Julien Friedler. Voyage
Dal 18 Dicembre 2014 al 28 Febbraio 2015
Ventimiglia | Imperia
Luogo: Museo civico Archeologico Girolamo Rossi
Indirizzo: via Verdi 41
Orari: martedì, giovedì e sabato 9-12,30 / 15-17; mercoledì e venerdì 9-12,30; prima e terza domenica del mese 10-12,30
Costo del biglietto: intero 6 €, ridotto gruppi 4,50,€, ridotto scuole 3 €
Telefono per informazioni: +39 0184 351181
E-Mail info: museoventimiglia@libero.it
Sito ufficiale: http://www.marventimiglia.it/
L’esposizione dal titolo voyage riflette gli aspetti di una meditazione interiore, un viaggio intimo che l’artista restituisce sulla tela in opere forti e toccanti. Si tratta anche di viaggi reali, attraverso i quali Friedler torna alle origini e riattiva la propria ispirazione nella meditazione e nel contatto con altre realtà. Nel caso dell’allestimento al Museo civico Archeologico Girolamo Rossi di Ventimiglia, le opere si confrontano alla presenza di oggetti antichi in un percorso quasi iniziatico attraverso la collezione del museo. La mostra è un viaggio effettivo nell’universo dell’antichità mediterranea, scandito dalle opere contemporanee di Julien Friedler che si scoprono all’improvviso, come tracce di un’archeologia contemporanea. In occasione di una precedente mostra Elena del Drago, (curatrice) a proposito di opere contemporanee esposte all’interno del Museo, specificava: “Reperti senza tempo, contemporanei perché sospesi in una dimensione dove il sapere artigianale dell’arte si incontra con le più innovative tra le tecniche a disposizione per raccontare un mondo, il nostro, che non si lascia racchiudere in alcuna categoria. Sono culture distanti improvvisamente complici, frammenti naturali ricreati con cura, sono racconti antichissimi declinati con un linguaggio veloce e personaggi remoti, che credevamo persi, recuperati e riportati al presente.”
La mostra propone circa 30 opere, tra lavori di grande formato (olio su tela) e carte più piccole che rappresentano le tracce del suo passaggio in luoghi di soggiorno propizi al raccoglimento, nei quali l’artista risiede circa una settimana al mese. Questi spostamenti sono fonte di comunicazione e di conoscenza e rigenerano il lavoro dell’artista.
Julien Friedler è pittore. Un pittore che osserva il mondo, e da questa contemplazione nasce una forza di ricezione e trasmissione delle percezioni visibili e invisibili delle energie vive che abitano il nostro pianeta. La sua arte mette in moto sensazioni, relazioni, analisi, capacità di azione, e ed è concepita come opera di integrazione di tutte le espressioni vitali, derivino esse dalla propria esperienza o da quella altrui. La sua azione, di conseguenza, riveste molteplici aspetti e la sua opera abbraccia vari campi, dalla letteratura alla filosofia, dall’analisi sociologica alle arti plastiche (pittura, scultura).
Il suo linguaggio artistico comporta una produzione pittorica che prende vita dalla propria necessità creatrice, dal proprio desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante da quello che l’artista definisce: «tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone». Julien Friedler procede secondo una modalità quasi ipnotica, senza vincolo di soggetti, di materiali messi in opera, definendo così un ritmo, un modo di espressione informale. La qualità della sua opera deriva dalla sua capacità di dissociazione e introspezione che egli applica a se stesso, prima di interessarsi agli altri, e dal voler scoprire nell’altro le motivazioni più intime: esplorare l’animo umano.
La sua indagine si cristallizza nel suo lavoro anche in una forma più concettuale, generata da un altro volto del contemplatore, impersonato dall’alter ego di Friedler: Jack Balance. Vicina al linguaggio Fluxus, questa parte della sua opera rappresenta un tentativo di fusione tra diverse forme di espressione. Come in Fluxus, l’arte è supporto di scambio e di comunicazione, che corrisponde più a un atteggiamento verso la vita, a un tentativo di abolire le frontiere che separano quest’ultima dall’ambito della creazione artistica. Non vi è più oggetto privilegiato, sacralizzato dalla denominazione “arte”, né categoria fissa come teatro, musica, arti plastiche e letteratura, ma una base comune di scambio che si traduce in proposte, gesti e azioni che richiedono una partecipazione collettiva.
Facendo eco alla propria pittura e secondo questa filosofia di indagine e condivisione, Julien Friedler ha concepito un progetto di installazione intitolato «La Forêt des Âmes» (La Foresta delle anime), progetto ambizioso e partecipativo promosso dall’associazione Spirit of Boz, fondata nel 2006. Boz definisce una tendenza attuale, al tempo stesso filosofica e artistica interattiva, interessata dalla convergenza delle energie e delle forze sensibili universali che si esprimono nelle risposte spontanee a un questionario, elaborato dall’artista e che l’associazione di Boz raccoglie. Queste migliaia di risposte costituiscono il materiale necessario all’edificazione di colonne che costituiranno l’opera intitolata «La Forêt des Âmes». Funzionando per riflesso individuale o collettivo, Spirit of Boz fa nascere una leggenda o una spiritualità moderna fondata sull’arte. Il suo punto di vista è contemplativo e non militante. Il suo ideale: la pace interiore al di là della confusione e della frenesia.
La sua carica emotiva e sensibile, la sua capacità introspettiva, arricchita da una conoscenza dei meccanismi segreti degli esseri umani, che oggi Friedler sviluppa nel suo progetto di Boz, ma che egli ha nutrito tempo addietro attraverso la pratica della psicanalisi, alimenta il suo immaginario pittorico. Le sue opere sono abitate da spiriti invisibili, da ombre furtive che vagano in universi eterei. Di ispirazione informale, i suoi quadri talvolta inquietanti ma spesso colorati e aerei, definiscono una pittura fatta di armonie sottili, che riflettono il suo interesse per le conoscenze subliminali del mondo. Vi è qualcosa di surrealista nella sua arte, ma in una componente più onirica e più gestuale. Julien Friedler restituisce sulla tela l’energia dei flussi invisibili che circolano nell’universo, dando corpo a una mitologia ancorata alla realtà del nostro tempo e all’eternità del divenire.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo bilingue, con un testo di Dominique Stella, pubblicato per l’occasione da Jacques Flament éditeur (Francia). La mostra è promossa da l’Association Julien Friedler pour l’Art Contemporain Spirit of Boz – Julien Friedler.
La mostra propone circa 30 opere, tra lavori di grande formato (olio su tela) e carte più piccole che rappresentano le tracce del suo passaggio in luoghi di soggiorno propizi al raccoglimento, nei quali l’artista risiede circa una settimana al mese. Questi spostamenti sono fonte di comunicazione e di conoscenza e rigenerano il lavoro dell’artista.
Julien Friedler è pittore. Un pittore che osserva il mondo, e da questa contemplazione nasce una forza di ricezione e trasmissione delle percezioni visibili e invisibili delle energie vive che abitano il nostro pianeta. La sua arte mette in moto sensazioni, relazioni, analisi, capacità di azione, e ed è concepita come opera di integrazione di tutte le espressioni vitali, derivino esse dalla propria esperienza o da quella altrui. La sua azione, di conseguenza, riveste molteplici aspetti e la sua opera abbraccia vari campi, dalla letteratura alla filosofia, dall’analisi sociologica alle arti plastiche (pittura, scultura).
Il suo linguaggio artistico comporta una produzione pittorica che prende vita dalla propria necessità creatrice, dal proprio desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante da quello che l’artista definisce: «tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone». Julien Friedler procede secondo una modalità quasi ipnotica, senza vincolo di soggetti, di materiali messi in opera, definendo così un ritmo, un modo di espressione informale. La qualità della sua opera deriva dalla sua capacità di dissociazione e introspezione che egli applica a se stesso, prima di interessarsi agli altri, e dal voler scoprire nell’altro le motivazioni più intime: esplorare l’animo umano.
La sua indagine si cristallizza nel suo lavoro anche in una forma più concettuale, generata da un altro volto del contemplatore, impersonato dall’alter ego di Friedler: Jack Balance. Vicina al linguaggio Fluxus, questa parte della sua opera rappresenta un tentativo di fusione tra diverse forme di espressione. Come in Fluxus, l’arte è supporto di scambio e di comunicazione, che corrisponde più a un atteggiamento verso la vita, a un tentativo di abolire le frontiere che separano quest’ultima dall’ambito della creazione artistica. Non vi è più oggetto privilegiato, sacralizzato dalla denominazione “arte”, né categoria fissa come teatro, musica, arti plastiche e letteratura, ma una base comune di scambio che si traduce in proposte, gesti e azioni che richiedono una partecipazione collettiva.
Facendo eco alla propria pittura e secondo questa filosofia di indagine e condivisione, Julien Friedler ha concepito un progetto di installazione intitolato «La Forêt des Âmes» (La Foresta delle anime), progetto ambizioso e partecipativo promosso dall’associazione Spirit of Boz, fondata nel 2006. Boz definisce una tendenza attuale, al tempo stesso filosofica e artistica interattiva, interessata dalla convergenza delle energie e delle forze sensibili universali che si esprimono nelle risposte spontanee a un questionario, elaborato dall’artista e che l’associazione di Boz raccoglie. Queste migliaia di risposte costituiscono il materiale necessario all’edificazione di colonne che costituiranno l’opera intitolata «La Forêt des Âmes». Funzionando per riflesso individuale o collettivo, Spirit of Boz fa nascere una leggenda o una spiritualità moderna fondata sull’arte. Il suo punto di vista è contemplativo e non militante. Il suo ideale: la pace interiore al di là della confusione e della frenesia.
La sua carica emotiva e sensibile, la sua capacità introspettiva, arricchita da una conoscenza dei meccanismi segreti degli esseri umani, che oggi Friedler sviluppa nel suo progetto di Boz, ma che egli ha nutrito tempo addietro attraverso la pratica della psicanalisi, alimenta il suo immaginario pittorico. Le sue opere sono abitate da spiriti invisibili, da ombre furtive che vagano in universi eterei. Di ispirazione informale, i suoi quadri talvolta inquietanti ma spesso colorati e aerei, definiscono una pittura fatta di armonie sottili, che riflettono il suo interesse per le conoscenze subliminali del mondo. Vi è qualcosa di surrealista nella sua arte, ma in una componente più onirica e più gestuale. Julien Friedler restituisce sulla tela l’energia dei flussi invisibili che circolano nell’universo, dando corpo a una mitologia ancorata alla realtà del nostro tempo e all’eternità del divenire.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo bilingue, con un testo di Dominique Stella, pubblicato per l’occasione da Jacques Flament éditeur (Francia). La mostra è promossa da l’Association Julien Friedler pour l’Art Contemporain Spirit of Boz – Julien Friedler.
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