Aldo Damioli. Identità metropolitane
Dal 21 Settembre 2015 al 10 Ottobre 2015
Milano
Luogo: Villa Clerici
Indirizzo: via Giovanni Terruggia 8/14
Orari: giovedì, venerdì e sabato 14,30-18,30
Curatori: Vera Agosti
Enti promotori:
- Factory Art Zone di Alessandro Rizzo
- in collaborazione con Fondazione Massimo Collice
- Associazione culturale Il Clavicembalo Verde di Angelo e Giovanni Mantovani
- Galleria d’Arte sacra dei contemporanei (GASC)
Telefono per informazioni: +39 02 6470066
E-Mail info: galleria@villaclerici.it
Sito ufficiale: http://www.villaclerici.it
La settecentesca Villa Clerici di Milano, in zona Niguarda, è lieta di ospitare nelle sontuose sale decorate del piano nobile la personale di Aldo Damioli, Identità metropolitane, terzo appuntamento del progetto espositivo L’insostenibile leggerezza, dedicato al tema dell’identità nell’arte contemporanea, a cura del critico d’arte Vera Agosti.
L’evento, organizzato e promosso da Factory Art Zone di Alessandro Rizzo in collaborazione con la Fondazione Massimo Collice, l’associazione culturale Il Clavicembalo Verde di Angelo e Giovanni Mantovani, la Galleria d’Arte sacra dei contemporanei (GASC), è reso possibile grazie al sostegno dell’Immobiliare Due Febbraio Srl che detiene la proprietà di Villa Clerici.
Il titolo del progetto espositivo richiama il romanzo di Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, una storia d’amore che induce a riflettere sulla presunta assurdità della vita umana. In fondo, la ricerca delle origini e del senso dell’esistenza ha da sempre accompagnato la storia e il pensiero dell’uomo. Chi siamo? È la grande domanda. Chi è l’artista in quanto tale? E’ uno dei quesiti dell’arte. Con una fortunata similitudine, Fausto Melotti diceva che l’immagine del funambolo ben si addice a quella dell’artista, sempre in bilico tra realtà e rappresentazione.
L’esposizione conta 33 lavori e si apre con il ritratto dello scomparso Massimo Collice, primario di Neurochirurgia presso l’Ospedale Niguarda a cui è stata dedicata l’omonima fondazione. Il medico, collezionista appassionato, era un amico dell’artista che intende ora rendergli omaggio.
Il pittore tratta quindi il tema dell’identità dei luoghi, con la celebre serie VeneziaNewYork, proponendo città ideali che ricordano da vicino quelle attuali, con la commistione di elementi già esistenti in diverse parti del mondo. Completano l’esposizione disegni e acquarelli.
L’artista presenta una pittura elegante e disciplinata, rispettosa dell'integrità della forma e dei suoi confini. Si tratta di una sorta di "iper irrealismo", fuso con un vedutismo di matrice concettuale. Come un Canaletto del XXI secolo, dipinge New York, la città emblema della modernità, partendo dalla maniera dei Vedutisti settecenteschi: ampi spazi di cielo, attraversati da nuvole in corsa, acque placide e tranquille, quindi il profilo articolato dei palazzi e delle case, con una scrupolosa minuzia di dettagli: finestre, porte, tetti, tegole, camini, comignoli. Nulla sfugge all'occhio attento dell'artista.
E ancora le imbarcazioni e la gente che vive e gravita sul territorio della città. All'uso della camera ottica dei Vedutisti si preferisce una quadrettatura appena abbozzata con il pennello, mentre ai palazzi veneziani di orientaleggiante e sontuosa memoria si sostituiscono i grattacieli della Grande Mela e le storiche galee diventano motoscafi e barche a vela.
L'effetto nell'osservatore è una sorta di corto circuito rispetto a quanto tradizionalmente ci si potrebbe aspettare, ma questo da sempre è l'intento di Damioli, ovvero la trasformazione del consueto e addirittura del banale in un fatto estetico _ ricordiamo il ciclo delle Pizze negli anni Ottanta_ attraverso lo stile e il linguaggio, allineando lo stile al soggetto.
L’evento, organizzato e promosso da Factory Art Zone di Alessandro Rizzo in collaborazione con la Fondazione Massimo Collice, l’associazione culturale Il Clavicembalo Verde di Angelo e Giovanni Mantovani, la Galleria d’Arte sacra dei contemporanei (GASC), è reso possibile grazie al sostegno dell’Immobiliare Due Febbraio Srl che detiene la proprietà di Villa Clerici.
Il titolo del progetto espositivo richiama il romanzo di Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, una storia d’amore che induce a riflettere sulla presunta assurdità della vita umana. In fondo, la ricerca delle origini e del senso dell’esistenza ha da sempre accompagnato la storia e il pensiero dell’uomo. Chi siamo? È la grande domanda. Chi è l’artista in quanto tale? E’ uno dei quesiti dell’arte. Con una fortunata similitudine, Fausto Melotti diceva che l’immagine del funambolo ben si addice a quella dell’artista, sempre in bilico tra realtà e rappresentazione.
L’esposizione conta 33 lavori e si apre con il ritratto dello scomparso Massimo Collice, primario di Neurochirurgia presso l’Ospedale Niguarda a cui è stata dedicata l’omonima fondazione. Il medico, collezionista appassionato, era un amico dell’artista che intende ora rendergli omaggio.
Il pittore tratta quindi il tema dell’identità dei luoghi, con la celebre serie VeneziaNewYork, proponendo città ideali che ricordano da vicino quelle attuali, con la commistione di elementi già esistenti in diverse parti del mondo. Completano l’esposizione disegni e acquarelli.
L’artista presenta una pittura elegante e disciplinata, rispettosa dell'integrità della forma e dei suoi confini. Si tratta di una sorta di "iper irrealismo", fuso con un vedutismo di matrice concettuale. Come un Canaletto del XXI secolo, dipinge New York, la città emblema della modernità, partendo dalla maniera dei Vedutisti settecenteschi: ampi spazi di cielo, attraversati da nuvole in corsa, acque placide e tranquille, quindi il profilo articolato dei palazzi e delle case, con una scrupolosa minuzia di dettagli: finestre, porte, tetti, tegole, camini, comignoli. Nulla sfugge all'occhio attento dell'artista.
E ancora le imbarcazioni e la gente che vive e gravita sul territorio della città. All'uso della camera ottica dei Vedutisti si preferisce una quadrettatura appena abbozzata con il pennello, mentre ai palazzi veneziani di orientaleggiante e sontuosa memoria si sostituiscono i grattacieli della Grande Mela e le storiche galee diventano motoscafi e barche a vela.
L'effetto nell'osservatore è una sorta di corto circuito rispetto a quanto tradizionalmente ci si potrebbe aspettare, ma questo da sempre è l'intento di Damioli, ovvero la trasformazione del consueto e addirittura del banale in un fatto estetico _ ricordiamo il ciclo delle Pizze negli anni Ottanta_ attraverso lo stile e il linguaggio, allineando lo stile al soggetto.
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