Maurizio Barberis. Risonanze per una geografia dell’anima
Dal 28 Maggio 2024 al 28 Maggio 2024
Milano
Luogo: c|e contemporary
Indirizzo: Via Tiraboschi 2
Orari: martedì-sabato: 9-13 | 15-19 e su appuntamento
Curatori: Mariacristina Ferraioli
Telefono per informazioni: +39 3914166725
Sito ufficiale: http://www.cecontemporary.com
Martedì 28 maggio alle ore 18.00 da c|e contemporary inaugura la mostra Risonanze per una geografia dell’anima di Maurizio Barberis a cura di Mariacristina Ferraioli.
Dipinti, sculture e fotografie, strumenti attraverso i quali l’artista ha affinato la sua ricerca poetica, volta a indagare le tangenze tra mondo sensibile e mondo dello spirito, sono qui collocati in un serrato confronto attraverso sette installazioni, sette momenti ascendenti che mettono in relazione diversi media con l’obiettivo di creare un percorso definito dagli echi delle risonanze ambientali.
Di opera in opera, partendo dalla prima in cui risuonano Les Magicien, presi da magico incantamento, ci si troverà a compiere un vero e proprio percorso ‘alchemico’, grazie all’eco prodotto dalle differenti risonanze che vibrano tra la luce della razionalità dell’immagine e l’oscurità irrazionale della psiche.
Barberis, come un ambiguo cartografo, mette in scena i paesaggi interni dell’anima, allo stesso modo in cui Jung utilizzò le tracce lasciate dall’inconscio per analizzare i malesseri della psiche, servendosi di manifestazioni fino ad allora sottovalutate, quali sogni, lapsus e libere associazioni. Così l’autore esplora attraverso le immagini, gli oggetti e le emozioni gli strumenti che, grazie ad un processo di Mimesis, rendono possibile il viaggio spirituale dell’Io verso il Sé dell’opera.
“L’eco, commenta l’autore, produce una sorta di sdoppiamento dell’immagine, una risonanza della Figura che diviene in tal modo visibile, partecipe del mondo delle cose: Da questo fantasma della Figura vengono generate le evidenze più elementari e quelle più inquietanti, poste alle soglie di un regno nascosto”.
Barberis, architetto di formazione, lega emozione a geografia ed arte a spazio, laddove ogni opera è di per sè un luogo spirituale che rivela relazioni nascoste, che prendono forma di architetture immaginarie, al cui interno si disvelano i simboli di un antico percorrere. Pittura e immagine fotografica compensano lo iato tra rappresentazione ed espressione, laddove l’immagine pittorica rimanda a una realtà emotiva che solo il segno astratto di una visione dell’Altro trasforma in una figura concreta, mentre la fotografia si apparenta alla visione pittorica attraverso la messa in scena di un mondo lontano da qualsivoglia tentazione documentaristica.
Maurizio Barberis Nasce a Milano e si forma a Venezia, dove vive per sei anni, laureandosi in architettura presso lo IUAV con il massimo dei voti. Dopo la laurea in architettura e un master a Urbino in urbanistica, sotto la guida di Giancarlo de Carlo, sceglie la strada dell’arte, cui affianca un’intensa attività didattica e pedagogica nell’ambito della Teoria del Colore e della Teoria della Forma presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. In quel periodo pubblica, oltre a numerosi saggi scientifici, un saggio filosofico su queste tematiche, “Teorie del Colore, frammenti per un’analisi fenomenologica”. Da sempre orienta la sua ricerca verso la consapevolezza delle relatività della coppia spaziotempo.In quegli stessi anni viene chiamato a Venezia dal direttore di Palazzo Fortuny che gli affida l’incarico di organizzare un seminario di studi dedicato all’ “Utilità dell’Arte”, un workshop dedicato al progetto della luce, la curatela di una sezione (La luce di Fortuny) della mostra dedicata al cinquantenario della morte del grande artista spagnolo, nonché il progetto di allestimento della mostra stessa. Contemporaneamente lavora con Philippe Daverio alla fondazione di una Scuola Superiore per le Arti Applicate presso l’ex istituto Marchiondi (assessorati all’Educazione e alla Cultura del Comune di Milano). Cura inoltre in quegli anni i seguenti seminari di studio: ‘Le nuove sinestesie’ con Giovanni Anceschi, Sala del Grechetto, Palazzo Sormani, Milano 1986, ’Le superfici del design’ Triennale di Milano, con Camera di Commercio e Fondazione Ratti, 1990, ‘Le culture dell’abitare’ Palazzo della Triennale di Milano, 1992, ‘Telemico e telematico’, Palazzo Fortuny, Venezia 1992, ‘Camere con vista’ Abitare il Tempo, Fiera di Verona, 1993, ‘La qualità dell’Abitare’ Casa della Cultura, Milano 1994, ‘Arte come me- stiere’, Accademia di Belle Arti, Bergamo, 1994, ‘Il caso Marchiondi’, Milano 1994, ‘La fondazione di un Centro Studi e Formazione per le Arti Applicate all’Industria’, Palazzo Reale, Milano, 12-16 Giugno 1995, ‘Enti e Fondazioni Europee per lo sviluppo e la promozione delle arti applicate all’industria’, Palazzo Reale, Milano, 1995, ‘La pittura e la memoria’ ciclo di incontri seminariali, Palazzo Reale, Milano, novembre 1996 – gennaio 1997, L’utilità dell’arte’, Palazzo Fortuny, Venezia, 1997. Risale a quegli anni l’incontro con il grande collezionista e connoisseur d’arte tedesco Franz Armin Morat, che gli offre l’occasione di esporre nella sede della sua Fondazione Morat a Friburgo una serie di opere di grandi dimensioni dedicate al rapporto tra paesaggio e orizzonte.
Da questa esperienza, che conclude la prima fase del suo lavoro artistico, nasce la decisione di dedicarsi per un periodo alla ricerca dei limiti espressivi della rappresentazione, centrando sulla fotografia il principale media di esperienza autoriale. Per alcuni anni si dedica al lavoro fotografico, scegliendo l’eteronimo Henry Thoreau, collaborando con ad alcune prestigiose testate europee, la principale AD France, e con alcuni magazine italiani quali IO Donna, Marie Claire Maison e Interni Magazine. Pubblica alcuni volumi fotografici, “Casa Italiana” con Rizzoli NY, “Living Today” con Electa, “Interior Italia” con Mondadori Arte e “Murano, Behind the Glass” Damiani Edition. Nel 2012 riceve un Premio per la migliore Fotografia della Biennale Architettura di Venezia. Negli ultimi anni ha affinato la sua ricerca poetica, dedicandosi all’esplorazione attraverso la fotografia le tangenze tra il mondo sensibile, le forme, il mondo della percezione primaria, i sogni, il mondo di affermazioni simboliche e miti. Si accentuano gli ultimi episodi del lavoro artistico di Maurizio Barberis il rapporto con il pensiero alchemico. In questo caso, l’alchimia funge da catalizzatore per il materiale di arte, sia essa materiale fotografico, dotato di una propria inconscia autonomia che emerge nel rapporto con la psiche dell’autore, ovvero la dimensione temporale, considerata come una vera ‘malleabile’ materiale’, analogamente a quanto accade nella scultura o nel disegno, che trova nella fotografia l’arte del istante per eccellenza, un’improbabile variante diacronica che mette in discussione la successione standardizzata di momenti temporali, come registrati dalla nostra coscienza.
Dipinti, sculture e fotografie, strumenti attraverso i quali l’artista ha affinato la sua ricerca poetica, volta a indagare le tangenze tra mondo sensibile e mondo dello spirito, sono qui collocati in un serrato confronto attraverso sette installazioni, sette momenti ascendenti che mettono in relazione diversi media con l’obiettivo di creare un percorso definito dagli echi delle risonanze ambientali.
Di opera in opera, partendo dalla prima in cui risuonano Les Magicien, presi da magico incantamento, ci si troverà a compiere un vero e proprio percorso ‘alchemico’, grazie all’eco prodotto dalle differenti risonanze che vibrano tra la luce della razionalità dell’immagine e l’oscurità irrazionale della psiche.
Barberis, come un ambiguo cartografo, mette in scena i paesaggi interni dell’anima, allo stesso modo in cui Jung utilizzò le tracce lasciate dall’inconscio per analizzare i malesseri della psiche, servendosi di manifestazioni fino ad allora sottovalutate, quali sogni, lapsus e libere associazioni. Così l’autore esplora attraverso le immagini, gli oggetti e le emozioni gli strumenti che, grazie ad un processo di Mimesis, rendono possibile il viaggio spirituale dell’Io verso il Sé dell’opera.
“L’eco, commenta l’autore, produce una sorta di sdoppiamento dell’immagine, una risonanza della Figura che diviene in tal modo visibile, partecipe del mondo delle cose: Da questo fantasma della Figura vengono generate le evidenze più elementari e quelle più inquietanti, poste alle soglie di un regno nascosto”.
Barberis, architetto di formazione, lega emozione a geografia ed arte a spazio, laddove ogni opera è di per sè un luogo spirituale che rivela relazioni nascoste, che prendono forma di architetture immaginarie, al cui interno si disvelano i simboli di un antico percorrere. Pittura e immagine fotografica compensano lo iato tra rappresentazione ed espressione, laddove l’immagine pittorica rimanda a una realtà emotiva che solo il segno astratto di una visione dell’Altro trasforma in una figura concreta, mentre la fotografia si apparenta alla visione pittorica attraverso la messa in scena di un mondo lontano da qualsivoglia tentazione documentaristica.
Maurizio Barberis Nasce a Milano e si forma a Venezia, dove vive per sei anni, laureandosi in architettura presso lo IUAV con il massimo dei voti. Dopo la laurea in architettura e un master a Urbino in urbanistica, sotto la guida di Giancarlo de Carlo, sceglie la strada dell’arte, cui affianca un’intensa attività didattica e pedagogica nell’ambito della Teoria del Colore e della Teoria della Forma presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. In quel periodo pubblica, oltre a numerosi saggi scientifici, un saggio filosofico su queste tematiche, “Teorie del Colore, frammenti per un’analisi fenomenologica”. Da sempre orienta la sua ricerca verso la consapevolezza delle relatività della coppia spaziotempo.In quegli stessi anni viene chiamato a Venezia dal direttore di Palazzo Fortuny che gli affida l’incarico di organizzare un seminario di studi dedicato all’ “Utilità dell’Arte”, un workshop dedicato al progetto della luce, la curatela di una sezione (La luce di Fortuny) della mostra dedicata al cinquantenario della morte del grande artista spagnolo, nonché il progetto di allestimento della mostra stessa. Contemporaneamente lavora con Philippe Daverio alla fondazione di una Scuola Superiore per le Arti Applicate presso l’ex istituto Marchiondi (assessorati all’Educazione e alla Cultura del Comune di Milano). Cura inoltre in quegli anni i seguenti seminari di studio: ‘Le nuove sinestesie’ con Giovanni Anceschi, Sala del Grechetto, Palazzo Sormani, Milano 1986, ’Le superfici del design’ Triennale di Milano, con Camera di Commercio e Fondazione Ratti, 1990, ‘Le culture dell’abitare’ Palazzo della Triennale di Milano, 1992, ‘Telemico e telematico’, Palazzo Fortuny, Venezia 1992, ‘Camere con vista’ Abitare il Tempo, Fiera di Verona, 1993, ‘La qualità dell’Abitare’ Casa della Cultura, Milano 1994, ‘Arte come me- stiere’, Accademia di Belle Arti, Bergamo, 1994, ‘Il caso Marchiondi’, Milano 1994, ‘La fondazione di un Centro Studi e Formazione per le Arti Applicate all’Industria’, Palazzo Reale, Milano, 12-16 Giugno 1995, ‘Enti e Fondazioni Europee per lo sviluppo e la promozione delle arti applicate all’industria’, Palazzo Reale, Milano, 1995, ‘La pittura e la memoria’ ciclo di incontri seminariali, Palazzo Reale, Milano, novembre 1996 – gennaio 1997, L’utilità dell’arte’, Palazzo Fortuny, Venezia, 1997. Risale a quegli anni l’incontro con il grande collezionista e connoisseur d’arte tedesco Franz Armin Morat, che gli offre l’occasione di esporre nella sede della sua Fondazione Morat a Friburgo una serie di opere di grandi dimensioni dedicate al rapporto tra paesaggio e orizzonte.
Da questa esperienza, che conclude la prima fase del suo lavoro artistico, nasce la decisione di dedicarsi per un periodo alla ricerca dei limiti espressivi della rappresentazione, centrando sulla fotografia il principale media di esperienza autoriale. Per alcuni anni si dedica al lavoro fotografico, scegliendo l’eteronimo Henry Thoreau, collaborando con ad alcune prestigiose testate europee, la principale AD France, e con alcuni magazine italiani quali IO Donna, Marie Claire Maison e Interni Magazine. Pubblica alcuni volumi fotografici, “Casa Italiana” con Rizzoli NY, “Living Today” con Electa, “Interior Italia” con Mondadori Arte e “Murano, Behind the Glass” Damiani Edition. Nel 2012 riceve un Premio per la migliore Fotografia della Biennale Architettura di Venezia. Negli ultimi anni ha affinato la sua ricerca poetica, dedicandosi all’esplorazione attraverso la fotografia le tangenze tra il mondo sensibile, le forme, il mondo della percezione primaria, i sogni, il mondo di affermazioni simboliche e miti. Si accentuano gli ultimi episodi del lavoro artistico di Maurizio Barberis il rapporto con il pensiero alchemico. In questo caso, l’alchimia funge da catalizzatore per il materiale di arte, sia essa materiale fotografico, dotato di una propria inconscia autonomia che emerge nel rapporto con la psiche dell’autore, ovvero la dimensione temporale, considerata come una vera ‘malleabile’ materiale’, analogamente a quanto accade nella scultura o nel disegno, che trova nella fotografia l’arte del istante per eccellenza, un’improbabile variante diacronica che mette in discussione la successione standardizzata di momenti temporali, come registrati dalla nostra coscienza.
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