Margherita Lazzati. Fotografie in carcere. Manifestazioni della libertà religiosa
Dal 14 Novembre 2019 al 26 Gennaio 2020
Milano
Luogo: Museo Diocesano Carlo Maria Martini
Indirizzo: piazza Sant’Eustorgio 3
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso lunedì (eccetto festivi). La biglietteria chiude alle ore 17.30
Curatori: Nadia Righi, Cinzia Picozzi
Costo del biglietto: Intero: € 8,00; Ridotto e gruppi: € 6,00; Scuole e oratori: € 4,00. Il biglietto consente anche l’ingresso al museo e alla mostra L’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi
Telefono per informazioni: +39 02.89420019
E-Mail info: info.biglietteria@museodiocesano.it
Sito ufficiale: http://www.chiostrisanteustorgio.it
Dal 15 novembre 2019 al 26 gennaio 2020, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita la mostra di Margherita Lazzati, dal titolo Fotografie in carcere. Manifestazioni della libertà religiosa.
L’esposizione, curata da Nadia Righi e Cinzia Picozzi, rispettivamente direttrice e conservatrice del Museo Diocesano, realizzata in collaborazione con la Galleria L’Affiche di Milano, presenta 50 immagini in bianco e nero, che documentano il libero esercizio della fede, all’interno del carcere di Milano Opera.
Dal 2011, Margherita Lazzati ha frequentato, come fotografa, la casa di reclusione milanese, nell’ambito del «Laboratorio di lettura e scrittura creativa». Dopo quell’esperienza, che ha portato alla serie dei Ritratti in carcere, Margherita Lazzati ha allargato il suo sguardo verso altre realtà, sempre all’interno dell’istituto.
In particolare, dal dialogo avviato nel 2017 con l’allora direttore Giacinto Siciliano, e proseguito con il suo successore, Silvio Di Gregorio, e con il provveditore Luigi Pagano, è scaturita l’idea di documentare la quotidianità del carcere in tutti i suoi aspetti. Il progetto Fotografie in carcere è nato col fine d’illustrare attraverso la fotografia la corrispondenza tra la realtà e alcuni articoli dell’ordinamento penitenziario, come il numero 58, sulle “manifestazioni della libertà religiosa”.
Le immagini dell’artista milanese ritraggono persone a contatto con la propria fede e con il proprio credo; non solo detenuti, quanto volontari, ministri di culto, agenti, appartenenti a comunità di diverse confessioni religiose, siano essi cattolici, ebrei, evangelici, copti, buddisti, musulmani, còlti nei vari momenti di preghiera e di condivisione.
“Ho scelto di ritrarre non solo i luoghi della preghiera – ricorda Margherita Lazzati - e della condivisione, ma anche i dialoghi, gli sguardi, i gesti rituali, i momenti di convivenza tra persone, che sono poi quelli che maggiormente mi hanno colpita”.
È proprio la persona, il singolo individuo ad aver attratto l’obiettivo della fotografa, senza alcuna retorica. “Questo è un tema a me molto caro – prosegue Margherita Lazzati. Cerco di rimanere lontana da ogni retorica e di rivolgere la mia indagine unicamente alla “persona”. In questo caso mi sono concentrata sull’esperienza che le persone vivono e condividono: un’esperienza di riflessione, preghiera, speranza, disperazione”.
Margherita Lazzati, con delicatezza e determinazione, invita ad oltrepassare la cinta muraria e ad avvicinarsi di una realtà che è parte integrante della società. Il risultato è molto più di un racconto. Queste immagini non “spiegano” cosa avviene in carcere. Sollecitano invece profondi interrogativi.
È proprio per tale ragione che la mostra trova negli spazi di questo museo il suo senso più compiuto, in totale sintonia con l’identità del museo stesso che, attraverso la bellezza dell’arte, intende suscitare domande di significato e desiderio di Bellezza.
Accompagna la mostra, un catalogo Edizioni La Vita Felice.
Margherita Lazzati (Milano, 1953)
Si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera e si occupa di fotografia fin dagli esordi. Rende organico il suo lavoro dal 2008, ampliandolo per temi, in seguito presentati in mostre e pubblicazioni. Anno dopo anno, la relazione di Margherita Lazzati con i temi legati al sociale si fa sempre più intensa e reciproca, caratterizzando il suo lavoro come un preciso codice di segno e di senso.
La ricerca dell’autrice si muove per immagini che nascono con l’intento del reportage sociale, ma cercano di trovare il proprio senso al di là del contesto nel quale sono nate.
Dal 2011 affronta con estrema attenzione le tematiche legate alla vita negli istituti penitenziari. È del 2017 la mostra Ritratti in carcere, presentata in più sedi in Italia.
Vive e lavora a Milano.
Inaugurazione: giovedì 14 novembre, ore 18.30
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