Il tempo sospeso. Opere di Sergio Scabar
Dal 25 Gennaio 2024 al 20 Aprile 2024
Milano
Luogo: BAG-Bocconi Art Gallery
Indirizzo: Via Sarfatti 25
Orari: da lunedì a venerdì: 9.00 - 20.00. Sabato: 10.00- 18.00. Domenica chiuso
Curatori: Angela Madesani
Costo del biglietto: Ingresso libero
Sito ufficiale: http://www.unibocconi.it
"La mia è una stampa creata in camera oscura,
un momento vissuto nella nascita di qualcosa di miracoloso”
Sergio Scabar
Vasi, libri, ciotole e piccoli pezzi di legno. Un teatrino di oggetti per giungere all’essenza dei fenomeni. È la “poetica fotografica” di Sergio Scabar, il grande fotografo scomparso nel 2019, e per la prima volta in mostra a Milano dal 25 gennaio al 20 aprile al BAG Bocconi in via Sarfatti 25, nell’ambito del ricco calendario di iniziative di MIA Photo Fair.
“Il tempo sospeso: Opere di Sergio Scabar”, ideata da Fabio Castelli e curata da Angela Madesani, presenta gli ultimi lavori del fotografo, con immagini inedite provenienti dalla famiglia dell'artista e da collezioni private. Fotografie che sono frutto di una stampa alchemica realizzata dall’artista stesso, in bianco e nero, su carta baritata - carta di alta gamma, costituita di pura cellulosa a grammatura spessa - e quindi poste all’interno di cornici nere, senza vetro né passe-partout. Immagini che rimandano alla sua dimensione domestica, come nelle opere di Giorgio Morandi, artista particolarmente amato dal fotografo friulano.
“Sono tutti pezzi unici - commenta Angela Madesani, curatrice della mostra - un’unicità espressa anche dalla cornice, che attribuisce di volta in volta un senso diverso alle cose. Sono opere che richiedono un tempo lungo di visione, in contrasto con il consumismo visivo sempre più diffuso dei nostri giorni”.
Un immaginario personale quello di Scabar, che si fa collettivo attraverso la creazione delle sue opere, frutto di un lavoro meticoloso di disciplina compositiva, quasi ossessivo. “Sergio – commenta ancora Madesani – aveva un rapporto strettissimo con ogni suo singolo lavoro, che avvolgeva in un panno nero morbidissimo. Trattava le sue opere come dei bambini che non dovevano prendere freddo”.
Scatti unici di oggetti che l’artista ha volutamente bloccato e sospeso nel tempo, una dimensione di puro still life. Espressione di intelligenza della forma, esaltata dalla luce uniforme e di origine indefinita. “Teatri delle cose” li definisce Madesani, tableaux-vivants che rimandano alla tradizione storico-fotografica vittoriana.
“Ognuno dei suoi lavori – spiega – è una possibile risposta a dei quesiti. Recano la forza del dubbio sul senso delle cose, sull’esistenza, sullo stesso fare arte. Sono fotografie legate al tempo, alla memoria, dove la dimensione estetica è sicuramente un mezzo, ma non il fine ultimo”.
Un’iniziativa che rientra nel percorso di avvicinamento a MIA Photo Fair 2024, la fiera internazionale d'arte dedicata alla fotografia in Italia (11-14 aprile) che si svolgerà nella centralissima sede di AllianzMiCo.
“La mostra dedicata a Sergio Scabar ospitata in Bocconi – afferma la Direttrice di MIA Ilaria Dazzi – testimonia la volontà di Fiere di Parma di stabilire un rapporto sempre più stretto con la città di Milano. Pensiamo che la fotografia possa dare un contributo fondamentale per arricchire la già importante proposta culturale della città. Il nostro obiettivo è creare un network di valore con un numero sempre maggiore di istituzioni cittadine”.
Fabio Castelli, ideatore della mostra, conclude: “La scelta di questo artista vuole ricordare l’intento espresso nel concept delle mostre in Bocconi, ossia quello di presentare autori italiani e stranieri di livello internazionale, ma relativamente meno conosciuti in Italia e a Milano in particolare. L'occasione si è presentata considerando il tema "Changing" nell'edizione di MIA Photo Fair di quest'anno. Le opere di Scabar, così lontane dal tempo e dal fragore del nostro presente, trovano l’apice della loro suggestione osservando quelle nelle quali riconosciamo alcuni elementi che facevano parte del mondo della fotografia. Quel mondo lo conosciamo bene. Ci sembrano lontanissime, e ci inducono alla riflessione sui valori di questo cambiamento".
Sergio Scabar è nato a Ronchi dei Legionari (Gorizia) nel 1946, dove ha vissuto e lavorato fino alla sua morte avvenuta nel 2019. Cominciò ad interessarsi alla fotografia nel 1964. Dal 1966 al 1974 ha partecipato saltuariamente a concorsi nazionali e internazionali, utilizzando la fotografia soprattutto con finalità di racconto e reportage. Successivamente, negli anni ’80, il suo lavoro prese una svolta sostanziale: la figura umana uscì dai suoi lavori e il suo interesse si concentrò sulla natura, sublimando l’aspetto materiale e concettuale.
Col lavoro “Il Teatro delle cose” nel 1996, iniziò ad utilizzare una stampa alchemica ai sali d’argento “unico esemplare”. Il metodo di lavoro artigianale emerse maggiormente rispetto alle opere precedenti. Nel 2003 ha ricevuto dal CRAF il premio “Friuli Venezia Giulia Fotografia”. Nel 2005 realizzò una persona dal titolo “Tempo Fermo” al Castello di Grumello (Bergamo) a cura di Philippe Daverio. Nel 2008 pubblicò “Silenzio di Luce” per Punto Marte Editore e nel 2010 “Cidinors” edito da Associazion cultural Colonos. Nel 2015 ha partecipato alla collettiva “Obiecta” presso la Giacomo Guidi Gallery (Roma) e nel 2016 partecipa a “Silenzi” presso la Galleria Milano (Milano) di Angela Madesani.
Nel 2017 venne realizzata una personale alla Galerie L&C Tirelli a Vevey (Svizzera).
Le sue opere sono presenti nella collezione d’arte contemporanea di San Vito al Tagliamento, “Punto Fermo”, istituita in occasione della rassegna “Palinsesti” (2011), secondo un progetto di Angelo Bertani, Alessandro del Puppi e Denis Viva. Le sue opere sono anche nella collezione della Pinacoteca dei Musei Provinciali – Palazzo Attems Petzenstein, della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, del CRAF – Centro di ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo (Pordenone), nella collezione della Polinova Galerija di Aidussina (Slovenia) e dell’Associazione cultural Colonos (Villacaccia di Lestizza, Udine). Ha esposto in numerose gallerie private e in diverse istituzioni in Italia e all’estero.
un momento vissuto nella nascita di qualcosa di miracoloso”
Sergio Scabar
Vasi, libri, ciotole e piccoli pezzi di legno. Un teatrino di oggetti per giungere all’essenza dei fenomeni. È la “poetica fotografica” di Sergio Scabar, il grande fotografo scomparso nel 2019, e per la prima volta in mostra a Milano dal 25 gennaio al 20 aprile al BAG Bocconi in via Sarfatti 25, nell’ambito del ricco calendario di iniziative di MIA Photo Fair.
“Il tempo sospeso: Opere di Sergio Scabar”, ideata da Fabio Castelli e curata da Angela Madesani, presenta gli ultimi lavori del fotografo, con immagini inedite provenienti dalla famiglia dell'artista e da collezioni private. Fotografie che sono frutto di una stampa alchemica realizzata dall’artista stesso, in bianco e nero, su carta baritata - carta di alta gamma, costituita di pura cellulosa a grammatura spessa - e quindi poste all’interno di cornici nere, senza vetro né passe-partout. Immagini che rimandano alla sua dimensione domestica, come nelle opere di Giorgio Morandi, artista particolarmente amato dal fotografo friulano.
“Sono tutti pezzi unici - commenta Angela Madesani, curatrice della mostra - un’unicità espressa anche dalla cornice, che attribuisce di volta in volta un senso diverso alle cose. Sono opere che richiedono un tempo lungo di visione, in contrasto con il consumismo visivo sempre più diffuso dei nostri giorni”.
Un immaginario personale quello di Scabar, che si fa collettivo attraverso la creazione delle sue opere, frutto di un lavoro meticoloso di disciplina compositiva, quasi ossessivo. “Sergio – commenta ancora Madesani – aveva un rapporto strettissimo con ogni suo singolo lavoro, che avvolgeva in un panno nero morbidissimo. Trattava le sue opere come dei bambini che non dovevano prendere freddo”.
Scatti unici di oggetti che l’artista ha volutamente bloccato e sospeso nel tempo, una dimensione di puro still life. Espressione di intelligenza della forma, esaltata dalla luce uniforme e di origine indefinita. “Teatri delle cose” li definisce Madesani, tableaux-vivants che rimandano alla tradizione storico-fotografica vittoriana.
“Ognuno dei suoi lavori – spiega – è una possibile risposta a dei quesiti. Recano la forza del dubbio sul senso delle cose, sull’esistenza, sullo stesso fare arte. Sono fotografie legate al tempo, alla memoria, dove la dimensione estetica è sicuramente un mezzo, ma non il fine ultimo”.
Un’iniziativa che rientra nel percorso di avvicinamento a MIA Photo Fair 2024, la fiera internazionale d'arte dedicata alla fotografia in Italia (11-14 aprile) che si svolgerà nella centralissima sede di AllianzMiCo.
“La mostra dedicata a Sergio Scabar ospitata in Bocconi – afferma la Direttrice di MIA Ilaria Dazzi – testimonia la volontà di Fiere di Parma di stabilire un rapporto sempre più stretto con la città di Milano. Pensiamo che la fotografia possa dare un contributo fondamentale per arricchire la già importante proposta culturale della città. Il nostro obiettivo è creare un network di valore con un numero sempre maggiore di istituzioni cittadine”.
Fabio Castelli, ideatore della mostra, conclude: “La scelta di questo artista vuole ricordare l’intento espresso nel concept delle mostre in Bocconi, ossia quello di presentare autori italiani e stranieri di livello internazionale, ma relativamente meno conosciuti in Italia e a Milano in particolare. L'occasione si è presentata considerando il tema "Changing" nell'edizione di MIA Photo Fair di quest'anno. Le opere di Scabar, così lontane dal tempo e dal fragore del nostro presente, trovano l’apice della loro suggestione osservando quelle nelle quali riconosciamo alcuni elementi che facevano parte del mondo della fotografia. Quel mondo lo conosciamo bene. Ci sembrano lontanissime, e ci inducono alla riflessione sui valori di questo cambiamento".
Sergio Scabar è nato a Ronchi dei Legionari (Gorizia) nel 1946, dove ha vissuto e lavorato fino alla sua morte avvenuta nel 2019. Cominciò ad interessarsi alla fotografia nel 1964. Dal 1966 al 1974 ha partecipato saltuariamente a concorsi nazionali e internazionali, utilizzando la fotografia soprattutto con finalità di racconto e reportage. Successivamente, negli anni ’80, il suo lavoro prese una svolta sostanziale: la figura umana uscì dai suoi lavori e il suo interesse si concentrò sulla natura, sublimando l’aspetto materiale e concettuale.
Col lavoro “Il Teatro delle cose” nel 1996, iniziò ad utilizzare una stampa alchemica ai sali d’argento “unico esemplare”. Il metodo di lavoro artigianale emerse maggiormente rispetto alle opere precedenti. Nel 2003 ha ricevuto dal CRAF il premio “Friuli Venezia Giulia Fotografia”. Nel 2005 realizzò una persona dal titolo “Tempo Fermo” al Castello di Grumello (Bergamo) a cura di Philippe Daverio. Nel 2008 pubblicò “Silenzio di Luce” per Punto Marte Editore e nel 2010 “Cidinors” edito da Associazion cultural Colonos. Nel 2015 ha partecipato alla collettiva “Obiecta” presso la Giacomo Guidi Gallery (Roma) e nel 2016 partecipa a “Silenzi” presso la Galleria Milano (Milano) di Angela Madesani.
Nel 2017 venne realizzata una personale alla Galerie L&C Tirelli a Vevey (Svizzera).
Le sue opere sono presenti nella collezione d’arte contemporanea di San Vito al Tagliamento, “Punto Fermo”, istituita in occasione della rassegna “Palinsesti” (2011), secondo un progetto di Angelo Bertani, Alessandro del Puppi e Denis Viva. Le sue opere sono anche nella collezione della Pinacoteca dei Musei Provinciali – Palazzo Attems Petzenstein, della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, del CRAF – Centro di ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo (Pordenone), nella collezione della Polinova Galerija di Aidussina (Slovenia) e dell’Associazione cultural Colonos (Villacaccia di Lestizza, Udine). Ha esposto in numerose gallerie private e in diverse istituzioni in Italia e all’estero.
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