Gianmaria Potenza. Elaborating New Codes

Gianmaria Potenza, ELABORATORE 47 I Ph. Fondazione Potenza Tamini
Dal 14 May 2025 al 17 October 2025
Venezia
Luogo: Palazzo Ferro Fini
Indirizzo: San Marco 2322
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17 (chiuso i festivi e dall’11 al 14 agosto 2025)
Curatori: Valeria Loddo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.fondazionepotenzatamini.it
"Gianmaria Potenza. Elaborating New Codes" è la nuova mostra monografica organizzata dalla Fondazione Potenza Tamini, in collaborazione con il Consiglio Regionale del Veneto, che si terrà dal 14 maggio al 17 ottobre 2025 a Palazzo Ferro Fini, Venezia.
Curata da Valeria Loddo, l’esposizione è dedicata a uno dei momenti più significativi della produzione artistica del Maestro veneziano: la serie degli Elaboratori. Questo corpus di opere, sviluppato a partire dai primi anni Novanta e definite dal critico Nicola Micieli “un punto di approdo e di ripartenza” nella carriera di Gianmaria Potenza (1992), segna un punto di svolta nella sua ricerca artistica e si rivela ancora oggi fondamentale per comprendere l’evoluzione del suo linguaggio e il suo dialogo con le trasformazioni tecnologiche e culturali dagli anni Ottanta a oggi.
L'esposizione crea un dialogo tra gli Elaboratori e una selezione di opere più recenti del maestro, realizzate in bronzo, marmo e legno, per un totale di circa 30 pezzi, distribuite in quattro sale. Questo accostamento consente di cogliere la coerenza e l’evoluzione della sua ricerca, mettendo in evidenza come i principi formali e concettuali elaborati negli anni Novanta abbiano influenzato l’intera sua produzione successiva. Gli Elaboratori sono opere in cui ogni elemento – piccoli cubi e cilindri in legno – è modellato, levigato e assemblato in una costruzione in cui la ripetizione diventa un principio strutturale, scandendo lo sviluppo della composizione e facendo della dialettica tra ordine strutturale e tattilità materica un fulcro della ricerca dell’artista.
Negli Elaboratori, Gianmaria Potenza affronta le profonde trasformazioni culturali introdotte dall’era digitale negli anni Ottanta, un periodo in cui l’informatica e i linguaggi algoritmici ridefiniscono le dinamiche della comunicazione e della rappresentazione. Pur senza utilizzare direttamente strumenti digitali, l’artista assimila i loro principi strutturali, come la modularità e la serialità, trasponendoli in un codice visivo che mantiene un legame essenziale con la manualità.
"Gli anni in cui Potenza ha dato vita alla serie degli Elaboratori sono stati un periodo di straordinaria creatività e di intense sfide per il maestro, che lo hanno spinto a riconsiderare il rapporto tra arte, tempo e tecnologia” – spiega la curatrice, Valeria Loddo – “Queste opere sono più che mai attuali e continuano a offrire spunti di riflessione sulle dinamiche del linguaggio visivo esplorando la tensione tra la manualità artistica e la velocità imposta dalle tecnologie moderne, nonché il contrasto tra permanenza e transitorietà. Gli Elaboratori si configurano come sistemi aperti, in cui la ripetizione di forme geometriche non genera schemi rigidi, ma costruzioni sempre suscettibili di variazione. Non esiste una composizione definitiva: l’opera resta in bilico tra struttura e interpretazione, invitando lo spettatore a esplorare le relazioni tra gli elementi e a ricomporre il significato in un continuo processo di lettura”.
In un mondo in cui la sintesi e la velocità caratterizzano la fruizione delle immagini, Potenza propone con le sue opere un’esperienza di osservazione che si dilata nel tempo, scandita dalla logica modulare e dalla ripetizione meditativa, riaffermando il valore di un rapporto attivo e consapevole con il linguaggio visivo.
Inoltre, seguendo uno dei principi fondativi, ovvero la promozione dei giovani creativi,la Fondazione Potenza Tamini, lega la mostraanche al Progetto Giovani Talenti 2025.
Il 14 maggio 2025 in collaborazione con il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia, la Fondazione lancerà un bando per giovani musicisti e compositori, invitandoli a tradurre in suono l’universo artistico di Potenza. Saranno proprio le opere del maestro esposte in mostra a Palazzo Ferro Fini oggetto del concorso e i partecipanti al bando avranno la possibilità di vederle dal vivo e di proporre una loro composizione entro le ore 12 di lunedì 15 settembre 2025. Questo progetto interdisciplinare vuole esplorare le possibili connessioni tra linguaggio visivo e linguaggio musicale, offrendo nuove chiavi di lettura dell’opera del maestro e stimolando una riflessione sulla natura aperta e dinamica della sua ricerca artistica.
Attraverso poi il coinvolgimento di importanti professionisti e istituzioni musicali, il progetto vuole rafforzare il dialogo tra linguaggi espressivi e contesti accademici, esplorando le intersezioni tra arti visive e musica, la Giuria del concorso testimonia questa rete di eccellenze, oltre al maestro Gianmaria Potenza, Giovanni Mancuso, docente del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, Andrea Granitzio, Direttore Artistico della Fondazione Sciola (San Sperate, Cagliari), Francesca Scigliuzzo, Musicologa Università di Pavia (Dipartimento di Musicologia di Cremona) e Pino Donaggio, musicista e compositore di fama internazionale.
Il progetto si concluderà con un concerto finale al Conservatorio Marcello di Venezia il 9 dicembre 2025.
Nato a Venezia il 9 dicembre 1936, Gianmaria Potenza si distingue per il suo ruolo rilevante nell’ambito artistico veneziano dal secondo dopoguerra a oggi. La sua opera si caratterizza per un’innovazione costante e una ricca sperimentazione di tecniche e materiali, attraverso le quali ha superato i confini tradizionali tra arte, scultura e design. Il successo di Potenza è consolidato anche grazie a importanti commissioni da parte di grandi aziende e banche, gruppi navali, hotel e chiese. Questi incarichi gli hanno permesso di esprimere la sua arte su larga scala, rendendo il suo nome sinonimo di eccellenza artistica e innovazione nel panorama contemporaneo. L’artista è altresì noto al grande pubblico anche per aver fondato la vetreria La Murrina nel 1968, un’impresa che ha saputo coniugare la tradizione del vetro muranese con innovazioni nel design, contribuendo significativamente alla rinascita e alla diffusione del vetro artistico di Murano. Ha partecipato a sei edizioni della Biennale d’Arte di Venezia, di cui nel 1952 e nel 1954 come migliore allievo dell’Istituto d’Arte di Venezia. Tuttavia, è stata l’edizione del 1986 a portarlo alla ribalta internazionale, con la presentazione della scultura galleggiante “Ninfea Armonica”, opera totale, che integrava pittura, scultura, scenografia e suono. Nel 1994 ha esposto al Museo di Arte Turca e Islamica di Istanbul, consolidando il suo ruolo come ponte tra le tradizioni artistiche di Istanbul e Venezia. Da allora, le sue opere hanno ricevuto ampio riconoscimento internazionale in mostre in Europa, Russia, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, celebrando la sua abilità nel reinterpretare le tradizioni artistiche veneziane in una chiave contemporanea. Ha realizzato numerose opere di arte pubblica: dalla scultura in bronzo “Mondo in Croce” per il Museo Erarta di San Pietroburgo, all’imponente “Freccia” per la Scuola dei Carabinieri di Firenze, fino alle opere per l’Aventura City Hall in Florida e la Tulane University (New Orleans).
Curata da Valeria Loddo, l’esposizione è dedicata a uno dei momenti più significativi della produzione artistica del Maestro veneziano: la serie degli Elaboratori. Questo corpus di opere, sviluppato a partire dai primi anni Novanta e definite dal critico Nicola Micieli “un punto di approdo e di ripartenza” nella carriera di Gianmaria Potenza (1992), segna un punto di svolta nella sua ricerca artistica e si rivela ancora oggi fondamentale per comprendere l’evoluzione del suo linguaggio e il suo dialogo con le trasformazioni tecnologiche e culturali dagli anni Ottanta a oggi.
L'esposizione crea un dialogo tra gli Elaboratori e una selezione di opere più recenti del maestro, realizzate in bronzo, marmo e legno, per un totale di circa 30 pezzi, distribuite in quattro sale. Questo accostamento consente di cogliere la coerenza e l’evoluzione della sua ricerca, mettendo in evidenza come i principi formali e concettuali elaborati negli anni Novanta abbiano influenzato l’intera sua produzione successiva. Gli Elaboratori sono opere in cui ogni elemento – piccoli cubi e cilindri in legno – è modellato, levigato e assemblato in una costruzione in cui la ripetizione diventa un principio strutturale, scandendo lo sviluppo della composizione e facendo della dialettica tra ordine strutturale e tattilità materica un fulcro della ricerca dell’artista.
Negli Elaboratori, Gianmaria Potenza affronta le profonde trasformazioni culturali introdotte dall’era digitale negli anni Ottanta, un periodo in cui l’informatica e i linguaggi algoritmici ridefiniscono le dinamiche della comunicazione e della rappresentazione. Pur senza utilizzare direttamente strumenti digitali, l’artista assimila i loro principi strutturali, come la modularità e la serialità, trasponendoli in un codice visivo che mantiene un legame essenziale con la manualità.
"Gli anni in cui Potenza ha dato vita alla serie degli Elaboratori sono stati un periodo di straordinaria creatività e di intense sfide per il maestro, che lo hanno spinto a riconsiderare il rapporto tra arte, tempo e tecnologia” – spiega la curatrice, Valeria Loddo – “Queste opere sono più che mai attuali e continuano a offrire spunti di riflessione sulle dinamiche del linguaggio visivo esplorando la tensione tra la manualità artistica e la velocità imposta dalle tecnologie moderne, nonché il contrasto tra permanenza e transitorietà. Gli Elaboratori si configurano come sistemi aperti, in cui la ripetizione di forme geometriche non genera schemi rigidi, ma costruzioni sempre suscettibili di variazione. Non esiste una composizione definitiva: l’opera resta in bilico tra struttura e interpretazione, invitando lo spettatore a esplorare le relazioni tra gli elementi e a ricomporre il significato in un continuo processo di lettura”.
In un mondo in cui la sintesi e la velocità caratterizzano la fruizione delle immagini, Potenza propone con le sue opere un’esperienza di osservazione che si dilata nel tempo, scandita dalla logica modulare e dalla ripetizione meditativa, riaffermando il valore di un rapporto attivo e consapevole con il linguaggio visivo.
Inoltre, seguendo uno dei principi fondativi, ovvero la promozione dei giovani creativi,la Fondazione Potenza Tamini, lega la mostraanche al Progetto Giovani Talenti 2025.
Il 14 maggio 2025 in collaborazione con il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia, la Fondazione lancerà un bando per giovani musicisti e compositori, invitandoli a tradurre in suono l’universo artistico di Potenza. Saranno proprio le opere del maestro esposte in mostra a Palazzo Ferro Fini oggetto del concorso e i partecipanti al bando avranno la possibilità di vederle dal vivo e di proporre una loro composizione entro le ore 12 di lunedì 15 settembre 2025. Questo progetto interdisciplinare vuole esplorare le possibili connessioni tra linguaggio visivo e linguaggio musicale, offrendo nuove chiavi di lettura dell’opera del maestro e stimolando una riflessione sulla natura aperta e dinamica della sua ricerca artistica.
Attraverso poi il coinvolgimento di importanti professionisti e istituzioni musicali, il progetto vuole rafforzare il dialogo tra linguaggi espressivi e contesti accademici, esplorando le intersezioni tra arti visive e musica, la Giuria del concorso testimonia questa rete di eccellenze, oltre al maestro Gianmaria Potenza, Giovanni Mancuso, docente del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, Andrea Granitzio, Direttore Artistico della Fondazione Sciola (San Sperate, Cagliari), Francesca Scigliuzzo, Musicologa Università di Pavia (Dipartimento di Musicologia di Cremona) e Pino Donaggio, musicista e compositore di fama internazionale.
Il progetto si concluderà con un concerto finale al Conservatorio Marcello di Venezia il 9 dicembre 2025.
Nato a Venezia il 9 dicembre 1936, Gianmaria Potenza si distingue per il suo ruolo rilevante nell’ambito artistico veneziano dal secondo dopoguerra a oggi. La sua opera si caratterizza per un’innovazione costante e una ricca sperimentazione di tecniche e materiali, attraverso le quali ha superato i confini tradizionali tra arte, scultura e design. Il successo di Potenza è consolidato anche grazie a importanti commissioni da parte di grandi aziende e banche, gruppi navali, hotel e chiese. Questi incarichi gli hanno permesso di esprimere la sua arte su larga scala, rendendo il suo nome sinonimo di eccellenza artistica e innovazione nel panorama contemporaneo. L’artista è altresì noto al grande pubblico anche per aver fondato la vetreria La Murrina nel 1968, un’impresa che ha saputo coniugare la tradizione del vetro muranese con innovazioni nel design, contribuendo significativamente alla rinascita e alla diffusione del vetro artistico di Murano. Ha partecipato a sei edizioni della Biennale d’Arte di Venezia, di cui nel 1952 e nel 1954 come migliore allievo dell’Istituto d’Arte di Venezia. Tuttavia, è stata l’edizione del 1986 a portarlo alla ribalta internazionale, con la presentazione della scultura galleggiante “Ninfea Armonica”, opera totale, che integrava pittura, scultura, scenografia e suono. Nel 1994 ha esposto al Museo di Arte Turca e Islamica di Istanbul, consolidando il suo ruolo come ponte tra le tradizioni artistiche di Istanbul e Venezia. Da allora, le sue opere hanno ricevuto ampio riconoscimento internazionale in mostre in Europa, Russia, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, celebrando la sua abilità nel reinterpretare le tradizioni artistiche veneziane in una chiave contemporanea. Ha realizzato numerose opere di arte pubblica: dalla scultura in bronzo “Mondo in Croce” per il Museo Erarta di San Pietroburgo, all’imponente “Freccia” per la Scuola dei Carabinieri di Firenze, fino alle opere per l’Aventura City Hall in Florida e la Tulane University (New Orleans).
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