Doppia mentiS
Dal 03 Maggio 2014 al 11 Maggio 2014
Ostuni | Brindisi
Luogo: Galleria Orizzonti Arte Contemporanea
Indirizzo: piazzetta Cattedrale
Orari: tutti i giorni 10-22
Curatori: Gabriella Damiani
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0831 335373
E-Mail info: info@orizzontiarte.it
Sito ufficiale: http://www.orizzontiarte.it
Sabato 3 maggio alle ore 19 la galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni (BR) apre le sue porte al pubblico per la mostra “Doppia mentiS”, personale dell’artista comasca Vania Elettra Tam. Quindici opere, di cui cinque realizzate per l’occasione, mettono in scena lungo le pareti della galleria, un racconto visivo che gioca con sapiente ironia sul tema del doppio e dell’universo alternativo. Come nella sofisticata e brillante commedia Sliding doors (1999), in cui Gwyneth Paltrow puo’ vivere una vita raddoppiata e dagli esiti opposti a seconda del diverso chiudersi e aprirsi delle porte di una metropolitana, dal 2012 a oggi, ombre, prima, e mondi capovolti, poi, abitano le tele di Vania Elettra Tam per rappresentare i tanti possibili sguardi di ognuno di noi su se stesso, sull'umanita’ e sulla societa’ contemporanea, sulle nostre fobie e sui nostri sogni, sul desiderio di ritrovare i nostri valori e gioire della nostra vita. Il titolo stesso della mostra, Doppia mentiS (anagramma di ‘sdoppiamenti’), rimanda alla creazione di un’atmosfera ben lontana da quella mitologica di Narciso ma vicina a quella del sogno lucido. L’utilizzo stesso dell’autoritratto, cifra distintiva del lavoro dell’artista, diventa sempre piu’ pretesto per scomporre l’Io nella sua dimensione “finita” (quella della quotidianita’, dell’“incapsulamento” in spazi chiusi nei quali si e’ costretti a trascorre la maggior parte della nostra esistenza) e nella sua dimensione “infinita” (quella della rottura degli schemi e della disobbedienza alle regole, quella della possibilità di lasciarsi andare all’istinto). Due i cicli pittorici in mostra. Il primo propone il tema del doppio e dell'universo alternativo attraverso la proiezione delle ombre del mondo reale: in esse si cela il desiderio di far emergere il bambino che ognuno porta dentro, ma che solitamente tende a reprimere. Ma, quel mondo di ombre e’ un mondo in cui tutto pare avvenire a livello inconscio, come in una sorta di sogno, quasi un ricordo lontano. Nel secondo ciclo, invece, il mondo reale e’ separato (e unito) a quello alternativo da una linea immaginaria, quella dell’orizzonte. L’immagine del disopra, nella riflessione speculare, non corrisponde esattamente a quella del disotto, e’ una forma di protesta, un cosciente segno di ribellione e disobbedienza alle regole del gioco. Eppure, quella linea, quell’orizzonte, che le unisce e le separa, sembra parlarci di una forza superiore, che costringe i due mondi a restare uniti nonostante in loro vi sia il palese desiderio di andare in direzioni opposte. Dal punto di vista iconografico, nel passaggio da un ciclo all’altro, si avverte l’urgenza dell’artista, di sintetizzare l’immagine e ridurre la tavolozza cromatica per non cedere alla tentazione di colmare i vuoti e raggiungere non la semplicita’, ma una segreta complessita’. La vita frenetica, al limite dell’isteria, che la societa’ contemporanea ci impone provocandoci stati di ansia ed equilibrio precario, le relazioni, tutte le relazioni, che racchiudono sempre immagini speculari, l’altra faccia della medaglia – racconta Vania Elettra Tam – mi riconducono sempre a una frase di Italo Calvino sulla stesura de ‘Il visconte dimezzato’ in cui affermava: "Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato, volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente per divertire gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell'uomo tagliato in due, dell'uomo dimezzato, fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra". Ecco, se dovessi descrivere il mio approccio ai due cicli di opere presenti in mostra, userei queste parole di Calvino”.
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