Alphonse Mucha. La seduzione dell'Art Nouveau

© Mucha Trust 2023 |
Alphonse Mucha, Les Amants, 1895. Litografia a colori, 106,5x137 cm. 

 

Dal 27 Ottobre 2023 al 07 Aprile 2024

Firenze

Luogo: Museo degli Innocenti

Indirizzo: Piazza della SS. Annunziata 13

Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19. La biglietteria chiude un’ora prima

Curatori: Tomoko Sato con la collaborazione di Francesca Villanti

Enti promotori:

  • Con il patrocinio di Comune di Firenze e Ambasciata della Repubblica Ceca

Costo del biglietto: Mostra + Museo degli Innocenti Intero € 16,00 (audioguida inclusa) Ridotto € 14,00 (audioguida inclusa)

Telefono per informazioni: +39 055 0981881

Sito ufficiale: http://www.museodeglinnocenti.it


Dal 27 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 il Museo degli Innocenti accoglierà la prima mostra a Firenze dedicata ad Alphonse Mucha, il più importante artista ceco, padre dell’Art Nouveau e creatore di immagini iconiche.

Alphonse Mucha nasce a Ivancice, nella Repubblica Ceca, nel 1860. 
Fervente patriota e sostenitore della libertà politica dei popoli slavi, si dedica all’arte e nel 1887 si trasferisce a Parigi dove affina le sue arti e incontra la donna che cambierà per sempre la sua vita, Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che affida a Mucha la sua immagine rendendolo popolarissimo.  
Nasce il mito delle “donne di Mucha”, e le aziende se lo contendono per reclamizzare i propri prodotti, dando vita alle intramontabili campagne pubblicitarie come quella del cioccolato Nestlé, dello champagne Moët & Chandon, e ancora delle sigarette, della birra, dei biscotti e dei profumi.
Mucha però non dimentica l’impegno patriottico e sociale. Nel 1910 torna a Praga e si dedica per quasi venti anni a quello che è considerato il suo più grande capolavoro, l’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele in cui racconta i principali avvenimenti della storia slava.
Mucha morirà a Praga nel 1939.

Tra fine ottocento e inizio novecento Parigi era considerata il centro del mondo dell’arte. È la cosiddetta Belle Époque, c’è un grande entusiasmo, e Alphonse Mucha, anche grazie all’incontro con Sara Bernhardt, diventa il più famoso e conteso artista dell’epoca.  Le sue opere, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità sono accessibili a tutti.  Nasce con lui una nuova forma di comunicazione: la bellezza di fanciulle in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure, rappresentate con uno stile compositivo unico, sono diventate caratteristiche del famoso "stile Mucha".
Le sue immagini diventano subito famose in tutto il mondo, il suo stile è il più imitato, la potente bellezza delle sue donne entra nell’immaginario collettivo di tutti.

È a questo grande artista che Arthemisia e il Museo degli Innocenti dedicano la prossima grande mostra fiorentina. 
Con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata della Repubblica Ceca, la mostra è organizzata in collaborazione con la Fondazione Mucha e In Your Event by Cristoforo ed è curata da Tomoko Sato con la collaborazione di Francesca Villanti.

La mostra vede come sponsor Generali Valore Culturapartner Mercato Centrale FirenzeI GigliSamsonite e Unicoop Firenzemobility partner Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner QN La Nazioneeducational partner Laba technical support Mucha Trail e Prague City Tourism.

Con la mostra Alphonse Mucha. La seduzione dell'Art Nouveau riparte anche il progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra. Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre.
Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.
Con questa partnership Komen Italia chiude ottobre, mese della prevenzione, e si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25esimo anno della “Race for the cure” il prossimo maggio 2024.

Il percorso dell’esposizione, tematico e cronologico, presenta oltre 170 opere: manifesti, libri, disegni, olii e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli, opere decorative, che permettono al visitatore di approfondire la complessità e l’eclettismo di Alphonse Mucha accanto a un nucleo di opere italiane che raccontano il contesto dell'evoluzione dello stile Art Nouveau in Italia.
Questa mostra vuole mettere in luce, oltre al suo talento, il grande lavoro di ricerca e riflessione che ha accompagnato l’evolversi della sua arte, senza mai perdere di vista l’attaccamento alla sua terra d’origine, per la cui indipendenza lotterà tutta la vita.
Mucha credeva che l’arte non dovesse limitarsi a essere piacevole alla vista: doveva comunicare un messaggio spirituale, elevare gli spettatori e soprattutto parlare a tutte le persone.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento, Parigi era considerata il centro del mondo dell’arte. È la cosiddetta Belle Époque, c’è un grande entusiasmo e Alphonse Mucha diventa il più famoso e conteso artista dell’epoca. Le sue opere, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità danno vita ad una nuova forma di comunicazione. Le sue opere diventano subito famose in tutto il mondo, il suo stile è il più imitato, la potente bellezza delle sue donne entra nell’immaginario collettivo di tutti. È lo sguardo di una donna nuova, che rivendica il diritto di una libertà e dignità che, fino ad allora, le è stata negata. È l’inizio della modernità, di cui Mucha, con un linguaggio influenzato dai Preraffaelliti, dalle xilografie giapponesi, dalla bellezza della natura, dalla decorazione bizantina e da quella slava, si fa portavoce.
È un’arte nuova anche nella progettazione, partendo dall’osservazione della natura, Mucha si avvale delle nuove conoscenze scientifiche, quelle che definirà “teorie su come incantare”, i meccanismi della percezione visiva (occhio-nervi- cervello). E, allo scopo di determinare quali siano le forme e le linee più piacevoli, suggerisce di apprendere dalle strutture organiche della natura la legge delle proporzioni equilibrate:La natura visibile, che cogliamo attraverso gli occhi, ci circonda di forme ricche e armoniose. La meravigliosa poesia del corpo umano e di quello animale, e la musica di linee e colori che promana da fiori, foglie e frutti, sono le più evidenti maestre per lo sguardo e per il gusto”.
A complemento dell’esposizione, una sezione dedicata allo sviluppo del nuovo linguaggio artistico nel nostro Paese: un omaggio al fiorentino Galileo Chini, uno dei protagonisti dell’Art Nouveau in Italia.   Prima sezione – Donne, Icone e Muse
Le donne sono il fulcro dell’arte di Mucha. Belle, voluttuose, sensuali e allo stesso tempo innocenti, l’antitesi dell’immagine della donna decadente e pericolosa raffigurata dagli artisti tardo- ottocenteschi.
Proprio ad una donna, Sarah Bernhardt, la celeberrima attrice parigina, si deve la nascita dello “stile Mucha”. L’artista ceco incontra la grande attrice verso la fine del 1894, quando lei gli commissiona il manifesto per promuovere la commedia teatrale “Gismonda”. Mucha in quel momento è un illustratore di libri di discreto successo, ma del tutto sconosciuto nel campo dei manifesti pubblicitari. Malgrado l’inesperienza, la Divina rimane colpita dall’originalità delle sue composizioni a grandezza naturale, un formato insolitamente alto, caratterizzato da contorni fluidi ed eleganti e da vellutati colori pastello. La potenza dell’opera di Mucha risiede soprattutto nella capacità di ritrarre l’anima dei personaggi che la Bernhardt deve interpretare, i suoi manifesti non sono semplicemente somiglianti alla sua musa ma trasmettono l’immagine che la Bernhardt aspirava a portare sul palco.
Svelata sui cartelloni parigini il giorno di Capodanno del 1895, questa prima locandina per “la Divina Sarah” manda la città in visibilio. Il successo induce la Bernhardt a proporgli un contratto in esclusiva di sei anni, non solo come disegnatore ma anche come direttore artistico per le opere da lei interpretate e prodotte. Mucha realizzerà per l’attrice costumi, gioielli e scenografie, insieme ad altre sei affiche che faranno di Sarah Bernhardt un’icona imperitura.
Riconoscibili, accattivanti e alla portata di tutti, i manifesti pubblicitari dell’artista ceco, definiscono lo “stile Mucha”, le cui caratteristiche ricorrenti diverranno elementi chiave dell’Art Nouveau.
Seconda sezione – La cultura bretone
Per Mucha l’arte è espressione dell’identità culturale e ideologica di un popolo, lui stesso si ritrae frequentemente con indosso la camicia ricamata della tradizione nazionale, simbolo dell’unità slava. Le sue opere sono dominate da elementi della madrepatria, li si ravvisa sotto forma di abiti di foggia slava, di motivi floreali e botanici ispirati all’arte e all’artigianato della Moravia, nei motivi circolari che ricordano le aureole, nelle curve e nei temi geometrici tipici delle chiese barocche ceche. Mucha infonde nuova vita ai simboli antichi e ai motivi decorativi integrandoli in un contesto squisitamente ceco. Per Mucha i motivi ornamentali sono alfabeti di lingue visive destinati a evolversi e a portare un messaggio universale di unione tra il passato, il presente e il futuro.
Negli anni che trascorre in Francia, l’artista riconosce una profonda affinità tra la cultura popolare ceca e quella celtica, si appassiona all’arte e la cultura tradizionale bretone e si avventura spesso in Bretagna per osservarla da vicino.
I viaggi di Mucha in Bretagna di questo periodo sono documentati dai numerosi schizzi e fotografie dei paesaggi e della cultura popolare locali, e in particolare dei diversi stili decorativi e costumi popolari tipici della regione. Le folkloristiche immagini bretoni sono soggetti iconici di molti altri pittori, tra cui Paul Gauguin, con cui Mucha stringe un profondo legame. L’amicizia tra i due continuerà fino alla definitiva partenza di Gauguin per Tahiti.
Terza sezione – Manifesti pubblicitari
Nell’arco di vent’anni Mucha disegna e realizza circa centoventi manifesti, molti dei quali sono considerati oggi vere e proprie icone dell’Art Nouveau. L’artista ceco diventa il principale esponente della cartellonistica, nonché il grafico più richiesto e copiato della Parigi di fine secolo. Arte e pubblicità hanno, secondo Mucha, l’obiettivo comune di trasmettere al pubblico un messaggio, non importa che sia un messaggio per un prodotto commerciale o un messaggio sacrale, religioso o storico.
L’attività pubblicitaria rappresenta per l’artista il terreno ideale dove sperimentare nuove modalità di comunicazione efficaci. Bevande alcoliche, champagne, birre liquori, o detersivi, profumi, biciclette, sigarette, l’oggetto reclamizzato passa in secondo piano, protagonista è sempre una fanciulla idealizzata ed elegante. Ieratiche figure femminili incorniciate da dinamici contorni grafici evocano atmosfere seducenti, con il loro sorriso ammaliante e lo sguardo fascinatore invogliano lo spettatore a entrare nel loro mondo. Queste figure femminili rappresentano la bellezza, la grazia e l’eleganza, suscitando la sensazione che i prodotti offerti arrivino dal cielo, portati da vergini sacre. Anche i colori sono innovativi, per lo più scelti tra i toni pastello con sfumature delicate e creano un impatto visivo notevole. Mucha dispone le immagini su più piani prospettici, sovrappone diversi strati decorativi ognuno con dettagli intricati. Questa sovrapposizione di strati contribuisce alla complessità visiva delle sue opere, creando una sensazione di profondità.
Quarta sezione – Epopea slava
Nel 1910 Mucha ritorna in patria, dopo venticinque anni di assenza, per realizzare il sogno di una vita: servire la patria con la propria arte.
Durante uno dei suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti, conosce Charles Richard Crane, un ricco uomo d’affari, slavofilo entusiasta che si appassiona alla sua visione di una nuova Europa e decide di sostenerlo economicamente. Da quel momento Mucha potrà dedicarsi liberamente alla creazione dell’Epopea slava, un monumentale capolavoro con un messaggio messianico che invita il popolo slavo a imparare dalla storia per poter progredire verso il futuro e la libertà. Negli stessi anni si occupa di altri progetti pubblici, tra cui la decorazione degli interni del municipio di Praga, il disegno di una vetrata artistica per la cattedrale praghese di San Vito e i poster per i raduni ginnici panslavi del movimento Sokol.
L’arista ceco continua a sviluppare “lo stile Mucha” come linguaggio visivo universale, la donna resta l’elemento centrale, diventa un’icona spirituale rivestita in abiti cerimoniali tradizionali “l’anima della nazione” che ispira e unisce i popoli slavi.
Tra i più begli esempi di queste ultime opere c’è il dipinto conclusivo del ciclo, Apoteosi: slavi per l’umanità. In questa elaborata composizione, Mucha esprime la propria visione della storia slava come un movimento a spirale, in cui gli eventi storici del passato circondano la condizione dei popoli slavi dopo la vittoria del 1918. Da quest’ultimo evento celebrativo si irradiano le linee curve di nastri e arcobaleni che conducono lo sguardo dell’osservatore verso la futura apoteosi. I popoli slavi contribuiranno in maniera significativa al progresso e alla pace dell’umanità, simboleggiati dalla figura di un giovane in fiore e dalla luce abbagliante della speranza protetta da una giovinetta in bianco.
Quinta sezione – Lo stile Mucha
L’avvento del modernismo porta dei cambiamenti rivoluzionari nel concetto di arte, anche la tradizionale nozione di bellezza viene messa in discussione e ampliata per accogliere idee nuove. In un periodo di grandi cambiamenti, Mucha cerca invece nell’arte un valore immutabile e universale. L’artista ceco rifiuta l’idea che l’arte possa mutare. Scrive “L’arte non può essere nuova. L’idea di arte ‘moderna’ come moda passeggera è offensiva. L’arte è eterna come il progresso dell’uomo e la sua funzione è quella di accendere di luce il cammino del mondo. L’arte si trova in costante sviluppo ed è sempre qualche passo avanti all’umanità”. È ferma convinzione dell’artista ceco che una bella opera costituisca il “simbolo del bene” e contribuisca a sollevare l’animo del pubblico, finendo col generare una società migliore. Tutto è pensato per riuscire ad arrivare alla comprensione della “bellezza”, unico modo per elevare la qualità della vita. Le forme aggraziate del corpo femminile e le sinuose linee della natura servono a guidare lo sguardo dell’osservatore verso il punto focale della composizione. Mucha predilige temi semplici e universali come le stagioni, i fiori e le ore del giorno, dei temi facilmente comprensibili anche per un pubblico non esperto, che possano così essere di ispirazione alla ricerca del bello.
Le opere di Mucha, dai disegni alle stampe decorative, saranno poi riproposte in una moltitudine di forme, come calendari, cartoline e persino oggettistica, e riprodotti in molte riviste d’arte sia in Francia che all’estero, diffondendo così “lo stile Mucha” ovunque. Il suo stile, divenuto di gran moda, influenzerà tutta l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900.
Sesta sezione – Art Nouveau in Italia
Le innovazioni linguistiche di Mucha, rese uniche dall’inedita concezione decorativa di ispirazione naturalistica, dall’uso espressivo della linea in movimento, dalle composizioni libere e dalla fascinazione per la figura femminile, interpretano lo spirito dell’arte che si diffonde simultaneamente nelle maggiori capitali europee a partire dalla fine dell’Ottocento. Le opere dell’artista ceco incarnano i principi del grande fermento che interessa l’Europa al torno del secolo e contribuiscono a plasmare il modello stilistico dell’Art Nouveau ridefinendo il concetto di bellezza. Il movimento ritmico ed elegante delle fanciulle dai lunghi capelli svolazzanti, gli ampi panneggi vorticosi, il dinamico segno decorativo, diventano un suggestivo modello per gli artisti modernisti soprattutto nel campo della decorazione e delle arti applicate.
Pur con un leggero ritardo, anche l’Italia abbraccia la necessità di dar vita a un modello stilistico e iconografico capace di interpretare la modernità contemporanea. Proprio la fanciulla etera, dai movimenti aggraziati e armoniosi, più volte immortalata da Mucha, diventa il simbolo dell’immaginario Liberty – declinazione italiana dell’Art Nouveau – nel manifesto disegnato da Leonardo Bistolfi per la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna Torino del 1902, la manifestazione che sancisce il momento dell’esplosione del nuovo linguaggio artistico moderno nel nostro Paese e di fatto rappresenta “l’ingresso ufficiale dell’Italia sulla scena europea”.

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