La fabbrica della bellezza. La manifattura Ginori e il suo popolo di statue
Dal 18 Maggio 2017 al 01 Ottobre 2017
Firenze
Luogo: Museo Nazionale del Bargello
Indirizzo: via del Proconsolo 4
Orari: lunedì - domenica ore 8,15 – 17. La biglietteria chiude alle 16.20 e le operazioni di chiusura del museo iniziano alle 16.50. Il Museo è chiuso la seconda e la quarta domenica di ogni mese e aperto la prima, terza e quinta; chiuso il primo, terzo e quinto lunedì di ogni mese, aperto il secondo e il quarto
Curatori: Tomaso Montanari, Dimitri Zikos
Enti promotori:
- Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
- Museo Nazionale del Bargello
- Amici di Doccia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
- Richard Ginori
- Firenze Musei
- Sotto il patronato di S.A.S. il Principe Hans-Adam II von und zu Liechtenstein
Costo del biglietto: intero € 8.00; ridotto € 4,00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni; gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea e altre cat.
Telefono per informazioni: +39 055 2388606
E-Mail info: mn-bar@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.bargellomusei.beniculturali.it
Il Museo Nazionale del Bargello aprirà il 18 maggio la prima mostra realizzata in Italia sulle statue di porcellana prodotte a Doccia, e sulle sue fonti.
Fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, nei pressi di Firenze, la manifattura di porcellana di Sesto Fiorentino – divenuta nel 1896 Richard Ginori – è la più antica in Italia e tuttora funzionante.
Il marchese Ginori raccolse sistematicamente le forme presenti nelle botteghe appartenute agli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco, servendosene per creare la sua grande scultura in porcellana. Contemporaneamente egli acquistava modelli dagli ateliers degli scultori fiorentini del tempo, o commissionava repliche dalle più celebri statue antiche. Grazie ad una raffinata perizia, nelle fornaci di Doccia furono realizzate monumentali figure di porcellana: sculture eccezionali per tecnica e dimensioni.
La collezione di modelli, ampliata dagli eredi di Carlo, è divisa tra la Manifattura Richard Ginori e il Museo adiacente alla fabbrica, purtroppo chiuso dal maggio 2014. Quest’insieme di modelli e di porcellane, conservate nel museo, costituisce un nucleo di fondamentale importanza per la storia della scultura. La Fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue è stata concepita per tenere viva l’attenzione su questo eccezionale patrimonio ed ha trovato la sua sede ideale al Bargello, primo museo nazionale del Regno di Italia, e il più importante al mondo per le collezioni di scultura italiana.
La mostra è curata da Tomaso Montanari e Dimitrios Zikos, con la collaborazione di Cristiano Giometti e di Marino Marini, ed in sinergia con Livia Frescobaldi Malenchini e Oliva Rucellai dell’Associazione Amici di Doccia.
Un lungo percorso di indagini storico-artistiche, di intense discussioni scientifiche e culturali iniziate oltre un anno fa ha portato ad un’esposizione e ad un catalogo corali.
Attraverso nuove ricerche, incentrate su singoli casi studio, le porcellane dialogano con opere del Bargello e con sculture concesse in prestito da istituzioni nazionali, straniere e da privati – alcune esposte in Italia per la prima volta.
Il percorso espositivo è articolato in sei sezioni tematiche, in cui si ripercorre la trasformazione di una invenzione scultorea in una porcellana.
La prima sezione si apre con la settecentesca Venere in bronzo, a grandezza naturale, copia della celeberrima Venere de’ Medici, conservata nella Tribuna degli Uffizi. La statua bronzea fu compiuta da Massimiliano Soldani Benzi nel 1702, su commissione del principe Johann Adam Andreas I di Liechtenstein, ed è tuttora nella collezione dell’attuale principe e rientra in Italia per la prima volta, dopo oltre trecento cinquant’anni. Essa è affiancata alla grande Venere in porcellana, realizzata da Gasparo Bruschi tra il 1747 e il 1748, utilizzando probabilmente le forme in gesso provenienti dalla bottega del Soldani Benzi e acquistate da Carlo Ginori. Alle due Veneri si affianca il Mercurio, anch’esso traduzione monumentale in porcellana dall’antico della statua di analogo soggetto, conservata nella Tribuna. Il Mercurio, oggi in collezione Ginori Lisci, si riunisce per la prima volta in occasione della mostra, alla Venere e al monumentale Camino, con i quali era esposto nell’antica sede del Museo di Doccia fino al 1962. Dal Museo Ginori sono state gentilmente concesse, infatti, le due opere più importanti dell’intera collezione: la Venere dei Medici, che
riproduce la celeberrima statua della Tribuna, e il monumentale Camino, restaurato in occasione della mostra.
Segue la sezione dedicata allo straordinario Tempietto Ginori, uno dei capolavori di Gasparo Bruschi, donato da Carlo Ginori all’Accademia Etrusca di Cortona. Il Tempietto, sofisticatissimo per tecnica e ingegno e unico per dimensioni, declina non solo le ambizioni artistiche, ma anche quelle politiche del fondatore della Manifattura. Restaurato in occasione di questa mostra, il Tempietto torna a Firenze per la prima volta dal 1757. Ad esso sono affiancati il bronzetto e la cera del Mercurio di Giambologna, rispettivamente nella collezione del Bargello e in quella del Museo Ginori, che ispirarono il Mercurio che corona il Tempietto di Gaspare Bruschi.
Nella sala successiva sono esposte le due grandi e complesse Pietà in bronzo e in porcellana. Nel 1708 il Soldani realizzò il modello del grande Compianto sul Cristo morto di cui si conoscono molteplici versioni. Carlo Ginori ne acquistò le forme in gesso– alcune sono esposte in mostra – che vennero impiegate per la versione in porcellana che il Marchese Ginori donò all’influente cardinale Neri Corsini, nel 1745 circa. Il gruppo venne realizzato in 59 parti di porcellana, cotte separatamente e poi assemblate dai maestri della Manifattura di Sesto Fiorentino.
Di dimensioni più ridotte, ma ugualmente raffinati nell’esecuzione, sono i due gruppi della Giuditta con la testa di Oloferne, che costituiscono il quarto nucleo tematico. La versione in porcellana di Gaspare Bruschi, in prestito dal Los Angeles County Museum, è presentata in un inedito confronto con la terracotta di Agostino Cornacchini, primo studio scultoreo di questo fortunato gruppo.
Seguono il prezioso rilievo bronzeo “ad uso di quadro” del Soldani raffigurante il Transito di San Giuseppe e la cera derivata dal bronzo, dalle collezioni del Bargello, esposti insieme con lo studio preparatorio in terracruda, anch’esso per la prima volta in Italia, a testimoniare l’ambizione della Manifattura Ginori di realizzarne versioni in porcellana che però non si sono conservate.
Il “gran finale” della mostra è rappresentato dal Camino monumentale in porcellana, opera singolarissima nel suo genere, da attribuire a Gasparo Bruschi, capo modellatore a Doccia, e al quadraturista e scenografo Domenico Stagi. È un trionfo di perizia tecnica e di ricercatezza ornamentale. Nella parte superiore sono affiancate le traduzioni in porcellana di opere di scultori illustri: il bassorilievo ovale con “putti che stillano i fiori”, tratto da un bronzo di Massimiliano Soldani Benzi, e le riduzioni dell’Aurora e del Crepuscolo scolpite da Michelangelo per la tomba di Lorenzo de’ Medici nelle Cappelle Medicee.
A corredo della mostra, il catalogo, denso di novità, è pubblicato in italiano e in inglese dalla casa editrice Mandragora.
I saggi del bel volume ne ripercorrono le ragioni artistiche e politiche e, attraverso contributi incentrati sulle opere esposte, inseriscono la produzione scultorea in porcellana Ginori, in formato monumentale e in formato ridotto, nel più ampio panorama culturale artistico e politico del tempo, presentando importanti novità attributive. Seguono i contributi di specialisti del settore della lavorazione della porcellana che ripercorrono la storia della Manifattura, presentano opere inedite ed evidenziano la singolarità tecnica delle invenzioni del marchese.
La Fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue è stata anche un’esperienza formativa per due studenti universitari che grazie ad una convenzione per il tirocinio con il Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze, hanno partecipato a diverse fasi del progetto espositivo e stilato le schede del catalogo.
La realizzazione della mostra e del catalogo sono stati possibili grazie ad un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, ad una sponsorizzazione della Richard Ginori, e alla collaborazione di Firenze Musei. Hanno, inoltre, contribuito Opera Laboratori Fiorentini e Arteria, rispettivamente per l’allestimento e per i trasporti.
Oltre che per raccontare al grande pubblico un capitolo straordinario della produzione scultorea fiorentina, la mostra nasce per ridestare l’attenzione dei fiorentini e dell’opinione pubblica internazionale sulla sorte del Museo di Doccia. La generosità dei prestiti internazionali dimostra l’alto livello di questo interesse di tutte le istituzioni italiane e straniere per le sorti del Museo e della Manifattura. In quest’ottica un ringraziamento particolare va a S.A.S. il Principe Hans-Adam II von und zu Liechtenstein che ha concesso il Suo Patronato.
Come dichiarato dal Direttore del Museo Nazionale del Bargello, Paola D’Agostino “L’unicità del Museo di Doccia, del suo patrimonio artistico, e della Manifattura ci hanno spinto ad organizzare una mostra diversa. Questa mostra è frutto non soltanto di una stretta collaborazione tra i curatori e gli storici dell’arte che vi hanno contribuito in un serrato confronto culturale e politico, ma anche di una fitta rete di partecipazione di istituzioni italiane e straniere. Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine agli Enti che l’hanno generosamente finanziata, rendendo possibile una mostra diversa, ai musei e ai collezionisti che hanno concesso prestiti così singolari, e ai curatori e agli autori dei saggi che hanno lavorato a titolo gratuito, per contenere i costi della mostra e renderla il più possibile accessibile al pubblico. L’auspicio è che La Fabbrica della Bellezza rappresenti un primo modello di collaborazione tra pubblico e privato, e che contribuisca alla rinascita del Museo e al rilancio della Manifattura Ginori”.
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