Mario Nigro. Le strutture dell’esistenza

Mario Nigro, Senza titolo, fine anni 60, tempera murale su tela, 97x160 cm
Dal 31 Marzo 2017 al 10 Giugno 2017
Milano
Luogo: Galleria Dep Art
Indirizzo: Via Comelico 40
Orari: Mar - Sab 10.30 - 19 | Dom e Lun chiuso
Curatori: Federico Sardella
Costo del biglietto: Ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 02 36535620
E-Mail info: art@depart.it
Sito ufficiale: http://www.depart.it/
Comunicato Stampa:
In occasione del centenario della nascita, la galleria Dep Art dedica a Mario Nigro (Pistoia, 1917 – Livorno, 1992) “Le strutture dell’esistenza”, un’ampia mostra con dipinti su tela e opere su carta a cura di Federico Sardella.
Dep Art avvia nel 2006 la sua attività proprio con un’esposizione di Mario Nigro voluta dal gallerista Antonio Addamiano e, nella sua nuova sede di via Comelico - confermando l’interesse e la passione per il suo lavoro - dopo 11 anni dalla prima rassegna a lui dedicata, presenta dal 1° aprile al 10 giugno una serie di opere appartenenti a differenti periodi.
Concentrando l’attenzione sui dipinti nei quali l’artista mette in atto una sorta di codificazione della struttura, la mostra pone in dialogo un gruppo di opere degli anni Cinquanta e Sessanta, caratterizzate da fitte aggregazioni reticolari che tendono alla saturazione della superficie che diventa così tassello di qualcosa di ampliabile, con lavori degli anni Settanta, nei quali si concretizzano gli studi sulla linea, protagonista indiscussa delle strutture di Nigro.
Artista fra i più importanti della sua generazione e figura cardine nell’arte italiana, Mario Nigro si è sempre distinto per la sua poetica rigorosa e per la costante ricerca pittorica basata sul colore retta da strutture in divenire, in grado di evolversi sino alla saturazione totale dello spazio dell’opera così come capaci di sfaldarsi, arrivando ad una riduzione minimale e drastica degli elementi che le caratterizzano. La mostra presenta così dipinti con strutture reticolari, complesse e fortemente vibratili in dialogo con opere essenziali, apparentemente semplici, caratterizzate da spazi meditati e silenzi calibrati, confermando che Nigro non si è mai posto il problema di come riempire o impiegare lo spazio della tela e che tutto il suo procedere resta in bilico fra ricerca del progetto e libertà d’azione, fra caos e ordine, fra strutture che si nutrono dell’esistenza ed esistenza stessa.
“Mi pare che in conclusione mi posso considerare veramente un pittore, nel senso più classico e più essenziale del termine, perché l’obiettivo, reso sempre con maggiore evidenza nel progredire, o comunque nell’evolversi delle mie ricerche, è quello di valorizzare l’elemento fondamentale della pittura, cioè il cromatismo, di liberarlo da tutto quel bagaglio di cultura e di pregiudizi che ne ostacolano l’individuazione poetica e di dargli quel valore di aderenza alla psiche umana per cui la sua essenzialità alienante non è altro che il riflesso dell’esigenza dell’alienazione dell’amore, cosicché si può parlare di ‘metafisica del colore’ ” scrive Nigro nel 1975 a proposito del suo lavoro.
La mostra è accompagnata da un volume bilingue (italiano / inglese) realizzato da Dep Art, a cura di Federico Sardella, contenente un testo del curatore, un ampio studio critico di Giovanni Maria Accame, tutte le riproduzioni delle opere esposte, arricchite da una selezione di immagini di repertorio e da apparati bio-bibliografici.
Inaugurazione venerdì 31 marzo ore 19
In occasione del centenario della nascita, la galleria Dep Art dedica a Mario Nigro (Pistoia, 1917 – Livorno, 1992) “Le strutture dell’esistenza”, un’ampia mostra con dipinti su tela e opere su carta a cura di Federico Sardella.
Dep Art avvia nel 2006 la sua attività proprio con un’esposizione di Mario Nigro voluta dal gallerista Antonio Addamiano e, nella sua nuova sede di via Comelico - confermando l’interesse e la passione per il suo lavoro - dopo 11 anni dalla prima rassegna a lui dedicata, presenta dal 1° aprile al 10 giugno una serie di opere appartenenti a differenti periodi.
Concentrando l’attenzione sui dipinti nei quali l’artista mette in atto una sorta di codificazione della struttura, la mostra pone in dialogo un gruppo di opere degli anni Cinquanta e Sessanta, caratterizzate da fitte aggregazioni reticolari che tendono alla saturazione della superficie che diventa così tassello di qualcosa di ampliabile, con lavori degli anni Settanta, nei quali si concretizzano gli studi sulla linea, protagonista indiscussa delle strutture di Nigro.
Artista fra i più importanti della sua generazione e figura cardine nell’arte italiana, Mario Nigro si è sempre distinto per la sua poetica rigorosa e per la costante ricerca pittorica basata sul colore retta da strutture in divenire, in grado di evolversi sino alla saturazione totale dello spazio dell’opera così come capaci di sfaldarsi, arrivando ad una riduzione minimale e drastica degli elementi che le caratterizzano. La mostra presenta così dipinti con strutture reticolari, complesse e fortemente vibratili in dialogo con opere essenziali, apparentemente semplici, caratterizzate da spazi meditati e silenzi calibrati, confermando che Nigro non si è mai posto il problema di come riempire o impiegare lo spazio della tela e che tutto il suo procedere resta in bilico fra ricerca del progetto e libertà d’azione, fra caos e ordine, fra strutture che si nutrono dell’esistenza ed esistenza stessa.
“Mi pare che in conclusione mi posso considerare veramente un pittore, nel senso più classico e più essenziale del termine, perché l’obiettivo, reso sempre con maggiore evidenza nel progredire, o comunque nell’evolversi delle mie ricerche, è quello di valorizzare l’elemento fondamentale della pittura, cioè il cromatismo, di liberarlo da tutto quel bagaglio di cultura e di pregiudizi che ne ostacolano l’individuazione poetica e di dargli quel valore di aderenza alla psiche umana per cui la sua essenzialità alienante non è altro che il riflesso dell’esigenza dell’alienazione dell’amore, cosicché si può parlare di ‘metafisica del colore’ ” scrive Nigro nel 1975 a proposito del suo lavoro.
La mostra è accompagnata da un volume bilingue (italiano / inglese) realizzato da Dep Art, a cura di Federico Sardella, contenente un testo del curatore, un ampio studio critico di Giovanni Maria Accame, tutte le riproduzioni delle opere esposte, arricchite da una selezione di immagini di repertorio e da apparati bio-bibliografici.
Inaugurazione venerdì 31 marzo ore 19
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