Sergio Padovani
Dal 15 Settembre 2021 al 24 Ottobre 2021
Milano
Luogo: Fondazione Stelline
Indirizzo: C.so Magenta 61
Orari: da martedì a domenica 10.00-20.00 (chiuso il lunedì)
Curatori: Pierluigi Panza
Enti promotori:
- Patrocinio di
- Comune di Milano
- Regione Lombardia
- Milano Art Week
Costo del biglietto: Ingresso gratuito (si consiglia la prenotazione via mail)
Telefono per informazioni: +39.02.45462.411
E-Mail info: fondazione@stelline.it
Sito ufficiale: http://www.stelline.it
I folli abitano il sacro è la personale dell’artista Sergio Padovani che si svolgerà alla Fondazione Stelline dal 15 settembre al 24 ottobre 2021. La mostra, che rientra tra gli appuntamenti della Milano Art Week 2021 durante Miart, è a cura di Pierluigi Panza epresenta uno degli autori più innovativi dell’attuale panorama pittorico italiano, voce autoriale originale e unica contraddistinta da una tensione mistico visionaria.
Talento debordante e decisamente fuori dal coro, l’artista modenese nasce come musicista e gradualmente scopre la sua vera e virtuosistica vocazione: la pittura. Padovani dipinge alla maniera delle antiche botteghe rinascimentali: impastando polveri e misture, ma declinando l’antica arte del fare il colore a materiali assolutamente contemporanei, quali il bitume o le resine.
«Quello di Sergio Padovani è un percorso artistico unico, che travalica i confini di una disciplina per approdare a un’altra», sottolinea PierCarla Delpiano, presidente della Fondazione Stelline. «Un’esperienza straordinaria, che fa di lui un testimone davvero originale della contemporaneità e che ci fa molto piacere possa rientrare nel palinsesto della Milano Art Week. Iniziativa civica cui la Fondazione aderisce ogni anno e, questa volta, con ancora più entusiasmo, visto il simbolo di ripartenza e rinascita che rappresenta nell’attuale momento storico».
La mostra è organizzata dalla Fondazione Stelline in collaborazione con The Bank Contemporary Art Collection, importante collezione che sta raccogliendo un’imprescindibile testimonianza – e conducendo una precisa mappatura – sulle nuove tendenze pittoriche in Italia. Con sporadiche incursioni all’estero, ma sempre tenendo fede al genere pittorico figurativo, a lungo dimenticato e oggi invece tornato prepotentemente alla ribalta.
«La collezione d’arte contemporanea The Bank Contemporary Art Collection nasce dall’amore verso la pittura figurativa. In Italia ci sono veri talenti, grandi pittori che sanno declinare l'arte della pittura di tradizione ai temi del contemporaneo», spiega Antonio Menon, collezionista e fondatore di The Bank Contemporary Art Collection. «Sostenere la pittura significa anche darle occasioni. Per questo è particolarmente importante che un autore geniale e visionario come Sergio Padovani, presente in The Bank Contemporary Art Collection con un ragguardevole corpus di opere, trovi, grazie alla Fondazione Stelline, occasione propizia per dar vita a una importante personale. Far conoscere al pubblico nazionale e internazionale un maestro come Padovani in una sede di riferimento come la Fondazione milanese significa semplicemente portare a compimento l'amore della Collezione per la grande pittura italiana contemporanea».
Le opere di Padovani si rivelano un ponte tra la pittura classica medievale e l’uomo del nostro tempo. L’artista traghetta nella contemporaneità quelle visioni primigenie che stanno all’uomo fin dall’origine del mondo. In lui la critica scorge giustamente echi e riverberi fiamminghi chiamando in causa ora il visionario e surreale Hieronymus Bosch, ora l’altrettanto caleidoscopico e tortuoso Bruegel il Vecchio.
L’autore attinge alla grottesca e complessa animosità dei fiamminghi quella myse an abyme che cuce le storie alle storie; al contempo propone una tensione ieratica che fissa l’azione scenica nella tela, in un eterno qui e ora.
In questa dimensione dell’eterno si inserisce il sacro, tema particolarmente caro all’artista. Sacro inteso come luogo abitato da due spinte opposte: quella ascensionale che spinge verso il divino, verso i luoghi del santo, e quella opposta che spinge invece verso il basso, verso i luoghi del sacrificio e del maledetto. La logica rituale del sacrificio in Padovani è massimamente evidente nell’opera, in mostra, La casa che arde viva.
Se gli echi fiamminghi e le suggestioni medievali risuonano potenti, altrettanto potente in Padovani è però l’universo magico-mitico che egli, da contemporaneo cosmonauta, crea autonomamente, dando vita a nuove dimensioni spazio-temporali difficilmente collocabili se non nel fantastico. E che risultano, per linguaggio espressivo e cifra stilistica, assolutamente personali.
Di fronte alla tela Padovani crea senza partire dalla base di un disegno, seguendo soltanto la propria vocazione: obbedendo a una voce interiore che lo precipita nella visione, stanando l’immagine attraverso un processo creativo che lo porta a fondersi con l’opera, fino a divenirne un tutt’uno.
Alla Fondazione Stelline, Padovani espone 26 lavori che variano per dimensioni da quadri piccoli, come Autoritratto (cm 11 x 9, olio bitume e resina su lastra di rame), a molto grandi, come Scene misteriose per palazzi tenebrosi (cm 250 x 400, olio bitume e resina su tela) proponendo un percorso narrativo che si gioca sui colori del sacro: dal nero al rosso, fino all’oro.
Cuore pulsante della mostra è il dipinto La cupa gioia o Pala dei peccatori, una sorta dialtare contemporaneo dipinto con perfette assonanze giottesche e collocato all'interno di un Red Cube come una sorta di altare contemporaneo.
In chiusura Padovani ci regala una sorpresa nel segno della luce. L’opera Scene misteriose per palazzi tenebrosi risplende d’oro e ben riassume la poetica dell’ordalia, quella danza macabra assunta a emblematica cifra stilistica dall’autore che ci trascina in mondi fantastici, grazie al suo sempre colto e raffinato riferimento a elementi alchemici e magici.
Sergio Padovani si attesta oggi come voce forte del nuovo figurativo italiano. Astro nascente del movimento pittorico della figurazione italiana, l’artista vede un’accelerazione costante nel suo percorso pittorico che infatti lo ha portato a conseguire e a consolidare rapidamente attestazioni di merito dal mondo dell’arte, ricevendo il plauso di pubblico e critica.
Accompagna il percorso espositivo un catalogo, edito da Antiga Edizioni, con i contributi critici del curatore Pierluigi Panza e di Barbara Codogno.
Sergio Padovani è nato a Modena nel 1972, dove vive e lavora.
Per diversi anni è musicista nella sperimentazione e nella ricerca, senza confinamenti e limitazioni.
Dal 2006 la musica subisce un inarrestabile processo, il cui verdetto finale è la trasmutazione totale e definitiva nella pittura, che affronta da autodidatta con esiti sorprendenti.
Nel 2011 è stato selezionato per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino; nel 2016 per la biennale del disegno di Rimini. Ha vinto il Premio Arte Laguna, il Premio Wannabee e il Premio Yicca. È stato finalista del Premio Celeste, del Premio Combat, del Premio Arte, del Premio Vasto (CH) e del World Wide Kitsch International Competition. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia sia in Europa e, in permanenza, al Museo Diocesano d'Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), alla Galleria Estense del Palazzo dei Musei di Modena, all’MCA di Camo (CN), al Museo Ruggi d'Aragona (CS).
Talento debordante e decisamente fuori dal coro, l’artista modenese nasce come musicista e gradualmente scopre la sua vera e virtuosistica vocazione: la pittura. Padovani dipinge alla maniera delle antiche botteghe rinascimentali: impastando polveri e misture, ma declinando l’antica arte del fare il colore a materiali assolutamente contemporanei, quali il bitume o le resine.
«Quello di Sergio Padovani è un percorso artistico unico, che travalica i confini di una disciplina per approdare a un’altra», sottolinea PierCarla Delpiano, presidente della Fondazione Stelline. «Un’esperienza straordinaria, che fa di lui un testimone davvero originale della contemporaneità e che ci fa molto piacere possa rientrare nel palinsesto della Milano Art Week. Iniziativa civica cui la Fondazione aderisce ogni anno e, questa volta, con ancora più entusiasmo, visto il simbolo di ripartenza e rinascita che rappresenta nell’attuale momento storico».
La mostra è organizzata dalla Fondazione Stelline in collaborazione con The Bank Contemporary Art Collection, importante collezione che sta raccogliendo un’imprescindibile testimonianza – e conducendo una precisa mappatura – sulle nuove tendenze pittoriche in Italia. Con sporadiche incursioni all’estero, ma sempre tenendo fede al genere pittorico figurativo, a lungo dimenticato e oggi invece tornato prepotentemente alla ribalta.
«La collezione d’arte contemporanea The Bank Contemporary Art Collection nasce dall’amore verso la pittura figurativa. In Italia ci sono veri talenti, grandi pittori che sanno declinare l'arte della pittura di tradizione ai temi del contemporaneo», spiega Antonio Menon, collezionista e fondatore di The Bank Contemporary Art Collection. «Sostenere la pittura significa anche darle occasioni. Per questo è particolarmente importante che un autore geniale e visionario come Sergio Padovani, presente in The Bank Contemporary Art Collection con un ragguardevole corpus di opere, trovi, grazie alla Fondazione Stelline, occasione propizia per dar vita a una importante personale. Far conoscere al pubblico nazionale e internazionale un maestro come Padovani in una sede di riferimento come la Fondazione milanese significa semplicemente portare a compimento l'amore della Collezione per la grande pittura italiana contemporanea».
Le opere di Padovani si rivelano un ponte tra la pittura classica medievale e l’uomo del nostro tempo. L’artista traghetta nella contemporaneità quelle visioni primigenie che stanno all’uomo fin dall’origine del mondo. In lui la critica scorge giustamente echi e riverberi fiamminghi chiamando in causa ora il visionario e surreale Hieronymus Bosch, ora l’altrettanto caleidoscopico e tortuoso Bruegel il Vecchio.
L’autore attinge alla grottesca e complessa animosità dei fiamminghi quella myse an abyme che cuce le storie alle storie; al contempo propone una tensione ieratica che fissa l’azione scenica nella tela, in un eterno qui e ora.
In questa dimensione dell’eterno si inserisce il sacro, tema particolarmente caro all’artista. Sacro inteso come luogo abitato da due spinte opposte: quella ascensionale che spinge verso il divino, verso i luoghi del santo, e quella opposta che spinge invece verso il basso, verso i luoghi del sacrificio e del maledetto. La logica rituale del sacrificio in Padovani è massimamente evidente nell’opera, in mostra, La casa che arde viva.
Se gli echi fiamminghi e le suggestioni medievali risuonano potenti, altrettanto potente in Padovani è però l’universo magico-mitico che egli, da contemporaneo cosmonauta, crea autonomamente, dando vita a nuove dimensioni spazio-temporali difficilmente collocabili se non nel fantastico. E che risultano, per linguaggio espressivo e cifra stilistica, assolutamente personali.
Di fronte alla tela Padovani crea senza partire dalla base di un disegno, seguendo soltanto la propria vocazione: obbedendo a una voce interiore che lo precipita nella visione, stanando l’immagine attraverso un processo creativo che lo porta a fondersi con l’opera, fino a divenirne un tutt’uno.
Alla Fondazione Stelline, Padovani espone 26 lavori che variano per dimensioni da quadri piccoli, come Autoritratto (cm 11 x 9, olio bitume e resina su lastra di rame), a molto grandi, come Scene misteriose per palazzi tenebrosi (cm 250 x 400, olio bitume e resina su tela) proponendo un percorso narrativo che si gioca sui colori del sacro: dal nero al rosso, fino all’oro.
Cuore pulsante della mostra è il dipinto La cupa gioia o Pala dei peccatori, una sorta dialtare contemporaneo dipinto con perfette assonanze giottesche e collocato all'interno di un Red Cube come una sorta di altare contemporaneo.
In chiusura Padovani ci regala una sorpresa nel segno della luce. L’opera Scene misteriose per palazzi tenebrosi risplende d’oro e ben riassume la poetica dell’ordalia, quella danza macabra assunta a emblematica cifra stilistica dall’autore che ci trascina in mondi fantastici, grazie al suo sempre colto e raffinato riferimento a elementi alchemici e magici.
Sergio Padovani si attesta oggi come voce forte del nuovo figurativo italiano. Astro nascente del movimento pittorico della figurazione italiana, l’artista vede un’accelerazione costante nel suo percorso pittorico che infatti lo ha portato a conseguire e a consolidare rapidamente attestazioni di merito dal mondo dell’arte, ricevendo il plauso di pubblico e critica.
Accompagna il percorso espositivo un catalogo, edito da Antiga Edizioni, con i contributi critici del curatore Pierluigi Panza e di Barbara Codogno.
Sergio Padovani è nato a Modena nel 1972, dove vive e lavora.
Per diversi anni è musicista nella sperimentazione e nella ricerca, senza confinamenti e limitazioni.
Dal 2006 la musica subisce un inarrestabile processo, il cui verdetto finale è la trasmutazione totale e definitiva nella pittura, che affronta da autodidatta con esiti sorprendenti.
Nel 2011 è stato selezionato per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino; nel 2016 per la biennale del disegno di Rimini. Ha vinto il Premio Arte Laguna, il Premio Wannabee e il Premio Yicca. È stato finalista del Premio Celeste, del Premio Combat, del Premio Arte, del Premio Vasto (CH) e del World Wide Kitsch International Competition. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia sia in Europa e, in permanenza, al Museo Diocesano d'Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), alla Galleria Estense del Palazzo dei Musei di Modena, all’MCA di Camo (CN), al Museo Ruggi d'Aragona (CS).
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