Roberto Cuoghi. Perla Pollina 1996-2016
Dal 27 Maggio 2017 al 18 Settembre 2017
Napoli
Luogo: Museo Madre
Indirizzo: via Settembrini 79
Curatori: Andrea Bellini, Andrea Viliani
Enti promotori:
- Centre d’Art Contemporain Ginevra
- Madre Napoli
- Koelnischer Kunstverein Colonia
Sito ufficiale: http://www.madrenapoli.it
Il museo Madre di Napoli è l’unica sede italiana della prima mostra retrospettiva di metà carriera dedicata a Roberto Cuoghi (Modena, 1973), uno dei più enigmatici, misteriosi e affascinanti artisti italiani della sua generazione. La pratica artistica di Cuoghi fonde fra loro le qualità plastiche e compositive proprie delle arti visive e quelle scenico-narrative di un perfomer e di uno storyteller, definendo una figura assolutamente unica. Realizzate anche con tecniche e materiali non convenzionali, che spesso l’artista sperimenta fino a reinventarli, le sue opere pittoriche, scultoree, fotografiche, installative, video-filmiche, sonore e performative sondano le nozioni di simulacro e simbolo, memoria e immanenza, devozione e superstizione, trasformazione e metamorfosi (del corpo, dell’identità, del linguaggio e delle forme stesse di rappresentazione ed espressione), con richiami all’antichità e alla storia dell’umanità che, pur basati su rigorose ricerche filologiche e documentarie, vengono anch’essi riplasmati dall’artista con esiti assolutamente idiosincratici in cui i piani temporali, spaziali ed epistemici si confondono fra loro.
La mostra – ideata da Andrea Bellini e organizzata dal Centre d’Art Contemporain, Ginevra (22 febraio-30 aprile 2017) in collaborazione con Madre, Napoli (27 maggio-18 settembre 2017) e Koelnischer Kunstverein, Colonia (14 ottobre-17 dicembre 2017) – comprende circa 70 opere, che ripercorrono i venti anni della ricerca dell’artista, dal 1996 al 2016, documentandone e analizzandone i diversi aspetti.
Fin dal suo titolo nonsense (generato dal caso, per l’azione erronea di un programma di correzione automatica) PERLA POLLINA 1996-2016si presenta come un’esplorazione delle dinamiche delle dinamiche inventive e produttive adottate dall’artista caratterizzate da un’ascetica ossessività, dalla smisuratezza di percorsi di ricerca “ad oltranza”, in cui, perseguendo un risultato ai limiti del possibile, il perdere la misura è la premessa per l’invenzione di nuovi formati di esperienza, di comportamento, di conoscenza, E quindi per la creazione di opere in cui siano condotti al limite della riconoscibilità delle stesse componenti o dei loro processi ideativi e realizzativi. Noto per la sua leggendaria trasformazione all’età di 25 anni in un uomo di 67 anni, Cuoghi utilizza il corpo non come elemento performativo ma come vettore preliminare per le opere che realizzerà. L’importanza dei processi di preparazione, predisposizione e ricerca antropotecnici, così come la sperimentazione perpetua, l’apprendimento processuale, la sistematica rottura delle regole e dei codici predefiniti rimarranno le costanti di una pratica artistica radicalmente autodidatta, che sperimenta i suoi materiali e le sue tecniche, inventa soluzioni inedite e perlustra metodologie inusitate capaci di accogliere e sopportare il massimo grado di indeterminazione possibile, in quanto basate sostanzialmente sul rifiuto stesso di un metodo. Un nichilista quanto appassionato “fare senza saper fare”, in cui ogni opera è come se fosse l’ultima, o la prima.
La mostra presenta e interconnette per la prima volta i principali cicli di opere dell’artista, interpretandoli quali veri e propri universi indipendenti e autonomi, oscuri e febbricitanti sistemi che valgono solo per se stessi, come una lingua che, paradossalmente, fosse parlata da una sola persona al mondo. Come scrive il critico e curatore Anthony Huberman, nel catalogo che accompagna la mostra: “Pensatore radicale, Cuoghi sceglie costantemente le battaglie più difficili. Di fronte alla preferenza per il bello e il perfetto propri della cultura occidentale, sceglie il mutilato e il deforme; di fronte alla fascinazione per il nuovo propria dell'industria dell'arte, preferisce l'antiquato; di fronte al nostro rispetto per coloro che sono sopravvissuti, sceglie di celebrare quelli che si sono estinti”.
La mostra sarà accompagnata dalla prima monografia retrospettiva dedicata all'artista (Hatje Cantz, edizione internazionale in lingua inglese). Il catalogo, di circa 500 pagine e con numerose illustrazioni a colori, includerà saggi inediti diAndrea Bellini, curatore della mostra a Ginevra (e, con Andrea Viliani, co-curatore della mostra a Napoli), così come testi di Andrea Cortelessa, Anthony Huberman, Charlotte Laubard e Yorgos Tzirtzilakis, e un'intervista tra l'artista e Andrea Viliani, oltre a una bibliografia e cronologia complete.
Roberto Cuoghi (Modena, 1973; vive e lavora a Milano), studia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove si trasferisce e dove attualmente vive e lavora. Uno dei tre artisti che rappresenterà nel 2017 l’Italia alla prossima 57. Biennale di Venezia, Cuoghi è stato già vincitore nel 2009 della menzione speciale Tradurre Mondi alla 53. Biennale di Venezia e della menzione speciale nel 2013 alla 55. Biennale di Venezia. Oltre alla partecipazione ad alcune delle più importanti mostre periodiche internazionali – insieme alla Biennale di Venezia anche, fra le altre, Manifesta 4 a Francoforte (2002) IX Baltic Triennial of International Art, Vilnius e La sindrome di Pantagruel. T1-Torino Triennale (2005), Of Mice and Men. 4th Berlin Biennial (2006), 10000 Lives. Gwangju Biennale, Gwangju (2010) – all’artista sono state dedicate mostre personali da musei nazionali e internazionali quali, fra gli altri, DESTE Foundation, Atene (2016); Aspen Art Museum (2015); Le Consortium, Digione (2014-2015); New Museum, New York (2014); UCLA-Hammer Museum, Los Angeles (2011); ICA-Institut for Contemporary Art, Londra e Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, Torino (2008); Centre International d’Art et du Paysage de l’Île de Vassivière (2007); GAMeC, Bergamo (2003); GAM, Bologna (1997).
Inaugurazione: 26 maggio 2017 ore 19-22
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