Unfinished Culture #2 - Vincenzo Agnetti Photo-Graffie Dopo le grandi manovre 1979 - 1981
Dal 12 Marzo 2017 al 14 Maggio 2017
Catania
Luogo: Fondazione Brodbeck
Indirizzo: via Gramignani 93
Orari: tutti i giorni su appuntamento
Curatori: Giovanni Iovane, Archivio Agnetti
Enti promotori:
- Fondazione Brodbeck
- Catania
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 095 7233111
E-Mail info: press.fondazionebrodbeck@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.fondazionebrodbeck.it
Con le due mostre personali dedicate a Federico Baronello Indigenation e a Mauro Cappotto Makes, Remakes and Unmakes, nel 2016, la Fondazione Brodbeck ha inaugurato il format espositivo Unfinished Culture, ideato da Giovanni Iovane con l’intento di ridefinire l’idea d’identità, territorio e della rete complessa che allinea in maniera orizzontale la scena internazionale dell'arte contemporanea, del pensiero critico, geopolitico e sociale. Il tema generale delle mostre si fondava essenzialmente sul processo concettuale della documentazione fotografica come opera d’arte e, nello stesso tempo, come pratica espositiva.
Sempre all’interno del progetto Unfinished Culture, l’istituzione catanese dedicata all’arte contemporanea presenta - il 12 marzo 2017 alle ore 10 - una mostra sul grande artista Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981): Photo-Graffie Dopo le grandi manovre 1979 – 1981 a cura di Giovanni Iovane in collaborazione con L’Archivio Agnetti.
Vincenzo Agnetti è stato un artista “eccentrico” e di fondamentale importanza per le sperimentazioni concettuali a partire dagli anni 60. I suoi primi interventi sono infatti teorici e a sostegno, attraverso la rivista “Azimuth”, di artisti come Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Successivamente, e mediante una particolare esperienza artistica e di vita, Agnetti elabora una vera e propria poetica essenzialmente fondata sull’impossibilità di comunicare. Tale “impossibilità”, insieme drammatica e ironica, è presente sin dal 1963 con il suo romanzo Obsoleto e poi in opere esemplari come La Macchina drogata (1968) e il Libro dimenticato a memoria (1969). La riflessione sul linguaggio (ciò che si comunica….), lo accomuna ad altri artisti internazionali concettuali, così come la riflessione filosofica essenzialmente basata sulle analisi del filosofo Ludwig Wittegenstein (1889-1951). Punto nodale dell’originale esperienza artistica di Agnetti è il “rammemorare” come forma di conoscenza e contemporaneamente come forma di oblio. Tale apparente paradosso filosofico e psicologico assume speciali forme attive e performative nelle opere di Agnetti attraverso le figure del “rammentatore”, del “dicitore” o in azioni come quella appunto di “dimenticare a memoria”. Altra caratteristica dell’esperienza artistica di Agnetti, oltre alle contaminazioni tra arte e poesia e linguaggio, riguarda la teatralizzazione e la messa in scena come elemento sia performativo che di reale compimento dell’opera d’arte.
La mostra Vincenzo Agnetti Photo-Graffie Dopo le grandi manovre allestita negli spazi espositivi della Fondazione Brodbeck di Catania riprende la pratica dell’uso della fotografia come medium e soprattutto come processo concettuale. Agnetti realizza la serie delle Photo-Graffie dal 1979 al 1981. Si tratta di pellicole fotografiche esposte alla luce, trattate e graffiate al fine di “recuperare” il disegno o meglio l’elemento figurativo e talora pittorico dell’immagine. Come per i lavori precedenti di Agnetti la “Photo-graffia” si fonda su un procedimento alterato. Con l’esposizione alla luce della pellicola fotografica, il conseguente annerimento diviene una azione di azzeramento e nello stesso tempo di totale compressione dell’immagine. Dalla fine e dall’annientamento dell’immagine, così come da una fotografia che non presenta altro che il nero, è tuttavia possibile agire con graffi e con colori . Graffiare e dipingere divengono in tal modo dei “segnali”, delle forme poetiche disposti su una struttura cancellata quale appunto la pellicola fotografica. Una originale forma di espressione pittorica che nelle Vetrate si arricchisce ancor più di ulteriori possibilità spaziali (anche in questo caso con un procedimento alterato tra interno ed esterno). Tale “recupero” dell’immagine s’inserisce all’interno di un procedimento concettuale e insieme poetico che contraddistingue l’intera e straordinaria esperienza artistica di Vincenzo Agnetti.
Sotto il titolo generale di Dopo le grandi manovre (1979-1981) sono presenti in mostra 20 opere su carta realizzate mediante l’uso della fotografia, della scrittura, della china e talora del collage e del pastello. “Io sono stato colpito – dichiara lo stesso artista - da questo fotografo di circa cento anni fa, che era un grande fotografo. Ho trovato le sue immagini incollate in un vecchio album, che ho comprato da un rigattiere a Gibilterra. Erano piccole foto in bianco e nero, che un altro anonimo ha successivamente acquarellato. Io le ho rifotografate con una macchina da dilettante, le ho fatte ingrandire in un modo particolare e ho ottenuto queste cose. Mi interessano perché sono di un poeta che usava le foto. Da parte mia ho voluto inserirmi in questo spessore poetico”. Anche in queste opere, “originate” da un vecchio album di tavole giapponesi, l’immagine fotografica s’inserisce simultaneamente in un processo artistico concettuale che fonde immagine, linguaggio e capacità espressiva pittorica. Come per le Photo-Graffie, lo “spessore poetico” è la chiave di volta per la comprensione e soprattutto la visione di queste opere. La mostra è stata resa possibile dalla collaborazione attiva di Germana Agnetti. Gli studenti del Biennio specialistico di “Visual Cultures e pratiche curatoriali” dell’Accademia di Brera, Vincenzo Argentieri, Emilie Gualtieri e Bianca Frasso, coordinati da Valeria Faccioni (Archivio Agnetti) hanno collaborato al progetto espositivo nonché alla preparazione editoriale del libro Vincenzo Agnetti Photo-Graffie Dopo le grandi manovre che sarà presentato a Catania presso la Fondazione Brodbeck in occasione del finissage della mostra.
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