Eugenio Mazzarella. Anima Madre 2004-2013
Dal 21 Aprile 2016 al 21 Aprile 2016
Napoli
Luogo: Museo MADRE
Indirizzo: via Settembrini 79
Orari: h 18
Telefono per informazioni: +39 081.19313016
E-Mail info: info@madrenapoli.it
Anima Madre (Artstudio Paparo, 2015) è la quarta raccolta poetica di Eugenio Mazzarella, filosofo e poeta napoletano. Con immagini dell'amico fotografo Mimmo Jodice che intessono rispondenze, inattese e necessarie insieme, con testi raffinati – scritti tra il 2004 e il 2013 – sul filo di archetipi fondativi della poesia dell’autore: anima, madre, viaggio che è domanda. Cammino che si interroga sulla cifra dell’uomo che passa e vuole rimanere, è poesia che non teme l’interrogazione sapienziale. Talvolta meditazione, insieme disincantata e puntuale, sul quotidiano – in un “trattenimento” sul e nel sentimento della vita, che non è mai sentimentalismo.
Il libro sarà presentato giovedì 21 aprile ore 18 al Museo MADRE di Napoli (sala Re_PUBBLICA MADRE, piano terra).
Ne parleranno Massimo Cacciari, filosofo e accademico italiano, già preside della Facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano e Sindaco di Venezia, e Silvio Perrella, scrittore, saggista, critico letterario, editorialista de Il Mattino, già presidente della Fondazione Premio Napoli. Coordinerà l’incontro Loretta Cavaricci, giornalista del TG2 e conduttrice della trasmissione culturale Achab. Letture di Massimiliano Finazzer Flory, attore, drammaturgo, regista teatrale.
Sarà presente l’autore.
Eugenio Mazzarella (Napoli, 1951)
Già Preside della facoltà di Lettere e Filosofia all’Università “Federico II” di Napoli, e deputato nella XVI legislatura, filosofo e poeta, ha al suo attivo altre tre raccolte poetiche - Il singolare tenace (I quaderni del battello ebbro, 1993); Un mondo ordinato (Palomar,1999 ); Opera media (Il melangolo, 2004) - che gli sono valse l'apprezzamento della critica (Ernesto Grassi, Gianfranco Ravasi, Daniele Del Giudice) e diversi riconoscimenti.
Quarta di copertina
“Anima Madre / madre delle anime”. Nei due versi, che danno il titolo al testo, c’è l’ingresso nellaraccolta. E la “stanza segreta” in cui si entra. L’archetipo di relazione che regge il tutto, anche la solitudine. Atto dovuto per chi ha occhi. Senza pianto, “insensatezza di formica”. Poesia della proporzione e della sproporzione all’epifania del niente che ogni cosa accompagna e custodisce. Custodita nell’occhio che ferma ciò che la parola vede prima ancora di dire. Una necessità tirata fuori nelle immagini di Mimmo Jodice.
Una poesia tesa, che “si controlla” nella ragione – una “furibonda ragione” – , nel “piano”, o in un “pianissimo”, dell’asserzione: “crescere poteva essere più semplice”. Per non spezzare l’arco del dettato: “ponte anima stella”.
Una poesia cui è difficile togliere qualcosa, perché già tutto l’inessenziale è stato tolto.
Una poesia che rifà, quello che ha fatto la vita.
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