Verkehrszeichen und signale. Winfred Gaul: 1961-1972

Winfred Gaul, 1964, Fussgängerüberweg, olio su tela 100x100
Dal 28 Maggio 2014 al 27 Luglio 2014
Lissone | Milano
Luogo: Museo d’Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: martedì, mercoledì, venerdì 15-19; giovedì 15-23; sabato e domenica 10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 / 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.museolissone.it
Winfred Gaul [Düsseldorf, 1928 – Kaiser-swerth, 2003] partecipò a tre edizioni dello storico Premio Lissone, nel '57, nel '59 e nel '61 con opere caratterizzate da una gestua-lità segnico-materica che seguiva l'evoluzione biologica dell'Informale e dell’Espressionismo astratto. Nel 1962 un suo “Segnale stradale” venne collocato alla periferia di Milano, lungo la strada che collegava la città meneghina a Monza; l'opera, facente parte del ciclo dei Verkehrszeichen und Signale, attestava la volontà da parte dell’artista di ridefinire l'estetica del contesto urbano.
La mostra dedicata a Winfred Gaul intende mettere a fuoco la ricerca pittorica che seguì l’esperienza del premio Lissone, quando cioè l’artista si affrancò dall'esperienza dell'Abstra-ction lyrique per rivolgersi a una pittura piatta e inespressiva che nell’arco di un decennio – dal 1961 al 1972 – diede vita ai Verkehrs-zeichen und Signale (“Segni & Segnali Stra-dali”) ciclo pittorico che è unanimemente considerato come il più famoso e importante di Gaul. La serie dei Signalbilder appare oggi come un unicum nella sua parabola artistica, non solo per via della geometria adamantina dei soggetti ma perché è stata l'unica serie programmatica dell’artista.
Affascinato dai pannelli multicolori e dal re-pertorio iconografico della segnaletica strada-le, Gaul iniziò i Verkehrszeichen und Signale per decontestualizzare e reinventare i codici del paesaggio urbano. Concepiti come “forma d'arte concreta in un contesto popolare”, i segnali di Gaul creavano un parco visivo e oggettuale che destrutturava l'organizzazione sociale. All'epoca in cui vennero realizzati, l’artista viveva a Roma, contesto che influì non poco sulla sua ricerca pittorica: «Roma è l'unica città che, grande e antica da sempre, è ancora attiva. In ciò ritengo che consista la ragione per cui i segnali dei tempi moderni mi hanno colpito con una violenza assai più aggressiva che in qualsiasi altra metropoli». Pur rivolgendo la sua attenzione alla civiltà di massa, Gaul perseguiva obiettivi che si di-scostavano dai pittori pop dell’epoca. Con un atteggiamento diametralmente opposto, Gaul non si limitava a prelevare e a riprodurre i simboli della strada, li plagiava con il proprio stile, assecondando così una teoria assolu-tamente personale. Gaul era convinto che i segni astratti che connotavano il linguaggio della strada fossero sì riconoscibili per con-venzione ma che il guidatore o i pedoni fos-sero diventati insensibili a quelle indicazioni, giacché le conoscevano a memoria ed erano quindi indotti a ignorarle o a darle per sconta-te. Gual reagiva quindi a quella presunta “comunicazione istantanea” trasformando i simboli e i divieti in una realtà del tutto nuova.
Dagli anni Sessanta in avanti Gaul dedicò tutta la sua vita a tematizzare l'idea della pit-tura come unica pratica possibile; sondando le tecniche e l'ampia gamma di materiali a disposizione, l'artista testava i limiti della pit-tura, le sue determinazioni e le sue declina-zioni. «L'oggetto della pittura è la pittura stes-sa» aveva detto, specificando che «oggetto è anche un argomento». Interessato a capire in che modo la pittura poteva rinnovarsi e continuare a emozionare il pittore, Gaul inse-guiva le sue sollecitazioni direttamente all'in-terno del campo cromatico.
Incontentabile e incontenibile, l’artista affron-tava l'insolubile “problema-pittura” sotto ogni aspetto, da ogni prospettiva o angolazione possibile. La mostra ordinata al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone non è dunque una semplice retrospettiva bensì un focus che intende analizzare e celebrare il decennio che consacrò la ricerca di Winfred Gaul a livello internazionale.
La mostra dedicata a Winfred Gaul intende mettere a fuoco la ricerca pittorica che seguì l’esperienza del premio Lissone, quando cioè l’artista si affrancò dall'esperienza dell'Abstra-ction lyrique per rivolgersi a una pittura piatta e inespressiva che nell’arco di un decennio – dal 1961 al 1972 – diede vita ai Verkehrs-zeichen und Signale (“Segni & Segnali Stra-dali”) ciclo pittorico che è unanimemente considerato come il più famoso e importante di Gaul. La serie dei Signalbilder appare oggi come un unicum nella sua parabola artistica, non solo per via della geometria adamantina dei soggetti ma perché è stata l'unica serie programmatica dell’artista.
Affascinato dai pannelli multicolori e dal re-pertorio iconografico della segnaletica strada-le, Gaul iniziò i Verkehrszeichen und Signale per decontestualizzare e reinventare i codici del paesaggio urbano. Concepiti come “forma d'arte concreta in un contesto popolare”, i segnali di Gaul creavano un parco visivo e oggettuale che destrutturava l'organizzazione sociale. All'epoca in cui vennero realizzati, l’artista viveva a Roma, contesto che influì non poco sulla sua ricerca pittorica: «Roma è l'unica città che, grande e antica da sempre, è ancora attiva. In ciò ritengo che consista la ragione per cui i segnali dei tempi moderni mi hanno colpito con una violenza assai più aggressiva che in qualsiasi altra metropoli». Pur rivolgendo la sua attenzione alla civiltà di massa, Gaul perseguiva obiettivi che si di-scostavano dai pittori pop dell’epoca. Con un atteggiamento diametralmente opposto, Gaul non si limitava a prelevare e a riprodurre i simboli della strada, li plagiava con il proprio stile, assecondando così una teoria assolu-tamente personale. Gaul era convinto che i segni astratti che connotavano il linguaggio della strada fossero sì riconoscibili per con-venzione ma che il guidatore o i pedoni fos-sero diventati insensibili a quelle indicazioni, giacché le conoscevano a memoria ed erano quindi indotti a ignorarle o a darle per sconta-te. Gual reagiva quindi a quella presunta “comunicazione istantanea” trasformando i simboli e i divieti in una realtà del tutto nuova.
Dagli anni Sessanta in avanti Gaul dedicò tutta la sua vita a tematizzare l'idea della pit-tura come unica pratica possibile; sondando le tecniche e l'ampia gamma di materiali a disposizione, l'artista testava i limiti della pit-tura, le sue determinazioni e le sue declina-zioni. «L'oggetto della pittura è la pittura stes-sa» aveva detto, specificando che «oggetto è anche un argomento». Interessato a capire in che modo la pittura poteva rinnovarsi e continuare a emozionare il pittore, Gaul inse-guiva le sue sollecitazioni direttamente all'in-terno del campo cromatico.
Incontentabile e incontenibile, l’artista affron-tava l'insolubile “problema-pittura” sotto ogni aspetto, da ogni prospettiva o angolazione possibile. La mostra ordinata al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone non è dunque una semplice retrospettiva bensì un focus che intende analizzare e celebrare il decennio che consacrò la ricerca di Winfred Gaul a livello internazionale.
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