Mario Cresci. Racconti privati. Interni 1967-1978 / Paolo Riolzi. Vetrinetta
Dal 14 Marzo 2015 al 06 Settembre 2015
Cinisello Balsamo | Milano
Luogo: Museo di Fotografia Contemporanea
Indirizzo: via Frova 10
Orari: da mercoledì a venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19
Curatori: Roberta Valtorta, Matteo Balduzzi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 6605661
E-Mail info: info@mufoco.org
Sito ufficiale: http://www.mufoco.org
Mario Cresci. Racconti privati. Interni 1967-1978
a cura di Roberta Valtorta
La mostra presenta una selezione di fotografie realizzate da Mario Cresci tra Tricarico e Barbarano Romano nel periodo 1967-1978, quando viveva in Basilicata. Nato a Chiavari nel 1942, Cresci si forma al Corso Superiore di Industrial Design di Venezia. Tra il 1966 e il 1967 con il gruppo di urbanistica Il Politecnico, nato a Venezia intorno al sociologo Aldo Musacchio, scende a Tricarico, un paese in provincia di Matera. Il progetto è la realizzazione del piano regolatore del paese e il compito di Cresci è quello di occuparsi della grafica degli elaborati e del rilevamento fotografico degli ambienti, degli oggetti e di tutti gli aspetti della vita sociale e produttiva della comunità. E’ il tempo in cui sociologi e intellettuali calano nel Mezzogiorno, riscoperto alla luce delle narrazioni di Carlo Levi e delle ricerche antropologiche di Ernesto De Martino.
Dopo questo primo viaggio e dopo alcuni spostamenti, tra 1968 e 1969, fra Roma, Parigi, Milano, Cresci torna in Basilicata e stabilisce la sua casa a Matera, fino al 1988, quando si trasferisce a Milano, e successivamente a Bergamo. La lunga permanenza in Basilicata gli permette di lavorare sui concetti di territorio, memoria, archivio, temi che intreccia in modo “naturale” alle questioni del progetto, dei linguaggi espressivi, della visione, centrali nella sua opera.
Nel 1967 realizza la serie Ritratti mossi (ripresa poi nel 1974), figure in interni i cui volti cancella attraverso il mosso fotografico. Mentre gli oggetti e i luoghi risultano a fuoco e quindi sono descrivibili, le persone si presentano illeggibili: Cresci, appena arrivato, tenta un racconto delle loro identità attraverso i dati fisici dell’ambiente. Tra il 1967 e il 1972 realizza la serie Ritratti reali, riprese di gruppi familiari che posano in interni tenendo in mano fotografie dei loro antenati. Il rapporto fra lo sguardo delle persone riprese e lo sguardo degli antenati rappresentati nelle fotografie crea un corto circuito tempo reale-memoria. Per Cresci Ritratti reali è un lavoro di “verifica” sul sociale e contemporaneamente su se stesso: infatti si autoritrae mentre tiene in mano le fotografie dei suoi antenati. Fra il 1978 e il 1979 realizza un’ampia serie di ritratti in interni a Barbarano Romano, sempre annullando la fisionomia delle persone attraverso il mosso, e sempre comprendendo anche se stesso fra queste persone. Si tratta di lavori nei quali l’identità dell’individuo e della comunità viene letta attraverso gli oggetti e gli arredi della casa. Scrive: “Mi ha sempre affascinato il rapporto degli oggetti con le persone, soprattutto quelli d’uso, appartenenti alla cultura materiale dell’uomo, quelli della sua storia: dagli utensili più semplici a quelli più complessi, sino ad arrivare alle forme più evolute del design contemporaneo”.
Il Museo di Fotografia Contemporanea conserva 280 fotografie dell’autore, che datano dalla metà degli anni Sessanta. Una parte delle opere in mostra è tratta dal Fondo Lanfranco Colombo (Regione Lombardia), una parte è stata gentilmente prestata dall’autore per questa occasione espositiva.
Vetrinetta
Un progetto pubblico di Paolo Riolzi
a cura di Matteo Balduzzi
Il Museo di Fotografia Contemporanea, in continuità con la sua attività decennale di ricerca e sperimentazione di innovative forme di dialogo con il territorio, presenta un nuovo progetto di arte pubblica dedicato alle vetrinette, elementi d'arredo che raccolgono, custodiscono e mettono in mostra gli affetti e le storie personali.
Il progetto, realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo, vede la collaborazione dell'Associazione Marse e il sostegno degli Enti Fondatori del Mufoco: Città Metropolitana di Milano e Comune di Cinisello Balsamo.
"Vetrinetta" è aperto alla partecipazione del pubblico e culminerà in una mostra al Mufoco dal 14 marzo al 6 settembre 2015 (inaugurazione: sabato 14 marzo ore 17) e una pubblicazione che racconterà la storia di una comunità attraverso gli oggetti che custodisce.
Vetrinetta è un progetto di arte pubblica ideato dall’artista Paolo Riolzi su incarico del Museo di Fotografia Contemporanea e finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Protagonismo culturale dei cittadini”.
Il progetto si basa su uno specifico elemento di arredo - la vetrinetta, appunto - che raccoglie, custodisce e mostra all’interno delle abitazioni gli affetti personali o familiari dei proprietari e traccia in tal modo un’affascinante biografia dei ricordi e dei desideri. Considerate nel loro insieme, le vetrinette costituiscono un vero e proprio paesaggio sociale formato da infiniti micro-racconti del quotidiano, e arrivano così a comporre una fotografia-mondo dell’identità collettiva.
Il progetto "Vetrinetta", intraprende con ironia, curiosità e affetto, un lungo viaggio nel tessuto sociale della città di Cinisello Balsamo, operando all’interno della dialettica tra pubblico e privato, tra storia personale e identità collettiva, per riattivare attraverso dispositivi differenti un processo di dialogo tra le persone e tra le generazioni.
Il progetto opera attraverso il coinvolgimento di un gruppo di giovani del territorio e si articola in una serie di step:
il censimento delle vetrinette esistenti sul territorio, che andranno a costituire un vero e proprio archivio collettivo che sarà consultabile all'interno della mostra e on line; una serie di interviste condotte da giovani ricercatori guidati dal sociologo Paolo Volontè, che approfondiscono le biografie personali dei partecipanti a partire dagli oggetti contenuti nelle vetrinette, attraverso il racconto di storie, ricordi ed emozioni; una mostra al Museo di Fotografia Contemporanea che si terrà dal 14 marzo al 6 settembre 2015, nella quale saranno presentate le riproduzioni fotografiche in scala 1:1 di alcune vetrinette e sarà consultabile l'archivio di tutte le vetrinette censite e le interviste realizzate. L'archivio sarà implementato durante la mostra attraverso la partecipazione diretta dei cittadini; una grande vetrinetta pubblica allestita all'esterno del Museo, nella quale ognuno potrà portare un oggetto e contribuire al racconto collettivo della città; una serie di caffè nelle case dei partecipanti al progetto che rappresentano un momento di scambio informale tra cittadini e visitatori del museo; una pubblicazione che sarà presentata a giugno 2015 e che si configurerà come una storia della città attraverso le vetrinette custodite nelle case e i racconti dei loro abitanti.
Fin da ora è possibile partecipare al progetto segnalando la propria vetrinetta e la disponibilità a collaborare per costruire il grande archivio delle vetrinette a info.progettovetrinetta@gmail.com
a cura di Roberta Valtorta
La mostra presenta una selezione di fotografie realizzate da Mario Cresci tra Tricarico e Barbarano Romano nel periodo 1967-1978, quando viveva in Basilicata. Nato a Chiavari nel 1942, Cresci si forma al Corso Superiore di Industrial Design di Venezia. Tra il 1966 e il 1967 con il gruppo di urbanistica Il Politecnico, nato a Venezia intorno al sociologo Aldo Musacchio, scende a Tricarico, un paese in provincia di Matera. Il progetto è la realizzazione del piano regolatore del paese e il compito di Cresci è quello di occuparsi della grafica degli elaborati e del rilevamento fotografico degli ambienti, degli oggetti e di tutti gli aspetti della vita sociale e produttiva della comunità. E’ il tempo in cui sociologi e intellettuali calano nel Mezzogiorno, riscoperto alla luce delle narrazioni di Carlo Levi e delle ricerche antropologiche di Ernesto De Martino.
Dopo questo primo viaggio e dopo alcuni spostamenti, tra 1968 e 1969, fra Roma, Parigi, Milano, Cresci torna in Basilicata e stabilisce la sua casa a Matera, fino al 1988, quando si trasferisce a Milano, e successivamente a Bergamo. La lunga permanenza in Basilicata gli permette di lavorare sui concetti di territorio, memoria, archivio, temi che intreccia in modo “naturale” alle questioni del progetto, dei linguaggi espressivi, della visione, centrali nella sua opera.
Nel 1967 realizza la serie Ritratti mossi (ripresa poi nel 1974), figure in interni i cui volti cancella attraverso il mosso fotografico. Mentre gli oggetti e i luoghi risultano a fuoco e quindi sono descrivibili, le persone si presentano illeggibili: Cresci, appena arrivato, tenta un racconto delle loro identità attraverso i dati fisici dell’ambiente. Tra il 1967 e il 1972 realizza la serie Ritratti reali, riprese di gruppi familiari che posano in interni tenendo in mano fotografie dei loro antenati. Il rapporto fra lo sguardo delle persone riprese e lo sguardo degli antenati rappresentati nelle fotografie crea un corto circuito tempo reale-memoria. Per Cresci Ritratti reali è un lavoro di “verifica” sul sociale e contemporaneamente su se stesso: infatti si autoritrae mentre tiene in mano le fotografie dei suoi antenati. Fra il 1978 e il 1979 realizza un’ampia serie di ritratti in interni a Barbarano Romano, sempre annullando la fisionomia delle persone attraverso il mosso, e sempre comprendendo anche se stesso fra queste persone. Si tratta di lavori nei quali l’identità dell’individuo e della comunità viene letta attraverso gli oggetti e gli arredi della casa. Scrive: “Mi ha sempre affascinato il rapporto degli oggetti con le persone, soprattutto quelli d’uso, appartenenti alla cultura materiale dell’uomo, quelli della sua storia: dagli utensili più semplici a quelli più complessi, sino ad arrivare alle forme più evolute del design contemporaneo”.
Il Museo di Fotografia Contemporanea conserva 280 fotografie dell’autore, che datano dalla metà degli anni Sessanta. Una parte delle opere in mostra è tratta dal Fondo Lanfranco Colombo (Regione Lombardia), una parte è stata gentilmente prestata dall’autore per questa occasione espositiva.
Vetrinetta
Un progetto pubblico di Paolo Riolzi
a cura di Matteo Balduzzi
Il Museo di Fotografia Contemporanea, in continuità con la sua attività decennale di ricerca e sperimentazione di innovative forme di dialogo con il territorio, presenta un nuovo progetto di arte pubblica dedicato alle vetrinette, elementi d'arredo che raccolgono, custodiscono e mettono in mostra gli affetti e le storie personali.
Il progetto, realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo, vede la collaborazione dell'Associazione Marse e il sostegno degli Enti Fondatori del Mufoco: Città Metropolitana di Milano e Comune di Cinisello Balsamo.
"Vetrinetta" è aperto alla partecipazione del pubblico e culminerà in una mostra al Mufoco dal 14 marzo al 6 settembre 2015 (inaugurazione: sabato 14 marzo ore 17) e una pubblicazione che racconterà la storia di una comunità attraverso gli oggetti che custodisce.
Vetrinetta è un progetto di arte pubblica ideato dall’artista Paolo Riolzi su incarico del Museo di Fotografia Contemporanea e finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Protagonismo culturale dei cittadini”.
Il progetto si basa su uno specifico elemento di arredo - la vetrinetta, appunto - che raccoglie, custodisce e mostra all’interno delle abitazioni gli affetti personali o familiari dei proprietari e traccia in tal modo un’affascinante biografia dei ricordi e dei desideri. Considerate nel loro insieme, le vetrinette costituiscono un vero e proprio paesaggio sociale formato da infiniti micro-racconti del quotidiano, e arrivano così a comporre una fotografia-mondo dell’identità collettiva.
Il progetto "Vetrinetta", intraprende con ironia, curiosità e affetto, un lungo viaggio nel tessuto sociale della città di Cinisello Balsamo, operando all’interno della dialettica tra pubblico e privato, tra storia personale e identità collettiva, per riattivare attraverso dispositivi differenti un processo di dialogo tra le persone e tra le generazioni.
Il progetto opera attraverso il coinvolgimento di un gruppo di giovani del territorio e si articola in una serie di step:
il censimento delle vetrinette esistenti sul territorio, che andranno a costituire un vero e proprio archivio collettivo che sarà consultabile all'interno della mostra e on line; una serie di interviste condotte da giovani ricercatori guidati dal sociologo Paolo Volontè, che approfondiscono le biografie personali dei partecipanti a partire dagli oggetti contenuti nelle vetrinette, attraverso il racconto di storie, ricordi ed emozioni; una mostra al Museo di Fotografia Contemporanea che si terrà dal 14 marzo al 6 settembre 2015, nella quale saranno presentate le riproduzioni fotografiche in scala 1:1 di alcune vetrinette e sarà consultabile l'archivio di tutte le vetrinette censite e le interviste realizzate. L'archivio sarà implementato durante la mostra attraverso la partecipazione diretta dei cittadini; una grande vetrinetta pubblica allestita all'esterno del Museo, nella quale ognuno potrà portare un oggetto e contribuire al racconto collettivo della città; una serie di caffè nelle case dei partecipanti al progetto che rappresentano un momento di scambio informale tra cittadini e visitatori del museo; una pubblicazione che sarà presentata a giugno 2015 e che si configurerà come una storia della città attraverso le vetrinette custodite nelle case e i racconti dei loro abitanti.
Fin da ora è possibile partecipare al progetto segnalando la propria vetrinetta e la disponibilità a collaborare per costruire il grande archivio delle vetrinette a info.progettovetrinetta@gmail.com
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