André Butzer
Dal 22 Novembre 2013 al 01 Febbraio 2014
Milano
Luogo: Giò Marconi
Indirizzo: via Tadino 15
Orari: da martedì a sabato 10-13/ 15-19
Telefono per informazioni: +39 02 29404373
E-Mail info: info@giomarconi.com
Sito ufficiale: http://www.giomarconi.com/
Giò Marconi ha il piacere di annunciare una mostra di André Butzer che presenta una nuova serie di dipinti. Questa è la terza personale dell’artista allestita negli spazi della galleria dal 2006.
Il lavoro di Butzer da sempre si confronta con la pittura esplorandone la storia, I limiti e le possibilità.
Le prime opere dell’artista sono animate da un uso quasi psichedelico di colori, spesso popolate da forme biomorfe, figure dal ghigno inquietante, maschere dagli occhi vuoti che ricordano alcuni personaggi di Walt Disney con evidenti rimandi alla storia dell’arte, in particolare all’Espressionismo, ma anche alla politica, ai fumetti e alla fantascienza. Su sfondi dal cromatismo quasi grottesco si mescolano realtà e utopia, storia passata e presente, l’artista infatti ha definito questa parte del suo lavoro “Espressionismo Fantascientifico”.
In seguito Butzer sembra, ma solo apparentemente, abbandonare la figurazione, infatti a partire dalla fine degli anni ’90 intreprende un suo personale percorso guidato dall’astrazione: gli sfondi dai colori squillanti sono sostituiti da superfici monocrome, grigie, dalla pittura pastosa, popolate solo da linee in movimento, simili a cavi elettrici, dipinte con colori brillanti, molto materici.
La mostra, da considerarsi come prosecuzione della prima personale dell’artista N-Leben (Vivere-N) tenutasi nella galleria nel 2006, presenta la serie dei cosiddetti dipinti-N e alcuni nuovi dipinti Post-N.
Intorno al 2010 circa Butzer infatti inizia a realizzare una nuova serie di opere, i dipinti-N, risultato di un processo in cui sia la figurazione che i colori dai toni sgargianti scompaiono: superfici grigie fanno da sfondo a qualche forma rettangolare che sembra non avere nè un inizio nè una fine, quelle linee che precedentemente erano realizzate spremendo direttamente il tubetto del colore sulla tela ora sono strisce piatte dipinte con il pennello.
N sta per NASAHEIM (NASA Home), un neologismo creato dall’artista che deriva dalla combinazione di NASA (l’acronimo dell’organizzazione Americana per la navigazione spaziale) e Anaheim la città d’origine di Disneyland. Si tratta di un posto immaginario, irraggiungibile, inventato dall’artista, un non luogo dove secondo Butzer sono custoditi tutti i colori e dove la creazione troverà il suo compimento.
Butzer concepisce la sua produzione artistica come il lungo svolgimento di una sequenza ininterrotta, per cui anche le sue prime opere dipendevano da “N”.
I dipinti-N costituiscono una sorta di punto zero della pittura dove, il rapporto tra i colori, la struttura compositiva e l’unità pittorica sono portati all’estremo, i dipinti-N rispondono solo alle loro stesse regole, celebrano l’autonomia del mezzo pittorico, dove anche l’artista occupa una posizione di secondo piano.
I lavori realizzati in seguito hanno accentuato ulteriormente la sua ricerca sul colore puro e sulla luce: lo sfondo argentato è diventato bianco contrapposto a fasce di colore nero che fluttuano nello spazio pittorico, riempiendolo, e creando una forte opposizione cromatica. Non si tratta di una serie che può essere ripetuta meccanicamente: le opere, che potrebbero sembrare una semplice variazione cromatica degli elementi orizzontali e verticali che le compongono, in realtà presentano notevoli differenze nelle pennellate, nel modo in cui è trattata la superficie con la tempera all’uovo, lavorata con una raffinata emulsione, nell’uso e nelle gradazioni dei colori. Se ci si avvicina alle tele e se le si osserva attentamente, leggere sfumature di colore emergono dallo sfondo. Sempre diversi sono gli elementi che compongono l’immagine e così anche la relazione tra gli spazi non è mai la stessa. Verticale e orizzontale si confrontano, si oppongono, rappresentando la relazione pittorica tra vita e morte.
“Butzer non costruisce o dipinge rettangoli, i suoi dipinti creano delle condizioni. La sua arte non è costruttivista. Per comprenderla o per farne esperienza, lo spettatore deve identificarsi fortemente con il dipinto. (…) Ogni immagine può essere letta come una porzione di luce che nella sua unicità fa riferimento all’infinito processo della vita e della morte”. (Thomas Groetz)
La mostra presenta oltre alla serie acromatica dei dipinti-N anche alcune nuove tele colorate di piccole dimensioni, i dipinti Post-N.
Il lavoro di Butzer da sempre si confronta con la pittura esplorandone la storia, I limiti e le possibilità.
Le prime opere dell’artista sono animate da un uso quasi psichedelico di colori, spesso popolate da forme biomorfe, figure dal ghigno inquietante, maschere dagli occhi vuoti che ricordano alcuni personaggi di Walt Disney con evidenti rimandi alla storia dell’arte, in particolare all’Espressionismo, ma anche alla politica, ai fumetti e alla fantascienza. Su sfondi dal cromatismo quasi grottesco si mescolano realtà e utopia, storia passata e presente, l’artista infatti ha definito questa parte del suo lavoro “Espressionismo Fantascientifico”.
In seguito Butzer sembra, ma solo apparentemente, abbandonare la figurazione, infatti a partire dalla fine degli anni ’90 intreprende un suo personale percorso guidato dall’astrazione: gli sfondi dai colori squillanti sono sostituiti da superfici monocrome, grigie, dalla pittura pastosa, popolate solo da linee in movimento, simili a cavi elettrici, dipinte con colori brillanti, molto materici.
La mostra, da considerarsi come prosecuzione della prima personale dell’artista N-Leben (Vivere-N) tenutasi nella galleria nel 2006, presenta la serie dei cosiddetti dipinti-N e alcuni nuovi dipinti Post-N.
Intorno al 2010 circa Butzer infatti inizia a realizzare una nuova serie di opere, i dipinti-N, risultato di un processo in cui sia la figurazione che i colori dai toni sgargianti scompaiono: superfici grigie fanno da sfondo a qualche forma rettangolare che sembra non avere nè un inizio nè una fine, quelle linee che precedentemente erano realizzate spremendo direttamente il tubetto del colore sulla tela ora sono strisce piatte dipinte con il pennello.
N sta per NASAHEIM (NASA Home), un neologismo creato dall’artista che deriva dalla combinazione di NASA (l’acronimo dell’organizzazione Americana per la navigazione spaziale) e Anaheim la città d’origine di Disneyland. Si tratta di un posto immaginario, irraggiungibile, inventato dall’artista, un non luogo dove secondo Butzer sono custoditi tutti i colori e dove la creazione troverà il suo compimento.
Butzer concepisce la sua produzione artistica come il lungo svolgimento di una sequenza ininterrotta, per cui anche le sue prime opere dipendevano da “N”.
I dipinti-N costituiscono una sorta di punto zero della pittura dove, il rapporto tra i colori, la struttura compositiva e l’unità pittorica sono portati all’estremo, i dipinti-N rispondono solo alle loro stesse regole, celebrano l’autonomia del mezzo pittorico, dove anche l’artista occupa una posizione di secondo piano.
I lavori realizzati in seguito hanno accentuato ulteriormente la sua ricerca sul colore puro e sulla luce: lo sfondo argentato è diventato bianco contrapposto a fasce di colore nero che fluttuano nello spazio pittorico, riempiendolo, e creando una forte opposizione cromatica. Non si tratta di una serie che può essere ripetuta meccanicamente: le opere, che potrebbero sembrare una semplice variazione cromatica degli elementi orizzontali e verticali che le compongono, in realtà presentano notevoli differenze nelle pennellate, nel modo in cui è trattata la superficie con la tempera all’uovo, lavorata con una raffinata emulsione, nell’uso e nelle gradazioni dei colori. Se ci si avvicina alle tele e se le si osserva attentamente, leggere sfumature di colore emergono dallo sfondo. Sempre diversi sono gli elementi che compongono l’immagine e così anche la relazione tra gli spazi non è mai la stessa. Verticale e orizzontale si confrontano, si oppongono, rappresentando la relazione pittorica tra vita e morte.
“Butzer non costruisce o dipinge rettangoli, i suoi dipinti creano delle condizioni. La sua arte non è costruttivista. Per comprenderla o per farne esperienza, lo spettatore deve identificarsi fortemente con il dipinto. (…) Ogni immagine può essere letta come una porzione di luce che nella sua unicità fa riferimento all’infinito processo della vita e della morte”. (Thomas Groetz)
La mostra presenta oltre alla serie acromatica dei dipinti-N anche alcune nuove tele colorate di piccole dimensioni, i dipinti Post-N.
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