Qui. Paolo Masi
Dal 14 Settembre 2018 al 31 Gennaio 2019
Firenze
Luogo: Le Murate. Progetti Arte Contemporanea
Indirizzo: via dell'Agnolo
Orari: dal martedì al sabato ore 14.30-19.30. Visite guidate gratuite tutti i sabati a partire dal 22 settembre ore 15.00 e ore 16.30
Telefono per informazioni: +39 055 2768224
E-Mail info: info@muse.comune.fi.it
Sito ufficiale: http://www.lemuratepac.it
Dall’incontro tra Le Murate. Progetti Arte Contemporanea e Paolo Masi nasce un progetto site specific, che l’artista fiorentino ha voluto dedicare a questo luogo unico, spazio della memoria, della prigionia, della reclusione volontaria ma anche coatta.
Nasce così “Qui. Paolo Masi” (dal 14 settembre al 31 gennaio 2019) importante mostra monografica composta da dodici opere monumentali appositamente concepite e realizzate per gli spazi delle Murate. Il progetto espositivo nasce da un confronto diretto fra artista, ambienti e storia del complesso cittadino nel segno di una nuova produzione. L’ex complesso carcerario è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciata, la fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.
L’esposizione, organizzata da Mus.e e prodotta da Le Murate. Progetti Arte Contemporanea in collaborazione con Frittelli Arte Contemporanea rientra nel Progetto RIVA 2018 curato e diretto da Valentina Gensini. Il progetto Riva è realizzato in co-progettazione e con il contributo del progetto Sensi Contemporanei nell’ambito dell’accordo di programma quadro tra Regione Toscana, Mibac Direzione Generale Cinema e Agenzia per la Coesione Territoriale. Le ex celle saranno interessate da una serie di installazioni site specific invitando il visitatore ad una riflessione sul concetto di reclusione e meditazione. Le opere – che l’artista ha concepito utilizzando materiali volutamente “duri” come chiodi o lana d’acciaio oppure graffiando e “segnando” le pareti del complesso – tradiscono interventi sia di matrice cromatica che di origine materica, in coerenza con il percorso artistico lungo e strutturato che ha caratterizzato l’intera produzione dell’artista.
Gli interventi sullo spazio divengono così marcatori concettuali, in una ricerca serrata e coerente che ripercorre pratiche sperimentali avviate negli anni Settanta in modo nuovo e con una fragranza autentica, rigorosamente misurata con lo spazio. Sono presentati inoltre, 2 cicli inediti di Polaroid, uno dedicato alle Murate, spazio di isolamento e riflessione, l’altro al fiume Arno, luogo libero e mutevole, memoria di un mondo e di una vita esterna. “Quello che mi ha colpito è stato il fascino del luogo, dove le pareti in pietra hanno evidente il passaggio delle tante presenze tra monache di clausura e prigionieri – ha detto Paolo Masi - . Attraverso le polaroid ho cercato di riportare questa visibilità emozionale. La mostra è centrata sull’evidenziare la particolarità di questo spazio, diverso da una galleria e da un museo, che essendo luogo di produzione consente alla immaginazione di esprimersi in maniera libera e totale. Già dalla mia prima visita, ho deciso di concretizzare sentimenti ed emozioni su due piani diversificati: quello drammatico, al terzo piano, dove le celle sono legate da un racconto estremamente costrittivo; mentre al piano inferiore, il bianco della parete incisa, i due grandi cartoni e le tre carte piegate, riportano a una geometria alternativa al senso di chiusura fisica espressa dalla funzionalità originaria del luogo”. “Questo progetto espositivo rappresenta un unicum sia nel lavoro di Paolo Masi che nella programmazione de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea: per la prima volta siamo interamente “occupati” da un articolato lavoro site specific che interessa sia il centro di produzione e residenza, sia le altre strutture del complesso monumentale, coinvolgendo le facciate degli edifici principali – ha spiegato Valentina Gensini, direttore artistico de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea e curatrice della mostra -. La produzione ha impegnato il centro e la galleria Frittelli per mesi di lavoro e di residenza dell’artista. Masi rinuncia dunque ad ogni velleità espositiva per misurare il lavoro all’ambiente delle Murate, accogliendo nell’opera stessa la memoria storica ed emozionale del luogo. Una sfida importante e coraggiosa che ci spinge a ricreare una relazione profonda con questi spazi secolari e anche con la nostra identità, che predilige la residenza e la produzione quale modalità di approccio profondo, socialmente ed eticamente impegnato, estraneo al consumo culturale. Mi piace pensare che Le Murate, con la presenza sempre maggiore di giovani, abbiano accolto un grande senior e scelto di abitare qualche mese con lui per riscoprire il senso profondo di questo luogo e di modalità radicalmente alternative alla proposta culturale mainstream”.
Paolo Masi, nato a Firenze nel 1933, è attivo dagli anni cinquanta. La sua formazione passa prima da Milano, poi in Europa, dove l’artista si confronta e viene a contatto con il lavoro dei grandi astrattisti europei dai quali apprende lezioni di forte rigore formale. La produzione intrapresa negli anni ’60 passa dalla realizzazione di opere astratto-geometriche per approdare ad una sensibilità assoluta per il colore e negli anni ’70 alla ricerca e l’utilizzo di nuovi materiali. I suoi lavori di questo periodo sono caratterizzati dall’utilizzo del cartone ondulato. Sono degli anni ’80 i lavori dove l’artista si dedica a un’appassionata ricerca sul colore in rapporto allo spazio, realizzando opere dalle quali si desume la sua forte personalità cromatica. Negli anni 2000 Masi si cimenta nell’utilizzo di nuovi materiali come il plexiglas con il quale realizza opere di forme rettangolari o tonde dai colori smaglianti. Dalle iniziali esperienze di pittura informale e dall’astrattismo concreto Masi vanta un lavoro articolato, complesso e diversificato sul piano tecnico-linguistico. Le sue opere divengono marcatori concettuali del paesaggio e, come nel caso delle Polaroid, agiscono come studio analitico sui codici urbani. La sua intensa attività è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero, con opere presenti nelle collezioni del Mart di Rovereto, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, del Museo Pecci di Prato e del Museo Novecento di Firenze. I suoi lavori sono caratterizzati da un’incessante evoluzione sperimentale capace di coinvolgere anche gli spazi urbani.
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