Sergio Nannicola. Antologica (dagli Anni Ottanta al 2014): Rinascere con l’arte
Dal 02 Agosto 2014 al 17 Agosto 2014
L'Aquila
Luogo: Palazzetto dei Nobili
Indirizzo: piazza Santa Margherita 2
Orari: 10,30-12,30 / 17,30-19,30
Enti promotori:
- Associazione ARTE
- Comune di L’Aquila
E-Mail info: info@associazionearte.net
Sito ufficiale: http://www.associazionearte.net
Un vero e proprio evento espositivo è la Mostra antologica dell’artista Sergio Nannicola – docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera Milano – che sarà inaugurata nella città natale dell’Aquila sabato 2 agosto 2014 alle ore 18 nello spazio architettonico-monumentale del Palazzetto dei Nobili e resterà aperta fino al 17 agosto con orario 10,30-12,30 / 17,30-19,30.
Promossa e organizzata dall’Associazione ARTE e con il Patrocinio del Comune di L’Aquila, quest’antologica raccoglie un nutrito numero di opere (progetti, disegni, sculture-oggetto, installazioni, video) realizzate dagli Anni Ottanta ai giorni nostri. La mostra si porrà quindi come un aggettante ponte ideale teso tra le opere degli Anni ‘80 dell’“artista giovane” che nel capoluogo abruzzese ha tenuto l’ultima mostra personale circa tre decenni fa, e quelle dei tempi più recenti dell’“artista maturo” presente in prestigiose collezioni d’arte ed esperienze espositive nazionali e internazionali.
La prevista performance relazionale “NutriMenti - Il sapore della forma” consentirà agli intervenuti all’inaugurazione di partecipare ad un propiziatorio rito collettivo di riappropriazione fisica, civica e culturale del Centro Storico distrutto dal sisma del 2009, attraverso una sorta di condivisione eucaristica che prevede la degustazione di cibi che riproducono formalmente la pianta storica medievale disegnata, per primo, nel 1575 dal matematico-architetto Pico Fonticulano.
Nel pieghevole anticipatore dell’edizione iconico-testuale del post-catalogo, sono riportati alcuni stralci dei testi a firma di Marcella Anglani, Antonello Ciccozzi, Antonio Gasbarrini, Valeria Tassinari, oltre alla presentazione dell’Associazione ARTE e la testimonianza dell’Assemblea Cittadina dell’Aquila.
Scrivono tra l’altro i predetti firmatari:
«[…] Questa mostra antologica concerne essenzialmente un percorso diacronico “pre e post-sismico” Il primo, premonitore dal punto di vista creativo – dove tematiche, soggetti e materia anticipano o ripercorrono questioni di identità, memoria e immanenza – recuperate dall'oblio del tempo e degli uomini. Al secondo, sofferto ma lucido, l'artista ha dedicato tempo e spazio della sua vita privata quasi fosse una missione da compiere nell'interesse di una intera comunità […]», (Associazione ARTE).
«[…] La sua prima reazione dopo il sisma è stata quella di offrire come artista un contributo alla causa collettiva denunciando pubblicamente quello che era successo, senza lasciare spazio alle sollecitazioni emozionali suscitate dalla manifestazione di un evento naturale così potente e distruttivo. Al contrario nessuna retorica pietistica o esibizione del dolore, piuttosto la lucidità di volersi muovere nel crinale dove si incontrano l'estetico e il politico. Nel 2011 partecipa alla mostra celebrativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia "Maestri di Brera per l'unità d 'Italia. “Bandiere”, con il lavoro Terremoto dell'Aquila 2009. Il valore dei termini: "Mancato allarme" o ''rassicurazione disastrosa''? Nel contesto istituzionale della mostra inaugurata a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea Bruxelles, la scelta di identificare la storia della Repubblica Italiana, il simbolo della Bandiera, con il conflitto in atto dal 2009 tra la popolazione de l'Aquila e lo Stato Italiano assume un carattere rilevante […]», (Marcella Anglani).
«[…] Voglio qui spendere qualche parola sui “Piatti del cratere sismico” […] Guardando a quei piatti a partire da questa prospettiva interpretativa si delinea un'algebra dove il tempo straordinario della catastrofe può essere compreso dallo sguardo artistico attraverso la possibilità, con l'opera, di riportare la coscienza alla dimensione perduta dell'ordinario non più dato: se non ci fosse stato il terremoto quel piatto, la forma della città non avrebbe avuto senso fuori dalla banalità di un'icona del tutto pleonastica; viceversa il rovesciamento del mondo portato dalla catastrofe rende volatile il referente reale di quella forma, che così diventa simbolo di una vicenda, indice di una possibilità d'intervento. Per cui questo gesto artistico calato nella situazione emergenziale evidenzia un passaggio della funzione della cultura espressiva dal ruolo di nocchiere della coscienza a quello di sentinella, rappresentando dei significati ordinari, una forma di città, la cui presenza è a rischio di esserci-nel-mondo […]», (Antonello Ciccozzi).
«[…] Il costante ricorso al “prelievo realistico” del frammento metonimico (una parte per il tutto) rispetto ad una più accattivante soluzione fabulatoria in chiave metaforica, troverà nei lavori dei due decenni successivi esiti di particolare pregnanza declinati con un pauperistico minimalismo segnico-materico, sia nelle opere di ridotte dimensioni, che nelle più slarganti installazioni o nei progetti destinati a riqualificazioni urbane. Sarà sempre e comunque una volumetrica consistenza tridimensionale (pietra e legno, in particolare) a conferire fisicità, spessore, “naturalezza” ambientale ed antropologica alle sue opere-oggetto. Una brusca cesura, peraltro ricomposta nei lavori più recenti tra l’“artista” Sergio Nannicola e e il “cittadino terremotato aquilano militante”, si verificherà dalle fatidiche 3.32 del 6 aprile 2009. Sono adesso le rammemoranti macerie di Mnemosine, la stessa protagonista riflessa in quello specchio di fine Anni Ottanta andato in frantumi, a sollecitare una più stringente alleanza tra l’artista engagé e le sue opere-denuncia sulle manipolazioni massmediatiche dell’“avvenuta ricostruzione” rispetto al reale stato di totale abbandono in cui versava e tuttora si trova, ad oltre cinque anni dal sisma, uno dei più intriganti centri storici italiani ed europei […]», (Antonio Gasbarrini).
«[…] Gli effetti, percettivi ed emotivi, del terremoto espongono ad una particolare sensibilità per la dialettica tra pieno e vuoto, concetti che, dopo un evento di questo tipo, assumono inevitabilmente un'evidenza visiva inusuale. Dopo aver individuato nella sagoma del centro storico l'icona quasi consacrata della condizione di sofferenza della città., Nannicola ha seguito l'intuizione di associarne l'immagine all'idea di consumo sacrificale, utilizzando la metafora del cibo per una serie di opere orientate dapprima alla denuncia e poi al desiderio di riscatto e riappropriazione. Così, dopo aver scelto stampi e piatti inizialmente concepiti come forme svuotate dell'oscena abbuffata di chi vi ha mangiato sopra, l'artista entra ora in una fase propositiva, di radicale inversione del senso, trasformando quei vuoti in matrici da colmare di gusto, di materia nutriente, di memoria. Nel1a performance NutriMente, L'Aquila rivive attraverso il rito. purificatorio e liberante di un grande banchetto collettivo e popolare, in cui il centro del1a città. trasformato .in ravioli, torte, pani da condividere, passa attraverso il ventre, per ritornare radice interiore. Immaginario, convinzione profonda e verità possibile, pronta ad alimentare un'ipotesi sostanziale di futuro, che in fondo é l'unica ribellione possibile […]», (Valeria Tassinari).
«[…] Nell'impegno espresso in questi durissimi anni, non poteva mancare la rivendicazione del diritto a godere delle arti e dei beni culturali inteso nel suo significato ampio: la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico della città e del suo territorio. Oggi la popolazione assistita risulta essere di 20.000 persone che i vive in non luoghi, lontana dalle relazioni e dalla memoria: l'arte è in grado di restituire identità e di creare condivisione, attraverso il confronto e l'uso di strumenti partecipativi. l progetti, destinati al recupero della città e dei borghi, c soprattutto le stesse opere pubbliche, devono portare i segni temporali e culturali degli artisti affinché venga data nuova vita, di interesse artistico e contemporaneo, ad un territorio devastato dal sisma […]», (Assemblea Cittadina dell’Aquila).
Sergio Nannicola è nato nel 1958 a L’Aquila. Dopo gli studi presso l’I.S.A. e l'Accademia di Belle Arti dell’Aquila inizia negli anni Settanta un'attività artistica che lo ha portato a partecipare a numerose esposizioni nazionali ed internazionali. E’ titolare della cattedra di Decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Attualmente, la sua ricerca artistica sottintende lo studio di quei fenomeni che si rivelano nell’ambito del sociale attraverso meccanismi paradossali che trovano spazio soprattutto nella comunicazione mediatica. L’attenzione dell’artista è rivolta verso quelle forme di speculazione che in nome di verità relative controllano e manipolano la realtà. L’interesse verso le dinamiche sociali e verso il territorio naturale si realizza attraverso opere di vario genere che vanno dai progetti di opere ambientali alle installazioni, ad oggetti eterogeneamente prodotti.
Promossa e organizzata dall’Associazione ARTE e con il Patrocinio del Comune di L’Aquila, quest’antologica raccoglie un nutrito numero di opere (progetti, disegni, sculture-oggetto, installazioni, video) realizzate dagli Anni Ottanta ai giorni nostri. La mostra si porrà quindi come un aggettante ponte ideale teso tra le opere degli Anni ‘80 dell’“artista giovane” che nel capoluogo abruzzese ha tenuto l’ultima mostra personale circa tre decenni fa, e quelle dei tempi più recenti dell’“artista maturo” presente in prestigiose collezioni d’arte ed esperienze espositive nazionali e internazionali.
La prevista performance relazionale “NutriMenti - Il sapore della forma” consentirà agli intervenuti all’inaugurazione di partecipare ad un propiziatorio rito collettivo di riappropriazione fisica, civica e culturale del Centro Storico distrutto dal sisma del 2009, attraverso una sorta di condivisione eucaristica che prevede la degustazione di cibi che riproducono formalmente la pianta storica medievale disegnata, per primo, nel 1575 dal matematico-architetto Pico Fonticulano.
Nel pieghevole anticipatore dell’edizione iconico-testuale del post-catalogo, sono riportati alcuni stralci dei testi a firma di Marcella Anglani, Antonello Ciccozzi, Antonio Gasbarrini, Valeria Tassinari, oltre alla presentazione dell’Associazione ARTE e la testimonianza dell’Assemblea Cittadina dell’Aquila.
Scrivono tra l’altro i predetti firmatari:
«[…] Questa mostra antologica concerne essenzialmente un percorso diacronico “pre e post-sismico” Il primo, premonitore dal punto di vista creativo – dove tematiche, soggetti e materia anticipano o ripercorrono questioni di identità, memoria e immanenza – recuperate dall'oblio del tempo e degli uomini. Al secondo, sofferto ma lucido, l'artista ha dedicato tempo e spazio della sua vita privata quasi fosse una missione da compiere nell'interesse di una intera comunità […]», (Associazione ARTE).
«[…] La sua prima reazione dopo il sisma è stata quella di offrire come artista un contributo alla causa collettiva denunciando pubblicamente quello che era successo, senza lasciare spazio alle sollecitazioni emozionali suscitate dalla manifestazione di un evento naturale così potente e distruttivo. Al contrario nessuna retorica pietistica o esibizione del dolore, piuttosto la lucidità di volersi muovere nel crinale dove si incontrano l'estetico e il politico. Nel 2011 partecipa alla mostra celebrativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia "Maestri di Brera per l'unità d 'Italia. “Bandiere”, con il lavoro Terremoto dell'Aquila 2009. Il valore dei termini: "Mancato allarme" o ''rassicurazione disastrosa''? Nel contesto istituzionale della mostra inaugurata a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea Bruxelles, la scelta di identificare la storia della Repubblica Italiana, il simbolo della Bandiera, con il conflitto in atto dal 2009 tra la popolazione de l'Aquila e lo Stato Italiano assume un carattere rilevante […]», (Marcella Anglani).
«[…] Voglio qui spendere qualche parola sui “Piatti del cratere sismico” […] Guardando a quei piatti a partire da questa prospettiva interpretativa si delinea un'algebra dove il tempo straordinario della catastrofe può essere compreso dallo sguardo artistico attraverso la possibilità, con l'opera, di riportare la coscienza alla dimensione perduta dell'ordinario non più dato: se non ci fosse stato il terremoto quel piatto, la forma della città non avrebbe avuto senso fuori dalla banalità di un'icona del tutto pleonastica; viceversa il rovesciamento del mondo portato dalla catastrofe rende volatile il referente reale di quella forma, che così diventa simbolo di una vicenda, indice di una possibilità d'intervento. Per cui questo gesto artistico calato nella situazione emergenziale evidenzia un passaggio della funzione della cultura espressiva dal ruolo di nocchiere della coscienza a quello di sentinella, rappresentando dei significati ordinari, una forma di città, la cui presenza è a rischio di esserci-nel-mondo […]», (Antonello Ciccozzi).
«[…] Il costante ricorso al “prelievo realistico” del frammento metonimico (una parte per il tutto) rispetto ad una più accattivante soluzione fabulatoria in chiave metaforica, troverà nei lavori dei due decenni successivi esiti di particolare pregnanza declinati con un pauperistico minimalismo segnico-materico, sia nelle opere di ridotte dimensioni, che nelle più slarganti installazioni o nei progetti destinati a riqualificazioni urbane. Sarà sempre e comunque una volumetrica consistenza tridimensionale (pietra e legno, in particolare) a conferire fisicità, spessore, “naturalezza” ambientale ed antropologica alle sue opere-oggetto. Una brusca cesura, peraltro ricomposta nei lavori più recenti tra l’“artista” Sergio Nannicola e e il “cittadino terremotato aquilano militante”, si verificherà dalle fatidiche 3.32 del 6 aprile 2009. Sono adesso le rammemoranti macerie di Mnemosine, la stessa protagonista riflessa in quello specchio di fine Anni Ottanta andato in frantumi, a sollecitare una più stringente alleanza tra l’artista engagé e le sue opere-denuncia sulle manipolazioni massmediatiche dell’“avvenuta ricostruzione” rispetto al reale stato di totale abbandono in cui versava e tuttora si trova, ad oltre cinque anni dal sisma, uno dei più intriganti centri storici italiani ed europei […]», (Antonio Gasbarrini).
«[…] Gli effetti, percettivi ed emotivi, del terremoto espongono ad una particolare sensibilità per la dialettica tra pieno e vuoto, concetti che, dopo un evento di questo tipo, assumono inevitabilmente un'evidenza visiva inusuale. Dopo aver individuato nella sagoma del centro storico l'icona quasi consacrata della condizione di sofferenza della città., Nannicola ha seguito l'intuizione di associarne l'immagine all'idea di consumo sacrificale, utilizzando la metafora del cibo per una serie di opere orientate dapprima alla denuncia e poi al desiderio di riscatto e riappropriazione. Così, dopo aver scelto stampi e piatti inizialmente concepiti come forme svuotate dell'oscena abbuffata di chi vi ha mangiato sopra, l'artista entra ora in una fase propositiva, di radicale inversione del senso, trasformando quei vuoti in matrici da colmare di gusto, di materia nutriente, di memoria. Nel1a performance NutriMente, L'Aquila rivive attraverso il rito. purificatorio e liberante di un grande banchetto collettivo e popolare, in cui il centro del1a città. trasformato .in ravioli, torte, pani da condividere, passa attraverso il ventre, per ritornare radice interiore. Immaginario, convinzione profonda e verità possibile, pronta ad alimentare un'ipotesi sostanziale di futuro, che in fondo é l'unica ribellione possibile […]», (Valeria Tassinari).
«[…] Nell'impegno espresso in questi durissimi anni, non poteva mancare la rivendicazione del diritto a godere delle arti e dei beni culturali inteso nel suo significato ampio: la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico della città e del suo territorio. Oggi la popolazione assistita risulta essere di 20.000 persone che i vive in non luoghi, lontana dalle relazioni e dalla memoria: l'arte è in grado di restituire identità e di creare condivisione, attraverso il confronto e l'uso di strumenti partecipativi. l progetti, destinati al recupero della città e dei borghi, c soprattutto le stesse opere pubbliche, devono portare i segni temporali e culturali degli artisti affinché venga data nuova vita, di interesse artistico e contemporaneo, ad un territorio devastato dal sisma […]», (Assemblea Cittadina dell’Aquila).
Sergio Nannicola è nato nel 1958 a L’Aquila. Dopo gli studi presso l’I.S.A. e l'Accademia di Belle Arti dell’Aquila inizia negli anni Settanta un'attività artistica che lo ha portato a partecipare a numerose esposizioni nazionali ed internazionali. E’ titolare della cattedra di Decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Attualmente, la sua ricerca artistica sottintende lo studio di quei fenomeni che si rivelano nell’ambito del sociale attraverso meccanismi paradossali che trovano spazio soprattutto nella comunicazione mediatica. L’attenzione dell’artista è rivolta verso quelle forme di speculazione che in nome di verità relative controllano e manipolano la realtà. L’interesse verso le dinamiche sociali e verso il territorio naturale si realizza attraverso opere di vario genere che vanno dai progetti di opere ambientali alle installazioni, ad oggetti eterogeneamente prodotti.
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