Giada Colagrande. Bob Wilson’s Life & Death of Marina Abramovic
Dal 12 Giugno 2014 al 21 Giugno 2014
Milano
Luogo: Triennale di Milano
Indirizzo: via Alemagna 6
Orari: da martedì a venerdì dalle 20.30; sabato dalle 19.30
Costo del biglietto: intero 5 €, ridotto under 30 over 65 e convenzioni 2 €, under 6 gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 72434205/247
E-Mail info: info@@triennale.org
Sito ufficiale: http://www.crtmilano.it
Bob Wilson’s Life & Death of Marina Abramovic segue l’incontro del regista Robert Wilson, della performance artist Marina Abramovic, del cantante e compositore Antony Hegarty e dell’attore Willem Dafoe, da cui nasce l’opera teatrale sulla biografia di Marina Abramovic.
Attraverso riprese delle prove e interviste degli artisti al lavoro, esploriamo dall’interno questa collaborazione unica, tracciando un intimo ritratto che rivela dinamiche, entusiasmi e paure di ognuno di loro durante la messa in scena di questo spettacolo straordinario.
Il film diretto da Giada Colagrande non è solo lo straordinario documento dello spettacolo, che ci riporta alle emozioni di quella performance, ma anche un esempio di come teatro e cinema possono dialogare creativamente.
Quando ho saputo che Robert Wilson avrebbe diretto un’opera sulla biografia di Marina Abramovic, mi sono chiesta: “Dove s’incontreranno il maestro dell’artificio e la madrina del reale? Sposeranno il teatro con la performance art o sarà una lotta tra titani?”.
Due anni dopo, mi rendo conto che ciò che è avvenuto è molto più misterioso e magico di qualsiasi risposta alle mie domande.
Il terreno su cui si sono incontrati Bob Wilson, Marina Abramovic, Antony Hegarty e Willem Dafoe è un palcoscenico popolato dalla vita della Abramovic, dai suoi personaggi e dai suoi fantasmi, ma anche dalle vite, personaggi e fantasmi di tutti coloro che vi hanno lavorato. Un coro di artisti e musicisti straordinari ha contribuito nei modi più diversi, dal canto epico balcano alla musica elettronica, dalla danza al vaudeville, alla durational performance. Il risultato è talmente sublime che ogni volta che The Life and Death of Marina Abramovic va in scena, anche il pubblico vede su quel palcoscenico la propria vita e morte: Marina ne è il paesaggio, Bob Wilson la mente, Antony il cuore e Willem il corpo.
Ho avuto la grande fortuna di osservare da vicino e filmare questa intensissima collaborazione artistica, dalla quale credo che tutti i partecipanti siano stati intimamente trasformati.
Giada Colagrande
Giada Colagrande nasce a Pescara il 16 ottobre 1975. Compie gli studi superiori tra Svizzera, Italia e Australia e nel 1995 si trasferisce a Roma, dove comincia e fare videoarte e documentari sull’arte contemporanea.
Dal 1997 al 2000 partecipa al progetto d’arte contemporanea VOLUME, per cui realizza una serie di ritratti di 7 artisti contemporanei: Jannis Kounellis, Alfredo Pirri, Bernhard Rüdiger, Nunzio, Raimund Kummer, Gianni Dessí, Maurizio Savini e Sol Lewitt.
Gira tre cortometraggi: “Carnaval” (1997), “Fetus - Quattro porta morto” (1999), e “n.3” (2000). Nel 2001 scrive, dirige e interpreta il suo primo lungometraggio, “Aprimi il Cuore”. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2002 e al Tribeca Film Festival 2003, partecipa successivamente ad altri numerosi festival internazionali del cinema.
Del 2005 è il secondo lungometraggio “Before it had a name”, scritto e interpretato insieme a Willem Dafoe, invitato alla Mostra del Cinema di Venezia 2005, al festival di San Sebastián e ad altri festival internazionali.
Nel 2010 scrive e dirige il suo terzo film “A Woman”, con Willem Dafoe, Jess Weixler e Stefania Rocca. Anch’esso viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2010 e a tanti altri festival internazionali del cinema.
Nel 2012 realizza “The Woman Dress”, terzo cortometraggio della serie "The Miu Miu Women's Tales", un progetto PRADA, e completa il film "Bob Wilson's Life & Death of Marina Abramovic", un documentario sull’opera diretta da Robert Wilson, tratta dalla biografia di Marina Abramovic, con Willem Dafoe e Antony Hegarty.
Attualmente sta lavorando al film "The Abramovic Method", che continua la sua collaborazione con l’artista Marina Abramovic.
Robert Wilson (1941, Waco, Texas) è tra i più importanti e influenti registi teatrali della sua generazione. Oltre che nel teatro lavora, anche nelle arti visive e con il video.
Trasferitosi a New York nel 1963 per studiare architettura e pittura, nel 1968 fonda la sua prima compagnia di teatro sperimentale, la Byrd Hoffman School of Byrds. Dai primi anni ’70 si dedica anche all’opera. Nel 1975 crea insieme al compositore Philip Glass Einstein on the Beach, con un approccio radicalmente nuovo all’opera, che porta entrambi alla fama immediata di grandi artisti. Nel suo lavoro teatrale Wilson ha sempre cercato di superare i limiti del mezzo, sperimentando con il linguaggio e con il movimento. Per Wilson, il movimento non illustra il linguaggio, come da tradizione, ma è autonomo ed ha un suo ritmo. Quando si mischiano i due piani del linguaggio e del movimento in uno stadio avanzato di prove, nasce una nuova forma.
I suoi spettacoli sono noti per lo stile austero, l’illuminazione sublime, le scene lente e le spesso estreme proporzioni di spazio e tempo.
“The Life and Times of Joseph Stalin” (1973) durò 12 ore e “KA MOUNTain and GUARDenia Terrace” (1972), messo in scena in cima a una montagna in Iran, durò sette giorni.
L’artista surrealista Louis Aragon ha elogiato il lavoro di Wilson, definendolo “ciò che noi, fondatori del Surrealismo, sognavamo venisse dopo di noi e ci superasse”.
Altri importanti lavori di Wilson sono “Death, Destruction & Detroit” (1979); il musical rivoluzionario “The Black Rider” (1991); “Alice” (1992); e le opere “Einstein on the Beach”, “Parsifal”, “The Magic Flute” e “Lohengrin”.
Dal 2004 Wilson lavora anche con il video. Per il canale di videoarte americano LAB HD ha realizzato una serie di video ritratti, dagli attori Hollywoodiani ai senza tetto, dal nome “VOOM portaits”.
Wilson ha vinto molti premi. Per il suo teatro ha vinto l’Obie, il Premio Europa e il terzo Dorothy and Lillian Gish Prize alla carriera.
Come scultore ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 1993. E’ Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Francia.
Robert Wilson è inoltre il fondatore del Watermill Center, un laboratorio interdisciplinare per le arti, aperto nel 2006 a Long Island, New York. Il centro offre agli artisti emergenti un ambiente e le risorse per sviluppare nuove idee nel campo delle arti performative.
Marina Abramovi? (1946, Belgrado) è una performance artist attiva dagli anni ‘70. Nel suo lavoro esplora la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità mentali nelle perfomances rituali centrate su autolesionismo fisico, lunga durata e trasformazione emotiva e spirituale.
Abramovi? è figlia di ex partigiani della Seconda Guerra Mondiale. Entrambi i genitori erano membri del Partito Comunista di Tito. La dura educazione di stampo militare ricevuta dalla madre è stata oggetto di numerose discussioni riguardo alle sue performances.
Dopo gli studi all’accademia d’arte di Belgrado e Zagabria, Abramovi? si è interessata sempre più alla performance come forma d’arte visiva.
A Belgrado ha realizzato diverse performances centrate su riti e dolore fisico. Durante una di queste, “Rhythm5”, ha perso coscienza mentre era in piedi al centro di una stella comunista in fiamme ed è stata salvata da un membro del pubblico.
Nel 1976 Abramovi? ha lasciato Belgrado per trasferirsi ad Amsterdam, dove ha iniziato un’intensa relazione personale e professionale con l’artista tedesco Uwe Laysliepen alias Ulay. La coppia si è proposta come un corpo a due teste, esplorando temi come l’alter ego, l’altro e l’identità artistica, i binomi opposti corpo e mente, natura e cultura, attivo e passivo.
Come nei suoi precedenti lavori, le performances con Ulay erano centrate sul dolore e lo sfinimento fisico ed emotivo. La loro ultima performance, “Lovers” (1988), è stata un viaggio spirituale per terminare la loro relazione. I due hanno percorso tutta la Grande Muraglia Cinese, partendo dalle estremità opposte e incontrandosi al centro, percorrendo ciascuno una distanza di più di 1500 miglia.
Nel 1997 Abramovi? ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per “Balkan Baroque”, un lavoro in video e performance, nel quale lavava con una spazzola centinaia di ossa bovine.
Nel 2005 ha realizzato “Seven Easy Pieces” al Museo Guggenheim di New York, rimettendo in scena sette performances, di cui due erano sue e cinque di altri artisti. Ogni performance durava sette ore.
Nel 2010 il Museum of Modern Art di New York le ha dedicato un’imponente retrospettiva, la più grande mostra di performance art nella storia del MOMA. Durante la mostra, Abramovic ha realizzato la più lunga performance ad oggi, “The Artist is Present”, sedendo di fronte allo spettatore per 737 ore, immobile e in silenzio.
Nel 2007 Abramovi? ha aperto una fondazione per la preservazione della performance art, convinta che il commercio d’arte e le severe misure di sicurezza dei musei ne compromettano la forma.
Il suo primo ruolo cinematografico da protagonista è stato in “The Loveless” di Kathryn Bigelow (1980). Da allora, Willem Dafoe ha recitato in più di 80 film – a Hollywood (Spiderman, Il Paziente Inglese, Inside Man, C’era una Volta in Messico, Daybreakers, Sotto il Segno del Pericolo, White Sands, Mississippi Burning, Strade di Fuoco) e nel cinema indipendente (Tom & Viv, Animal Factory, Boondock Saints, American Psycho, L’Affare Farewell, The Hunter).
Ha scelto progetti per diversità di ruoli e opportunità di lavorare con grandi autori, quali: Julian Schnabel (Miral, Basquiat), Lars Von Trier (Antichrist, Manderlay), Martin Scorsese (Aviator, L’Ultima Tentazione di Cristo), Paul Schrader (Auto Focus, Affliction, Lo Spacciatore, Adam Resurrected, The Walker), David Cronenberg (Existenz), David Lynch (Cuore Selvaggio), William Friedkin (Vivere e Morire a Los Angeles), Oliver Stone (Platoon, Nato il 4 Luglio), Abel Ferrara (New Rose Hotel, Go Go Tales, 4:44 Last Day On Earth), Wim Wenders (Così Lontano Così Vicino), Werner Herzog (My Son My Son), Theo Angelopoulos (La Polvere del Tempo), Wes Anderson (Fantastic Mr. Fox, Life Aquatic), Andrew Stanton (Alla Ricerca di Nemo e John Carter).
Ha ricevuto due nominatons agli Oscar (per Platoon e per L’ombra del Vampiro) e una ai Golden Globe. Tra i numerosi premi, ha ricevuto un LA Film Critics Award e un Independent Spirit Award.
Prima di “Bob Wilson's Life & Death of Marina Abramovic”, ha già lavorato con Giada Colagrande in “A Woman” e “Before it Had a Name”, e con Bob Wilson nella serie di video ritratti “VOOM”.
Dafoe è uno dei membri fondatori del Wooster Group, compagnia teatrale newyorkese d’avanguardia tra le più influenti ed acclamate, di cui ha ideato e interpretato spettacoli dal 1977 al 2005, negli USA e nel resto del mondo. Ha anche lavorato con Richard Foreman in
“Miss Universal Happiness” (1985) e “The Idiot Savant” (2009).
Nato nel Sussex, in Inghilterra, Antony Hegarty ha trascorso la sua infanzia ad Amsterdam e San Francisco Bay Area prima di trasferirsi a New York all'età di 19 anni.
Nel 1992 ha fondato la performance collettiva Blacklips, ed ha trascorso diversi anni sviluppando la sua voce e le sue idee su palcoscenici notturni nei dintorni di New York.
Antony è emerso con il suo ensemble musicale Antony and the Johnsons nel 1998.
Il gruppo ha realizzato quattro album (Antony and the Johnsons, I am a bird now, The Crying Light, Swanlights ) ed ha collaborato con artisti fra i quali Lou Reed, Bjork, Boy George, Laurie Anderson, Yoko Ono, Cocorosie e Marc Almond. Antony and the Johnsons ha vinto l'inglese Mercury Prize nel 2005 e suonato con orchestre di tutto il mondo.
La loro rappresentazione di “The Crying Light” al Festival di Manchester 2009 è stato successivamente incluso nella presentazione delle 100 opere e performance più importanti del PS1.
Nel 2008 Antony ha iniziato ad esporre sue opere d'arte visiva al Palais de Beaux Arts in Belgio, alla Isis Gallery di Londra e all' Agnès B. Galerie Du Jour a Parigi.
Nel mese di ottobre del 2010, Antony ha realizzato “Swanlights”, un libro che contiene i suoi collages e disegni, pubblicato da Image Abrams.
Attraverso riprese delle prove e interviste degli artisti al lavoro, esploriamo dall’interno questa collaborazione unica, tracciando un intimo ritratto che rivela dinamiche, entusiasmi e paure di ognuno di loro durante la messa in scena di questo spettacolo straordinario.
Il film diretto da Giada Colagrande non è solo lo straordinario documento dello spettacolo, che ci riporta alle emozioni di quella performance, ma anche un esempio di come teatro e cinema possono dialogare creativamente.
Quando ho saputo che Robert Wilson avrebbe diretto un’opera sulla biografia di Marina Abramovic, mi sono chiesta: “Dove s’incontreranno il maestro dell’artificio e la madrina del reale? Sposeranno il teatro con la performance art o sarà una lotta tra titani?”.
Due anni dopo, mi rendo conto che ciò che è avvenuto è molto più misterioso e magico di qualsiasi risposta alle mie domande.
Il terreno su cui si sono incontrati Bob Wilson, Marina Abramovic, Antony Hegarty e Willem Dafoe è un palcoscenico popolato dalla vita della Abramovic, dai suoi personaggi e dai suoi fantasmi, ma anche dalle vite, personaggi e fantasmi di tutti coloro che vi hanno lavorato. Un coro di artisti e musicisti straordinari ha contribuito nei modi più diversi, dal canto epico balcano alla musica elettronica, dalla danza al vaudeville, alla durational performance. Il risultato è talmente sublime che ogni volta che The Life and Death of Marina Abramovic va in scena, anche il pubblico vede su quel palcoscenico la propria vita e morte: Marina ne è il paesaggio, Bob Wilson la mente, Antony il cuore e Willem il corpo.
Ho avuto la grande fortuna di osservare da vicino e filmare questa intensissima collaborazione artistica, dalla quale credo che tutti i partecipanti siano stati intimamente trasformati.
Giada Colagrande
Giada Colagrande nasce a Pescara il 16 ottobre 1975. Compie gli studi superiori tra Svizzera, Italia e Australia e nel 1995 si trasferisce a Roma, dove comincia e fare videoarte e documentari sull’arte contemporanea.
Dal 1997 al 2000 partecipa al progetto d’arte contemporanea VOLUME, per cui realizza una serie di ritratti di 7 artisti contemporanei: Jannis Kounellis, Alfredo Pirri, Bernhard Rüdiger, Nunzio, Raimund Kummer, Gianni Dessí, Maurizio Savini e Sol Lewitt.
Gira tre cortometraggi: “Carnaval” (1997), “Fetus - Quattro porta morto” (1999), e “n.3” (2000). Nel 2001 scrive, dirige e interpreta il suo primo lungometraggio, “Aprimi il Cuore”. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2002 e al Tribeca Film Festival 2003, partecipa successivamente ad altri numerosi festival internazionali del cinema.
Del 2005 è il secondo lungometraggio “Before it had a name”, scritto e interpretato insieme a Willem Dafoe, invitato alla Mostra del Cinema di Venezia 2005, al festival di San Sebastián e ad altri festival internazionali.
Nel 2010 scrive e dirige il suo terzo film “A Woman”, con Willem Dafoe, Jess Weixler e Stefania Rocca. Anch’esso viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2010 e a tanti altri festival internazionali del cinema.
Nel 2012 realizza “The Woman Dress”, terzo cortometraggio della serie "The Miu Miu Women's Tales", un progetto PRADA, e completa il film "Bob Wilson's Life & Death of Marina Abramovic", un documentario sull’opera diretta da Robert Wilson, tratta dalla biografia di Marina Abramovic, con Willem Dafoe e Antony Hegarty.
Attualmente sta lavorando al film "The Abramovic Method", che continua la sua collaborazione con l’artista Marina Abramovic.
Robert Wilson (1941, Waco, Texas) è tra i più importanti e influenti registi teatrali della sua generazione. Oltre che nel teatro lavora, anche nelle arti visive e con il video.
Trasferitosi a New York nel 1963 per studiare architettura e pittura, nel 1968 fonda la sua prima compagnia di teatro sperimentale, la Byrd Hoffman School of Byrds. Dai primi anni ’70 si dedica anche all’opera. Nel 1975 crea insieme al compositore Philip Glass Einstein on the Beach, con un approccio radicalmente nuovo all’opera, che porta entrambi alla fama immediata di grandi artisti. Nel suo lavoro teatrale Wilson ha sempre cercato di superare i limiti del mezzo, sperimentando con il linguaggio e con il movimento. Per Wilson, il movimento non illustra il linguaggio, come da tradizione, ma è autonomo ed ha un suo ritmo. Quando si mischiano i due piani del linguaggio e del movimento in uno stadio avanzato di prove, nasce una nuova forma.
I suoi spettacoli sono noti per lo stile austero, l’illuminazione sublime, le scene lente e le spesso estreme proporzioni di spazio e tempo.
“The Life and Times of Joseph Stalin” (1973) durò 12 ore e “KA MOUNTain and GUARDenia Terrace” (1972), messo in scena in cima a una montagna in Iran, durò sette giorni.
L’artista surrealista Louis Aragon ha elogiato il lavoro di Wilson, definendolo “ciò che noi, fondatori del Surrealismo, sognavamo venisse dopo di noi e ci superasse”.
Altri importanti lavori di Wilson sono “Death, Destruction & Detroit” (1979); il musical rivoluzionario “The Black Rider” (1991); “Alice” (1992); e le opere “Einstein on the Beach”, “Parsifal”, “The Magic Flute” e “Lohengrin”.
Dal 2004 Wilson lavora anche con il video. Per il canale di videoarte americano LAB HD ha realizzato una serie di video ritratti, dagli attori Hollywoodiani ai senza tetto, dal nome “VOOM portaits”.
Wilson ha vinto molti premi. Per il suo teatro ha vinto l’Obie, il Premio Europa e il terzo Dorothy and Lillian Gish Prize alla carriera.
Come scultore ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 1993. E’ Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Francia.
Robert Wilson è inoltre il fondatore del Watermill Center, un laboratorio interdisciplinare per le arti, aperto nel 2006 a Long Island, New York. Il centro offre agli artisti emergenti un ambiente e le risorse per sviluppare nuove idee nel campo delle arti performative.
Marina Abramovi? (1946, Belgrado) è una performance artist attiva dagli anni ‘70. Nel suo lavoro esplora la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità mentali nelle perfomances rituali centrate su autolesionismo fisico, lunga durata e trasformazione emotiva e spirituale.
Abramovi? è figlia di ex partigiani della Seconda Guerra Mondiale. Entrambi i genitori erano membri del Partito Comunista di Tito. La dura educazione di stampo militare ricevuta dalla madre è stata oggetto di numerose discussioni riguardo alle sue performances.
Dopo gli studi all’accademia d’arte di Belgrado e Zagabria, Abramovi? si è interessata sempre più alla performance come forma d’arte visiva.
A Belgrado ha realizzato diverse performances centrate su riti e dolore fisico. Durante una di queste, “Rhythm5”, ha perso coscienza mentre era in piedi al centro di una stella comunista in fiamme ed è stata salvata da un membro del pubblico.
Nel 1976 Abramovi? ha lasciato Belgrado per trasferirsi ad Amsterdam, dove ha iniziato un’intensa relazione personale e professionale con l’artista tedesco Uwe Laysliepen alias Ulay. La coppia si è proposta come un corpo a due teste, esplorando temi come l’alter ego, l’altro e l’identità artistica, i binomi opposti corpo e mente, natura e cultura, attivo e passivo.
Come nei suoi precedenti lavori, le performances con Ulay erano centrate sul dolore e lo sfinimento fisico ed emotivo. La loro ultima performance, “Lovers” (1988), è stata un viaggio spirituale per terminare la loro relazione. I due hanno percorso tutta la Grande Muraglia Cinese, partendo dalle estremità opposte e incontrandosi al centro, percorrendo ciascuno una distanza di più di 1500 miglia.
Nel 1997 Abramovi? ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per “Balkan Baroque”, un lavoro in video e performance, nel quale lavava con una spazzola centinaia di ossa bovine.
Nel 2005 ha realizzato “Seven Easy Pieces” al Museo Guggenheim di New York, rimettendo in scena sette performances, di cui due erano sue e cinque di altri artisti. Ogni performance durava sette ore.
Nel 2010 il Museum of Modern Art di New York le ha dedicato un’imponente retrospettiva, la più grande mostra di performance art nella storia del MOMA. Durante la mostra, Abramovic ha realizzato la più lunga performance ad oggi, “The Artist is Present”, sedendo di fronte allo spettatore per 737 ore, immobile e in silenzio.
Nel 2007 Abramovi? ha aperto una fondazione per la preservazione della performance art, convinta che il commercio d’arte e le severe misure di sicurezza dei musei ne compromettano la forma.
Il suo primo ruolo cinematografico da protagonista è stato in “The Loveless” di Kathryn Bigelow (1980). Da allora, Willem Dafoe ha recitato in più di 80 film – a Hollywood (Spiderman, Il Paziente Inglese, Inside Man, C’era una Volta in Messico, Daybreakers, Sotto il Segno del Pericolo, White Sands, Mississippi Burning, Strade di Fuoco) e nel cinema indipendente (Tom & Viv, Animal Factory, Boondock Saints, American Psycho, L’Affare Farewell, The Hunter).
Ha scelto progetti per diversità di ruoli e opportunità di lavorare con grandi autori, quali: Julian Schnabel (Miral, Basquiat), Lars Von Trier (Antichrist, Manderlay), Martin Scorsese (Aviator, L’Ultima Tentazione di Cristo), Paul Schrader (Auto Focus, Affliction, Lo Spacciatore, Adam Resurrected, The Walker), David Cronenberg (Existenz), David Lynch (Cuore Selvaggio), William Friedkin (Vivere e Morire a Los Angeles), Oliver Stone (Platoon, Nato il 4 Luglio), Abel Ferrara (New Rose Hotel, Go Go Tales, 4:44 Last Day On Earth), Wim Wenders (Così Lontano Così Vicino), Werner Herzog (My Son My Son), Theo Angelopoulos (La Polvere del Tempo), Wes Anderson (Fantastic Mr. Fox, Life Aquatic), Andrew Stanton (Alla Ricerca di Nemo e John Carter).
Ha ricevuto due nominatons agli Oscar (per Platoon e per L’ombra del Vampiro) e una ai Golden Globe. Tra i numerosi premi, ha ricevuto un LA Film Critics Award e un Independent Spirit Award.
Prima di “Bob Wilson's Life & Death of Marina Abramovic”, ha già lavorato con Giada Colagrande in “A Woman” e “Before it Had a Name”, e con Bob Wilson nella serie di video ritratti “VOOM”.
Dafoe è uno dei membri fondatori del Wooster Group, compagnia teatrale newyorkese d’avanguardia tra le più influenti ed acclamate, di cui ha ideato e interpretato spettacoli dal 1977 al 2005, negli USA e nel resto del mondo. Ha anche lavorato con Richard Foreman in
“Miss Universal Happiness” (1985) e “The Idiot Savant” (2009).
Nato nel Sussex, in Inghilterra, Antony Hegarty ha trascorso la sua infanzia ad Amsterdam e San Francisco Bay Area prima di trasferirsi a New York all'età di 19 anni.
Nel 1992 ha fondato la performance collettiva Blacklips, ed ha trascorso diversi anni sviluppando la sua voce e le sue idee su palcoscenici notturni nei dintorni di New York.
Antony è emerso con il suo ensemble musicale Antony and the Johnsons nel 1998.
Il gruppo ha realizzato quattro album (Antony and the Johnsons, I am a bird now, The Crying Light, Swanlights ) ed ha collaborato con artisti fra i quali Lou Reed, Bjork, Boy George, Laurie Anderson, Yoko Ono, Cocorosie e Marc Almond. Antony and the Johnsons ha vinto l'inglese Mercury Prize nel 2005 e suonato con orchestre di tutto il mondo.
La loro rappresentazione di “The Crying Light” al Festival di Manchester 2009 è stato successivamente incluso nella presentazione delle 100 opere e performance più importanti del PS1.
Nel 2008 Antony ha iniziato ad esporre sue opere d'arte visiva al Palais de Beaux Arts in Belgio, alla Isis Gallery di Londra e all' Agnès B. Galerie Du Jour a Parigi.
Nel mese di ottobre del 2010, Antony ha realizzato “Swanlights”, un libro che contiene i suoi collages e disegni, pubblicato da Image Abrams.
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