Costume Jewelry. The Collection of Patrizia Sandretto Re Rebaudengo
Unsigned 'Remember Pearl Harbor', 1942
Dal 10 October 2025 al 5 November 2025
Milano
Luogo: Biblioteca Nazionale Braidense
Indirizzo: Via Brera 28
Orari: da lunedì a venerdì 9.30 – 17.30; sabato 9.30 – 13.00
Sito ufficiale: http://bibliotecabraidense.org
La mostra Costume Jewelry. The Collection of Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (10 ottobre – 5 novembre), presentata in occasione della pubblicazione dell’omonimo volume edito da TASCHEN, ripercorre la storia della raccolta di gioielli fantasia di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presentando gioielli non preziosi dagli anni Trenta fino a oggi.
In mostra, grandi collane, orecchini variopinti, spille eccentriche e bracciali originali raccontano un fenomeno che, da semplice alternativa al gioiello autentico, si è affermato come vero e proprio linguaggio creativo.
Se in Europa i bijoux nascono negli anni Venti come complemento alle creazioni di alta moda – da Chanel a Schiaparelli – è negli Stati Uniti che questo settore si sviluppa pienamente, trasformandosi in una realtà produttiva di grande rilievo, con centinaia di manifatture e designer capaci di sperimentare forme, materiali e messaggi innovativi.
Durante la Grande Depressione (1929-1939), la Costume Jewelry diventa una risposta creativa alle difficoltà economiche, grazie all’impiego di materiali non preziosi ma lavorati con grande raffinatezza. Pietre sintetiche, leghe, celluloide, bachelite e plexiglas vengono trasformati in gioielli iconici, indossati anche dalle dive di Hollywood come Greta Garbo, Marlene Dietrich e Vivien Leigh. Il successo è tale che, anche con il ritorno dei gioielli tradizionali, i bijoux continuano a essere prodotti e apprezzati come espressione di stile accessibile e innovativo.
La mostra presenta opere di alcuni tra i più importanti designer del settore, da Trifari, Marcel Boucher, Coro, William De Lillo, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino fino a Wendy Gell, Iradj Moini e Billy Boy.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: «Mi sono appassionata a questi gioielli non preziosi perché rappresentano un patrimonio culturale che ci riporta a tempi difficili e a grandi cambiamenti sociali. La loro forza è nella creatività, nella fantasia e nell’uso di materiali innovativi capaci di anticipare tante tendenze future. Sono gioielli “poveri ma belli”, accessibili e alla portata di tutte».
In mostra, grandi collane, orecchini variopinti, spille eccentriche e bracciali originali raccontano un fenomeno che, da semplice alternativa al gioiello autentico, si è affermato come vero e proprio linguaggio creativo.
Se in Europa i bijoux nascono negli anni Venti come complemento alle creazioni di alta moda – da Chanel a Schiaparelli – è negli Stati Uniti che questo settore si sviluppa pienamente, trasformandosi in una realtà produttiva di grande rilievo, con centinaia di manifatture e designer capaci di sperimentare forme, materiali e messaggi innovativi.
Durante la Grande Depressione (1929-1939), la Costume Jewelry diventa una risposta creativa alle difficoltà economiche, grazie all’impiego di materiali non preziosi ma lavorati con grande raffinatezza. Pietre sintetiche, leghe, celluloide, bachelite e plexiglas vengono trasformati in gioielli iconici, indossati anche dalle dive di Hollywood come Greta Garbo, Marlene Dietrich e Vivien Leigh. Il successo è tale che, anche con il ritorno dei gioielli tradizionali, i bijoux continuano a essere prodotti e apprezzati come espressione di stile accessibile e innovativo.
La mostra presenta opere di alcuni tra i più importanti designer del settore, da Trifari, Marcel Boucher, Coro, William De Lillo, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino fino a Wendy Gell, Iradj Moini e Billy Boy.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: «Mi sono appassionata a questi gioielli non preziosi perché rappresentano un patrimonio culturale che ci riporta a tempi difficili e a grandi cambiamenti sociali. La loro forza è nella creatività, nella fantasia e nell’uso di materiali innovativi capaci di anticipare tante tendenze future. Sono gioielli “poveri ma belli”, accessibili e alla portata di tutte».
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