Una mostra molto poco "sovranista" fino al 9 giugno 2025

Pascale Marthine Tayou, Giano Bifronte a Venezia

Pascale Marthine Tayou, Il Genio dell'Aquila, 2023 - Cristallo / Crystal Dimensioni variabili / Various dimensions, Ph. Alessio Tamborini e / and Lucas M. Fontana © ADAGP, Paris. Courtesy Pascale Marthin Tayou / the Artist e / and Galleria Continua
 

Piero Muscarà

09/05/2025

Venezia - Si è inaugurata oggi - venerdì 9 maggio 2025 - presso il cortile dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, la mostra Pascale Marthine Tayou in Venice, a cura di Ilaria Bernardi. Il progetto nasce da un’iniziativa dell’Associazione Genesi presieduta da Letizia Moratti ed è co-realizzato con il sostegno di Banca Ifis, nell’ambito del programma triennale Ifis Art dedicato all’arte contemporanea e ai diritti umani.

Al centro dell’esposizione veneziana campeggia Il Genio dell’Aquila, una monumentale scultura in vetro ispirata al totemismo e alla creolizzazione culturale. Circondata da pietre colorate disposte in cerchio, l’opera evoca simbolicamente la rinascita, la resilienza e la forza collettiva, trasformando materiali comuni in una narrazione visiva che fonde spiritualità e coscienza sociale. La scultura, già presentata nel 2023 all’Aquila (ed ispirata come ha spiegato l'artista in conferenza stampa dall'idea di una "rinascita, lì dove c'era distruzione"), trova ora una nuova vita nell’istituzione veneziana, luogo formativo per le nuove generazioni di artisti.

L'esposizione - che la curatrice Bernardi presenta come un "Giano Bifronte" - si estende parallelamente anche al Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis, a Mestre, dove è esposta l’installazione Dreams in Giza. Presentata per la prima volta sullo sfondo delle piramidi egiziane, l’opera si compone di aste metalliche e uova lignee policrome, riorganizzate in cerchio per favorire uno spazio di condivisione e riflessione sulla nascita, la morte e l’identità collettiva. Anche qui, come a Venezia, l’arte di Tayou assume la funzione di dispositivo inclusivo, capace di innescare relazioni fra culture, individui e territori.

Nato in Camerun nel 1967, Tayou è una delle voci più radicali dell’arte globale, già "pupillo" dello scomparso critico Okwui Enwezor che lo presentò nel 1997 alla Biennale di Johannesbourg e poi nel 2002 a Documenta.  La sua pratica, costruita su materiali di scarto e simboli ibridi, interroga temi come il post-colonialismo, la migrazione, l’inquinamento e la globalizzazione culturale. Le sue sculture -  figure totemiche in vetro e materiali eterogenei - sono emblemi della fusione fra Africa e Occidente, artigianato e consumo, tradizione e modernità.

Pascale Marthine Tayou in Venice (che sarà aperta al pubblico fino al 9 giugno 2025) non vuole essere solo una mostra, ma aspira a proporsi come un vero e proprio "dispositivo educativo", un invito al dialogo intergenerazionale e interculturale. Un’iniziativa che trova la convergenza tra il più ampio impegno della Associazione Genesi per l’arte come strumento di consapevolezza sociale e la difesa dei diritti umani (ricordiamo di aver conosciuto le opere d'arte della collezione dell'associazione della Moratti a Brescia in occasione della bellissima mostra "Finché non saremo libere" voluta da Stefano Karadjov al Museo di Santa Giulia che aprì nel novembre del 2023- ndr ) e l'interesse dichiarato dal chairman di Banca Ifis Ernesto Furtsenberg Fassio per l'uso dell'arte contemporanea come strumento di divulgazione ed educazione culturale "pop", pensata per estendersi in futuro con nuove tappe e collaborazioni e con progetti che punteranno anche oltre i confini del giardino della banca a Mestre e guardando alla creazione di sinergie con altre importanti istituzioni nazionali. Su tutte la Grande Brera guidata da Angelo Crespi e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma con cui sono stati già annunciati importanti propositi.

D'altra parte un'ampia e ramificata tela di collaborazioni sta apparendo sempre più chiaramente sulla scena del Bel Paese da un po' di tempo a questa parte, mentre altre importanti istituzioni bancarie e finanziarie che per anni hanno dominato la scena nazionale paiono in questo momento meno interessate ad occupare il proscenio del soft power. Ne è testimonianza l'importante parterre di ospiti che ha presenziato a questa inaugurazione di Tayou. Al fianco dell'artista camerunense, "scortato" all'appuntamento veneziano dai suoi galleristi di San Giminano e l'Havana (l'ottima e globalista Galleria Continua - di cui segnaliamo anche il bellissimo documentario "The Ability to Dream", prodotto da Sky Arte e TIWI che ne racconta la storia e che ha ricevuto il premio "Best Documentary" all'edizione 2024 di The Art Film Fest che si è tenuto proprio alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma - ndr) sono apparse altre importanti personalità, a partire da Letizia Moratti e Ernesto Furstenberg, ma anche il governatore della Regione Veneto (oggi in uscita e si dice prossimo candidato sindaco di Venezia per il CDX - ndr) Luca Zaia - accompagnato dal presidente di Marsilio Arte Luca De Michelis - e nell'immancabile ruolo di "inviata speciale del sindaco meno interessato all'arte della storia di Venezia", la simpatica e sempre affabile avvocato veneziano Giorgia Pea. E infine anche l'architetto e direttrice della GNAM di Roma che con un tailleur opportunamente non troppo vistoso, ha accompagnato con discrezione il presidente Furstenberg alla presentazione all'Accademia di Belle Arti veneziana.