Glenn Ligon. Tutto poteva, nella poesia, avere una soluzione
Dal 24 Aprile 2018 al 28 Luglio 2018
Napoli
Luogo: Thomas Dane Gallery
Indirizzo: via Francesco Crispi 69
Orari: martedì a venerdì 11-19; sabato 12-19 o su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 081 1892 0545
E-Mail info: federica@thomasdanegallery.com
Sito ufficiale: http://https://www.thomasdanegallery.com
La prima personale di Glenn Ligon in Italia prende il titolo da un verso della poesia di Pier Paolo Pasolini Ma era l'Italia, l'Italia nuda e formicolante, dobe il poeta racconta le privazioni e la bramosia che caratterizzavano l'Italia nel periodo del Dopoguerra. Con la sua mostra, Ligon presenta delle nuove serigrafie di medie e grandi dimensioni raffiguranti lettere astratte, due neon che richiamano il contesto napoletano e due lavori della sua iconica serie Stranger, olio e carboncino su tela, i cui testi scritti sono tratti dal saggio Stranger in the Village (1953) di James Baldwin.
A differenza di molti altri suoi lavori su tela, le serigrafie non mostrano testi ma lettere nel loro elemento primario. Per queste opere l'artista ha utilizzato immagini tratte da sue incisioni e disegni ad inchiostro per farne lettere serigrafate, incise con inchiostro nero sulla tela. Con l'opera finale Ligon ricerca una più pura e astratta forma di espressione, che va oltre le parole, il linguaggio e la mera interpretazione, in una logica non dissimile a quella dell'artista e poeta belga-francese Henri Michaux, che cercava nei suoi disegni ad inchiostro una redenzione dalle parole e la scoperta di un nuovo linguaggio, oppure simile alla logica ricercata nella composizione di lettere nell'opera Beginning of a Poem (1926) dell'artista Paul Klee. Come affermava quest'ultimo: "La genesi della scrittura è un'ottima allegoria del movimento. Anche un'opera d'arte è in primo luogo Genesi, mai se ne può avere esperienza solo come di un prodotto".
I due lavori della serie Stranger sono posizionati in dialogo con le nuove serigrafie. Il testo, preso dal saggio di Baldwin del 1953, racconta l'esperienza vissuta dallo scrittore, che per la stesura del suo libro visse per un periodo in un paesino remoto della Svizzera. Molti degli abitanti del villaggio, che non avevano mai visto un afroamericano prima di allora, lo trattavano con una fredda curiosità, quasi più come un oggetto che come una persona. Baldwin collegò quest'esperienza a quella degli afroamericani nei suoi nativi Stati Uniti. Ligon con queste opere riproduce il testo di tale saggio in carboncino e olio su tela, spingendo l'opera verso l'astrazione e conferendo al testo notevole densità e peso.
Gli altri lavori in mostra vertono sull'analisi del linguaggio e sull'astrazione con riferimenti al contesto napoletano: il neon Siete Ospiti riproduce a grandi lettere blu uno striscione esposto da un fan del Napoli durante una partita di calcio contro il Bologna, nota alle cronache per insulti razzisti nei confronti dei tifosi partenopei. Il neon Notes for a Poem on the Third World, che traccia i contorni delle mani dell'artista, prende invece ispirazione da un progetto di un film di Pasolini mai realizzato, che si sarebbe dovuto girare tra India, Africa, Paesi Arabi, America Latina e i ghetti neri degli Stati Uniti. Pasolini affermò che furono la "scoperta dell'altro e soprattutto dell'altrove" a spingerlo ad indentificarsi con le lotte dei popoli dei Paesi dell'Est. L'opera di Glenn Ligon racconta le migrazioni e i fenomeni che hanno cambiato demograficamente e politicamente il corso di Paesi come l'Italia, confondendo le nozioni di confine e di centro, di chi "appartiene" e di chi è veramente "ospite".
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