L'universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith
Dal 26 Giugno 2014 al 30 Settembre 2014
Lecce
Luogo: Castello Carlo V
Indirizzo: via XXV Luglio
Orari: tutti i giorni 9-21
Curatori: Gianni Canova, Silvia Borsari, Paola Rampini
Enti promotori:
- Comune di Lecce
- Raggruppamento Temporaneo di Imprese Theutra Oasimed e Novamusa
Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 5 (over 65; under 18; gruppi superiori a 10 persone), scuole € 3, famiglia € 15
Telefono per informazioni: +39 348 7946585 / 335 1434264
E-Mail info: info@comune.lecce.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lecce.it
Scostandosi dallo stereotipo della mostra d’arte fissa e silenziosa - come si scostava il protagonista di questa esposizione da una categoria artistica precisa - così da poterla definire esperienza-evento, si apre il 26 giugno (fino al 2 novembre), alle ore 18.30, al Castello Carlo V di Lecce L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith.
Giovedì 26 giugno, alle ore 11, al Castello Carlo V, l’anteprima riservata alla stampa alla quale prenderanno parte il sindaco Paolo Perrone, l’assessore al Turismo, Spettacoli ed Eventi, Luigi Coclite, il dirigente del settore Cultura del Comune di Lecce, Nicola Elia e i curatori della mostra Silvia Borsari e Paola Rampini.
La mostra, promossa dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese Theutra, Oasimed e Novamusa, con il patrocinio del Comune di Lecce, è curata da Gianni Canova, Silvia Borsari e Paola Rampini e ideata da Ventundodici Srl.
La mostra si inserisce all’interno della programmazione per la candidatura di Lecce Capitale europea della cultura 2019.
All’interno del percorso-mostra saranno presenti una selezione di film, fotogrammi accostati alle riproduzioni delle opere citate, libri di poesia e di narrativa, documentazione video, audio e radio, le canzoni scritte da Pasolini e interpretate da Aisha Cerami, figlia del celebre sceneggiatore scomparso lo scorso anno. Non mancheranno le testimonianze della sua carriera pittorica e una raffinata selezione di scatti del fotografo Roberto Villa che ha immortalato il backstage del film “Il fiore delle mille e una notte” seguendo Pasolini durante le riprese.
Ogni sabato verrà proiettato un film, tra quelli citati in mostra. Si inizia il 28 giugno alle 20 con Comizi d’amore (1965) e poi con cadenza settimanale si potrà assistere a Mamma Roma (1962), Decameron (1971) e Il fiore delle mille e una notte (1974).
Sotto il segno della contaminazione pasoliniana cadono tutte le convenzioni storico-artistiche che suddividono le arti dal cinema, la cultura alta da quella popolare e il passato dal contemporaneo. In Pasolini si ricongiungono tutte le arti e si schiudono nuovi ragionamenti e punti di vista alternativi ricchi di una sorprendente immediatezza.
Pasolini ha sempre suscitato scandalo avviando dibattiti e confronti: questa mostra intende riaprirne alcuni offrendo un nuovo e suggestivo punto di osservazione, anche più d’uno se si considera l’ecclettismo pasoliniano: la sua vita è costellata di sperimentazioni e fortunate collisioni stilistiche, come in un gioco di ruolo Pasolini è un poeta che gira film, un regista che rinnega la televisione, un romanziere che scrive articoli, un giornalista che fa critica letteraria, un regista che dipinge ottenendo sempre risultati di un’originale bellezza.
I suoi film sono ricchi d’inquadrature pittoriche che manifestano la sua predilezione per Giotto, Leonardo, Mantegna e Rosso Fiorentino. In queste scelte è forte l’eco degli appunti presi durante le lezioni universitarie di storia dell’arte di Roberto Longhi.
Ma Pasolini non è solo un allievo, è anche un artista che realizza immagini con tratti fulminei, caricaturali, dalla resa sorprendente. Con la sua “pittura dialettale” ritrae se stesso, i suoi amici e tanti altri protagonisti di quella ricca, frizzante e irripetibile stagione culturale. Pasolini frequenta Longhi, Moravia, Morante, Maraini, Calvino e Ungaretti, ammira Morandi, Mafai, De Pisis, Rosai, Guttuso e ha un rapporto problematico con la Pop Art, esplosa in quegli anni e approdata a Venezia nel 1964.
Dunque una mostra dedicata a un grande italiano ammirato anche all’estero e alle parole di Patti Smith si affida l’ultimo omaggio:“Pasolini a New York negli anni Sessanta era considerato un maestro da tutti noi. Andare a vedere i suoi film era un rito. Ricordo che una volta mi recai al cinema con il mio amico Mapplethorpe e in sala si erano già sistemati Warhol, Morrisey, tutti i poeti e gli artisti che come noi lo studiavano e s’ispiravano a lui”.
Giovedì 26 giugno, alle ore 11, al Castello Carlo V, l’anteprima riservata alla stampa alla quale prenderanno parte il sindaco Paolo Perrone, l’assessore al Turismo, Spettacoli ed Eventi, Luigi Coclite, il dirigente del settore Cultura del Comune di Lecce, Nicola Elia e i curatori della mostra Silvia Borsari e Paola Rampini.
La mostra, promossa dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese Theutra, Oasimed e Novamusa, con il patrocinio del Comune di Lecce, è curata da Gianni Canova, Silvia Borsari e Paola Rampini e ideata da Ventundodici Srl.
La mostra si inserisce all’interno della programmazione per la candidatura di Lecce Capitale europea della cultura 2019.
All’interno del percorso-mostra saranno presenti una selezione di film, fotogrammi accostati alle riproduzioni delle opere citate, libri di poesia e di narrativa, documentazione video, audio e radio, le canzoni scritte da Pasolini e interpretate da Aisha Cerami, figlia del celebre sceneggiatore scomparso lo scorso anno. Non mancheranno le testimonianze della sua carriera pittorica e una raffinata selezione di scatti del fotografo Roberto Villa che ha immortalato il backstage del film “Il fiore delle mille e una notte” seguendo Pasolini durante le riprese.
Ogni sabato verrà proiettato un film, tra quelli citati in mostra. Si inizia il 28 giugno alle 20 con Comizi d’amore (1965) e poi con cadenza settimanale si potrà assistere a Mamma Roma (1962), Decameron (1971) e Il fiore delle mille e una notte (1974).
Sotto il segno della contaminazione pasoliniana cadono tutte le convenzioni storico-artistiche che suddividono le arti dal cinema, la cultura alta da quella popolare e il passato dal contemporaneo. In Pasolini si ricongiungono tutte le arti e si schiudono nuovi ragionamenti e punti di vista alternativi ricchi di una sorprendente immediatezza.
Pasolini ha sempre suscitato scandalo avviando dibattiti e confronti: questa mostra intende riaprirne alcuni offrendo un nuovo e suggestivo punto di osservazione, anche più d’uno se si considera l’ecclettismo pasoliniano: la sua vita è costellata di sperimentazioni e fortunate collisioni stilistiche, come in un gioco di ruolo Pasolini è un poeta che gira film, un regista che rinnega la televisione, un romanziere che scrive articoli, un giornalista che fa critica letteraria, un regista che dipinge ottenendo sempre risultati di un’originale bellezza.
I suoi film sono ricchi d’inquadrature pittoriche che manifestano la sua predilezione per Giotto, Leonardo, Mantegna e Rosso Fiorentino. In queste scelte è forte l’eco degli appunti presi durante le lezioni universitarie di storia dell’arte di Roberto Longhi.
Ma Pasolini non è solo un allievo, è anche un artista che realizza immagini con tratti fulminei, caricaturali, dalla resa sorprendente. Con la sua “pittura dialettale” ritrae se stesso, i suoi amici e tanti altri protagonisti di quella ricca, frizzante e irripetibile stagione culturale. Pasolini frequenta Longhi, Moravia, Morante, Maraini, Calvino e Ungaretti, ammira Morandi, Mafai, De Pisis, Rosai, Guttuso e ha un rapporto problematico con la Pop Art, esplosa in quegli anni e approdata a Venezia nel 1964.
Dunque una mostra dedicata a un grande italiano ammirato anche all’estero e alle parole di Patti Smith si affida l’ultimo omaggio:“Pasolini a New York negli anni Sessanta era considerato un maestro da tutti noi. Andare a vedere i suoi film era un rito. Ricordo che una volta mi recai al cinema con il mio amico Mapplethorpe e in sala si erano già sistemati Warhol, Morrisey, tutti i poeti e gli artisti che come noi lo studiavano e s’ispiravano a lui”.
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