Leone Lodi. Le tenerezze della pietra

Opera di Leone Lodi

 

Dal 12 Ottobre 2019 al 30 Novembre 2019

Brescia

Luogo: Galleria dell’Incisione

Indirizzo: via Bezzecca 4

Telefono per informazioni: +39 030 304690

E-Mail info: galleria@incisione.com

Sito ufficiale: http://www.incisione.com



La Galleria dell'Incisione, in collaborazione con l’Associazione Leone Lodi, presenta un corpus di sculture e disegni che testimoniano il carattere multiforme dell'opera di Leone Lodi, uno dei maestri della scultura del Novecento italiano.

Nato nel 1900 a Soresina, Lodi si trasferisce a Milano, dove lavora nelle botteghe di importanti scultori, fra cui Adolfo Wildt, avviando una carriera che lo porterà a legare il suo nome alla storia dell'architettura milanese, al fianco di grandi architetti come Paolo Mezzanotte, Giuseppe Pagano e Agnoldomenico Pica.

Reduce da molte mostre importanti — nel 2018 al Palazzo della Borsa di Milano e a Torviscosa, che conserva i suoi colossi di pietra per l'ingresso monumentale — Leone Lodi è stato fra i protagonisti di altre esposizioni di grande rilievo, come “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918–1943″ curata da Germano Celant per Fondazione Prada e l'omaggio a Margherita Sarfatti al Museo del Novecento di Milano.

Sue opere sono conservate nelle collezioni delle Gallerie d'Italia, della Triennale e del Museo del Novecento di Milano, del Museo Ala Ponzoni di Cremona, della Fondazione Bracco e in molte raccolte private italiane ed estere, fra cui la storica sede dell'Allied Corporation di Columbia in America.

A Milano ha lasciato esempi eloquenti del suo talento nelle opere scultoree per la sede della Triennale, il Palazzo della Borsa, il Teatro Manzoni, l’Università Bocconi, il Palazzo di Giustizia e per il Cimitero Monumentale.

La mostra che la Galleria dell'Incisione inaugura per l'autunno è la prima mostra in galleria mai realizzata sull'artista e presenta una scelta di opere dai temi più intimi e soggetti legati a una ricerca personale sui moti dell'anima che Leone Lodi tradusse nella pietra cercando nuove morbidezze e sperimentando patine dai toni delicati per i suoi gessi levigati con grande lirismo.

Sculture come la grande Venere o l'Atleta, i busti di fanciullo o le testine femminili di gesso tradiscono l'indole di un artista che, lontano dalle commissioni ufficiali, nel silenzio del suo studio, elaborò un lessico diverso rispetto ai toni più elevati degli incarichi pubblici e delle iconografie tradizionali. Indagare lo spirito delle figure era una vocazione segreta che lo vide recuperare la lezione dei primitivi, degli scultori amatissimi del Duecento emiliano, ripensati nei gesti lenti dei suoi angeli o del Giovinetto seduto, citazione dell'antico Spinario.

Completano il percorso alcune carte, disegni e bozzetti per sculture singole o interventi legati all'architettura.

Leone Lodi (Soresina 1900-1974)
Nato a Soresina (Cremona) il 14 ottobre del 1900 da una famiglia di artigiani della pietra, dopo aver trascorso l’infanzia in Canton Ticino (Svizzera), tornò in Italia e approdò a Milano che divenne presto la sua città. Allievo di Adolfo Wildt imparò a plasmare immagini intense, corpi solidi nello spazio, gesti minimi e assoluti. Dopo il primo importante incarico in via Caradosso cui lavorò accanto all'architetto Agnoldomenico Pica, passò nei cantieri della Borsa e di via Meravigli. Pica, nel 1930, lo coinvolse nel concorso per le porte del Duomo di Orvieto. Lodi coltivò l’ambiente delle gallerie, non trascurando una scultura intima, frutto di ricerche inesauste sui temi, le forme, le tecniche. Nel 1932, Carlo Carrà lodò, sulle pagine de «L’Ambrosiano», la sua Donna dormiente, gesso presentato in Permanente per la terza Mostra del sindacato regionale fascista belle arti di Lombardia. Arturo Martini lo apprezzava per la sua umanità scevra di ogni retorica. Soggetti di natura così toccante attraessero un pubblico privato, famiglie della Milano borghese che gli affidarono le sculture per i sepolcri del Cimitero Monumentale. Leone visse, nel 1933, l’esperienza straordinaria della V Triennale, raccogliendo varie richieste: fontane, rilievi, sculture, decori e corredi. Mario Sironi divenne il suo compagno di viaggio. Misero mano insieme a vari progetti, come la fontana dell’Impluvium per cui Lodi siglò la figura di donna seduta all’apice di una colonna. Nel 1936 tornò ancora alla VI Triennale; vi realizzò un rilievo per l’ingresso del padiglione nel parco firmato da Giuseppe Pagano. Alla Mostra dell’arredamento si ritrovò invece con Pica e anche con Osvaldo Borsani. Nel 1937 ricevette la commissione per un rilievo imponente, da 21 metri quadri, L’Italia costruttrice, per il padiglione italiano all’Expo di Parigi. Per la Mostra del tessile internazionale, del 1937, portò a termine gli incarichi ricevuti dalla Snia Viscosa, azienda leader nella produzione delle fibre sintetiche. Al suo timone c’era Franco Marinotti che gli aveva chiesto di scolpire i colossi di pietra per l'ingresso monumentale dello stabilimento a Torviscosa. Alla fine degli anni Trenta, Leone era diventato uno degli scultori più in vista del paese. Lavorò, sempre a Milano, per la sede del Gruppo Fabio Filzi, progettata da Eugenio Faludi, per il Palazzo di Giustizia di Marcello Piacentini, per la nuova sede dell’Università Bocconi di Pagano. Quando, nell’agosto del 1943, i bombardamenti ridussero in macerie il suo studio di via Copernico Lodi decise di tornare a Soresina, tenendo Milano come base per i rapporti col mondo dell’arte e dell’architettura. Basti pensare al cantiere del Teatro Manzoni coordinato da Alziro Bergonzo e ai rilievi per i palazzi delle Generali, per cui scolpì i celebri leoni. Leone Lodi morì il 13 settembre del 1974. Una dedica di Pica su una vecchia fotografia dice tutto dell’affetto e della ammirazione che aveva raccolto negli anni. «A Leone Lodi animatore di volumi nello spazio, suscitatore di miti nella materia».

Inaugurazione sabato 12 ottobre 2019, dalle ore 18

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