Crocifissione e Santi del Beato Angelico
Dal 19 Giugno 2014 al 19 Giugno 2014
Firenze
Luogo: Museo di San Marco
Indirizzo: piazza San Marco 3
Orari: h 11,30
Enti promotori:
- Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della Città di Firenze
- Fondazione non profit Friends of Florence
Telefono per informazioni: +39 055 2388721 / 335 7259518
E-Mail info: marcoferri.press@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.polomuseale.firenze.it
Viene oggi presentato nel Museo di San Marco il restauro dell’affresco raffigurante la Crocifissione e Santi, dipinto dal Beato Angelico nella Sala Capitolare tra il 1441 e il 1442. L’intervento è stato realizzato grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence con il contributo di molti donatori (vedi scheda allegata).
Il restauro, condotto da Giacomo Dini di Dini Restauri nel 2013-2014, ha fatto seguito a un intervento di manutenzione e a una campagna diagnostica, attuati tra il 2011 e il 2012, a cura della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze.
L’intervento di restauro, nel suo complesso, è stato diretto da Magnolia Scudieri, con il coordinamento scientifico di Mauro Matteini.
La campagna di indagini scientifiche e diagnostiche ha coinvolto numerosi e prestigiosi Istituti di Ricerca di Firenze, quali l’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (CNR- Firenze), l’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali (CNR – Firenze) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze (Laboratorio di Tecniche Nucleari per i Beni Culturali).
Dopo quarant’anni l’attenta verifica supportata dalla campagna diagnostica sullo stato di conservazione, ha fatto rilevare la necessità di procedere ad un complesso lavoro di restauro che qui oggi viene presentato.
“Contribuire alla conservazione di un’opera così importante è per noi un grande onore - aggiunge Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence. La Sala Capitolare di San Marco potrà quindi tornare a raccontare l’eccellenza artistica del Beato Angelico attraverso questo meraviglioso affresco. Quest’opera stupisce per la maestria con la quale è stata realizzata. Siamo rimasti affascinati dalla modernità del Beato Angelico che descrive ogni singola figura con una dovizia di particolari incredibile. L’artista realizza veri e propri ritratti dei personaggi ai quali attribuisce non solo gesti, ma anche una profondità espressiva di grande rilevanza, continua la Presidente della Fondazione. Moltissimi dei nostri donatori si sono appassionati a quest’opera anche perché l’affresco celebra l’armonia fra gli ordini religiosi e l’equilibrio dello spirito, un tema questo di grande attualità in un’epoca come la nostra”.
Restaurare un’opera già restaurata, specialmente da un maestro del restauro come Dino Dini – dice il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini è operazione delicata e complessa. Per questo sono grata Magnolia Scudieri e a tutti i protagonisti di questo intervento, poiché, anche grazie al sostegno dei Friends of Florence, hanno reso possibile un ritorno della Crocifissione dell’Angelico a condizioni di piena sicurezza conservativa e di stupefacente godibilità estetica
UN “CASO” DA MANUALE
La Crocifissione dell’Angelico occupa un posto speciale nella storia del restauro. Su
questo affresco, infatti, che nel 1967 si presentava fortemente degradato - col fondo completamente ridipinto e la superficie attaccata da sali e muffe - tra il 1967 e il 1974 fu sperimentato un nuovo metodo di intervento, detto dell’ammonio-bario, frutto della ricerca, dello studio e della collaborazione del restauratore Dino Dini e di Enzo Ferroni, illustre docente di Chimica presso l’Università di Firenze, due personaggi straordinari che hanno lasciato un segno indelebile nell’evoluzione del restauro.
Con tale metodologia, capace di trasformare i ali solubili in sali insolubili e inerti, si rese possibile mantenere il grande affresco sulla parete originale, restituendogli la coesione senza dover ricorrere allo”strappo”, tecnica che all’epoca era considerata l’unica capace di salvare le pitture murali degradate.
La messa a punto di un metodo così rivoluzionario si deve alla perseveranza di Dino Dini nel rifiutare in questo caso - in considerazione della vastità dell’affresco da preservare e della particolare fragilità della superficie, attaccata dai solfati in forma diffusa e puntiforme - l’applicazione del tradizionale “strappo”, pur da lui ripetutamente usato in altre situazioni.
Il buon risultato di questo storico intervento si è mantenuto per quasi quarant’anni, durante i quali l’affresco è stato tenuto sotto costante controllo.
Soltanto negli ultimi anni si è constatata l’insorgenza di maculature e di fenomeni discontinui di imbianchimento soprattutto nella parte destra inferiore, oltre alla ovvia presenza di depositi di polvere.
APPUNTI DI UN NUOVO INTERVENTO
Nelle operazioni di restauro di una certa levatura, le indagini scientifiche sono divenute ormai una prassi consueta, sebbene troppe volte esse assumano un ruolo più formale che sostanziale.
Non è certo questo il caso del dipinto della Crocifissione dell'Angelico. Per affrontare la complessa problematica conservativa, le indagini sono state eseguite sia prima dell'intervento, per far chiarezza sull'effettivo stato di conservazione dell'affresco, sia e soprattutto durante l'intervento, a controllo delle ipotesi operative che via via, il restauratore Giacomo Dini, affinando la conoscenza della situazione, veniva formulando; diremmo anzi, che esse sono state essenziali per mettere a punto il protocollo definitivo dei trattamenti.
Spesso il restauro, pur riconosciuto attività che richiede alta competenza, è considerato da molti l'attuazione, con particolare impegno e cura, di operazioni prevedibili: pulitura, consolidamento, protezione, ecc.
La realtà è ben diversa. Le incognite sono dietro ogni operazione e le si scoprono non a priori ma durante. La calibrazione di materiali e metodi richiede una continua ottimizzazione.
Nella Crocifissione venivano continuamente a coincidere problematiche conflittuali per cui, cercando di soddisfarne una, si interferiva con la buon risuscita di un'altra e viceversa. Alla fine, con le competenze incrociate di tutti, le soluzioni sono state individuate, nell'obbiettivo condiviso di operare in maniera rispettosa delle realtà figurative e, contemporaneamente, materiche; diversificando metodologie e trattamenti in funzione delle diverse specificità del contesto pittorico. Pertanto nel 2011è stato deciso di affrontare una verifica ravvicinata e completa della superficie in previsione di un intervento di manutenzione, accompagnata da una documentazione fotografica specifica, e affiancata da una campagna di indagini conoscitive e diagnostiche, mirate ad acquisire dati sia sulla tecnica esecutiva sia sullo stato di conservazione e sulle cause di un eventuale degrado.
Nel corso di tale verifica si è potuto constatare che l’intervento attuato negli anni Settanta aveva mantenuto la sua efficacia sotto il profilo della conservazione, se si eccettua la presenza di una certa fragilità nelle zone dorate o di ritocco e di micro sollevamenti localizzati, principalmente nelle vesti dei Santi a destra del Crocifisso.
Risultava, invece, molto diffusa la presenza di patine biancastre che alteravano la cromia originaria, presenza assai invasiva anche sotto il profilo estetico. La situazione riscontrata ha indirizzato le indagini strumentali verso un approfondimento delle analisi, mirate alla ricerca delle possibili cause.
È comunque apparso evidente che le previste, ed eseguite, operazioni di spolveratura e leggera pulitura con acqua non sarebbero state sufficienti a risolvere la varietà e la complessità dei problemi che l’affresco presentava. Sono stai pertanto eseguiti ripetuti test per individuare il metodo più idoneo per affrontarli.
Nel 2013, grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence è stato possibile dare avvio al restauro dell’affresco.
Dopo un intervento di pulitura con le resine a scambio anionico, di cui è noto anche l’effetto desolfatante, l’affresco è stato oggetto di un trattamento con l’idrossido di bario, che ha restituito compattezza alla superficie e ha permesso di ritrovare l’intensità cromatica tipica degli affreschi dell’Angelico.
Infine la leggibilità dell’affresco è stata accresciuta dall’intervento di ritessitura pittorica delle lacune, in sottotono, che ha interessato particolarmente i medaglioni con i Domenicani illustri.
In occasione del restauro della Crocifissione è stata riallestita l’intera Sala del Capitolo con la sistemazione definitiva all’interno di tre affreschi del Beato Angelico, staccati dal Chiostro di Sant’Antonino (e della sinopia di uno di questi) accompagnata dalla realizzazione di nuovi apparati didattici.
Anche due di questi affreschi – il San Pietro martire che invita al silenzio e il Cristo pellegrino accolto dai Domenicani – sono stati oggetto di restauro tra il 2009 e il 2012, ad opera di Bartolomeo Ciccone e Giacomo Dini, grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence.
Il restauro, condotto da Giacomo Dini di Dini Restauri nel 2013-2014, ha fatto seguito a un intervento di manutenzione e a una campagna diagnostica, attuati tra il 2011 e il 2012, a cura della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze.
L’intervento di restauro, nel suo complesso, è stato diretto da Magnolia Scudieri, con il coordinamento scientifico di Mauro Matteini.
La campagna di indagini scientifiche e diagnostiche ha coinvolto numerosi e prestigiosi Istituti di Ricerca di Firenze, quali l’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (CNR- Firenze), l’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali (CNR – Firenze) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze (Laboratorio di Tecniche Nucleari per i Beni Culturali).
Dopo quarant’anni l’attenta verifica supportata dalla campagna diagnostica sullo stato di conservazione, ha fatto rilevare la necessità di procedere ad un complesso lavoro di restauro che qui oggi viene presentato.
“Contribuire alla conservazione di un’opera così importante è per noi un grande onore - aggiunge Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence. La Sala Capitolare di San Marco potrà quindi tornare a raccontare l’eccellenza artistica del Beato Angelico attraverso questo meraviglioso affresco. Quest’opera stupisce per la maestria con la quale è stata realizzata. Siamo rimasti affascinati dalla modernità del Beato Angelico che descrive ogni singola figura con una dovizia di particolari incredibile. L’artista realizza veri e propri ritratti dei personaggi ai quali attribuisce non solo gesti, ma anche una profondità espressiva di grande rilevanza, continua la Presidente della Fondazione. Moltissimi dei nostri donatori si sono appassionati a quest’opera anche perché l’affresco celebra l’armonia fra gli ordini religiosi e l’equilibrio dello spirito, un tema questo di grande attualità in un’epoca come la nostra”.
Restaurare un’opera già restaurata, specialmente da un maestro del restauro come Dino Dini – dice il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini è operazione delicata e complessa. Per questo sono grata Magnolia Scudieri e a tutti i protagonisti di questo intervento, poiché, anche grazie al sostegno dei Friends of Florence, hanno reso possibile un ritorno della Crocifissione dell’Angelico a condizioni di piena sicurezza conservativa e di stupefacente godibilità estetica
UN “CASO” DA MANUALE
La Crocifissione dell’Angelico occupa un posto speciale nella storia del restauro. Su
questo affresco, infatti, che nel 1967 si presentava fortemente degradato - col fondo completamente ridipinto e la superficie attaccata da sali e muffe - tra il 1967 e il 1974 fu sperimentato un nuovo metodo di intervento, detto dell’ammonio-bario, frutto della ricerca, dello studio e della collaborazione del restauratore Dino Dini e di Enzo Ferroni, illustre docente di Chimica presso l’Università di Firenze, due personaggi straordinari che hanno lasciato un segno indelebile nell’evoluzione del restauro.
Con tale metodologia, capace di trasformare i ali solubili in sali insolubili e inerti, si rese possibile mantenere il grande affresco sulla parete originale, restituendogli la coesione senza dover ricorrere allo”strappo”, tecnica che all’epoca era considerata l’unica capace di salvare le pitture murali degradate.
La messa a punto di un metodo così rivoluzionario si deve alla perseveranza di Dino Dini nel rifiutare in questo caso - in considerazione della vastità dell’affresco da preservare e della particolare fragilità della superficie, attaccata dai solfati in forma diffusa e puntiforme - l’applicazione del tradizionale “strappo”, pur da lui ripetutamente usato in altre situazioni.
Il buon risultato di questo storico intervento si è mantenuto per quasi quarant’anni, durante i quali l’affresco è stato tenuto sotto costante controllo.
Soltanto negli ultimi anni si è constatata l’insorgenza di maculature e di fenomeni discontinui di imbianchimento soprattutto nella parte destra inferiore, oltre alla ovvia presenza di depositi di polvere.
APPUNTI DI UN NUOVO INTERVENTO
Nelle operazioni di restauro di una certa levatura, le indagini scientifiche sono divenute ormai una prassi consueta, sebbene troppe volte esse assumano un ruolo più formale che sostanziale.
Non è certo questo il caso del dipinto della Crocifissione dell'Angelico. Per affrontare la complessa problematica conservativa, le indagini sono state eseguite sia prima dell'intervento, per far chiarezza sull'effettivo stato di conservazione dell'affresco, sia e soprattutto durante l'intervento, a controllo delle ipotesi operative che via via, il restauratore Giacomo Dini, affinando la conoscenza della situazione, veniva formulando; diremmo anzi, che esse sono state essenziali per mettere a punto il protocollo definitivo dei trattamenti.
Spesso il restauro, pur riconosciuto attività che richiede alta competenza, è considerato da molti l'attuazione, con particolare impegno e cura, di operazioni prevedibili: pulitura, consolidamento, protezione, ecc.
La realtà è ben diversa. Le incognite sono dietro ogni operazione e le si scoprono non a priori ma durante. La calibrazione di materiali e metodi richiede una continua ottimizzazione.
Nella Crocifissione venivano continuamente a coincidere problematiche conflittuali per cui, cercando di soddisfarne una, si interferiva con la buon risuscita di un'altra e viceversa. Alla fine, con le competenze incrociate di tutti, le soluzioni sono state individuate, nell'obbiettivo condiviso di operare in maniera rispettosa delle realtà figurative e, contemporaneamente, materiche; diversificando metodologie e trattamenti in funzione delle diverse specificità del contesto pittorico. Pertanto nel 2011è stato deciso di affrontare una verifica ravvicinata e completa della superficie in previsione di un intervento di manutenzione, accompagnata da una documentazione fotografica specifica, e affiancata da una campagna di indagini conoscitive e diagnostiche, mirate ad acquisire dati sia sulla tecnica esecutiva sia sullo stato di conservazione e sulle cause di un eventuale degrado.
Nel corso di tale verifica si è potuto constatare che l’intervento attuato negli anni Settanta aveva mantenuto la sua efficacia sotto il profilo della conservazione, se si eccettua la presenza di una certa fragilità nelle zone dorate o di ritocco e di micro sollevamenti localizzati, principalmente nelle vesti dei Santi a destra del Crocifisso.
Risultava, invece, molto diffusa la presenza di patine biancastre che alteravano la cromia originaria, presenza assai invasiva anche sotto il profilo estetico. La situazione riscontrata ha indirizzato le indagini strumentali verso un approfondimento delle analisi, mirate alla ricerca delle possibili cause.
È comunque apparso evidente che le previste, ed eseguite, operazioni di spolveratura e leggera pulitura con acqua non sarebbero state sufficienti a risolvere la varietà e la complessità dei problemi che l’affresco presentava. Sono stai pertanto eseguiti ripetuti test per individuare il metodo più idoneo per affrontarli.
Nel 2013, grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence è stato possibile dare avvio al restauro dell’affresco.
Dopo un intervento di pulitura con le resine a scambio anionico, di cui è noto anche l’effetto desolfatante, l’affresco è stato oggetto di un trattamento con l’idrossido di bario, che ha restituito compattezza alla superficie e ha permesso di ritrovare l’intensità cromatica tipica degli affreschi dell’Angelico.
Infine la leggibilità dell’affresco è stata accresciuta dall’intervento di ritessitura pittorica delle lacune, in sottotono, che ha interessato particolarmente i medaglioni con i Domenicani illustri.
In occasione del restauro della Crocifissione è stata riallestita l’intera Sala del Capitolo con la sistemazione definitiva all’interno di tre affreschi del Beato Angelico, staccati dal Chiostro di Sant’Antonino (e della sinopia di uno di questi) accompagnata dalla realizzazione di nuovi apparati didattici.
Anche due di questi affreschi – il San Pietro martire che invita al silenzio e il Cristo pellegrino accolto dai Domenicani – sono stati oggetto di restauro tra il 2009 e il 2012, ad opera di Bartolomeo Ciccone e Giacomo Dini, grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence.
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