Barbara Uderzo. Mineralia & Co.
Dal 09 Dicembre 2021 al 21 Dicembre 2021
Milano
Luogo: Gilda Contemporary Art
Indirizzo: Via San Maurilio 14
Curatori: Cristina Gilda Artese
E-Mail info: info@gildacontemporaryart.it
Sito ufficiale: http://www.gildacontemporaryart.it
La ricerca di Barbara Uderzo nell’ambito del gioiello è da sempre focalizzata su un’attenzione particolare rivolta alla sperimentazione sui materiali, dai metalli alle plastiche agli elementi naturali: un’attitudine che nasce da una personale predisposizione all’osservazione, una naturale capacità di dominare le tecniche e una creatività indomita e giocosa, qualità che negli anni Barbara ha saputo declinare in numerose collezioni di ornamenti, molto diverse le une dalle altre.
Collezioni, tuttavia, che mantengono una precisa cifra distintiva e che collocano la sua ricerca tra le più significative della sua generazione nel campo del gioiello contemporaneo, tanto da essere presente in numerose collezioni ed esposizioni museali in Italia e all’estero.
La padronanza in ambito tecnico, perfezionata nel corso di lunghe collaborazioni con aziende orafe come responsabile designer, ha permesso a Barbara di osare nella sperimentazione fino a soluzioni del tutto originali, diventate paradigmatiche: è il caso dei Blob Rings, collezione nata nel 1992, il cui nome prende ispirazione dal film americano del 1958 in cui un fluido informe ingloba tutto ciò che trova sul suo cammino. Larghe fasce in argento (ma la collezione nel tempo si è ampliata a spille e orecchini) sono sormontate da morbide plastiche dalle cromie brillanti e dall’aspetto magmatico, che incorporano piccoli oggetti recuperati, objet trouvé, elementi in miniatura tratti dal nostro quotidiano contemporaneo, oppure elementi preziosi o semipreziosi. L’armonia tra i materiali e l’oggetto inserito, spesso rielaborato appositamente dall’artista, innescano relazioni e narrazioni che diventano del tutto personali per chi le indossa. Ed è proprio l’aspetto narrativo l’altro elemento cardine per meglio comprendere la profondità del lavoro: una narrazione che, ancora una volta, nasce dell’osservazione e dalla successiva rielaborazione in chiave poetica e sorprendente, spesso volutamente fuori scala.
Coerentemente con l’approccio al gioiello che caratterizza il processo creativo dell’artista, da sempre curiosa nell’esplorare nuove soluzioni formali, Blob Rings è una serie in continua evoluzione: come suggerito anche dal titolo scelto per l’ultima serie realizzata, Abstracta, il colore delle plastiche, pur sempre molto presenti, non è più così “esplosivo” come in passato, assume piuttosto delle connotazioni mimetiche con le palette della Natura. Anche le miniature inserite non si stagliano più in maniera netta; l’impatto visivo è affidato all’equilibrio tra forma e materia, sottolineata da un maggior uso di vetri e cristalli colorati e trasparenti; la struttura è in ottone e in argento con rodiatura o placcatura in oro. La sottrazione di elementi figurativi “parlanti” e lo spegnimento dei toni accesi delle plastiche, che afferivano ad una dimensione decisamente “pop”, permettono ora di far emergere maggiormente l’aspetto scultoreo e di esaltare la pulizia della forma; le stesse materie plastiche sono selezionate tra quelle “vintage” che l’artista è riuscita ad individuare e recuperare nei depositi di fabbriche storiche, pioniere nella produzione; una scelta che apre anche ad un interessante discorso sulla sostenibilità del progetto creativo e all’importanza cruciale del riuso dei materiali nella nostra società.
Condividono un medesimo carattere astratto anche la serie di anelli Splash Rings e Splash Drop Rings (1999), anelli realizzati in argento per elettroformatura, un procedimento utilizzato nell’industria che permette di ottenere forme molto movimentate, estremamente leggere e portabili. L’artista ha immaginato delle vere e proprie “gettate” di materia sul corpo, acrobazie di forme fluide e organiche dalle innumerevoli varianti: nei Splash Drop Rings il movimento è acuito da forme filamentose uncinate che paiono prendere vita nel momento in cui l’anello viene indossato. L’attenzione alla funzione della vestibilità mantiene un ruolo nodale nella ricerca dell’artista, elemento essenziale che deve accompagnare anche la più sfrenata ed effimera delle soluzioni creative, pena il confinamento dell’ornamento ad una pura dimensione teorica, lontana dalla quella reale in cui un gioiello può essere fruito liberamente nella quotidianità.
Con i Deinos Ring (dal 1992) l’artista compie un nuovo passaggio dall’astrazione al figurativo, seppure accennato: grazie alla libertà formale concessa dall’elettroformatura, gli anelli sono modellati in modo tale da ricordare forme organiche, primordiali, simili ad elementi ossei, così come evocato dal nome che ricorda parte della radice semantica della parola “dinosauri”; anch’essi, pur nelle dimensioni importanti, mantengono una facile portabilità; l’aspetto scultoreo è acuito dalla texture della superficie a trattamento opaco, fittamente lavorata.
La Natura erompe protagonista nelle serie dei Succulent Rings (dal 1993), anelli “vivi” per i quali l’artista è giustamente famosa: Barbara ha indagato il legno come elemento naturale e vivo, dotato di un’anima, di un odore, di un suo ciclo vitale: da qui l’intuizione di inserire in un incavo una piantina, direttamente al posto della gemma. Un’idea - apparentemente – di impossibile applicazione che diventa realtà sorprendente: i Succulent Rings non sono solo anelli-scultura che vivono in autonomia nello spazio (le piccole basi consentono l’appoggio sul piano), ma si possono effettivamente indossare nel dito indice (e senza che la terra si rovesci!): il Tempo quindi diventa un tema centrale, poiché l’aspetto del gioiello si modificherà in relazione alla crescita della pianta, sottolineando la temporalità ma anche la delicatezza e l’empatia del ciclo vitale (che coinvolge maggiormente il fruitore anche nell’attenzione e nella cura) rispetto alla fissità silente e immutabile della pietra preziosa.
La Trasformazione della Natura diventa quindi il concetto chiave che riunisce molti aspetti sino qui affrontati, e che lega con un filo invisibile i molti progetti; un pensiero che trova piena coerenza con la filosofia di Gilda Contemporary Art, che da sempre ha legato il rispetto e la tutela dell’ambiente alla sua attività in campo artistico con la collaborazione con Phoresta Onlus, un’associazione senza fini di lucro che lotta per raggiungere i parametri del protocollo di Kyoto, ovvero la riduzione della concentrazione atmosferica di CO2 grazie alla realizzazione di un bosco nei pressi della città di Bologna, che sta via via crescendo nel tempo anche grazie all’impegno degli artisti che collaborano con la galleria.
La Trasformazione ricorda nella sua etimologia la capacità della forma di “andare oltre”, di modificarsi nel tempo e nello spazio, proprio come la materia e come la Natura che Barbara Uderzo osserva con scientifica attenzione per modificarla ed esaltarla a sua volta. Le plastiche si modificano con il calore, così come i metalli: processi metamorfici che avvengono ad opera dell’Uomo, mentre le trasformazioni della Natura seguono processi universali, su cui l’Uomo può intervenire con rispetto o violenza. Anche il mondo minerale, per il quale il Tempo va inteso nella sua accezione più ampia possibile poiché i processi metamorfici avvengono in migliaia di anni, ha portato l’artista a nuove riflessioni.
È nata così la serie Mineralia (dal 2003), composta da anelli e collane, che risponde al desiderio dell’artista di indagare le diverse rocce dei territori e immaginare paesaggi solidi naturali da indossare. Gli anelli, una volta indossati, nascondono la fascia (in argento rodiato bianco o nero per un effetto ancora più naturale in coerenza con le tonalità della pietra) lasciando visibile agli occhi solo il minerale sulla sommità, come se fosse appoggiato sul dorso della mano, quasi sospeso. I gioielli presentano dimensioni che nuovamente possono essere fuori scala, così come esistono pietre grandi o piccole, e destinati indifferentemente a donne e uomini: l’incontro della Natura con l’essere umano non ha genere. Mineralia diventa una campionatura della Terra poeticamente esaltata nella dimensione dell’ornamento prezioso, una narrazione che parla di attenzione e rispetto: sassi sulle spiagge, frammenti di rocce in montagna, piccoli e antichissimi fossili, piriti, frammenti vulcanici. Un’esplorazione che continua e che parla di un amore incondizionato per il nostro Pianeta, esaltato nella sua essenza più antica e simbolica, oggi più che mai patrimonio da difendere.
Barbara Uderzo vive tra Creazzo (Vicenza) e Milano, dove ha inaugurato nel 2010 lo studio the blob house. Dal 1990 realizza gioielli contemporanei, pezzi unici frutto di ricerca e sperimentazione che sono stati pubblicati in riviste e libri ed esposti in numerose gallerie d’arte e musei internazionali, quali La Triennale di Milano, il Museo delle Arti Decorative di Berlino, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo Mart di Rovereto, il Museo del Gioiello di Vicenza.
Parallelamente collabora con importanti aziende orafe, progettando e realizzando i prototipi di nuove collezioni di preziosi e affianca all’attività artistica e progettuale quella didattica e formativa.
Collezioni, tuttavia, che mantengono una precisa cifra distintiva e che collocano la sua ricerca tra le più significative della sua generazione nel campo del gioiello contemporaneo, tanto da essere presente in numerose collezioni ed esposizioni museali in Italia e all’estero.
La padronanza in ambito tecnico, perfezionata nel corso di lunghe collaborazioni con aziende orafe come responsabile designer, ha permesso a Barbara di osare nella sperimentazione fino a soluzioni del tutto originali, diventate paradigmatiche: è il caso dei Blob Rings, collezione nata nel 1992, il cui nome prende ispirazione dal film americano del 1958 in cui un fluido informe ingloba tutto ciò che trova sul suo cammino. Larghe fasce in argento (ma la collezione nel tempo si è ampliata a spille e orecchini) sono sormontate da morbide plastiche dalle cromie brillanti e dall’aspetto magmatico, che incorporano piccoli oggetti recuperati, objet trouvé, elementi in miniatura tratti dal nostro quotidiano contemporaneo, oppure elementi preziosi o semipreziosi. L’armonia tra i materiali e l’oggetto inserito, spesso rielaborato appositamente dall’artista, innescano relazioni e narrazioni che diventano del tutto personali per chi le indossa. Ed è proprio l’aspetto narrativo l’altro elemento cardine per meglio comprendere la profondità del lavoro: una narrazione che, ancora una volta, nasce dell’osservazione e dalla successiva rielaborazione in chiave poetica e sorprendente, spesso volutamente fuori scala.
Coerentemente con l’approccio al gioiello che caratterizza il processo creativo dell’artista, da sempre curiosa nell’esplorare nuove soluzioni formali, Blob Rings è una serie in continua evoluzione: come suggerito anche dal titolo scelto per l’ultima serie realizzata, Abstracta, il colore delle plastiche, pur sempre molto presenti, non è più così “esplosivo” come in passato, assume piuttosto delle connotazioni mimetiche con le palette della Natura. Anche le miniature inserite non si stagliano più in maniera netta; l’impatto visivo è affidato all’equilibrio tra forma e materia, sottolineata da un maggior uso di vetri e cristalli colorati e trasparenti; la struttura è in ottone e in argento con rodiatura o placcatura in oro. La sottrazione di elementi figurativi “parlanti” e lo spegnimento dei toni accesi delle plastiche, che afferivano ad una dimensione decisamente “pop”, permettono ora di far emergere maggiormente l’aspetto scultoreo e di esaltare la pulizia della forma; le stesse materie plastiche sono selezionate tra quelle “vintage” che l’artista è riuscita ad individuare e recuperare nei depositi di fabbriche storiche, pioniere nella produzione; una scelta che apre anche ad un interessante discorso sulla sostenibilità del progetto creativo e all’importanza cruciale del riuso dei materiali nella nostra società.
Condividono un medesimo carattere astratto anche la serie di anelli Splash Rings e Splash Drop Rings (1999), anelli realizzati in argento per elettroformatura, un procedimento utilizzato nell’industria che permette di ottenere forme molto movimentate, estremamente leggere e portabili. L’artista ha immaginato delle vere e proprie “gettate” di materia sul corpo, acrobazie di forme fluide e organiche dalle innumerevoli varianti: nei Splash Drop Rings il movimento è acuito da forme filamentose uncinate che paiono prendere vita nel momento in cui l’anello viene indossato. L’attenzione alla funzione della vestibilità mantiene un ruolo nodale nella ricerca dell’artista, elemento essenziale che deve accompagnare anche la più sfrenata ed effimera delle soluzioni creative, pena il confinamento dell’ornamento ad una pura dimensione teorica, lontana dalla quella reale in cui un gioiello può essere fruito liberamente nella quotidianità.
Con i Deinos Ring (dal 1992) l’artista compie un nuovo passaggio dall’astrazione al figurativo, seppure accennato: grazie alla libertà formale concessa dall’elettroformatura, gli anelli sono modellati in modo tale da ricordare forme organiche, primordiali, simili ad elementi ossei, così come evocato dal nome che ricorda parte della radice semantica della parola “dinosauri”; anch’essi, pur nelle dimensioni importanti, mantengono una facile portabilità; l’aspetto scultoreo è acuito dalla texture della superficie a trattamento opaco, fittamente lavorata.
La Natura erompe protagonista nelle serie dei Succulent Rings (dal 1993), anelli “vivi” per i quali l’artista è giustamente famosa: Barbara ha indagato il legno come elemento naturale e vivo, dotato di un’anima, di un odore, di un suo ciclo vitale: da qui l’intuizione di inserire in un incavo una piantina, direttamente al posto della gemma. Un’idea - apparentemente – di impossibile applicazione che diventa realtà sorprendente: i Succulent Rings non sono solo anelli-scultura che vivono in autonomia nello spazio (le piccole basi consentono l’appoggio sul piano), ma si possono effettivamente indossare nel dito indice (e senza che la terra si rovesci!): il Tempo quindi diventa un tema centrale, poiché l’aspetto del gioiello si modificherà in relazione alla crescita della pianta, sottolineando la temporalità ma anche la delicatezza e l’empatia del ciclo vitale (che coinvolge maggiormente il fruitore anche nell’attenzione e nella cura) rispetto alla fissità silente e immutabile della pietra preziosa.
La Trasformazione della Natura diventa quindi il concetto chiave che riunisce molti aspetti sino qui affrontati, e che lega con un filo invisibile i molti progetti; un pensiero che trova piena coerenza con la filosofia di Gilda Contemporary Art, che da sempre ha legato il rispetto e la tutela dell’ambiente alla sua attività in campo artistico con la collaborazione con Phoresta Onlus, un’associazione senza fini di lucro che lotta per raggiungere i parametri del protocollo di Kyoto, ovvero la riduzione della concentrazione atmosferica di CO2 grazie alla realizzazione di un bosco nei pressi della città di Bologna, che sta via via crescendo nel tempo anche grazie all’impegno degli artisti che collaborano con la galleria.
La Trasformazione ricorda nella sua etimologia la capacità della forma di “andare oltre”, di modificarsi nel tempo e nello spazio, proprio come la materia e come la Natura che Barbara Uderzo osserva con scientifica attenzione per modificarla ed esaltarla a sua volta. Le plastiche si modificano con il calore, così come i metalli: processi metamorfici che avvengono ad opera dell’Uomo, mentre le trasformazioni della Natura seguono processi universali, su cui l’Uomo può intervenire con rispetto o violenza. Anche il mondo minerale, per il quale il Tempo va inteso nella sua accezione più ampia possibile poiché i processi metamorfici avvengono in migliaia di anni, ha portato l’artista a nuove riflessioni.
È nata così la serie Mineralia (dal 2003), composta da anelli e collane, che risponde al desiderio dell’artista di indagare le diverse rocce dei territori e immaginare paesaggi solidi naturali da indossare. Gli anelli, una volta indossati, nascondono la fascia (in argento rodiato bianco o nero per un effetto ancora più naturale in coerenza con le tonalità della pietra) lasciando visibile agli occhi solo il minerale sulla sommità, come se fosse appoggiato sul dorso della mano, quasi sospeso. I gioielli presentano dimensioni che nuovamente possono essere fuori scala, così come esistono pietre grandi o piccole, e destinati indifferentemente a donne e uomini: l’incontro della Natura con l’essere umano non ha genere. Mineralia diventa una campionatura della Terra poeticamente esaltata nella dimensione dell’ornamento prezioso, una narrazione che parla di attenzione e rispetto: sassi sulle spiagge, frammenti di rocce in montagna, piccoli e antichissimi fossili, piriti, frammenti vulcanici. Un’esplorazione che continua e che parla di un amore incondizionato per il nostro Pianeta, esaltato nella sua essenza più antica e simbolica, oggi più che mai patrimonio da difendere.
Barbara Uderzo vive tra Creazzo (Vicenza) e Milano, dove ha inaugurato nel 2010 lo studio the blob house. Dal 1990 realizza gioielli contemporanei, pezzi unici frutto di ricerca e sperimentazione che sono stati pubblicati in riviste e libri ed esposti in numerose gallerie d’arte e musei internazionali, quali La Triennale di Milano, il Museo delle Arti Decorative di Berlino, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo Mart di Rovereto, il Museo del Gioiello di Vicenza.
Parallelamente collabora con importanti aziende orafe, progettando e realizzando i prototipi di nuove collezioni di preziosi e affianca all’attività artistica e progettuale quella didattica e formativa.
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