La rivincita del colore sulla linea. Disegni veneti dall’Ashmolean Museum e dagli Uffizi
Dal 25 Ottobre 2016 al 15 Gennaio 2017
Firenze
Luogo: Gabinetto Disegni e Stampe - Galleria degli Uffizi
Indirizzo: piazzale degli Uffizi 6
Orari: da martedì a domenica 8,15-18,50
Curatori: Marzia Faietti, Giorgio Marini, Catherine Whistler
Enti promotori:
- MiBACT
Costo del biglietto: intero € 12.50, ridotto € 6.25
Telefono per informazioni: +39 055 294883
E-Mail info: direzione.uffizi@polomuseale.firenze.it
Sito ufficiale: http://www.uffizi.it/
S'intitola "La rivincita del Colore sulla Linea. Disegni veneti dall'Ashmolean Museum e dagli Uffizi" la mostra che dal 25 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017 si terrà a Firenze, nella Sala Edoardo Detti e nella Sala del Camino del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi.
L'esposizione riunisce quarantotto opere provenienti dalle collezioni dell'Ashmolean Museum di Oxford e dall’istituto fiorentino che la ospita, ponendosi in linea di continuità con la precedente rassegna oxoniense, aperta l’anno scorso presso l’Ashmolean Museum.
Le vie del disegno sono infinite, sembra affermare la mostra organizzata dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi. L'ambizioso progetto si propone infatti di dimostrare, con l'ausilio di opere esemplari, come il concetto di disegno espresso dagli artisti veneti tra fine Quattrocento e inizio Settecento non sia affatto inferiore all'idea che di esso svilupparono i toscani, ma anzi ne rappresenti una via alternativa e altrettanto valida.
La contrapposizione tra Colore dei veneziani e Disegno dei toscani si affermò teoricamente nel Cinquecento soprattutto per opera di Giorgio Vasari. Nella Vita di Tiziano, uscita nell'edizione Giuntina del 1568, egli scrive che molti pittori "vineziani", come Giorgione, Palma, Pordenone e altri ancora "che non videro Roma né altre opere di tutta perfezione", dovettero nascondere "sotto la vaghezza de' colori lo stento del non saper disegnare".
Dietro il suo perentorio giudizio, però, Vasari nasconde una visione ben più complessa. "Proprio lo storiografo aretino - ricorda il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt -, nel capitolo XVI dell’Introduzione alle tre arti del disegno del Volume I delle Vite, accenna a infiniti altri modi di disegnare senza specificarne le prerogative, lasciando così aperte le strade della sperimentazione grafica". La mostra sarà allora un'occasione per comprendere a pieno le ragioni del pregiudizio vasariano sul disegno veneto, inserendole nello sfaccettato impianto ideologico delle Vite.
Come afferma Marzia Faietti - cui spetta la curatela scientifica della mostra con la collaborazione di Giorgio Marini, Roberta Aliventi e Laura Da Rin Bettina - "nelle diverse Vite Vasari non biasimò mai veramente i veneziani con specifico riguardo alla produzione grafica e quando lo fece, appunto nella biografia di Vecellio del 1568, aveva come obiettivo assicurare il primato all’Accademia fiorentina del Disegno (che era stata fondata solo qualche anno prima, nel 1563) nelle fasi progettuali che precedono e indirizzano l'esecuzione pittorica".
Si tratta dunque di una spaccatura iniziata negli anni Cinquanta del Cinquecento tra due diverse civiltà figurative, quella fiorentina legata alla teorizzazione del Disegno lineamentum come principio unificatore tra idea e prassi, e quella veneziana del Colore che intende il disegno in un'accezione polisemantica, pronta a dialogare con il disegno centro-italiano e capace tuttavia di esprimere le virtù cromatiche che le erano proprie. Dai tracciati a penna ripassati a pietra rossa di Carpaccio (fig. 2) fino alla totale identificazione tra pittura e disegno di Jacopo Bassano (fig. 8), dai segni liberi ed energici a pietra nera di Sebastiano Ricci fino agli effetti chiaroscurali e luministici di Canaletto (fig. 13), Francesco Guardi (fig. 14) e Giambattista Tiepolo (fig. 16), l'esposizione darà conto di un Colore che saprà prendersi la sua rivincita, ingaggiando un suggestivo dialogo a distanza con il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini conservato alla Galleria delle Statue e delle Pitture delle Gallerie degli Uffizi, straordinario e precoce esempio di perfetta fusione tra pittura e disegno. Rispetto all'omologa esposizione di Oxford, la mostra si differenzia per una selezione di opere più ridotta, mirata ad approfondire il polimorfismo del disegno veneziano. Ma il valore emblematico della rassegna non cederà nulla al fascino dell'impatto visivo, valorizzato da un allestimento ad hoc che offrirà maggiore flessibilità rispetto alle consuete e ormai storicizzate strutture espositive delle opere su carta. "Al posto dei quadri mobili realizzati da Edoardo Detti e Carlo Scarpa nel 1960 - dice Antonio Godoli, cui si deve il progetto di allestimento -, per agevolare la lettura delle opere da parte dei visitatori si è costruita una superficie continua in legno di ciliegio, atta ad accogliere in libera successione disegni di formati diversi".
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