suoi totem, il lavoro di Matta ha come protagonista assoluto l'uomo. Il percorso
espositivo proposto in questa occasione traccia il tema dell'eterna relazione interrogativa tra corpo
e universo, tema che ben si addice a un artista che si definisce come un innocente rivoluzionario.
I festeggiamenti per il centenario della nascita di Roberto Sebastian Matta hanno coinvolto fino
ad ora continenti e nazioni diverse. Da Santiago del Cile, suo paese natale, a Roma passando per
Parigi e New York, oggi con un'esplosione di colore ed energia le sue opere approdano alla Galleria
d'Arte Maggiore di Bologna.
Protagonista del movimento surrealista, l'artista farà anche da maestro ai giovani artisti americani, primi
fra tutti Jackson Pollok e Ashley Gorky. Fortemente ispirato dalla natura e dall'universo, dalle fasi
primitive e antropologiche umane, Matta inizia a dipingere alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale in
un momento della sua vita in cui si definisce uno “spostato”. Emigrato dalla sua terra natale per
viaggiare in tutta Europa, il tema del viaggio solitario, quasi eremitico, farà da musa per il suo lavoro e
lo porterà ad interrogarsi sul rapporto uomo-universo, ma anche sulla propria interiorità, sul proprio io. Il
percorso espositivo ideato da Franco e Roberta Calarota, vuole essere una panoramica sulle differenti
fasi dell'artista e sulle diverse tecniche da lui usate durante gli spostamenti della sua vita. All'alba della
guerra, Sebastian Matta dipinge forze articolate immerse in traiettorie di luce che ricordano le visioni
belliche dei bombardamenti e la violenza da esse scaturite. Opere magmatiche, come geologiche, sono
le protagoniste degli anni Cinquanta: è quasi un ritorno alle origini, alla madre terra, alla forza della vita.
Figure contorte, articolate, che ricordano gli incubi primitivisti dell'avanguardia parigina, che
accompagneranno poi l'artista fino alla sua morte, avvenuta nel 2002 in Italia. Ma questi sono incubi
reali, non dettati dall'inconscio, dai sogni di Goya; sono incubi dati da una realtà pericolosa, dalle
domande dell'uomo, ma anche dalle esplosioni vulcaniche della natura e della terra.
La pittura di Matta è di grande formato, anche in un'epoca di carenza, l'artista non rinuncia a tele
ampie, paragonate a vedute a volo d'uccello. La sua è una pittura a tutto tondo, fatta di macchie di
colore che racchiudono forme, figure di corpi esili, scheletrici, quasi abbozzati. “In ogni macchia cerco
qualche cosa, qualche cosa che non è conosciuto, che non è visto, qualche cosa di nuovo per me, di
sconosciuto. E lavoro fino a che ciò diventi ancora più sconosciuto”. L'artista lavora sull'interrogazione,
sulle domande; una serie di punti interrogativi che non riceveranno mai risposta in vita, mentre le sue
figure vagano da un'esplosione all'altra, a volte racchiuse dentro situazioni più geometriche, più rigide,
dovute anche al passato architettonico dello stesso Matta. Il mondo che l'artista cileno dipinge è un
mondo da day after, un post diluvio, o semplicemente il mondo quotidiano, ciclico, fatto di giorni da
combattere, di giorni avvertiti come perenni attentati.
Roberto Sebastian Matta nasce nel 1911 in Cile, ma la sua arte percorrerà l'Europa intera e gli
Stati Uniti. Le sue opere infatti sono conservate al Museum of Modern Art di New York come al Centre Pomidou di Parigi, al Fine Art Museum di San Francisco come alla Galleria d'Arte Nazionale di Roma. Dei figli di Matta, Pablo Echaurren è anch'egli artista ed anche lui è rappresentato dalla Galleria d'Arte Maggiore.
d'Arte Maggiore – G.A.M. apre la stagione con un omaggio a uno degli esponenti più significativi
del surrealismo, nonché personaggio di cerniera tra le avanguardie del primo Novecento e
l'astrattismo del dopoguerra: Roberto Sebastian Matta. Tra i maestri da sempre curati e sostenuti
sul panorama internazionale da Franco e Roberta Calarota, le opere dell'artista cileno, entrate in
alcune delle collezioni pubbliche e private più importanti del mondo, continuano a scatenare
l'interessare di curatori e collezionisti grazie al forte legame con l'attualità. Dalla pittura ad olio
alle sculture, i suoi totem, il lavoro di Matta ha come protagonista assoluto l'uomo. Il percorso
espositivo proposto in questa occasione traccia il tema dell'eterna relazione interrogativa tra corpo
e universo, tema che ben si addice a un artista che si definisce come un innocente rivoluzionario.
I festeggiamenti per il centenario della nascita di Roberto Sebastian Matta hanno coinvolto fino
ad ora continenti e nazioni diverse. Da Santiago del Cile, suo paese natale, a Roma passando per
Parigi e New York, oggi con un'esplosione di colore ed energia le sue opere approdano alla Galleria
d'Arte Maggiore di Bologna.
Protagonista del movimento surrealista, l'artista farà anche da maestro ai giovani artisti americani, primi
fra tutti Jackson Pollok e Ashley Gorky. Fortemente ispirato dalla natura e dall'universo, dalle fasi
primitive e antropologiche umane, Matta inizia a dipingere alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale in
un momento della sua vita in cui si definisce uno “spostato”. Emigrato dalla sua terra natale per
viaggiare in tutta Europa, il tema del viaggio solitario, quasi eremitico, farà da musa per il suo lavoro e
lo porterà ad interrogarsi sul rapporto uomo-universo, ma anche sulla propria interiorità, sul proprio io. Il
percorso espositivo ideato da Franco e Roberta Calarota, vuole essere una panoramica sulle differenti
fasi dell'artista e sulle diverse tecniche da lui usate durante gli spostamenti della sua vita. All'alba della
guerra, Sebastian Matta dipinge forze articolate immerse in traiettorie di luce che ricordano le visioni
belliche dei bombardamenti e la violenza da esse scaturite. Opere magmatiche, come geologiche, sono
le protagoniste degli anni Cinquanta: è quasi un ritorno alle origini, alla madre terra, alla forza della vita.
Figure contorte, articolate, che ricordano gli incubi primitivisti dell'avanguardia parigina, che
accompagneranno poi l'artista fino alla sua morte, avvenuta nel 2002 in Italia. Ma questi sono incubi
reali, non dettati dall'inconscio, dai sogni di Goya; sono incubi dati da una realtà pericolosa, dalle
domande dell'uomo, ma anche dalle esplosioni vulcaniche della natura e della terra.
La pittura di Matta è di grande formato, anche in un'epoca di carenza, l'artista non rinuncia a tele
ampie, paragonate a vedute a volo d'uccello. La sua è una pittura a tutto tondo, fatta di macchie di
colore che racchiudono forme, figure di corpi esili, scheletrici, quasi abbozzati. “In ogni macchia cerco
qualche cosa, qualche cosa che non è conosciuto, che non è visto, qualche cosa di nuovo per me, di
sconosciuto. E lavoro fino a che ciò diventi ancora più sconosciuto”. L'artista lavora sull'interrogazione,
sulle domande; una serie di punti interrogativi che non riceveranno mai risposta in vita, mentre le sue
figure vagano da un'esplosione all'altra, a volte racchiuse dentro situazioni più geometriche, più rigide,
dovute anche al passato architettonico dello stesso Matta. Il mondo che l'artista cileno dipinge è un
mondo da day after, un post diluvio, o semplicemente il mondo quotidiano, ciclico, fatto di giorni da
combattere, di giorni avvertiti come perenni attentati.
Roberto Sebastian Matta nasce nel 1911 in Cile, ma la sua arte percorrerà l'Europa intera e gli
Stati Uniti. Le sue opere infatti sono conservate al Museum of Modern Art di New York come al Centre Pomidou di Parigi, al Fine Art Museum di San Francisco come alla Galleria d'Arte Nazionale di Roma. Dei figli di Matta, Pablo Echaurren è anch'egli artista ed anche lui è rappresentato dalla Galleria d'Arte Maggiore.
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