La Dinastia Brueghel
Hieronymus Bosch, I sette peccati capitali, olio su tavola, 86,5x56 cm
Dal 25 Marzo 2012 al 29 Luglio 2012
Como
Luogo: Villa Olmo
Indirizzo: via Cantoni 1
Orari: da martedì a giovedì 9 -20; da venerdì a domenica 9 -22
Curatori: Sergio Gaddi, Doron J. Lurie
Enti promotori:
- dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como
- Regione Lombardia
- Unicredit
Costo del biglietto: intero: 10 €; ridotto: 8 €; ridotto scuole: 5 €
Telefono per informazioni: +39 031 252352
E-Mail info: press@vertexic.com
Sito ufficiale: http://www.grandimostrecomo.it
Dopo Miró, Picasso, Magritte, gli Impressionisti, Chagall, Kandinsky e Malevich, Klimt e Schiele, Rubens, Boldini, e oltre 700.000 visitatori, le sale della settecentesca Villa Olmo si apriranno ai capolavori della Dinastia BRUEGHEL.
Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, ideata e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, la mostra presenterà 70 dipinti e 30 tra disegni e grafiche, provenienti da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri, tra cui il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Palais des Beaux arts de Lille, il Tel Aviv Museum of Art, il Bonnefantenmuseum di Maastricht, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il Museo di Capodimonte di Napoli, in grado di ripercorrere la storia e l’eccezionale talento della più importante famiglia di artisti fiamminghi attivi tra il XVI e il XVII secolo.
L’appuntamento lariano è la tappa iniziale di un circuito internazionale che toccherà il Tel Aviv Museum of Art (settembre-dicembre 2012), la Galleria nazionale di Praga (dicembre 2012 - febbraio 2013), prima di volare negli Stati Uniti (Miami, primavera 2013).
La mostra di Villa Olmo - dichiara Sergio Gaddi, Assessore alla Cultura del Comune di Como e curatore della mostra - celebra il genio della nobile stirpe dei Brueghel che, tra il 1500 e il 1600, ha segnato con il suo talento e la sua visione dell’umanità, a volte grottesca, la storia dell’arte europea dei secoli a venire. Le opere di Pieter Brueghel il Vecchio e della sua genealogia ci accompagneranno in un itinerario seducente, e al tempo stesso appassionante, nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento, nel quale s’incontrerà come ideale compagno di viaggio quel Pieter Paul Rubens, i cui capolavori furono ospitati a Como, non più tardi di due anni fa. Inoltre, il percorso espositivo sarà aperto da una straordinaria tavola di Hieronymus Bosch, un inedito assoluto per il nostro Paese.
Stiamo per tagliare il primo decennale di grandi mostre organizzate dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como che hanno portato sul primo bacino del Lario oltre 700.000 visitatori, un migliaio di opere dei più grandi esponenti dell’arte antica e moderna, e soprattutto generato, secondo numerosi studi di settore , un indotto superiore ai 30 milioni di euro per tutta la città e il suo territorio.
Quello sulla Dinastia dei Brueghel è l’evento più ambizioso tra quelli finora prodotti e organizzati a Como; è un progetto unico, mai realizzato in precedenza, né in Italia né all’estero, la cui idea risale a molti anni fa. E per la prima volta verrà esportato internazionalmente con diverse tappe tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Il percorso espositivo si apre e ruota attorno al capolavoro I sette peccati capitali di Hieronymus Bosch - che giunge in Italia per la prima volta - maestro che è stato il punto di riferimento stilistico di Pieter Brueghel il Vecchio.
Proprio Pieter Brueghel il Vecchio (1520/25-1569, detto Pieter Brueghel I) è il capostipite e il pittore più importante della dinastia artistica più influente nell’Olanda meridionale tra il XVI e il XVII secolo.
La sua opera s’interroga sulla condizione dell’uomo e del mondo in cui vive; le raffigurazioni di paesaggi animati da popolani e le scene di vita contadina propongono una critica sarcastica dei vizi umani. Illustra proverbi e detti popolari, in modo realistico, riflessivo, provocatorio, tagliente e non sempre di facile interpretazione, originando un’opera ricca di contenuti morali. I dipinti di Pieter I erano per la maggior parte custoditi in collezioni private e pertanto inaccessibili al pubblico, per questo la sua fama è ampiamente riconducibile al figlio Pieter Brueghel il Giovane il quale assicurò la diffusione delle opere paterne eseguendo copie delle stesse, come nel caso del Censimento a Betlemme eseguito da Pieter II nel 1605 – 1610, riproducendo la versione paterna del 1566, oggi custodita ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles.
Di Pieter Brueghel il Vecchio si potrà ammirare La Risurrezione, una delle sue opere a soggetto biblico più suggestive.
Verso il 1600, i dipinti in “stile Brueghel” furono molto in voga; i migliori furono eseguiti da Pieter Brueghel il Giovane (1564-1637/8, detto Pieter Brueghel II), che si distinse per un’eccellente tecnica, volta a una semplificazione, forse eccessiva e quasi caricaturale, della pittura di genere. Poteva essere austero, grave, solenne e al tempo stesso sarcastico. Dipinse figure e paesaggi molto particolari nello stile del padre ma innovandolo tramite una personale elaborazione; continuò fino al 1616 nella tradizione paterna attraverso la copia delle sue opere ma nel frattempo ampliò la produzione introducendo nuovi temi. Proprio nel 1616 realizzò la sua prima versione di Festa del villaggio. Questo divenne il tema dominante del suo lavoro e lo accompagnò fino alla morte. In mostra, alcuni straordinari esempi della rappresentazione di questi aspetti sono Festa di matrimonio all’aperto, L’adulatore e due eccezionali versioni di Paesaggio invernale con trappola per uccelli.
L’analisi della Dinastia prosegue con Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625, detto Jan Brueghel I), figlio di Pieter Brueghel il Vecchio. Formatosi ad Anversa, attorno al 1589 intraprese un viaggio in Italia dove incontrò due persone fondamentali per la sua futura carriera: il pittore fiammingo Paul Bril e il cardinale milanese Federico Borromeo che divenne suo influente collezionista e col quale mantenne una costante corrispondenza anche dopo il suo rientro ad Anversa.
L’importante risultato conseguito da Jan nella pittura del XVI secolo fu determinato dal graduale passaggio da un secolo all’altro, dal vecchio al nuovo. Nei paesaggi di piccole dimensioni come Paesaggio fluviale con bagnanti dipinto tra il 1595 e il 1600 circa o Villaggio con contadini e animali del 1609, abbandonò la composizione tradizionale basata su piani d’immagini ben definiti, conferendo maggior rilievo ai primi piani e ai piani intermedi.
La prima natura morta con fiori del 1615 segnò la sua dedizione a questo genere pittorico che lo portò a essere soprannominato “Brueghel dei fiori”. A Como, si potrà ammirare Madonna con Bambino in una ghirlanda di fiori, realizzata tra il 1616 e il 1618, a quattro mani con Pieter Paul Rubens, col quale iniziò una lunga collaborazione e con cui era legato da profonda amicizia, al punto che, dopo la sua morte, Rubens fu nominato suo esecutore testamentario, stringendo un sodalizio anche con il figlio Jan Brueghel il Giovane (1601-1678, detto Jan Brueghel II).
Quest’ultimo, alla morte del padre, divenne il capo di una grande famiglia, ne rilevò lo studio, ed entrò a far parte della Gilda di San Luca, una delle più prestigiose associazioni fiamminghe di artisti ed artigiani.
Jan conseguì un grande successo attraverso la vendita dei dipinti da lui ereditati, completando quelli rimasti incompiuti e producendo nuove creazioni secondo il suo stile personale.
Collaborò a stretto contatto con il pittore di figure Hendrik van Balen, fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1632, come ne l’Allegoria dei quattro elementi.
Jan ebbe undici figli, sette maschi, cinque dei quali divennero anch’essi pittori. Il percorso in Villa Olmo darà quindi conto degli eredi di questa tradizione. A partire da Jan Peter Brueghel (1625-1680 ca.) che si dedicò al genere floreale, per proseguire con Abraham Brueghel (1631-1697), pittore di paesaggi e nature morte con fiori e frutta.
Un discorso particolare verrà riservato a Jan van Kessel I (1626-1679), figlio di Paschasia, sorella di Jan Brueghel il Giovane. Si specializzò in dipinti di piccole dimensioni di soggetti tratti dalla natura, soprattutto animali, insetti, uccelli e fiori, e allegorie, come nei famosi Studi di farfalle e altri insetti, in cui gli animali sono raffigurati con rigore scientifico. A questi, fanno da corollario i lavori dei figli Jan II e Ferdinand.
A Como si avrà la sorpresa di ammirare anche le opere di Ambrosius Brueghel (1617-1675), artista poco conosciuto e studiato, come Coppia di nature morte con fiori, e un il ciclo di 4 dipinti raffiguranti l’Allegoria degli elementi: terra, fuoco, acqua, aria.
Il percorso si chiude idealmente con David Teniers il Giovane (1610-1690; detto David Teniers II), legato alla dinastia dei Brueghel per aver sposato Anna, figlia di Ambrosius. Il giovane Teniers fu un artista di grande talento e di enorme successo. Pittore di corte dell’arciduca Leopoldo Gugliemo, prima, e di Giovanni d’Austria, poi, fondatore dell’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, gli sono attribuite circa duecento opere, le migliori delle quali rappresentano scene di genere, di vita agreste e scene d’interno in taverne, come Contadini in una taverna, nella quale inserisce anche se stesso nelle sembianze di un villano intento a bere e fumare.
Accompagna l’iniziativa un volume (bilingue italiano-inglese) edito da Silvana editoriale, con contributi dei curatori e saggi di Klaus Ertz, autore del catalogo ragionato di Jan Brueghel il Vecchio, Pieter Brueghel il Giovane e Jan Brueghel il Giovane, Maximilian Martens, presidente del Dipartimento di Storia dell’Arte all’Università di Gand, Jan de Maere, presidente della Camera degli Esperti del Belgio.
Anche quest’anno, all’esposizione si affianca come evento parallelo di approfondimento didattico, un progetto teatrale, a cura di Teatro in Mostra di Como. Nato da un’idea di Laura Negretti, la pièce analizza uno dei temi fondamentali della pittura fiamminga: i sette vizi capitali. Per farlo, si racconteranno sette storie, ispirate a grandi capolavori letterari (dalle novelle del Boccaccio ai giorni nostri) per definire ciascun vizio in modo divertente, spiazzante e a volte grottesco; così come grottesca è spesso la realtà filtrata dagli occhi di Brueghel e Bosch.
Lo spettacolo nasce per essere rappresentato in uno dei suggestivi saloni di Villa Olmo, per far vivere agli spettatori l'esperienza unica di un teatro che rompe e reinventa il rapporto con lo spettatore.
Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, ideata e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, la mostra presenterà 70 dipinti e 30 tra disegni e grafiche, provenienti da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri, tra cui il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Palais des Beaux arts de Lille, il Tel Aviv Museum of Art, il Bonnefantenmuseum di Maastricht, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il Museo di Capodimonte di Napoli, in grado di ripercorrere la storia e l’eccezionale talento della più importante famiglia di artisti fiamminghi attivi tra il XVI e il XVII secolo.
L’appuntamento lariano è la tappa iniziale di un circuito internazionale che toccherà il Tel Aviv Museum of Art (settembre-dicembre 2012), la Galleria nazionale di Praga (dicembre 2012 - febbraio 2013), prima di volare negli Stati Uniti (Miami, primavera 2013).
La mostra di Villa Olmo - dichiara Sergio Gaddi, Assessore alla Cultura del Comune di Como e curatore della mostra - celebra il genio della nobile stirpe dei Brueghel che, tra il 1500 e il 1600, ha segnato con il suo talento e la sua visione dell’umanità, a volte grottesca, la storia dell’arte europea dei secoli a venire. Le opere di Pieter Brueghel il Vecchio e della sua genealogia ci accompagneranno in un itinerario seducente, e al tempo stesso appassionante, nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento, nel quale s’incontrerà come ideale compagno di viaggio quel Pieter Paul Rubens, i cui capolavori furono ospitati a Como, non più tardi di due anni fa. Inoltre, il percorso espositivo sarà aperto da una straordinaria tavola di Hieronymus Bosch, un inedito assoluto per il nostro Paese.
Stiamo per tagliare il primo decennale di grandi mostre organizzate dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como che hanno portato sul primo bacino del Lario oltre 700.000 visitatori, un migliaio di opere dei più grandi esponenti dell’arte antica e moderna, e soprattutto generato, secondo numerosi studi di settore , un indotto superiore ai 30 milioni di euro per tutta la città e il suo territorio.
Quello sulla Dinastia dei Brueghel è l’evento più ambizioso tra quelli finora prodotti e organizzati a Como; è un progetto unico, mai realizzato in precedenza, né in Italia né all’estero, la cui idea risale a molti anni fa. E per la prima volta verrà esportato internazionalmente con diverse tappe tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Il percorso espositivo si apre e ruota attorno al capolavoro I sette peccati capitali di Hieronymus Bosch - che giunge in Italia per la prima volta - maestro che è stato il punto di riferimento stilistico di Pieter Brueghel il Vecchio.
Proprio Pieter Brueghel il Vecchio (1520/25-1569, detto Pieter Brueghel I) è il capostipite e il pittore più importante della dinastia artistica più influente nell’Olanda meridionale tra il XVI e il XVII secolo.
La sua opera s’interroga sulla condizione dell’uomo e del mondo in cui vive; le raffigurazioni di paesaggi animati da popolani e le scene di vita contadina propongono una critica sarcastica dei vizi umani. Illustra proverbi e detti popolari, in modo realistico, riflessivo, provocatorio, tagliente e non sempre di facile interpretazione, originando un’opera ricca di contenuti morali. I dipinti di Pieter I erano per la maggior parte custoditi in collezioni private e pertanto inaccessibili al pubblico, per questo la sua fama è ampiamente riconducibile al figlio Pieter Brueghel il Giovane il quale assicurò la diffusione delle opere paterne eseguendo copie delle stesse, come nel caso del Censimento a Betlemme eseguito da Pieter II nel 1605 – 1610, riproducendo la versione paterna del 1566, oggi custodita ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles.
Di Pieter Brueghel il Vecchio si potrà ammirare La Risurrezione, una delle sue opere a soggetto biblico più suggestive.
Verso il 1600, i dipinti in “stile Brueghel” furono molto in voga; i migliori furono eseguiti da Pieter Brueghel il Giovane (1564-1637/8, detto Pieter Brueghel II), che si distinse per un’eccellente tecnica, volta a una semplificazione, forse eccessiva e quasi caricaturale, della pittura di genere. Poteva essere austero, grave, solenne e al tempo stesso sarcastico. Dipinse figure e paesaggi molto particolari nello stile del padre ma innovandolo tramite una personale elaborazione; continuò fino al 1616 nella tradizione paterna attraverso la copia delle sue opere ma nel frattempo ampliò la produzione introducendo nuovi temi. Proprio nel 1616 realizzò la sua prima versione di Festa del villaggio. Questo divenne il tema dominante del suo lavoro e lo accompagnò fino alla morte. In mostra, alcuni straordinari esempi della rappresentazione di questi aspetti sono Festa di matrimonio all’aperto, L’adulatore e due eccezionali versioni di Paesaggio invernale con trappola per uccelli.
L’analisi della Dinastia prosegue con Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625, detto Jan Brueghel I), figlio di Pieter Brueghel il Vecchio. Formatosi ad Anversa, attorno al 1589 intraprese un viaggio in Italia dove incontrò due persone fondamentali per la sua futura carriera: il pittore fiammingo Paul Bril e il cardinale milanese Federico Borromeo che divenne suo influente collezionista e col quale mantenne una costante corrispondenza anche dopo il suo rientro ad Anversa.
L’importante risultato conseguito da Jan nella pittura del XVI secolo fu determinato dal graduale passaggio da un secolo all’altro, dal vecchio al nuovo. Nei paesaggi di piccole dimensioni come Paesaggio fluviale con bagnanti dipinto tra il 1595 e il 1600 circa o Villaggio con contadini e animali del 1609, abbandonò la composizione tradizionale basata su piani d’immagini ben definiti, conferendo maggior rilievo ai primi piani e ai piani intermedi.
La prima natura morta con fiori del 1615 segnò la sua dedizione a questo genere pittorico che lo portò a essere soprannominato “Brueghel dei fiori”. A Como, si potrà ammirare Madonna con Bambino in una ghirlanda di fiori, realizzata tra il 1616 e il 1618, a quattro mani con Pieter Paul Rubens, col quale iniziò una lunga collaborazione e con cui era legato da profonda amicizia, al punto che, dopo la sua morte, Rubens fu nominato suo esecutore testamentario, stringendo un sodalizio anche con il figlio Jan Brueghel il Giovane (1601-1678, detto Jan Brueghel II).
Quest’ultimo, alla morte del padre, divenne il capo di una grande famiglia, ne rilevò lo studio, ed entrò a far parte della Gilda di San Luca, una delle più prestigiose associazioni fiamminghe di artisti ed artigiani.
Jan conseguì un grande successo attraverso la vendita dei dipinti da lui ereditati, completando quelli rimasti incompiuti e producendo nuove creazioni secondo il suo stile personale.
Collaborò a stretto contatto con il pittore di figure Hendrik van Balen, fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1632, come ne l’Allegoria dei quattro elementi.
Jan ebbe undici figli, sette maschi, cinque dei quali divennero anch’essi pittori. Il percorso in Villa Olmo darà quindi conto degli eredi di questa tradizione. A partire da Jan Peter Brueghel (1625-1680 ca.) che si dedicò al genere floreale, per proseguire con Abraham Brueghel (1631-1697), pittore di paesaggi e nature morte con fiori e frutta.
Un discorso particolare verrà riservato a Jan van Kessel I (1626-1679), figlio di Paschasia, sorella di Jan Brueghel il Giovane. Si specializzò in dipinti di piccole dimensioni di soggetti tratti dalla natura, soprattutto animali, insetti, uccelli e fiori, e allegorie, come nei famosi Studi di farfalle e altri insetti, in cui gli animali sono raffigurati con rigore scientifico. A questi, fanno da corollario i lavori dei figli Jan II e Ferdinand.
A Como si avrà la sorpresa di ammirare anche le opere di Ambrosius Brueghel (1617-1675), artista poco conosciuto e studiato, come Coppia di nature morte con fiori, e un il ciclo di 4 dipinti raffiguranti l’Allegoria degli elementi: terra, fuoco, acqua, aria.
Il percorso si chiude idealmente con David Teniers il Giovane (1610-1690; detto David Teniers II), legato alla dinastia dei Brueghel per aver sposato Anna, figlia di Ambrosius. Il giovane Teniers fu un artista di grande talento e di enorme successo. Pittore di corte dell’arciduca Leopoldo Gugliemo, prima, e di Giovanni d’Austria, poi, fondatore dell’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, gli sono attribuite circa duecento opere, le migliori delle quali rappresentano scene di genere, di vita agreste e scene d’interno in taverne, come Contadini in una taverna, nella quale inserisce anche se stesso nelle sembianze di un villano intento a bere e fumare.
Accompagna l’iniziativa un volume (bilingue italiano-inglese) edito da Silvana editoriale, con contributi dei curatori e saggi di Klaus Ertz, autore del catalogo ragionato di Jan Brueghel il Vecchio, Pieter Brueghel il Giovane e Jan Brueghel il Giovane, Maximilian Martens, presidente del Dipartimento di Storia dell’Arte all’Università di Gand, Jan de Maere, presidente della Camera degli Esperti del Belgio.
Anche quest’anno, all’esposizione si affianca come evento parallelo di approfondimento didattico, un progetto teatrale, a cura di Teatro in Mostra di Como. Nato da un’idea di Laura Negretti, la pièce analizza uno dei temi fondamentali della pittura fiamminga: i sette vizi capitali. Per farlo, si racconteranno sette storie, ispirate a grandi capolavori letterari (dalle novelle del Boccaccio ai giorni nostri) per definire ciascun vizio in modo divertente, spiazzante e a volte grottesco; così come grottesca è spesso la realtà filtrata dagli occhi di Brueghel e Bosch.
Lo spettacolo nasce per essere rappresentato in uno dei suggestivi saloni di Villa Olmo, per far vivere agli spettatori l'esperienza unica di un teatro che rompe e reinventa il rapporto con lo spettatore.
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