Amnesie - ci ricorda di non dimenticare

Federico Clapis, New Memory  | AMNESIE
ci ricorda di non dimenticare | Courtesy Zerial Art Project

 

Dal 21 June 2025 al 31 December 2025

Gorizia

Luogo: Casa Krainer

Indirizzo: Via Rastello 43

Orari: Lun - Giov 9.30 - 13 / 13.30 - 18 | Ven - Dom 10 - 13 / 14 - 19

Curatori: Elisabetta Zerial

Enti promotori:

  • Zerial Art Project
  • Con il patrocinio del Comune di Gorizia
  • In collaborazione con PromoTurismoFVG
  • Banca BCC Venezia Giulia
  • Associazione Sociale Culturale Dâ Arie


AMNESIE
ci ricorda di non dimenticare

Zerial Art Project presenta, dal 3 giugno al 31 dicembre, Amnesie – ci ricorda di non dimenticare, una rassegna di undici mostre personali site-specific, a cura di Elisabetta Zerial, nell’ambito di GO! 2025 – Borderless Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura, con il patrocinio del Comune di Gorizia, in collaborazione con PromoTurismoFVG, Banca BCC Venezia Giulia, e l'Associazione Sociale Culturale Dâ Arie.

Il progetto prende forma come percorso diffuso che attraversa due città, due nazioni e un unico territorio transfrontaliero, dando voce al tema dell’amnesia come condizione del nostro tempo: perdita, oblio, cancellazione, ma anche possibilità di rigenerazione e rinascita.

Undici artisti contemporanei - Stefano Cagol, Nina Carini, Federico Clapis, Massimo Gardone, Andreas Senoner, Desideria Burgio, Andrea Guastavino, Marco Bolognesi, Giordano Floreancig, Camilla Marinoni e Marina Moreno - abitano quattro luoghi simbolici della memoria collettiva: Vila Vipolže nella Brda, Casa Krainer, Palazzo Lantieri e Kinemax a Gorizia. Spazi carichi di storia, segnati da stratificazioni culturali e architettoniche - medievali, rinascimentali, liberty - che diventano cornici vive per un dialogo tra arte, storia e identità.

Le opere - pittura, scultura, installazioni, grafica, fotografia, videoarte, cinema, linguaggi digitali NFT, arte sonora e performance - tracciano una geografia sensibile dell'amnesia come condizione del nostro tempo. Ogni artista realizza un progetto site-specific, concepito in dialogo con le architetture che lo ospitano, trasformando ogni sede in un dispositivo di memoria attiva. Accanto alle mostre, il programma prevede anche eventi collaterali dedicati all'approfondimento, con talk, proiezioni, laboratori e azioni performative pensati per coinvolgere la comunità e offrire nuovi sguardi sul presente.

Nel cuore di un territorio un tempo lacerato da confini politici e ideologici, Amnesie interroga i meccanismi del ricordo e dell’oblio a più livelli intrecciati: storico e geopolitico, dove l’amnesia diventa strumento di potere, operando selezioni arbitrarie su ciò che deve essere ricordato e ciò che può essere dimenticato - guerre, migrazioni, genocidi, resistenze; psicologico ed emotivo, dove il rimosso agisce come difesa ma lascia fratture interiori, ferite aperte; ambientale e paesaggistico, dove la disconnessione dalla natura e l’abbandono dei luoghi raccontano un’ecologia della perdita; infine archivistico e identitario, dove la cancellazione delle tracce mette in crisi la possibilità di costruire un senso di appartenenza.

Nel segno di una memoria condivisa e di una visione senza barriere, Amnesie si configura come una mappa critica e poetica, un mosaico di sguardi che attraversano il confine trasformando il vuoto in spazio generativo. L’arte si fa qui strumento di resistenza e ricostruzione, capace di ricucire ciò che è stato spezzato, di riportare alla luce ciò che è stato taciuto. Invita a interrogarsi su ciò che resta quando si perde memoria, su quali tracce decidiamo di custodire e quali lasciamo svanire. Forse, proprio nell'amnesia, si cela anche una possibilità: quella di ripensare il nostro rapporto con la storia, con l'identità e con il tempo.

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AMNESIE – ci ricorda di non dimenticare
a cura di Elisabetta Zerial
Dal 3 giugno al 31 dicembre 2025
Vila Vipolže, Casa Krainer, Palazzo Lantieri, Kinemax
Gli orari di visita variano a seconda della sede e sono, in alcuni casi, fruibili su prenotazione.

CALENDARIO MOSTRE - INAUGURAZIONI
03/06 e 06/09, ore 19.00 – Vila Vipolže, Vipolže 29, Dobrovo Slovenia
21/06 e 28/06, ore 18.00 – Casa Krainer, Via Rastello 43, Gorizia
03/09 ore 18.00 – Palazzo Lantieri, Piazza S. Antonio 6, Gorizia
08/09 e 11/09 ore 18.00 – Kinemax, Piazza della Vittoria 41, Gorizia

VILA VIPOLŽE
3 giugno – 3 settembre
Giordano Floreancig: L'arte del dimenticare
6 settembre – 31 dicembre
Massimo Gardone: Oasis – Embrace to Bloom

CASA KRAINER
21 giugno – 31 dicembre
Stefano Cagol: We are the Flood
Andrea Guastavino: Paesaggi di vetro
Desideria Burgio: Oggi come ieri
28 giugno – 31 dicembre
Andreas Senoner: Dall'assenza, la forma
Camilla Marinoni: L'inizio di ogni giorno – Canto IV

PALAZZO LANTIERI
3 settembre – 30 settembre
Nina Carini: Lingue di cielo e Le cose in pericolo (A. B. C. D. E...)
Federico Clapis: New Memory

KINEMAX
08 settembre – 25 settembre
11 settembre proiezione film The Truth on Senday City
Marco Bolognesi: The Truth on Senday City
Progetto performativo e partecipativo in progress tra arte e comunità
1 settembre – 1 ottobre
Marina Moreno: We all come from somewhere

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GIORDANO FLOREANCIG
AMNESIE –  L'ARTE DEL DIMENTICARE
VILA VIPOLŽE 3 giugno – 3 settembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione di GO!2025 – Borderless Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura, all'interno della rassegna Amnesie, Vila Vipolže accoglie nei suoi spazi intimi del piano nobile la mostra L'arte del dimenticare di Giordano Floreancig.

L'artista presenta una serie di ritratti inventati, realizzati con una tecnica pittorica fortemente materica, densa, quasi scultorea. Si tratta di volti anonimi, eppure carichi di presenza: esistenze interiori che affiorano dalla tela come apparizioni disturbate, memorie distorte, identità in cerca di definizione. I ritratti non rimandano a nessun modello riconoscibile, e proprio in questa assenza di riferimento rivelano la loro potenza evocativa. Sono immagini di ciò che resta quando l’identità viene privata delle sue fondamenta, quando la memoria smette di essere narrazione condivisa e si fa frammento, balbettio, rovina.

Chi sei, se ti è stato impedito di ricordare da dove vieni? Chi diventi, se ciò che sei stato ti viene negato, cancellato, riscritto? La pittura di Floreancig si muove esattamente in questo spazio liminale, dove il soggetto è ancora presente ma già trasformato, dove l’identità tenta di ricomporsi a partire da ciò che è stato rimosso. Le sue figure sembrano interrogare direttamente lo spettatore, costringendolo a una riflessione tanto intima quanto collettiva sul rapporto tra volto, storia e appartenenza. In questa tensione fra ciò che emerge e ciò che manca, la materia pittorica diventa linguaggio della memoria inconscia: impasti, raschiature, stratificazioni si trasformano in tracce, in relitti visivi di una storia personale e universale insieme. Come se l’artista stesse scavando nel tempo - nel proprio tempo, ma anche in quello di tutti - alla ricerca di una verità non più intera, ma ancora viva.

L’opera di Floreancig si inscrive perfettamente nel cuore della rassegna Amnesie, che indaga il confine fra memoria e oblio, fra costruzione identitaria e perdita. I suoi ritratti sono icone dell’essere smarrito, ma anche testimoni ostinati di un desiderio di ricucire, di ricordare, di essere. Nel gesto pittorico, nel volto distorto, nella materia che resiste, si cela la possibilità di una rinascita. Perché a volte, proprio nei territori dell’oblio, nasce il bisogno più autentico di sapere chi siamo.

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MASSIMO GARDONE
AMNESIE – OASIS – EMBRACE TO BLOOM
VILA VIPOLŽE 6 settembre – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione di GO! 2025 Borderless – Capitale Europea della Cultura, Zerial Art Project presenta la mostra personale di Massimo Gardone dal titolo Oasis – Embrace to Bloom a Vila Vipolže – Brda, all'interno della rassegna Amnesie – ci ricorda di non dimenticare, a cura di Elisabetta Zerial e in collaborazione con BCC Venezia Giulia Gruppo Iccrea, PromoTurismoFVG, Associazione Culturale Da Arie e con il patrocinio del Comune di Gorizia.

Nel contesto della rassegna, la mostra di Gardone trova collocazione significativa nella suggestiva cornice di Vila Vipolže, nella regione collinare della Brda. Immersi in un paesaggio che sembra sospeso tra memoria e visione, i fiori di Gardone diventano protagonisti silenziosi di una riflessione profonda e vibrante sulla vita, la trasformazione e l’effimero, radicata nella condizione di amnesia intesa non solo come perdita, ma come possibilità di riemersione, riscrittura, rinascita.

La villa, custode da secoli di un fascino intatto, diventa interlocutrice di un dialogo intimo tra arte, natura e storia. Sulla sua facciata verrà proiettato il video Oasis – Embrace to Bloom, nato dalla collaborazione tra Massimo Gardone e Fabio Bressan: un percorso sperimentale che unisce fotografia e intelligenza artificiale, connettendo linguaggi creativi diversi per reimmaginare futuri urbani possibili e trasportare lo spettatore in un universo immersivo e poetico.

La sala del piano nobile ospiterà una selezione di opere fotografiche su tela, già protagoniste della collaborazione con la Fondazione Roberto Capucci, che catturano l’essenza dei fiori attraverso un obiettivo sensibile e poetico. Ogni scatto trattiene insieme fragilità e forza, trasformando i soggetti naturali in figure metaforiche della memoria e della transitorietà dell’esistenza. Attraverso questi lavori, Gardone invita lo spettatore a osservare la bellezza nascosta nelle forme e nei colori, creando una riflessione sull’intensità del presente e sulla persistenza del ricordo.

È da questa visione che nascono i veli di Oasis: grandi superfici sospese che, nell’immaginazione, respirano nei boschi e restituiscono ossigeno alle città intossicate. In questi scenari futuribili, l’artista immagina che un giorno i veli rigeneratori diventino realtà e che i suoi fiori possano rivestirli: ogni petalo un polmone, ogni colore un soffio, affinché l’arte possa trasformarsi in respiro per il mondo. Su questi veli è presente un racconto in forma di fiction narrativa a cura di Alessandro Marinuzzi, che accompagna e contestualizza l’opera.

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STEFANO CAGOL
AMNESIE – WE ARE THE FLOOD
CASA KRAINER 21 giugno – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

L’installazione We Are The Flood di Stefano Cagol si inserisce con straordinaria potenza nella rassegna Amnesie, promossa nel contesto di in occasione di GO!2025 BORDERLESS – European Capital of Culture, esplorando il delicato equilibrio tra memoria e oblio, tra responsabilità e rimozione. Il titolo stesso - Noi siamo il diluvio - è una dichiarazione radicale che chiama in causa direttamente lo spettatore: il diluvio non è un evento naturale inevitabile, ma il risultato delle nostre azioni, dell’accumularsi delle nostre scelte e non-scelte, della nostra incapacità di custodire il passato e di affrontare le crisi del presente.

L’opera si muove su due livelli intrecciati: il cambiamento climatico e la geopolitica, due forze apparentemente distinte, ma in realtà connesse da una logica comune di trasformazione, conflitto e perdita. L’acqua, elemento simbolico centrale, è allo stesso tempo una minaccia concreta e un archivio della memoria: scioglie i ghiacciai e innalza i mari, cancellando territori, riscrivendo geografie, costringendo intere popolazioni a migrare; ma è anche il luogo in cui la storia si deposita, dove i confini fisici e mentali si dissolvono, lasciando spazio a una narrazione liquida e mutevole, difficile da contenere o archiviare.

Nel contesto di Amnesie, che indaga il ruolo della memoria nella costruzione dell’identità e il rischio della sua cancellazione, We Are The Flood assume una dimensione particolarmente incisiva. Gorizia e Nova Gorica, città attraversate da confini mobili, da stratificazioni culturali e identità sospese, diventano lo scenario ideale per una riflessione profonda sul rapporto tra storia, politica e natura. Qui, il diluvio evocato da Cagol non è solo quello legato alla crisi ecologica globale, ma anche quello delle divisioni politiche che hanno segnato il Novecento e continuano a lasciare tracce nei corpi, nei paesaggi, nelle relazioni sociali.

L’opera diventa così una sorta di monumento effimero al tempo presente, al suo fragore e alla sua vulnerabilità. Un’opera che non vuole essere rassicurante, ma necessaria: ci mette di fronte a uno specchio in cui siamo costretti a riconoscerci, a misurarci con la responsabilità collettiva del nostro tempo. We Are The Flood non è solo un’opera sulla perdita. È anche un avvertimento e un invito alla consapevolezza. Il diluvio può ancora essere arginato, se scegliamo di ricordare, di agire, di riconoscere il legame profondo tra passato e futuro.

Cagol ci chiede di abbandonare ogni postura di neutralità: non possiamo più considerarci spettatori passivi del cambiamento, né credere che le crisi che ci circondano siano fenomeni lontani da noi. Come le acque che sommergono e poi si ritirano, lasciando dietro di sé un nuovo paesaggio, We Are The Flood ci invita a guardare oltre la perdita, a riscoprire ciò che resta, a scegliere cosa salvare e come. Forse la memoria non è solo un archivio, ma un atto di resistenza. Forse possiamo ancora trattenere ciò che ci definisce, costruire dighe di consapevolezza contro l’oblio, riconoscere il legame inscindibile tra noi e ciò che ci circonda.

L’acqua sale, ma la voce della memoria può ancora farsi sentire, se sapremo ascoltarla.

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ANDREA GUASTAVINO
AMNESIE PAESAGGI DI VETRO
CASA KRAINER 21 giugno – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione di GO!2025 Borderless - Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura, Andrea Guastavino presenta a Casa Krainer, nell’ambito della rassegna Amnesie, l'installazione fotografica site-specific Passaggi di Vetro, che prende forma all’interno della cassettiera di inizio Novecento, un tempo appartenuta alla ferramenta della famiglia Krainer. Un grande mobile dimenticato, diventa il teatro silenzioso di un archivio di lastre fotografiche risalenti alla Prima Guerra Mondiale, salvate per caso un attimo prima della loro distruzione.

Andrea Guastavino ha accettato la scommessa del caso e ha seguito a ritroso i frammenti di vetro, riscoprendo un carosello di immagini particolarmente interessanti, come inedite visioni dell'Isonzo, gli aerofani militari e i primi aerei, dirigibili e trincee, volti anonimi e di generali, sezioni di obice e codici di tiro per la contraerea.

L'artista ospitando le antiche lastre di vetro nei vuoti cassetti di legno, come fossero nidi di un grande albero, trasforma il mobile - nuovamente custode - in una sorta di memoriale domestico: una trincea di visioni dimenticate, che dialogono con i versi del poeta Giuseppe Ungaretti, provenienti dall'interno del mobile.

Le lastre di vetro, stampate dall’artista, si presentano come una sorta di “ossari di immagini”, riesumati dalla terra e riallestiti a Casa Krainer, dove ci regalano - come lampade di Aladino chiuse per un secolo - una inedita visione del territorio goriziano e della storia attraverso un occhio contemporaneo.

L’installazione Passaggi di Vetro, pur presentando un materiale fortemente connotato di memoria, non cerca verità storiche. I segni del tempo, le ossidazioni, sono le tracce che l’artista segue in camera oscura per indagare l’impronta che è passata da questi luoghi di vetro: fotografie di trincea, graffiate dal tempo e intrise di memorie, fotografie che sembrano indagare dimensioni misteriose dell’apparire dell’immagine.

Guastavino, come un archeologo, disseppellisce dall'oblio della luce immagini che svela in camera oscura, sviluppandole sul confine tra positivo e negativo, dilatando la visione fino ad un'immagine altra, uno spazio che è terra di nessuno, dove passato e presente si sciolgono. Immagini imparentate al sogno o, più esattamente, a uno stato di dormiveglia, sospese tra le nebbie dell’amnesia e una bruciante visione, un equilibrio struggente in tensione continua tra il senso di perdita e l’affiorare desiderante dell’immagine. L'installazione fotografica Passaggi di Vetro è un potente viaggio visionario, dove la fotografia sperimentale gioca e si sporca con la storia, trovando una nuova forza immaginifica.

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DESIDERIA BURGIO
AMNESIE – OGGI COME IERI
CASA KRAINER 21 giugno – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

Oggi come ieri è un’opera site-specific dell’artista Desideria Burgio, in occasione di GO!2025 Borderless - Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura e presentata nell’ambito della rassegna Amnesie.

Il significato dell’opera risiede nella riflessione sul tempo e sulla memoria, ma anche nella sua capacità di trasmettere e rinnovare valori e sensazioni attraverso le generazioni. Il titolo stesso - Oggi come ieri - è una dichiarazione che pone lo spettatore davanti a un tempo che si ripete e si rinnova allo stesso tempo, dove il passato continua a vivere nel presente, modellandolo, silenziosamente, con la forza dell’esperienza.

Desideria Burgio, con il suo linguaggio visivo essenziale e simbolico, intreccia elementi della tradizione con segni contemporanei, creando un’opera che trasforma la facciata in un luogo di dialogo tra memoria storica e immaginazione creativa. In questo senso, l’intervento artistico agisce come un ponte tra epoche, evocando una continuità che è insieme culturale, emozionale e visiva.

La dimensione positiva e propositiva dell’opera emerge nella sua capacità di infondere speranza, di restituire forza e fiducia al presente attraverso la consapevolezza del tempo trascorso. Casa Krainer si carica così di una nuova energia: ogni segno, ogni linea, ogni colore diventa un frammento di racconto, un richiamo alla memoria collettiva e alla capacità umana di resistere, trasformarsi, rinascere.

Oggi come ieri invita chi guarda a non dimenticare, ma anche a non restare fermi. A riconoscere che la memoria non è un peso ma una risorsa, un terreno fertile da cui far germogliare nuove visioni. È un invito a portare con sé il passato, a farne nutrimento per il presente, affinché il futuro non sia privo di radici.

Come scrive Erich Auerbach, filologo tedesco, riflettendo sullo scrittore Marcel Proust: affidandosi alla propria coscienza, ma non a quella del momento presente, bensì alla coscienza del ricordo. In questa tensione tra il tempo vissuto e quello immaginato, l’opera di Desideria Burgio trova la sua forza, diventando un gesto visivo di resistenza all’oblio, una soglia luminosa tra ciò che è stato e ciò che può ancora essere.

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ANDREAS SENONER
AMNESIE – DALL'ASSENZA, LA FORMA
CASA KRAINER 28 giugno – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione diO!2025 Borderless - Nova Gorica Gorizia Capitale Europea della Cultura e della rassegna Amnesie, l'intervento site-specific Dall'assenza, la forma di Andreas Senoner si innesta in una riflessione sull’identità e sulla memoria, con particolare attenzione al fenomeno dell’amnesia non come vuoto, ma come possibilità di trasformazione.

È proprio su questa tensione che si sviluppa il lavoro di Senoner: le sue sculture, sospese tra il naturale e l’innaturale, tra il corporeo e il simbolico, diventano strumenti poetici attraverso cui leggere l’amnesia non come perdita sterile, ma come spazio generativo di nuove forme e significati.

Le opere di Senoner offrono un paradigma per riflettere su un territorio che ha vissuto fratture profonde, ma che oggi può trasformare la propria memoria in una risorsa attiva. L’amnesia non deve essere vista come una cesura traumatica, ma come un’opportunità di ridefinizione: è lo spazio bianco in cui si può riscrivere un’identità collettiva che non sia più ancorata esclusivamente a memorie dolorose o a logiche divisive, ma aperta alla costruzione di nuovi immaginari condivisi.

Dall'assenza, la forma ci ricorda che dimenticare non è sempre un atto di rimozione, ma può essere un gesto creativo, una forma di rigenerazione. Attraverso materiali, forme e figure che evocano tensione, sospensione e metamorfosi, Senoner apre domande fondamentali: cosa resta quando il passato si dissolve? Come si ricostruisce un’identità storica frantumata? È proprio in queste crepe che si inserisce il suo lavoro, come una lente capace di mostrare l’ambiguità del tempo, dove il rimosso continua a esercitare una forza sotterranea.

Le sue opere suggeriscono che l’amnesia non sia solo una condizione da temere, ma anche un meccanismo di trasformazione e un atto di resistenza. L’assenza diventa così uno spazio fertile per nuove narrazioni; la perdita, una possibilità di riscrittura. Dall'assenza, la forma accoglie la frammentazione come principio formale e concettuale, e ci invita a contemplare la bellezza imperfetta delle tracce, delle cicatrici, di ciò che è stato cancellato ma non dimenticato del tutto.

Le sue sculture non raccontano una storia lineare o chiusa, ma evocano uno scorrere del tempo che cancella e modifica, lasciando dietro di sé tracce mutevoli, imperfette, eppure cariche di significato. Sono presenze silenziose di un'identità storica mai fissa, quasi sospese, che abitano lo spazio con delicatezza e intensità, sempre in bilico tra ciò che ricordiamo e ciò che inevitabilmente dimentichiamo.

CAMILLA MARINONI
AMNESIE – L'INIZIO DI OGNI GIORNO – CANTO IV
CASA KRAINER 28 giugno – 31 dicembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione di GO!2025 – Borderless Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura, all'interno della rassegna Amnesie, Casa Krainer accoglie nei suoi spazi intimi l’installazione site-specific di Camilla Marinoni L’inizio di ogni giorno - Canto IV. Un'opera che si colloca al crocevia tra presenza e scomparsa, tra il fragile permanere della memoria e la sua costante minaccia di dissoluzione. In un tempo che spesso ci appare confuso, frammentato, dove ciò che è stato rischia di svanire senza lasciare traccia, l’artista ci invita a sostare in ascolto, a ritrovare un ritmo interiore capace di opporsi a quello dell’oblio.

L’inizio di ogni giorno è un atto di resistenza, un rito quotidiano che rinnova la possibilità di ricordare, di riattivare una connessione profonda con ciò che è stato e con ciò che continua a vivere in noi. Il lavoro si compone di un’installazione sonora e una scultura, due presenze che si intrecciano nel silenzio evocativo di Casa Krainer. Una voce sussurra in italiano, sloveno e inglese, una frase tratta da Vita activa (1958) di Hannah Arendt, filosofa tedesca, ricordandoci che ogni nascita –- ogni giorno - è un atto politico e spirituale, una ribellione contro la finitudine della vita.

Nel pozzo medievale, elemento centrale dell’installazione, si raccoglie il senso stesso della memoria come spazio sotterraneo e fluido, fonte di vita ma anche di mistero. L’acqua diventa così metafora della conoscenza e dell’ascolto, della rinascita e del tempo che scorre. Le sue acque silenziose custodiscono memorie collettive, sussurri di vite trascorse, rinascite possibili e antiche saggezze. La scultura, concepita come un fiore rarefatto, si apre con petali in ceramica e vetro soffiato, materiali delicati e preziosi che riflettono la luce e il respiro della fragilità umana. Al centro, un volto inciso: forma dell’identità, traccia dell’essere, eco del sacro che ci abita. L’aggiunta della coperta isotermica, usata dal lato dorato, genera una tensione tra vulnerabilità e protezione, tra ciò che è prezioso e ciò che rischia di essere dimenticato.

Quest’opera non intende spiegare né commemorare: piuttosto, invita a una sospensione del tempo, a un ritorno lento e consapevole a sé stessi e agli altri. In un’epoca dominata dalla velocità e dalla dimenticanza, L'inizio di ogni giorno - Canto IV è un gesto poetico che rinnova la possibilità del senso. Un piccolo altare laico che ci ricorda, con forza sottile, che ricordare è un atto d’amore. E che ogni giorno, se vissuto con consapevolezza, può essere davvero l’inizio di tutto.

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NINA CARINI
AMNESIE LINGUE DI CIELO LE COSE IN PERICOLO (A. B. C. D. E...)
PALAZZO LANTIERI 3 settembre – 30 settembre
a cura di Elisabetta Zerial

In occasione di GO!2025 – Borderless Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura e all’interno del progetto Amnesie, Nina Carini presenta a Palazzo Lantieri due installazioni che esplorano i concetti di tempo, fragilità e perdita. Le sue opere si inscrivono in un percorso che, nel cuore del programma transfrontaliero, riflette su ciò che viene dimenticato, cancellato, rimosso dalla narrazione dominante - in ambito culturale, politico, sociale. Un processo tanto silenzioso quanto pervasivo, che l’artista decostruisce attraverso una scrittura poetica e materica dello spazio. Lingue di cielo, realizzata site specific per la Sala degli Affreschi, si confronta con un luogo profondamente segnato dalla storia e dalla rappresentazione. In uno spazio che porta in sé le tracce di un tempo collettivo - quello dell’aristocrazia, del potere, della conservazione - Carini introduce un intervento sospeso e meditativo, che invita a guardare in alto e dentro, verso una dimensione fragile ma piena di senso. L’opera si sviluppa come una tensione aerea e visionaria, una soglia tra il visibile e l’invisibile. Lingue di cielo è installata sul pavimento della Sala degli Affreschi, creando un contrasto intimo con le superfici decorate e arricchendo lo spazio con un senso di solennità e silenzio.

Una narrazione costruita attraverso l'indagine di alcuni frammenti fossili, studio iniziato durante la residenza alla Fonderia Artistica Battaglia avvenuta nel 2023, testimonia la sua necessità di andare oltre la scala umana del tempo - funzionando come memento mori, rimandando alla distruzione silente operata dall’uomo sulla natura, ma anche alla possibilità di uno sguardo che trattiene, cura e protegge - perché come dice il titolo -al cielo gli si dà voce. La Sala degli Affreschi, con le sue decorazioni pregne di un immaginario classico e idealizzato, diventa così un luogo di contrappunto: alla bellezza celebrativa si affianca un’estetica della vulnerabilità, dove il cielo si fa lingua e la memoria prende la forma di un canto silenzioso.

Nel giardino adiacente, l’installazione sonora Le cose in pericolo (A. B. C. D. E...) continua questa riflessione, estendendola al paesaggio e all’esperienza dell’ascolto. L’opera si compone come una polifonia a quattro canali, in cui gruppi di bambini della scuola primaria pronunciano elenchi di parole appartenenti a lingue ataviche: nomi di luoghi, idiomi, popoli, elementi del reale che stanno per svanire. La lingua si fa suono, balbettio poetico, evocazione di un patrimonio fragile e inafferrabile.

Questo lavoro nasce dall’incontro con il poemetto Glossopetrae di Simona Menicocci, da cui Carini ha tratto ispirazione per costruire un archivio emotivo della perdita. Il giardino, concepito come luogo di transito e trasformazione, amplifica l’esperienza sensoriale del visitatore, che attraversa lo spazio seguendo un cammino invisibile segnato da voci, silenzi e memorie.

Nel contesto di Amnesie, le due opere si pongono come atti di resistenza intima: contro l’oblio, contro l’appiattimento del tempo e delle differenze, contro l’annullamento delle identità minori. Non è una denuncia esplicita, ma un gesto poetico che restituisce dignità a ciò che sta per scomparire.

In una società che ci impone modelli di perfezione, immortalità e consumo, Lingue di cielo e Le cose in pericolo (A.B.C.D.E...) ci ricordano che il vero senso della vita potrebbe risiedere proprio nella sua precarietà —- nella tensione fragile che ci rende, nella sua accezione più antica, drammaticamente unici.

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FEDERICO CLAPIS
AMNESIE NEW MEMORY
PALAZZO LANTIERI 3 settembre – 30 settembre
a cura di Elisabetta Zerial


New Memory è un’opera digitale site specific di Federico Clapis, pensata per il Salotto Rosa di Palazzo Lantieri nell’ambito della rassegna Amnesie in occasione di GO!2025 – Borderless European Capital of Culture. Attraverso il linguaggio dell’NFT, Clapis attiva un processo visivo e sensoriale capace di risvegliare l’amnesia di separazione che da secoli abita l’animo umano.

Nel cuore intimo e stratificato di Palazzo Lantieri, l’installazione si sviluppa come una riflessione sulla memoria perduta della nostra unità originaria. Due creature futuristiche, entità ibride e consapevoli, si osservano timidamente in un gesto delicato di riconoscimento reciproco. La loro presenza si inserisce in uno spazio carico di storia e ritratti, in cui le “degenerazioni precedenti” - metafore dei nostri smarrimenti, dei fallimenti dell’umanità, dei suoi frammenti dimenticati - si fanno scenario e specchio.

Il dialogo silenzioso tra queste due figure diventa un viaggio introspettivo, una danza fatta di sguardi e di memoria risvegliata. Non è solo un incontro tra due esseri, ma la messa in scena di un possibile ricongiungimento tra le parti disgregate dell’essere umano, un richiamo a ciò che ci unisce oltre l’apparente distanza, oltre i secoli di divisioni interiori e collettive. Il percorso si compie nella visione di una capsula del tempo bianca, luogo simbolico e sospeso, che non contiene oggetti ma possibilità: è un invito alla rigenerazione, al risveglio, alla riscrittura di una nuova memoria condivisa. In questa soglia tra passato e futuro, New Memory diventa una meditazione sulla condizione contemporanea: sulla necessità di ricordare chi siamo davvero, di interrogarci sul senso stesso del nostro esistere e di oltrepassare lo stato di amnesia in cui spesso ci rifugiamo.

L’opera di Clapis, poetica e profonda, unisce tecnologia e spiritualità, ironia e intensità, e trova nel Salotto Rosa - luogo di eleganza e stratificazione storica - il contenitore ideale per un’esperienza che parla al tempo, alla coscienza e al desiderio umano di riconnessione.

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MARCO BOLOGNESI
AMNESIE THE TRUTH ON SENDAI CITY
KINEMAX 11 settembree – 25 settembre
a cura di Elisabetta Zerial

All’interno del progetto Amnesie, promosso in occasione di GO!2025 Borderless – Nova Gorica Gorizia European Capital of Culture, il film The Truth on Sendai City di Marco Bolognesi, con il contributo del Ministero della Cultura Italiana – Regione Emilia Romagna e in collaborazione con Cineteca e Musei di Bologna, si inserisce come una narrazione potente e disturbante che interroga le dinamiche della memoria collettiva in un’epoca di crisi globale e manipolazione mediatica. Il film, ambientato in una città futuristica e simbolica, ci conduce in un universo distopico dove i confini tra realtà e illusione si dissolvono e la verità viene sistematicamente cancellata, riscritta, rimodellata secondo logiche di potere e controllo. Sendai City, città immaginaria e al tempo stesso riconoscibile, è il teatro di un presente alterato in cui l’amnesia è diventata strategia politica e forma di sopravvivenza. Qui, i ricordi sono frammentati, instabili, vulnerabili, e la possibilità stessa di ricordare viene messa in discussione da una società iper-tecnologica, sorvegliata, dove l’identità dell’individuo è costantemente erosa da dinamiche collettive imposte dall’alto. In questo scenario, Bolognesi costruisce una narrazione visiva e simbolica che richiama fortemente le questioni affrontate dal progetto Amnesie: l’oblio come trauma e come scelta, la riscrittura del passato, la perdita di senso, l’alienazione sociale.

The Truth on Sendai City è al tempo stesso un film, un’opera d’arte e un dispositivo critico. Con una cifra stilistica che fonde estetica cyberpunk, cultura pop, denuncia politica e immaginario postumano, Bolognesi mette in scena una resistenza poetica alla cancellazione. I personaggi che abitano Sendai City, tra cyborg, ribelli e apparizioni fantasmatiche, diventano metafora di una società che tenta disperatamente di riappropriarsi della propria voce, della propria storia, dei propri traumi rimossi.

Accanto alla proiezione, il progetto espositivo comprende una selezione di opere visive che rappresentano il cuore creativo e concettuale del film. Bozzetti, disegni e fotografie, vengono presentati come frammenti di un atlante visivo che restituisce la complessità dell’universo di Bolognesi. Ogni opera è un tassello di una memoria in costruzione, un esercizio di immaginazione critica, un invito a guardare oltre ciò che è visibile. La mostra permette di entrare nei meccanismi interni del processo creativo, dove la narrazione si fa materia, forma, installazione.

In linea con le riflessioni portate avanti da Amnesie, il progetto di Bolognesi mette in discussione l’idea stessa di verità storica: chi la produce? Chi la conserva? Chi decide cosa dimenticare? In un mondo dove la memoria può essere modificata da un clic, l’opera di Bolognesi ci restituisce il bisogno di ricostruire spazi di autenticità e consapevolezza, di far riemergere ciò che è stato sepolto, di rivendicare il diritto a ricordare.

Con The Truth on Sendai City, Marco Bolognesi firma una riflessione artistica e politica di forte attualità, che attraversa temi cruciali come la disinformazione, la perdita di identità, la trasformazione del corpo e la fragilità della coscienza collettiva. Un viaggio immersivo nel cuore dell’oblio, ma anche un atto di resistenza visiva e poetica contro l’appiattimento della memoria contemporanea.

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