Cacciata di Eliodoro dal Tempio
Lungo il percorso delle Stanze di Raffaello presso i Musei Vaticani, si accede alla Stanza di Eliodoro, anticamente destinata alle udienze private del pontefice. Fu decorata da Raffaello tra il 1511 ed il 1514, subito dopo la Stanza della Segnatura.
I soggetti dei dipinti, tratti dall’Antico Testamento e da momenti storici di epoca medievale, mirano a celebrare il potere spirituale e temporale della Chiesa, mettendo in evidenza gli interventi miracolosi di Dio in favore degli uomini.
L’episodio della Cacciata di Eliodoro dal Tempio di Gerusalemme mette in evidenza l’inviolabilità del patrimonio della Chiesa: Eliodoro, che aveva rubato il tesoro del Tempio ebraico di Gerusalemme, viene raggiunto da messaggeri divini mentre un gruppo di persone, tra cui lo stesso Giulio II, assiste alla scena. Il pontefice che aveva commissionato l'opera, è rappresentato come testimone e assiste alla scena (in primo piano a sinistra) seduto sulla sedia portata a spalle dai sediari, di cui quello a sinistra ha i tratti di Marcantonio Raimondi, incisore e amico di Raffaello, raffigurato invece nell'altro più a destra.
Il ciclo di dipinti della Stanza di Eliodoro esprimeva il programma politico di papa Giulio II, che voleva liberare l’Italia dalla presenza dei Francesi e restituire il potere a Roma.
Il centro del dipinto appare vuoto e i colori scuri sono certamente influenzati dalla contemporanea pittura veneta.
La Stanza di Eliodoro e gli ambienti attigui furono occupati dai soldati lanzichenecchi durante il famoso Sacco di Roma del 1527. Pare che a quel tempo i soldati avessero acceso il fuoco nel camino sotto la scena di Eliodoro, provocando gravi danni al dipinto.
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