Giovanni Campus. Tempo in processo. Rapporti, misure, connessioni
Dal 12 Settembre 2019 al 10 Novembre 2019
Milano
Luogo: Building / MA*GA, Gallarate
Indirizzo: via Monte di Pietà 23
Orari: BUILDING: Lunedì chiuso; da martedì a sabato 10-19. MA*GA: Lunedì chiuso; da martedì a venerdì 10-13 / 14.30-18.30; sabato e domenica 11-19
Curatori: Francesco Tedeschi
Costo del biglietto: BUILDING: ingresso gratuito. MA*GA: intero € 7, ridotto € 5. Gratuito per i minori di 14 anni, disabili che necessitano di accompagnatore, accompagnatore del disabile, dipendenti MiBAC, accompagnatori e guide turistiche Regione Lombardia, 1 insegnante ogni 10 studenti, membri ICOM, soci AMACI, Amici del MA*GA, soci Mart membership, soci Club GAMeC, giornalisti accreditati, giornalisti con tesserino in corso di validità, soci Abbonamento Musei Lombardia Milano
Telefono per informazioni: +39 02 89094995
E-Mail info: info@building-gallery.com
Sito ufficiale: http://www.building-gallery.com
BUILDING
capitolo 1, Milano / chapter 1, Milan
Rapporti, misure, connessioni
45°28’12.985” N 9°11’30.465” E
BUILDING, via Monte di Pietà 23, 20121, Milano
Inaugurazione: giovedì 12 settembre 2019, ore 18
13 settembre 2019 – 12 ottobre 2019
MA*GA
capitolo 2, Gallarate / chapter 2, Gallarate
Rapporti, misure, connessioni
45°39’15.416” N 8°47'52.386” E
MA*GA, via Egidio de Magri 1, 21013, Gallarate (VA)
Inaugurazione: sabato 21 settembre 2019, ore 18
22 settembre 2019 – 10 novembre 2019
BUILDING e MA*GA presentano Giovanni Campus. Tempo in processo. Rapporti, misure, connessioni, un progetto espositivo in due capitoli dedicato alla sperimentazione di Giovanni Campus, a cura di Francesco Tedeschi: due mostre complementari che inaugurano rispettivamente il 12 settembre da BUILDING a Milano e il 21 settembre al MA*GA di Gallarate.
Giovanni Campus. Tempo in processo. Rapporti, misure, connessioni si compone di diversi momenti, scanditi dai quattro piani della galleria milanese e nell’ambiente “open space”del museo di Gallarate. Al centro di ciascuno di essi vi è il principio che guida da tempo l’opera dell’artista e che si definisce con la qualificazione di “Tempo in processo”. Fin dagli anni Settanta, infatti, Campus opera sull’unitarietà di allestimenti in cui i singoli elementi si collegano fra di loro, in una continuità da intendersi in senso temporale, prima che spaziale. Il “tempo” è al centro della sua attenzione, come parte di un processo dialettico in cui le forme, le geometrie, le relazioni tra materia e colore rispondono a una logica fondata sul valore del complesso strutturale.
Dice a proposito Campus, in un intervento del 2014: “La spazialità dell’epoca moderna, nella sua evoluzione scientifico-tecnologica, ormai è un “tempo in processo“, in continuo, ineluttabiledivenire.
La rappresentazione figurale (l’installazione – l’ambiente) sul piano operativo viene a compiersi in rimando reciproco, in una dinamica aggregativa di progressiva messa a punto, tra strumenti e categorie, tra segnicità espressive plastiche e rimandi simbolici (assi in legno, strutture euclidee, spazi interni ed esterni, momenti e fasi temporali). Questa rappresentazione, nella sua lettura, sensibile-intelligibile, assorbe le differenze, non occupa né interviene sullo spazio come luogo aperto, ma lo coinvolge e lo incorpora”.
Con Rapporti, misure, connessioni. 45°28’12.985” N 9°11’30.465” E Giovanni Campus elabora negli ambienti di BUILDING un intervento per il piano terra che vede in relazione di continuità alcuni lavori degli ultimi anni Settanta, in cui le tele monocrome sono attraversate da corde che tracciano un percorso aperto e continuo, con lavori degli anni recenti, dove le piastrine di ferro accompagnano e modificano le tele in un processo che ha una forte impronta di unitarietà di sviluppo a parete, completato da alcuni elementi tridimensionali. Al primo piano l’accento viene portato sul rapporto tra forma aperta e chiusa, così come viene accentuato il senso di un dialogo tra bidimensionalità e tridimensionalità, nel rincorrersi di motivi complementari, sempre a partire da alcuni lavori di recente realizzazione. Il terzo livello, in un percorso che guarda alle varie fasi della storiadell’artista, presenta lavori in cemento degli anni Ottanta in cui l’artista si misura con i caratteri della forma e con il suo rapporto con il suolo, radice di ogni azione nello spazio. Infine, all’ultimo piano, il recupero a ritroso delle radici di un fare fondato nella storia di una lunga consuetudine con i temi della costruzione e della percezione ha il suo fulcro nella ripresentazione di alcuni lavori in metacrilato, eseguiti negli anni Settanta e rarissimamente esposti in seguito, che si raccolgono attorno alla Struttura modulare continua dimensionale, esposta in occasione di una personale effettuata nel 1973 e presentata da UmbroApollonio.
Mercoledì 2 ottobre 2019, ore 18.30
In occasione della mostra BUILDING presenta un incontro in presenza di Giovanni Campus e del curatore Francesco Tedeschi. L’artista e il curatore insieme a Silvana Borutti, Sandro Parmiggiani, Carlo Pirovano e Emma Zanella, rileggeranno dal punto di visto storico, artistico e filosofico l’opera del maestro.
L’incontro sarà l’occasione per raccontare il progetto dedicato all’artista e riviverne l’opera. La filosofa Silvana Borutti offrirà un’analisi dal punto di vista filosofico concentrandosi su come Campus riesce a esprime il concetto di tempo, Sandro Parmiggiani darà un contributo critico, Carlo Pirovano fotograferà scene vissute insieme all’artista condividendole con il pubblico presente ed Emma Zanella racconterà il legame tra il MA*GA e l’artista. L’incontro sarà un momento importate per dialogare sugli insegnamenti etici e concettuali di Campus che continuano ad avere un valore straordinariamente originale.
A proposito dell’incontro, Francesco Tedeschi dichiara: “Giovanni Campus tende a leggere il presente come traccia della memoria e proiezione del possibile, ma soprattutto come concreta manifestazione di un legame fra le cose, i luoghi, il senso della successione logica e l’emergere dell’imprevisto. Una conversazione ‘hic et nunc’ direttamente con l’artista davanti ai singoli pezzi e agli ambienti relazionati, in grado di chiarificare il suo percorso professionale e personale, manifestato attraverso superfici monocrome intersecate da elementi in ferro, il suo modo di agire nel corso del tempo”.
Al MA*GA di Gallarate, con Rapporti, misure, connessioni. 45°39’15.416” N 8°47'52.386” E, Campus ha pensato a un unico progetto che, attraverso un dialogo che si estende dalla continuità della parete allo spazio intero, mette in gioco forme geometriche distribuite in un rapporto tra immagine e sviluppo, teso a sottolineare, anche in questo caso, la continuità di una logica creativa unitaria, che comprende lavori degli anni Ottanta e altri di più recente elaborazione. Le diverse serie, tra affermazioni, pause e riflessioni, combinano lavori graficopittorici con materiali plastici, dialogandocon le caratteristiche dello spazio, ma imponendosi a esso con la forza dialogante delleforme. In questo intervento, che offre un taglio originale della concezione dell'opera come frutto di una rielaborazione che nasce in rapporto allo spazio e al carattere dell'ambiente in cui agisce, Campus offre al massimo grado il carattere della sua concezione di un equilibrio che scaturisce dal legame tra le forme interne ed esterne al singolo lavoro, misurandosi con la tradizione dell'arte "costruttiva" della quale è da decenni protagonista. Già nel 2002 il Museo d'Arte Moderna di Gallarate ha ospitato una personale dell'artista, che in questo caso rinnova il suo linguaggio in uno stretto dialogo con il differente spazio del Ma*GA.
In nessun caso il progetto espositivo si definisce in termini retrospettivi, ma è teso a dimostrare la vitalità di un confronto che nasce dalla relazione fra le parti, più che dall'imposizione del singolo elemento.
Il lavoro di Campus – che si offre a letture critiche come quelle svolte nel corso del tempo da storici e critici dell’arte come Luciano Caramel, Enrico Crispolti, Alberto Veca, Salvatore Naitza, Claudio Cerritelli, Marco Meneguzzo, Carlo Pirovano – si apre a considerazioni di natura linguistico-strutturale, come quelle svolte dal matematico Bruno D’Amore, o di carattere antropologico o teoretico-filosofico, come quelle di Placido Cherchi e Silvana Borutti. Anche per queste ragioni, il progetto espositivo sarà accompagnato da un catalogo realizzato per l’occasione, in cui trova spazio, oltre a un saggio appositamente scritto da Francesco Tedeschi, una conversazione fra Giovanni Campus e Silvana Borutti, Bruno D’Amore, Francesco Tedeschi, Emma Zanella e Margherita Strada per BUILDING, e una ricca documentazione fotografica degli interventi compiuti per l’occasione, realizzata da Flavio Pescatori.
Giovanni Campus è nato a Olbia nel 1929. Dopo i lavori pittorici realizzatinegli anni Cinquanta, in cui va rapidamente superando una matrice formale di impianto figurativo, nel corso degli anni Sessanta matura un superamento della pittura attraverso l’attenzione per i linguaggi geometrici e costruttivi, che si confrontano con i modelli culturali e visivi del mondo industriale. L’interesse per l’intersezione fra i modelli di produzione avanzati, l’estetica della percezione e le possibilità tecniche lo spinge quindi ad adottare il metacrilato come materiale che gli permette una diversa soluzione della tensione pittorica, in direzione ambientale. Dopo le prime esposizioni personali e la partecipazione ad alcune collettive – tra cui & Multiple Art alla Whitechapel Art Gallery di Londra, il padiglione italiano nella II Triennale dell'India a New Delhi, con presentazione di Palma Bucarelli, la mostra “Luce e Materia”, promossa dal Centro Industria di Milano – e ai premi in cui le ricerche espressive contemporanee trovano spazio, ottiene l’attenzione di critici come Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio, Lara Vinca Masini, o di colleghi come Bruno Munari. Effettua anche soggiorni a New York e a Parigi, utili a metterlo in relazione con la situazione internazionale. Nella seconda metà degli anni Settanta, intanto, Campus va sostituendo i materiali della produzione plastica per recuperare la tradizione pittorico-scultorea, creando forme strutturali che si misurano con gli ambienti, generando motivi relazionali con interventi fondati sulla continuitàdi unosviluppounitario. Attua anche, inquestosenso,operazioninello spazio della città, come gli interventi compiuti in Piazzetta Palazzo Reale a Milano nel 1977 o nello spazio naturale, come le “misurazioni” realizzate nei primi anni Ottanta con la serie di interventi “Percorso Determinazione”, compiuti in luoghi della nativa Gallura nel 1983, o in ambienti espositivi determinati. Una nuova generazione di critici si avvicina intanto al suo lavoro, a cominciare dal lungo sodalizio con Luciano Caramel, che in molteplici occasioni accompagna i suoi progetti. Dagli anni Ottanta accanto alle mostre personali in spazi pubblici e privati e alla partecipazione a selezionate collettive riguardanti gli aspetti portanti del suo lavoro, esso è al centro di alcune mostre monografiche in spazi pubblici – Palazzo dei Diamanti a Ferrara (1987), Galleria Comunale d’Arte di Cagliari (1991), MAN di Nuoro (2000), Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate (2003), Museo Civico G. Fattori di Livorno (2007). Realizza anche sculture progettate per luoghi specifici, che trovano ambientazione, anche permanente, in spazi aperti, come quelle sistemate a Tortolì nel 2000, a Carbonia, nel 2008, all’interno del Parco della Scultura all'Idroscalo di Milano, nel 2012. La configurazione del suo lavoro raggiunge, nel corso dei decenni più recenti, attraverso molteplici tecniche, che non rinnegano il lavoro precedente, un grado di equilibrio e di riflessione che passa attraverso lavori indirizzati a combinare la superficie monocromatica con l’inserzione di tangenti in ferro, in dialogo con strutture in legno e lavori su carta eseguiti con grande attenzione tecnica e progettuale.
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