Le stanze delle predizioni
Dal 29 Marzo 2022 al 03 Aprile 2022
Milano
Luogo: Archivio Vincenzo Agnetti
Indirizzo: Via Machiavelli 30
Orari: 18 – 22; dal 30 marzo al 2 aprile 11 – 20
Curatori: Guido Barbato
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: archivio@vincenzoagnetti.com
Sito ufficiale: http://www.vincenzoagnetti.com
L’Archivio Vincenzo Agnetti presenta in anteprima dal 29 marzo al 3 aprile, in occasione della 26° edizione della fiera internazionale di arte moderna e contemporanea a Milano, la mostra Le stanze delle predizioni.
Il titolo di questo nuovo allestimento è una citazione di Agnetti relativa alla sua mostra del 1977 al Museo Castello di Portofino, che era costituita da cinque stanze ciascuna delle quali era dominata da una o più opere che ne determinavano il senso. Nella Stanza delle predizioni erano esposti i Mutamenti cioè un I KING e un’opera della serie Le stagioni si ripetono, lavori quindi che riguardavano il futuro visto da una specifica angolazione quella dei mutamenti, della loro ciclicità e del desiderio di predirli.
Molte delle opere di Agnetti ruotano attorno al tempo e alla previsione del futuro: si può senz’altro dire che l’artista, nel corso del suo percorso artistico, ha aperto molte stanze delle predizioni. Negli spazi dell’Archivio sono oggi allestite alcune di queste opere per rendere evidente un aspetto laterale, ma non marginale del suo lavoro. Così oltre a opere della serie Mutamenti (I King e Le stagioni si ripetono) sono esposte Profezia, il Ritratto di tutti, l’Apocalisse e un assioma che rimanda al senso dell’intuizione come primo motore di qualunque predizione. Altre stanze delle predizioni saranno oggetto di futuri approfondimenti.
La mostra Le stanze delle predizioni sarà inaugurata il 14 settembre e verrà presentato il nuovo Quaderno di approfondimento a cura dell’Archivio.
Vincenzo Agnetti
Figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro, in modo da “iniziare dalla fine”, come egli stesso scriverà. Il fermento degli anni ‘70 è il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. Si tratta di critica operante che ingloba aspetti della politica, del linguaggio, dell’arte. La ricerca del negativo, propria di quegli anni, trova in Agnetti uno dei suoi massimi esponenti e si svilupperà lungo tutto il suo percorso con modalità espressive e tecniche di volta in volta diverse, all’incrocio tra tecnologia, arte e poesia. E’ un maestro della poetica dell’azzeramento che invita l’operazione concettuale ad entrare paradossalmente in contatto con un mondo visionario e profondamente ancorato alle emozioni. Il medium espressivo per Agnetti è organico al discorso che vuole rappresentare, per questo la sua ricerca sui differenti modi di creare arte, sulle tecniche e sui materiali è così importante: la parola, l’immagine fotografica, la tecnologia manipolata, la carta fotografica esposta e graffiata, la scultura accompagnata alla fotografia e ancora alle registrazioni e ai video, le installazioni, le performance sono sempre utilizzati come supporto del progetto artistico. E’ un artista concettuale che non espone concetti ma li costruisce e li rende visibili e percepibili all’occhio dell’osservatore, che può decodificare il senso concettuale delle sue opere e che entrando nel suo spazio è invitato attraverso un’operazione concettuale rigorosa a entrare i contatto con un mondo visionario paradossalmente ancorato alle emozioni.
Il titolo di questo nuovo allestimento è una citazione di Agnetti relativa alla sua mostra del 1977 al Museo Castello di Portofino, che era costituita da cinque stanze ciascuna delle quali era dominata da una o più opere che ne determinavano il senso. Nella Stanza delle predizioni erano esposti i Mutamenti cioè un I KING e un’opera della serie Le stagioni si ripetono, lavori quindi che riguardavano il futuro visto da una specifica angolazione quella dei mutamenti, della loro ciclicità e del desiderio di predirli.
Molte delle opere di Agnetti ruotano attorno al tempo e alla previsione del futuro: si può senz’altro dire che l’artista, nel corso del suo percorso artistico, ha aperto molte stanze delle predizioni. Negli spazi dell’Archivio sono oggi allestite alcune di queste opere per rendere evidente un aspetto laterale, ma non marginale del suo lavoro. Così oltre a opere della serie Mutamenti (I King e Le stagioni si ripetono) sono esposte Profezia, il Ritratto di tutti, l’Apocalisse e un assioma che rimanda al senso dell’intuizione come primo motore di qualunque predizione. Altre stanze delle predizioni saranno oggetto di futuri approfondimenti.
La mostra Le stanze delle predizioni sarà inaugurata il 14 settembre e verrà presentato il nuovo Quaderno di approfondimento a cura dell’Archivio.
Vincenzo Agnetti
Figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro, in modo da “iniziare dalla fine”, come egli stesso scriverà. Il fermento degli anni ‘70 è il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. Si tratta di critica operante che ingloba aspetti della politica, del linguaggio, dell’arte. La ricerca del negativo, propria di quegli anni, trova in Agnetti uno dei suoi massimi esponenti e si svilupperà lungo tutto il suo percorso con modalità espressive e tecniche di volta in volta diverse, all’incrocio tra tecnologia, arte e poesia. E’ un maestro della poetica dell’azzeramento che invita l’operazione concettuale ad entrare paradossalmente in contatto con un mondo visionario e profondamente ancorato alle emozioni. Il medium espressivo per Agnetti è organico al discorso che vuole rappresentare, per questo la sua ricerca sui differenti modi di creare arte, sulle tecniche e sui materiali è così importante: la parola, l’immagine fotografica, la tecnologia manipolata, la carta fotografica esposta e graffiata, la scultura accompagnata alla fotografia e ancora alle registrazioni e ai video, le installazioni, le performance sono sempre utilizzati come supporto del progetto artistico. E’ un artista concettuale che non espone concetti ma li costruisce e li rende visibili e percepibili all’occhio dell’osservatore, che può decodificare il senso concettuale delle sue opere e che entrando nel suo spazio è invitato attraverso un’operazione concettuale rigorosa a entrare i contatto con un mondo visionario paradossalmente ancorato alle emozioni.
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