Giovan Battista Foggini (1652-1725). Architetto e scultore granducale

Giovan Battista Foggini, Atalanta e Ippomene, fine XVII sec., bronzo, a. Dresda, Skulpturensammlung, Staatliche Kunstsammlungen
Dal 10 Aprile 2025 al 09 Settembre 2025
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: Via Cavour 3
Orari: tutti i giorni 9:00 - 19:00, mercoledì chiuso
Curatori: Riccardo Spinelli
Enti promotori:
- Città Metropolitana di Firenze
Telefono per informazioni: +39 055 276 0552
E-Mail info: info@palazzomediciriccardi.it
Sito ufficiale: http://www.palazzomediciriccardi.it
Firenze celebra il genio artistico di Giovan Battista Foggini (1652-1725) con una grande mostra monografica, promossa da Città Metropolitana di Firenze e organizzata da Fondazione MUS.E, che si terrà a Palazzo Medici Riccardi dal 10 aprile al 9 settembre 2025.
L'esposizione, ideata e curata da Riccardo Spinelli con il coordinamento scientifico di Valentina Zucchi, è organizzata in occasione del terzo centenario della morte dell'artista e intende restituire al pubblico la straordinaria figura di colui che, con la sua opera “interdisciplinare”, ha finito per plasmare il linguaggio artistico della Firenze tardo-medicea. Un’opportunità unica per mostrare la levatura progettuale, stilistica e tecnica di Giovan Battista Foggini, evidenziandone la molteplicità d’interventi e la sua “cifra” che fece scuola a Firenze: qui il suo stile aulico e magniloquente venne infatti ben presto affermandosi, apprezzato dai Medici, dai contemporanei e imitato dagli artefici più giovani che trovarono in lui un maestro geniale, dall’inventiva fantasiosa, pressoché inesauribile.
Attraverso una selezione di oltre 80 tra sculture, disegni e manufatti, la mostra ripercorre la carriera di Foggini, formatosi a Roma presso l’Accademia Medicea fondata da Cosimo III de’ Medici e divenuto, una volta rientrato a Firenze, scultore granducale, architetto di corte e direttore delle Manifatture di Galleria destinate dal principe alla produzione di meravigliosi oggetti a intarsio di pietre dure e in metalli preziosi. Il suo stile, caratterizzato da un linguaggio tardo-barocco influenzato dall'arte romana, ma originale, ha definito l’immagine della Firenze di fine Seicento, facendo da ‘viatico’ alle generazioni successive.
Palazzo Medici Riccardi, luogo emblematico di Firenze e prima residenza della famiglia Medici, rappresenta la cornice ideale per questa celebrazione, avendo ospitato nel tempo alcune delle opere più significative dell’artista, come gli interventi per la Galleria degli Specchi affrescata da Luca Giordano e le sale limitrofe, la contigua Biblioteca Riccardiana, la sistemazione antiquaria del cortile quattrocentesco, la stuccatura della loggia terrena sul giardino, il prolungamento della facciata michelozziana su via Cavour.
"Questa mostra dedicata a Giovan Battista Foggini - sottolinea la Sindaca della Città Metropolitana Sara Funaro - è, per certi versi, anche un omaggio di Palazzo Medici Riccardi a colui che, progettando per Francesco Riccardi il nuovo scalone monumentale, ha salvato dalla distruzione la cappella di Benozzo Gozzoli. La mostra in Palazzo Medici Riccardi rende conto in modo attento, puntuale e cronologicamente accurato, di tutto il percorso di questo grande artista. Vorrei sottolineare un aspetto su cui anche altri hanno posto l'accento, ma che a me sembra particolarmente importante per il nostro tempo. Avendo Foggini contratto il vaiolo all'età di sette anni, ne rimase segnato per tutta la vita. Nonostante la grande debolezza negli arti inferiori e la persistenza degli effetti di quell'infezione, Foggini riuscì a trovare la strada per esprimere, fin da adolescente, la sua originale capacità artistica che ne fa un grande maestro del tardo barocco, e non solo. Foggini è dunque un esempio per tutti coloro - quale che sia la loro condizione - che non rinunciano a dare voce e spessore alla creatività artistica".
“Con questa straordinaria mostra, la prima grande esposizione monografica dedicata a Foggini, prosegue e si rinnova l’impegno nel restituire alla comunità scientifica e al grande pubblico la conoscenza dei grandi artisti che hanno gravitato intorno a Palazzo Medici Riccardi dal Rinascimento in poi – spiega Valentina Zucchi, curatrice del museo di Palazzo Medici Riccardi -. Il percorso narrativo, così vario in termini di tecniche e linguaggi artistici, esprime il talento di uno dei protagonisti del tardo barocco fiorentino, che plasmò il gusto del tempo con originalità e maestria, rispondendo a una vasta platea di committenze non solo fiorentine ma anche internazionali. La mostra è un manifesto del virtuosismo di Foggini e un inno alla meraviglia per tutti noi”.
“Il terzo centenario della morte di Giovan Battista Foggini – spiega il curatore della mostra Riccardo Spinelli - avvenuta a Firenze il 12 aprile 1725, fornisce l’occasione per una retrospettiva monografica che intende far meglio conoscere, oltre il ristretto giro degli specialisti, questa personalità artistica che permeò di sé molti dei campi dell’espressione figurativa della Firenze degli ‘ultimi Medici’, qualificandosi alla stregua di un Bernini ‘cittadino’, attivo in ambito non soltanto locale quanto toscano. Questa mostra dunque, nella sua ricchezza, rappresenta un tributo concreto alla conoscenza di Foggini, un doveroso omaggio della città di Firenze a questo protagonista assoluto, per oltre un cinquantennio, della scena artistica locale”.
Il percorso espositivo è articolato in sezioni tematiche che esplorano la scultura in marmo, bronzo e terracotta, l’attività di architetto e designer, il suo ruolo nella produzione di oggetti in pietre dure e metalli preziosi e la sua influenza sulla statuaria monumentale. Tra le opere esposte, provenienti da prestigiose collezioni internazionali, spiccano prestiti dal Museo del Louvre di Parigi, il Bayerisches Nationalmuseum di Monaco, il Minneapolis Institute of Arts di Minneapolis, lo Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, le Gallerie degli Uffizi e i Musei del Bargello – Museo Nazionale del Bargello e Museo delle Cappelle Medicee di Firenze, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, leGallerie Nazionali d’Arte Antica, Palazzo Corsini, sempre a Roma, e molti privati.
La mostra si apre con opere relative all’attività giovanile dell’artista, segnata dalla formazione a Roma presso l’Accademia fondata da Cosimo III, con disegni e lavori in terracotta come Il mito di Pigmalione, presentato all’Accademia di San Luca nel 1673, una Crocifissione con dolenti modellata a Roma e poi fusa in bronzo al rientro a Firenze, – con l’inedito bozzetto preparatorio-, la Strage dei figli di Niobe del 1674 e altri rilievi collocabili in quel periodo: Porsenna libera Clelia e le compagne dalla prigionia – collezione privata –, la Sacra famiglia e il Ratto di Proserpina agli inferi, questi ultimi due del Museo Nazionale del Bargello.
Segue una sezione dedicata alla scultura in bronzo, in cui si possono ammirare numerosi bronzetti ispirati alla letteratura antica, in particolare alle Metamorfosi di Ovidio, indicativi della scelta cultura letteraria dell’artista come dei suoi committenti, tra i quali si annovera il Granduca Cosimo III che ebbe modo di farne dono di alcuni all’Elettore del palatinato, suo genero avendone sposata la figlia Anna Maria Luisa. Le opere, provenienti da importanti collezioni italiane e internazionali, sono accompagnate da loro derivazioni in cera, porcellana di Doccia, gesso e biscuit, che ne attestano la fortuna e la diffusione. Sulle pareti sono esposte in grande formato pagine tratte dal Giornale del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, testimoni dell’instancabile vena creativa dell’artista.
In una delle sale sono visibili due degli otto ritratti di Casa Medici scolpiti da Foggini per il cardinale Francesco Maria de’ Medici – presente in effige, assieme a quella del cardinale Leopoldo (prestito del Museo del Louvre) -, mentre un altro settore di pregio della mostra è rappresentato dai lavori usciti dalle Manifatture di Galleria, che celebra l’attività di Foggini come responsabile dell’invenzione di tanti meravigliosi lavori realizzati dalla “Real Galleria e Cappella” (dal 1694). In mostra, il celebre Tavolo intarsiato in pietre dure di Palazzo Pitti e una serie di reliquiari sontuosi in bronzo, ebano e argento, straordinari per qualità tecnica e valore simbolico. Completano la sezione due bronzi tardi eseguiti per Anna Maria Luisa de’ Medici: Il Battesimo di Cristo (1723–24) e David e Golia, quest’ultimo, essendo mancata la possibilità d’avere in mostra la fusione ‘principe’ del bronzetto del 1722, conservata in Russia, è visibile nelle declinazioni da esso scaturite in cera e porcellana di Doccia.
La sezione L’Antico e il Re Sole testimonia il prestigio internazionale dell’artista grazie alle commissioni ricevute da Luigi XIV di Francia, il Re Sole: in mostra L’Arrotino e Il Cinghiale, repliche da celebri sculture antiche delle collezioni medicee, inviate a Versailles nel 1684. Accanto, una versione in porcellana del Laocoonte (capolavoro ellenistico ritrovato a Roma nel 1506) derivata dalla copia del gruppo antico scolpita da Baccio Bandinelli, oggi agli Uffizi, e realizzata dalla Manifattura di Doccia dalle forme originali servite a Foggini per un bronzetto con questo soggetto, documento dell’interesse dello scultore per la statuaria classica e per la sua diffusione.
Il percorso si conclude con una sala dedicata ancora alla presentazione di alcuni capolavori usciti dalle Botteghe di Galleria, fra cui una strepitosa cassetta intarsiata proveniente dal Minneapolis Institute of Art, alla grafica e alla documentazione storica: vi si espone, dopo oltre 45 anni, il Giornale degli Uffizi, un quaderno di progetti e schizzi che illustra l’inventiva dell’artista, e, per la prima volta, il Carteggio fogginiano conservato nella Biblioteca-Archivio del Seminario Maggiore di Firenze, un fondo di oltre cinquecento lettere che offre uno spaccato prezioso sulle relazioni intellettuali e artistiche intrattenute da Foggini con le maggiori personalità nel campo dell’arte del suo tempo.
L’allestimento, a cura di Luigi Cupellini, valorizza l’equilibrio tra rigore storico e impatto scenografico, restituendo al visitatore la ricchezza e la complessità dell’universo fogginiano.
Il progetto espositivo è accompagnato da un ampio catalogo scientifico pubblicato da Edifir Edizioni Firenze.
Accanto al percorso principale trova spazio la mostra fotografica “La Firenze di Foggini. Sguardi di Paolo Bacherini” - a cura di Valentina Zucchi, da un’idea di Riccardo Spinelli, allestita nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi - che offre una suggestiva lettura dell’attività dell’artista nel tessuto architettonico cittadino. Gli scatti di Paolo Becherini, in bianco e nero, realizzati tra il 2002 e il 2003, restituiscono con eleganza e profondità il carattere degli edifici progettati o decorati da Foggini, dalle chiese di Santa Maria del Carmine, Santissima Annunziata e San Jacopo Soprarno in dialogo con i Palazzi Corsini, Pitti, Pucci e Viviani della Robbia. Una seconda sala è interamente dedicata agli interventi compiuti dallo scultore proprio a Palazzo Medici Riccardi, evocati attraverso fotografie che ne colgono l’armonia e la solennità: il cortile delle colonne, lo scalone monumentale, la Galleria degli specchi e la Biblioteca Riccardiana. Le immagini, realizzate per il volume di Riccardo Spinelli Giovan Battista Foggini. «Architetto primario della casa Serenissima» dei Medici (1652-1725), (Edifir, 2003) oggi sono custodite presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze (che ha collaborato alla realizzazione dell’esposizione) e testimoniano non solo la perizia di Foggini ma anche la sensibilità artistica e umana del fotografo Paolo Bacherini, qui omaggiato a tredici anni dalla scomparsa.
A questa mostra si collega un programma di percorsi fogginiani in città, tesi a favorire la conoscenza dei suoi interventi presso importanti architetture civili e religiose. Gli itinerari, organizzati da MUS.E con l’Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale e Rapporti con UNESCO, offrono così al grande pubblico la possibilità di accedere a tesori più o meno noti del barocco fiorentino: si comincia sabato 12 aprile, con un itinerario in Oltrarno, per proseguire il 17 maggio, il 14 giugno e il 6 settembre (partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria).
Agli itinerari urbani si affiancano le visite guidate alla mostra, fruibili tutti i fine settimana, e gli atelier artistici rivolti alle famiglie e alle classi, centrati sulla decorazione plastica in stucco. (Per tutte le iniziative la prenotazione è obbligatoria).
Una sezione della mostra è poi visibile nelle sale della Biblioteca Riccardiana e della Biblioteca Moreniana dove sono esposti disegni di Foggini, facenti parte del fondo Riccardi relativi ad alcune decorazioni in interni del palazzo e antichi testi manoscritti e a stampa provenienti dalla Biblioteca Moreniana.
Giovan Battista Foggini
Nasce a Firenze il 25 aprile 1652 e inizia la propria attività sotto la guida dello zio Jacopo Maria, intagliatore in legno. Dopo un triennio trascorso a Roma (1673-‘76) rientra a Firenze e dà il via a una fruttuosa carriera, sia come scultore sia come architetto e decoratore d’interni. Attivo per la famiglia granducale negli edifici di competenza (a Palazzo Pitti e nelle ville di Pratolino, Castello, Poggio a Caiano, Poggio Imperiale), Foggini inizia ben presto a operare anche per diverse famiglie della nobiltà cittadina – i Corsini, i Viviani, i Pucci, i Feroni, i Riccardi, per citare le maggiori - che in quegli anni procedono alla fondazione dei loro palazzi e ville, in città e nel contado, così come alle loro cappelle gentilizie nelle grandi chiese fiorentine. Non meno importante si qualifica poi l’attività d’architetto per molti degli ordini religiosi che decidono, a cavallo tra Sei e Settecento, il restauro delle loro strutture sacre: qui l’artista, intervenendo su ambienti esistenti e poco versatili, riesce a esprimere tutta la propria fantasia nel rinnovamento decorativo degli interni, non mancando di progettarne di nuovi. Foggini opera altresì su interi quartieri in città come Livorno, in grande espansione in quel periodo, che deve il suo aspetto ‘moderno’ proprio all’intervento di Foggini, realizzato in sinergia con il Gran Principe Ferdinando e con il Granduca Cosimo III. Con quest’ultimo l’artista ebbe un rapporto davvero privilegiato, interpretandone al meglio le esigenze di rappresentanza e di magnificenza e guadagnandone la piena fiducia. Le nomine a Primo scultore di corte (nel 1687) e ad Architetto di corte e Direttore delle Manifatture di Galleria (nel 1694) pongono l’artista in una posizione centrale nella cultura figurativa della Toscana di quei decenni, cultura che risente del suo stile e che si manifesta, oltre che nelle opere di scultura (ad esempio, nella bronzistica di piccolo formato), anche negli stupefacenti manufatti usciti sotto la sua supervisione, realizzati con un fasto e un’eleganza inaudite nella sintesi perfetta tra materiali diversi (legni rari, pietre dure intagliate e commesse, metalli), vanto della più alta tradizione ‘artigiana’ della Firenze tardo barocca. Dopo aver lavorato ininterrottamente per quasi sessant’anni, l’artista si spegne a Firenze il 12 aprile 1725.
L'esposizione, ideata e curata da Riccardo Spinelli con il coordinamento scientifico di Valentina Zucchi, è organizzata in occasione del terzo centenario della morte dell'artista e intende restituire al pubblico la straordinaria figura di colui che, con la sua opera “interdisciplinare”, ha finito per plasmare il linguaggio artistico della Firenze tardo-medicea. Un’opportunità unica per mostrare la levatura progettuale, stilistica e tecnica di Giovan Battista Foggini, evidenziandone la molteplicità d’interventi e la sua “cifra” che fece scuola a Firenze: qui il suo stile aulico e magniloquente venne infatti ben presto affermandosi, apprezzato dai Medici, dai contemporanei e imitato dagli artefici più giovani che trovarono in lui un maestro geniale, dall’inventiva fantasiosa, pressoché inesauribile.
Attraverso una selezione di oltre 80 tra sculture, disegni e manufatti, la mostra ripercorre la carriera di Foggini, formatosi a Roma presso l’Accademia Medicea fondata da Cosimo III de’ Medici e divenuto, una volta rientrato a Firenze, scultore granducale, architetto di corte e direttore delle Manifatture di Galleria destinate dal principe alla produzione di meravigliosi oggetti a intarsio di pietre dure e in metalli preziosi. Il suo stile, caratterizzato da un linguaggio tardo-barocco influenzato dall'arte romana, ma originale, ha definito l’immagine della Firenze di fine Seicento, facendo da ‘viatico’ alle generazioni successive.
Palazzo Medici Riccardi, luogo emblematico di Firenze e prima residenza della famiglia Medici, rappresenta la cornice ideale per questa celebrazione, avendo ospitato nel tempo alcune delle opere più significative dell’artista, come gli interventi per la Galleria degli Specchi affrescata da Luca Giordano e le sale limitrofe, la contigua Biblioteca Riccardiana, la sistemazione antiquaria del cortile quattrocentesco, la stuccatura della loggia terrena sul giardino, il prolungamento della facciata michelozziana su via Cavour.
"Questa mostra dedicata a Giovan Battista Foggini - sottolinea la Sindaca della Città Metropolitana Sara Funaro - è, per certi versi, anche un omaggio di Palazzo Medici Riccardi a colui che, progettando per Francesco Riccardi il nuovo scalone monumentale, ha salvato dalla distruzione la cappella di Benozzo Gozzoli. La mostra in Palazzo Medici Riccardi rende conto in modo attento, puntuale e cronologicamente accurato, di tutto il percorso di questo grande artista. Vorrei sottolineare un aspetto su cui anche altri hanno posto l'accento, ma che a me sembra particolarmente importante per il nostro tempo. Avendo Foggini contratto il vaiolo all'età di sette anni, ne rimase segnato per tutta la vita. Nonostante la grande debolezza negli arti inferiori e la persistenza degli effetti di quell'infezione, Foggini riuscì a trovare la strada per esprimere, fin da adolescente, la sua originale capacità artistica che ne fa un grande maestro del tardo barocco, e non solo. Foggini è dunque un esempio per tutti coloro - quale che sia la loro condizione - che non rinunciano a dare voce e spessore alla creatività artistica".
“Con questa straordinaria mostra, la prima grande esposizione monografica dedicata a Foggini, prosegue e si rinnova l’impegno nel restituire alla comunità scientifica e al grande pubblico la conoscenza dei grandi artisti che hanno gravitato intorno a Palazzo Medici Riccardi dal Rinascimento in poi – spiega Valentina Zucchi, curatrice del museo di Palazzo Medici Riccardi -. Il percorso narrativo, così vario in termini di tecniche e linguaggi artistici, esprime il talento di uno dei protagonisti del tardo barocco fiorentino, che plasmò il gusto del tempo con originalità e maestria, rispondendo a una vasta platea di committenze non solo fiorentine ma anche internazionali. La mostra è un manifesto del virtuosismo di Foggini e un inno alla meraviglia per tutti noi”.
“Il terzo centenario della morte di Giovan Battista Foggini – spiega il curatore della mostra Riccardo Spinelli - avvenuta a Firenze il 12 aprile 1725, fornisce l’occasione per una retrospettiva monografica che intende far meglio conoscere, oltre il ristretto giro degli specialisti, questa personalità artistica che permeò di sé molti dei campi dell’espressione figurativa della Firenze degli ‘ultimi Medici’, qualificandosi alla stregua di un Bernini ‘cittadino’, attivo in ambito non soltanto locale quanto toscano. Questa mostra dunque, nella sua ricchezza, rappresenta un tributo concreto alla conoscenza di Foggini, un doveroso omaggio della città di Firenze a questo protagonista assoluto, per oltre un cinquantennio, della scena artistica locale”.
Il percorso espositivo è articolato in sezioni tematiche che esplorano la scultura in marmo, bronzo e terracotta, l’attività di architetto e designer, il suo ruolo nella produzione di oggetti in pietre dure e metalli preziosi e la sua influenza sulla statuaria monumentale. Tra le opere esposte, provenienti da prestigiose collezioni internazionali, spiccano prestiti dal Museo del Louvre di Parigi, il Bayerisches Nationalmuseum di Monaco, il Minneapolis Institute of Arts di Minneapolis, lo Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, le Gallerie degli Uffizi e i Musei del Bargello – Museo Nazionale del Bargello e Museo delle Cappelle Medicee di Firenze, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, leGallerie Nazionali d’Arte Antica, Palazzo Corsini, sempre a Roma, e molti privati.
La mostra si apre con opere relative all’attività giovanile dell’artista, segnata dalla formazione a Roma presso l’Accademia fondata da Cosimo III, con disegni e lavori in terracotta come Il mito di Pigmalione, presentato all’Accademia di San Luca nel 1673, una Crocifissione con dolenti modellata a Roma e poi fusa in bronzo al rientro a Firenze, – con l’inedito bozzetto preparatorio-, la Strage dei figli di Niobe del 1674 e altri rilievi collocabili in quel periodo: Porsenna libera Clelia e le compagne dalla prigionia – collezione privata –, la Sacra famiglia e il Ratto di Proserpina agli inferi, questi ultimi due del Museo Nazionale del Bargello.
Segue una sezione dedicata alla scultura in bronzo, in cui si possono ammirare numerosi bronzetti ispirati alla letteratura antica, in particolare alle Metamorfosi di Ovidio, indicativi della scelta cultura letteraria dell’artista come dei suoi committenti, tra i quali si annovera il Granduca Cosimo III che ebbe modo di farne dono di alcuni all’Elettore del palatinato, suo genero avendone sposata la figlia Anna Maria Luisa. Le opere, provenienti da importanti collezioni italiane e internazionali, sono accompagnate da loro derivazioni in cera, porcellana di Doccia, gesso e biscuit, che ne attestano la fortuna e la diffusione. Sulle pareti sono esposte in grande formato pagine tratte dal Giornale del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, testimoni dell’instancabile vena creativa dell’artista.
In una delle sale sono visibili due degli otto ritratti di Casa Medici scolpiti da Foggini per il cardinale Francesco Maria de’ Medici – presente in effige, assieme a quella del cardinale Leopoldo (prestito del Museo del Louvre) -, mentre un altro settore di pregio della mostra è rappresentato dai lavori usciti dalle Manifatture di Galleria, che celebra l’attività di Foggini come responsabile dell’invenzione di tanti meravigliosi lavori realizzati dalla “Real Galleria e Cappella” (dal 1694). In mostra, il celebre Tavolo intarsiato in pietre dure di Palazzo Pitti e una serie di reliquiari sontuosi in bronzo, ebano e argento, straordinari per qualità tecnica e valore simbolico. Completano la sezione due bronzi tardi eseguiti per Anna Maria Luisa de’ Medici: Il Battesimo di Cristo (1723–24) e David e Golia, quest’ultimo, essendo mancata la possibilità d’avere in mostra la fusione ‘principe’ del bronzetto del 1722, conservata in Russia, è visibile nelle declinazioni da esso scaturite in cera e porcellana di Doccia.
La sezione L’Antico e il Re Sole testimonia il prestigio internazionale dell’artista grazie alle commissioni ricevute da Luigi XIV di Francia, il Re Sole: in mostra L’Arrotino e Il Cinghiale, repliche da celebri sculture antiche delle collezioni medicee, inviate a Versailles nel 1684. Accanto, una versione in porcellana del Laocoonte (capolavoro ellenistico ritrovato a Roma nel 1506) derivata dalla copia del gruppo antico scolpita da Baccio Bandinelli, oggi agli Uffizi, e realizzata dalla Manifattura di Doccia dalle forme originali servite a Foggini per un bronzetto con questo soggetto, documento dell’interesse dello scultore per la statuaria classica e per la sua diffusione.
Il percorso si conclude con una sala dedicata ancora alla presentazione di alcuni capolavori usciti dalle Botteghe di Galleria, fra cui una strepitosa cassetta intarsiata proveniente dal Minneapolis Institute of Art, alla grafica e alla documentazione storica: vi si espone, dopo oltre 45 anni, il Giornale degli Uffizi, un quaderno di progetti e schizzi che illustra l’inventiva dell’artista, e, per la prima volta, il Carteggio fogginiano conservato nella Biblioteca-Archivio del Seminario Maggiore di Firenze, un fondo di oltre cinquecento lettere che offre uno spaccato prezioso sulle relazioni intellettuali e artistiche intrattenute da Foggini con le maggiori personalità nel campo dell’arte del suo tempo.
L’allestimento, a cura di Luigi Cupellini, valorizza l’equilibrio tra rigore storico e impatto scenografico, restituendo al visitatore la ricchezza e la complessità dell’universo fogginiano.
Il progetto espositivo è accompagnato da un ampio catalogo scientifico pubblicato da Edifir Edizioni Firenze.
Accanto al percorso principale trova spazio la mostra fotografica “La Firenze di Foggini. Sguardi di Paolo Bacherini” - a cura di Valentina Zucchi, da un’idea di Riccardo Spinelli, allestita nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi - che offre una suggestiva lettura dell’attività dell’artista nel tessuto architettonico cittadino. Gli scatti di Paolo Becherini, in bianco e nero, realizzati tra il 2002 e il 2003, restituiscono con eleganza e profondità il carattere degli edifici progettati o decorati da Foggini, dalle chiese di Santa Maria del Carmine, Santissima Annunziata e San Jacopo Soprarno in dialogo con i Palazzi Corsini, Pitti, Pucci e Viviani della Robbia. Una seconda sala è interamente dedicata agli interventi compiuti dallo scultore proprio a Palazzo Medici Riccardi, evocati attraverso fotografie che ne colgono l’armonia e la solennità: il cortile delle colonne, lo scalone monumentale, la Galleria degli specchi e la Biblioteca Riccardiana. Le immagini, realizzate per il volume di Riccardo Spinelli Giovan Battista Foggini. «Architetto primario della casa Serenissima» dei Medici (1652-1725), (Edifir, 2003) oggi sono custodite presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze (che ha collaborato alla realizzazione dell’esposizione) e testimoniano non solo la perizia di Foggini ma anche la sensibilità artistica e umana del fotografo Paolo Bacherini, qui omaggiato a tredici anni dalla scomparsa.
A questa mostra si collega un programma di percorsi fogginiani in città, tesi a favorire la conoscenza dei suoi interventi presso importanti architetture civili e religiose. Gli itinerari, organizzati da MUS.E con l’Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale e Rapporti con UNESCO, offrono così al grande pubblico la possibilità di accedere a tesori più o meno noti del barocco fiorentino: si comincia sabato 12 aprile, con un itinerario in Oltrarno, per proseguire il 17 maggio, il 14 giugno e il 6 settembre (partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria).
Agli itinerari urbani si affiancano le visite guidate alla mostra, fruibili tutti i fine settimana, e gli atelier artistici rivolti alle famiglie e alle classi, centrati sulla decorazione plastica in stucco. (Per tutte le iniziative la prenotazione è obbligatoria).
Una sezione della mostra è poi visibile nelle sale della Biblioteca Riccardiana e della Biblioteca Moreniana dove sono esposti disegni di Foggini, facenti parte del fondo Riccardi relativi ad alcune decorazioni in interni del palazzo e antichi testi manoscritti e a stampa provenienti dalla Biblioteca Moreniana.
Giovan Battista Foggini
Nasce a Firenze il 25 aprile 1652 e inizia la propria attività sotto la guida dello zio Jacopo Maria, intagliatore in legno. Dopo un triennio trascorso a Roma (1673-‘76) rientra a Firenze e dà il via a una fruttuosa carriera, sia come scultore sia come architetto e decoratore d’interni. Attivo per la famiglia granducale negli edifici di competenza (a Palazzo Pitti e nelle ville di Pratolino, Castello, Poggio a Caiano, Poggio Imperiale), Foggini inizia ben presto a operare anche per diverse famiglie della nobiltà cittadina – i Corsini, i Viviani, i Pucci, i Feroni, i Riccardi, per citare le maggiori - che in quegli anni procedono alla fondazione dei loro palazzi e ville, in città e nel contado, così come alle loro cappelle gentilizie nelle grandi chiese fiorentine. Non meno importante si qualifica poi l’attività d’architetto per molti degli ordini religiosi che decidono, a cavallo tra Sei e Settecento, il restauro delle loro strutture sacre: qui l’artista, intervenendo su ambienti esistenti e poco versatili, riesce a esprimere tutta la propria fantasia nel rinnovamento decorativo degli interni, non mancando di progettarne di nuovi. Foggini opera altresì su interi quartieri in città come Livorno, in grande espansione in quel periodo, che deve il suo aspetto ‘moderno’ proprio all’intervento di Foggini, realizzato in sinergia con il Gran Principe Ferdinando e con il Granduca Cosimo III. Con quest’ultimo l’artista ebbe un rapporto davvero privilegiato, interpretandone al meglio le esigenze di rappresentanza e di magnificenza e guadagnandone la piena fiducia. Le nomine a Primo scultore di corte (nel 1687) e ad Architetto di corte e Direttore delle Manifatture di Galleria (nel 1694) pongono l’artista in una posizione centrale nella cultura figurativa della Toscana di quei decenni, cultura che risente del suo stile e che si manifesta, oltre che nelle opere di scultura (ad esempio, nella bronzistica di piccolo formato), anche negli stupefacenti manufatti usciti sotto la sua supervisione, realizzati con un fasto e un’eleganza inaudite nella sintesi perfetta tra materiali diversi (legni rari, pietre dure intagliate e commesse, metalli), vanto della più alta tradizione ‘artigiana’ della Firenze tardo barocca. Dopo aver lavorato ininterrottamente per quasi sessant’anni, l’artista si spegne a Firenze il 12 aprile 1725.
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