HIDETOSHI NAGASAWA. 1969-2018
Dal 04 Aprile 2024 al 20 Luglio 2024
Milano
Luogo: BUILDING
Indirizzo: Via Monte di Pietà 23
Orari: martedì - sabato 10 - 19
Curatori: Giorgio Verzotti
Telefono per informazioni: +39 02 89094995
Sito ufficiale: http://www.building-gallery.com
BUILDING presenta, dal 4 aprile al 20 luglio 2024, Hidetoshi Nagasawa. 1969-2018, una grande retrospettiva a cura di Giorgio Verzotti, dedicata a uno dei più grandi artisti operanti in Italia dalla fine degli anni Sessanta.
Attraverso una selezione di circa 40 opere, l’esposizione intende documentare in sintesi l’intero arco dell’attività dell’artista: dai video che testimoniano le sue performances degli inizi (per certi versi affini alle operazioni delle coeve Land e Body Art), passando per le prime sculture, dove il gesto è sempre implicato come prima matrice, fino ad approdare alle sculture di grandi dimensioni spesso giocate su equilibri arditi – che sono state la cifra più tipica di Nagasawa.
Hidetoshi Nagasawa (1940-2018), giapponese di origine benché nato in Manciuria (Repubblica Popolare Cinese) ma italiano d’adozione, visse nel nostro Paese per più di cinquant’anni, arrivando a Milano nel 1967. Entrò in contatto con artisti quali Enrico Castellani, Antonio Trotta, Mario Nigro e soprattutto Luciano Fabro, con cui fondò a Milano la Casa degli Artisti.
In quei primi anni partecipò alle ricerche più radicali dell’epoca, per poi dedicarsi al linguaggio specificamente scultoreo, ma sempre con un intento innovativo. Il maggior contributo di Nagasawa ai linguaggi dell’arte occidentale è stato il tentativo di fusione fra la nostra cultura e quella orientale, tentativo assolutamente riuscito e produttivo di opere di grande valore formale.
Le opere presentate da BUILDING sono state concepite e realizzate dall'artista in base al principio del MA, un concetto che appartiene alla filosofia Zen e che si può identificare col nostro concetto di intervallo o di vuoto – un vuoto non inerte bensì generativo di energia e di forma. È il caso di Colonna (1972), opera in marmo sviluppata a pavimento e costituita da segmenti di colore diverso, provenienti da luoghi diversi, inframmezzati da minimi ma visibili spazi vuoti. “In quel piccolo spazio” – ha scritto l’artista – “si chiude la distanza dei loro viaggi e la loro storia”.
Inoltre, sono esposte due opere che declinano in modo diverso il tema della barca – Barca(1980-81, marmo, terra, albero) e Barca (1983-85, ottone e carta) – e della connessa idea del viaggio, molto presente nei lavori di Nagasawa e non certo sorprendente, basti pensare che è arrivato nel nostro paese dal Giappone in bicicletta!
Infine, la mostra comprende anche una scelta fra i numerosi lavori su carta dell’artista e tre sculture inedite in marmo, esposte al pubblico per la prima volta in assoluto: Ermafrodito, Cubo e Nastro, tutte datate 2012.
Attraverso questa selezione di opere, l'esposizione intende sottolineare in particolare due caratteristiche distintive di Nagasawa: la sua attenzione verso i rapporti fra l’opera e l’architettura e la sua visione quasi utopistica di una scultura apparentemente priva di peso, al punto da stare sospesa nello spazio e sembrare leggera anche quando raggiunge dimensioni monumentali.
Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 in Manciuria. Nel 1945 a seguito dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, la sua famiglia intraprende un difficile viaggio di un anno e mezzo verso il Giappone. A Tokyo frequenta la Tama Art University, laureandosi nel 1963 in Architettura e Interior Design; durante gli anni dell’università viene a conoscenza delle varie tendenze d’avanguardia come il Neo-Dada e si imbatte nel movimento artistico del Gruppo Gutaj. Nel 1966 parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest alla volta dell’Europa. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove si conclude il suo viaggio. Trova uno studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni ed entra in contatto con un gruppo di artisti tra cui Enrico Castellani, Luciano Fabro, Mario Nigro, Antonio Trotta e Athos Ongaro. Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1979 co-fonda, insieme a Jole de Sanna e allo scultore Luciano Fabro, la Casa degli Artisti, uno spazio per mostre, eventi e residenze d'artista che ha avuto un ruolo fondamentale nella scena artistica milanese. Negli anni Ottanta il lavoro di Nagasawa subisce un ampliamento di scala che lo porta a creare ambienti al confine tra scultura e architettura.
Sensibilità per la natura, rispetto per la qualità dei materiali (dalla carta al legno, dalla pietra al metallo), riflessione sulla complessa relazione tra Oriente e Occidente, tra presente e passato, sul contrasto tra essere e apparire, sull'idea del frammento come parte di un tutto costituiscono gli elementi ricorrenti dell’intera parabola artistica di Nagasawa, conclusasi con la sua morte nel 2018.
Attraverso una selezione di circa 40 opere, l’esposizione intende documentare in sintesi l’intero arco dell’attività dell’artista: dai video che testimoniano le sue performances degli inizi (per certi versi affini alle operazioni delle coeve Land e Body Art), passando per le prime sculture, dove il gesto è sempre implicato come prima matrice, fino ad approdare alle sculture di grandi dimensioni spesso giocate su equilibri arditi – che sono state la cifra più tipica di Nagasawa.
Hidetoshi Nagasawa (1940-2018), giapponese di origine benché nato in Manciuria (Repubblica Popolare Cinese) ma italiano d’adozione, visse nel nostro Paese per più di cinquant’anni, arrivando a Milano nel 1967. Entrò in contatto con artisti quali Enrico Castellani, Antonio Trotta, Mario Nigro e soprattutto Luciano Fabro, con cui fondò a Milano la Casa degli Artisti.
In quei primi anni partecipò alle ricerche più radicali dell’epoca, per poi dedicarsi al linguaggio specificamente scultoreo, ma sempre con un intento innovativo. Il maggior contributo di Nagasawa ai linguaggi dell’arte occidentale è stato il tentativo di fusione fra la nostra cultura e quella orientale, tentativo assolutamente riuscito e produttivo di opere di grande valore formale.
Le opere presentate da BUILDING sono state concepite e realizzate dall'artista in base al principio del MA, un concetto che appartiene alla filosofia Zen e che si può identificare col nostro concetto di intervallo o di vuoto – un vuoto non inerte bensì generativo di energia e di forma. È il caso di Colonna (1972), opera in marmo sviluppata a pavimento e costituita da segmenti di colore diverso, provenienti da luoghi diversi, inframmezzati da minimi ma visibili spazi vuoti. “In quel piccolo spazio” – ha scritto l’artista – “si chiude la distanza dei loro viaggi e la loro storia”.
Inoltre, sono esposte due opere che declinano in modo diverso il tema della barca – Barca(1980-81, marmo, terra, albero) e Barca (1983-85, ottone e carta) – e della connessa idea del viaggio, molto presente nei lavori di Nagasawa e non certo sorprendente, basti pensare che è arrivato nel nostro paese dal Giappone in bicicletta!
Infine, la mostra comprende anche una scelta fra i numerosi lavori su carta dell’artista e tre sculture inedite in marmo, esposte al pubblico per la prima volta in assoluto: Ermafrodito, Cubo e Nastro, tutte datate 2012.
Attraverso questa selezione di opere, l'esposizione intende sottolineare in particolare due caratteristiche distintive di Nagasawa: la sua attenzione verso i rapporti fra l’opera e l’architettura e la sua visione quasi utopistica di una scultura apparentemente priva di peso, al punto da stare sospesa nello spazio e sembrare leggera anche quando raggiunge dimensioni monumentali.
Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 in Manciuria. Nel 1945 a seguito dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, la sua famiglia intraprende un difficile viaggio di un anno e mezzo verso il Giappone. A Tokyo frequenta la Tama Art University, laureandosi nel 1963 in Architettura e Interior Design; durante gli anni dell’università viene a conoscenza delle varie tendenze d’avanguardia come il Neo-Dada e si imbatte nel movimento artistico del Gruppo Gutaj. Nel 1966 parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest alla volta dell’Europa. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove si conclude il suo viaggio. Trova uno studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni ed entra in contatto con un gruppo di artisti tra cui Enrico Castellani, Luciano Fabro, Mario Nigro, Antonio Trotta e Athos Ongaro. Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1979 co-fonda, insieme a Jole de Sanna e allo scultore Luciano Fabro, la Casa degli Artisti, uno spazio per mostre, eventi e residenze d'artista che ha avuto un ruolo fondamentale nella scena artistica milanese. Negli anni Ottanta il lavoro di Nagasawa subisce un ampliamento di scala che lo porta a creare ambienti al confine tra scultura e architettura.
Sensibilità per la natura, rispetto per la qualità dei materiali (dalla carta al legno, dalla pietra al metallo), riflessione sulla complessa relazione tra Oriente e Occidente, tra presente e passato, sul contrasto tra essere e apparire, sull'idea del frammento come parte di un tutto costituiscono gli elementi ricorrenti dell’intera parabola artistica di Nagasawa, conclusasi con la sua morte nel 2018.
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