Gioia Di Girolamo. The Mating Season of Frenzy Breeze
Dal 16 Maggio 2019 al 14 Giugno 2019
Milano
Luogo: Galleria Bianconi
Indirizzo: via Lecco 20
Orari: lunedì - venerdì 10.30-13.00 / 14.30-19.00; sabato su appuntamento
Curatori: Andrea Lacarpia
Giovedì 16 maggio alle 18 la Galleria Bianconi inaugura “The Mating Season of Frenzy Breeze”, personale di Gioia Di Girolamo, artista italiana nata a Pescara nel 1984, trasferitasi negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove vive e lavora.
La mostra in realtà segna anche un momento molto importante per la galleria, con la presentazione al grande pubblico dei locali completamente rinnovati della sede milanese di via Lecco 20. La scelta di inaugurare la nuova veste dello spazio con la personale di una giovane artista intende sottolineare la freschezza e l'energia alla base del processo di trasformazione e crescita della Galleria stessa.
Al centro della personale di Gioia di Girolamo, curata da Andrea Lacarpia, si pone il tema dell'affettività nei rapporti sociali e di come i processi biologici di conservazione e sviluppo degli organismi possano presentare caratteristiche comuni.
La spinta vitale che porta l’uomo a relazionarsi con gli altri creando rapporti interpersonali è la stessa energia che rende ogni essere vivente un sistema aperto e non isolato, animato dal continuo scambio con l’ambiente. La percezione dell’individualità è modellata dal rapporto con l’esterno che ne ridefinisce costantemente i confini, in un confluire di processi chimici e proiezioni mentali.
Con lo sviluppo della tecnologia digitale si è assistito a profondi mutamenti nelle modalità di comunicazione, che da un lato affrancano della presenza fisica e dall’altro ne evocano la presenza enfatizzando la dimensione emotiva. La possibilità di ottenere appagamento affettivo con mezzi fittizi determina nuove nevrosi e dipendenze, portando al progressivo isolamento in un microcosmo senza interlocutori reali, in cui anche la percezione di sé e della propria corporeità è compromessa dalla mancanza di scambio con l'esterno.
La solitudine affettiva, condizione esistenziale sempre più attuale, è raccontata da Gioia Di Girolamo attraverso un personaggio immaginario, chiamato Frenzy Breeze, che diviene metafora di una contemporaneità in cui la dimensione fisica è sostituita da immagini e narrazioni facilmente reperibili online, surrogati che procurano appagamento sensoriale sostituendosi all'esperienza reale.
L'ambiente di Frenzy Breeze è chiuso come una biosfera che si autoalimenta senza alcun contatto reale con l'esterno, in un circolo continuo di appagamento di desideri alimentati artificialmente. Interessata alle attuali trasformazioni nelle modalità di percepire il corpo e gli affetti, in un mondo sempre più connotato dalla pervasività della tecnologia e della comunicazione digitale, Gioia Di Girolamo approfondisce con sarcasmo e capacità critica i fenomeni di dipendenza da internet che accompagnano la diffusione dei social media e dei contenuti che forniscono esperienze sensoriali attraverso stimoli virtuali. La necessità di comunicare con gli altri, di creare rapporti affettivi e di aumentare l'autostima, nell'eccessivo utilizzo di modalità virtuali può assumere connotati grotteschi e paradossali, esprimendo inquietudine dietro l'apparenza più dolce e ovattata.
Gioia Di Girolamo rielabora le ambiguità dell'immaginario web orientato alla soddisfazione del desiderio, dalle chat per incontri ai video di ASMR che procurano piacere e rilassamento attraverso particolari stimoli sonori, mostrandone le criticità per raccontare il presente nelle sue contraddizioni. Con un'attitudine sperimentale nell'utilizzo dei materiali, Gioia Di Girolamo unisce nelle proprie installa- zioni diversi mezzi, tra i quali il video, la scultura e la pittura, attivando esperienze sensoriali che rimandano ad una fisicità impalpabile, in grado di stimolare una sensibilità insieme tattile ed evanescente. Si genera così una realtà inaf-ferrabile, in cui l'unità di corpo e individuo si dissolve generando diverse identità senza peso. The Mating Season of Frenzy Breeze unisce opere realizzate con materiali diversi, come argilla modellata, felpe, tessuti semitrasparenti, pittura ad olio, pigmenti, smalti per unghie, colla vinilica, silicone e ammorbidente, che vanno a formare un microcosmo di forme in cui la dimensione biologica, sia quella elementare delle cellule e dei microorganismi che quella complessa del corpo umano, si fa eterea e dominata dalle tonalità pastello. I limiti della trascendenza spinta all'eccesso dall'utilizzo della tecnologia e il ruolo del corpo in tale processo, tra permanenza e abbandono, sono sondati da Gioia Di Giro- lamo come elementi fondamentali per la comprensione di una contemporaneità in cui la tecnica trasforma l'uomo ibridando gli opposti in forme post-umane.
La pelle e la testa, spazi interstiziali tra l'individualità e l'ambiente esterno, sono i soggetti principali. Il colore dell'epidermide risuona in ogni opera, esprimendo una corporeità che diviene membrana senza peso, identità virtuale che può essere cambiata come un vestito. Privata di concretezza fisica, la dimensione tattile assume una valenza spirituale, in cui si trascende la realtà in favore di un mondo magico. Parte del corpo ed insieme strumento della mente, le teste sono modellate da Gioia Di Girolamo con dei lineamenti essenziali che le rendono simili ad ancestrali raffigurazioni di idoli, o figure aliene dall'espressione dolce e sognante, in cui il terzo occhio posto nella fronte rende percepibile il volto anche se sottosopra. La percezione fisica e la dimensione dello spirito si compenetrano ed insieme formano la complessità di una realtà senza coordinate certe e senza gravità, in cui tutto è disposto in uno spazio evanescente come il mondo digitale. Le opere video riprendono lo stile dei filmati di autoguarigione reperibili su you tube enfatizzandone i cliché estetici per mostrane l'aspetto paradossale, insieme rassicurante e conturbante. Nonostante l'immaterialità dei pixel e della comunicazione web, l'essere umano si mostra ancora nella sua fragilità fatta di necessità affettive che lo legano al mondo degli organismi viventi, di cui la tecnologia diviene parte. integrante, tra pulsioni istintive e sublimazione.
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