Paolo Marcolongo. Messa in scena
Dal 05 Novembre 2021 al 27 Marzo 2022
Padova
Luogo: Museo Antoniano
Indirizzo: Piazza del Santo 11
Orari: da martedì a domenica 9.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00
Enti promotori:
- Veneranda Arca di S. Antonio con il Museo Antoniano
Prolungata: fino al 27 marzo 2022
Sito ufficiale: http://www.arcadelsanto.org
Il Museo Antoniano e le salette adiacenti ospiteranno “Messa in scena”, mostra personale dell’artista padovano Paolo Marcolongo che esporrà per la prima volta al pubblico un caleidoscopio di nuove creazioni originali, frutto di un lavoro di ricerca che, unendo tradizione vetraria e arte orafa, riesce a dare vita ad opere sempre nuove per stile e concezione, utilizzando materiali e tecniche diverse.
«La Veneranda Arca di S. Antonio ha promosso ed è lieta di presentare in questa mostra una serie di opere di Paolo Marcolongo, a cui si addice perfettamente lo spazio nitido, bianco e silente delle ‘salette’ del Museo Antoniano – racconta Giovanna Baldissin Molli, Presidente della Veneranda Arca di s. Antonio - Da alcuni anni difatti questi nuovi spazi hanno accolto esposizioni diverse, di tecniche tradizionali, passate indenni, come forme artistiche e materiali, attraverso i secoli, come la pittura, o di formulazione, pur ultracentenaria, più recente, come la riproduzione dell’immagine con mezzi meccanici e la più recente arte fotografica. Ora questa mostra disseminata negli spazi delle salette e del Museo presenta manufatti diversi della nostra contemporaneità, tra piano e tridimensionale, disegno, incisione, scultura, tecniche aurificiarie».
«L’atelier di Paolo è un laboratorio-Wunderkammer di creazioni stupefacenti e peraltro sempre nuove» scrive Marcello Barison nell’introduzione al catalogo che accompagna la Mostra, Paolo Marcolongo «dà vita a opere sempre nuove per stile e concezione che, realizzate con materiali e tecniche diverse, danno luogo a serie elegantemente coerenti ciascuna delle quali, costruita su di un intimo criterio di affinità formale, potrebbe occupare una diversa stanza di museo. Che è poi quello che accade in questa esaustiva personale dell’artista, dove il ventaglio dei lavori esposti, raggruppati per tipologia, offre un’ampia prospettiva sugli ultimi anni di attività, documentando con precisione la varietà della sua produzione, dunque delle tecniche e dei motivi.».
«Chimica e fisica intuite e trasvalutate poeticamente – sottolinea il professor Adone Bradalise - I materiali che compongono questa esposizione, che si può leggere come una finestra sulle linee oggi prevalenti nella pratica artistica di Paolo Marcolongo, comunicano da subito allo spettatore una sensazione che porta molto in prossimità della sostanza più intima della ricerca artistica che li ha plasmati. È quella che invita a percepire la centralità che nel discorso in essi sviluppato assume la sperimentazione tecnica, e nel contempo a cogliere in questa sorprendente esplorazione delle potenzialità della materia e nell’elaborazione dei suoi trattamenti non solo l’operare di un’ingegnosa mobilitazione di mezzi, quanto piuttosto la scoperta di una loro intrinseca valenza simbolica».
Una ricerca artistica che ha portato Paolo Marcolongo all’ideazione dei vasi in vetro, nella realizzazione di quali l’artista ha impresso al procedimento – che viene realizzato nelle più prestigiose fornaci di Murano, sotto stretta supervisione dell’artista – una serie di alterazioni rivoluzionarie quali l’intrusione, prima del raffreddamento, di filamenti ferrosi che, incorporati al materiale, conferiscono loro un’insospettata qualità organica capace di articolarsi in versatili inflorescenze vegetali che si mantengono però effimere, poiché comunque imprigionate nelle trasparenti alchimie del vetro.
Affini ai vasi, sono i gioielli, realizzati anch’essi da un radicale rinnovamento delle possibilità dell’arte vetraria. In occasione della mostra questi oggetti, concepiti dall’artista come minimali operazioni scultoree, saranno esposti al Museo Antoniano nel soppalco che ospita le teche dove sono conservati i capolavori dell’oreficeria storica, mostrando come le più moderne creazioni possano abitare con delicata magnificenza gli spazi adibiti per ospitare le più antiche rinnovando la percezione di quei luoghi senza però tradirne lo spirito
L’arte del vetro di Murano agisce in stretta simbiosi con la pratica dell’artista anche nella realizzazione degli “Astri Terrestri”, pietre lunari in cui l’arte della sabbiatura e un massiccio ispessimento dell’involucro hanno conferito opaca e porosa gravezza. Simili ad una colata lavica ormai fossile, rimandano a un enigmatico universo minerale di forme e segni.
La sperimentazione sui materiali ha portato Marcolongo anche a confrontarsi con le mille potenzialità della carta e di sfruttarne tutte le possibilità formali. Nascono da qui le “Geografie di carta” e le “Arature”, dove il materiale perde la sua caratteristica di bidimensionale tabula rasa per acquisire una prospera vitalità formale. La punta che la intarsia, come un vomere, riversa ai bordi eleganti rimasugli di cellulosa da riporto che, a sbalzo, tramutano il foglio in una minuta geografia di crinali e avvallamenti.
Sempre intarsiando la carta, regolando un incisore meccanico in concomitanza ad accuratissime modificazioni di spessori, Paolo Marcolongo ha ultimamente perfezionato una tecnica di lavorazione che permette la produzione di piccoli riquadri a geometria variabile, ampiamente rappresentati nelle sale della mostra, dove vengono presentati raggruppati in sequenza, il che permette non solo di apprezzare il singolo “pezzo”, ma conferiscono anche all’insieme il carattere d’opera continua caratterizzata da una forte coerenza d’insieme.
«Nelle carte ‘graffiate’ si ripropone quella antica e significativa connessione tra manufatto e cornice. -conclude la professoressa Baldissin Molli -. Quest’ultima nei documenti tardomedievali è definita, come è noto, “ornamentum”, come quel principio di compiutezza e definizione che rende pienamente ricca di significato l’opera, che, senza di essa, rimarrebbe di percezione scempia. È dunque un’esposizione dove il linguaggio dell’oggi può richiamare molteplici suggestioni all’indietro e, crediamo, anche in avanti, per quello che verrà dopo».
La mostra, promossa dalla Veneranda Arca di S. Antonio con il Museo Antoniano, è realizzata con il contributo di Autoserenissima Jaguar Land Rover, Barco Teatro, Blonde&Brains agenzia marketing e digital, EMME Servizi di consulenza e brokeraggio assicurativo, Italchimica, Sanitec.
Paolo Marcolongo
Nato a Padova nel 1956, studia all’Istituto d’Arte Pietro Selvatico e scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1984 al 1996 è professore all’ Istituto d’Arte P. Selvatico, dal 1996 è professore di Discipline Plastiche al Liceo Artistico Statale “Amedeo Modigliani “di Padova. Dal 1996 al 1998 è stato curatore e direttore della Galleria di gioielli contemporanei PD 362; dal 1998 al 2005 è stato curatore e direttore della “Galleria Marcolongo” specializzata in Arte Applicata. Dal 1999 al 2002 ha organizzato per l’associazione culturale “La Corte” di Sambruson –Dolo” vari Summer Workshop sul gioiello contemporaneo invitando artisti di fama internazionale, tra i quali Peter Skubic, Otto Kunzli e Giampaolo Babetto. Nel 2005 ha curato la mostra di Erico Nagai nello spazio museale dell’Oratorio di San Rocco. Nel 2005 ha organizzato e curato la mostra “PRO-GETTARE Architettura “presso il Museo Nazionale di Villa Pisani di STRA (Venezia). Nel 2006 ha curato la mostra di Ernst Gamperl “Un giro più del cerchio” nello spazio museale dell’Oratorio di San Rocco - Padova. Nel 2008/2009 è stato Cultore della materia in progettazione 3 presso il Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria di Padova. Nel 2012 ha tenuto un laboratorio al Centro per l’Arte e la Comunicazione Visiva (ar.co) a Lisbona intitolato “The housing space”. Nel 2015 ha organizzato l’esibizione “170 Racconti in Bottiglia”, un’installazione che ripercorre i luoghi descritti nei racconti di “Danubio” di Claudio Magris, mostrata per la prima volta a Padova (Centro Culturale Altinate S. Gaetano) e poi in due ulteriori esposizioni a Barcellona (Galleria Lo Spazio) e Roma (Fondazione Pastificio Cerere) promosse dalla Nando And Elsa Peretti Foundation. Nel 2015 e stato insignito del Bayerischer Staatspreis 2015- Munchen.
«La Veneranda Arca di S. Antonio ha promosso ed è lieta di presentare in questa mostra una serie di opere di Paolo Marcolongo, a cui si addice perfettamente lo spazio nitido, bianco e silente delle ‘salette’ del Museo Antoniano – racconta Giovanna Baldissin Molli, Presidente della Veneranda Arca di s. Antonio - Da alcuni anni difatti questi nuovi spazi hanno accolto esposizioni diverse, di tecniche tradizionali, passate indenni, come forme artistiche e materiali, attraverso i secoli, come la pittura, o di formulazione, pur ultracentenaria, più recente, come la riproduzione dell’immagine con mezzi meccanici e la più recente arte fotografica. Ora questa mostra disseminata negli spazi delle salette e del Museo presenta manufatti diversi della nostra contemporaneità, tra piano e tridimensionale, disegno, incisione, scultura, tecniche aurificiarie».
«L’atelier di Paolo è un laboratorio-Wunderkammer di creazioni stupefacenti e peraltro sempre nuove» scrive Marcello Barison nell’introduzione al catalogo che accompagna la Mostra, Paolo Marcolongo «dà vita a opere sempre nuove per stile e concezione che, realizzate con materiali e tecniche diverse, danno luogo a serie elegantemente coerenti ciascuna delle quali, costruita su di un intimo criterio di affinità formale, potrebbe occupare una diversa stanza di museo. Che è poi quello che accade in questa esaustiva personale dell’artista, dove il ventaglio dei lavori esposti, raggruppati per tipologia, offre un’ampia prospettiva sugli ultimi anni di attività, documentando con precisione la varietà della sua produzione, dunque delle tecniche e dei motivi.».
«Chimica e fisica intuite e trasvalutate poeticamente – sottolinea il professor Adone Bradalise - I materiali che compongono questa esposizione, che si può leggere come una finestra sulle linee oggi prevalenti nella pratica artistica di Paolo Marcolongo, comunicano da subito allo spettatore una sensazione che porta molto in prossimità della sostanza più intima della ricerca artistica che li ha plasmati. È quella che invita a percepire la centralità che nel discorso in essi sviluppato assume la sperimentazione tecnica, e nel contempo a cogliere in questa sorprendente esplorazione delle potenzialità della materia e nell’elaborazione dei suoi trattamenti non solo l’operare di un’ingegnosa mobilitazione di mezzi, quanto piuttosto la scoperta di una loro intrinseca valenza simbolica».
Una ricerca artistica che ha portato Paolo Marcolongo all’ideazione dei vasi in vetro, nella realizzazione di quali l’artista ha impresso al procedimento – che viene realizzato nelle più prestigiose fornaci di Murano, sotto stretta supervisione dell’artista – una serie di alterazioni rivoluzionarie quali l’intrusione, prima del raffreddamento, di filamenti ferrosi che, incorporati al materiale, conferiscono loro un’insospettata qualità organica capace di articolarsi in versatili inflorescenze vegetali che si mantengono però effimere, poiché comunque imprigionate nelle trasparenti alchimie del vetro.
Affini ai vasi, sono i gioielli, realizzati anch’essi da un radicale rinnovamento delle possibilità dell’arte vetraria. In occasione della mostra questi oggetti, concepiti dall’artista come minimali operazioni scultoree, saranno esposti al Museo Antoniano nel soppalco che ospita le teche dove sono conservati i capolavori dell’oreficeria storica, mostrando come le più moderne creazioni possano abitare con delicata magnificenza gli spazi adibiti per ospitare le più antiche rinnovando la percezione di quei luoghi senza però tradirne lo spirito
L’arte del vetro di Murano agisce in stretta simbiosi con la pratica dell’artista anche nella realizzazione degli “Astri Terrestri”, pietre lunari in cui l’arte della sabbiatura e un massiccio ispessimento dell’involucro hanno conferito opaca e porosa gravezza. Simili ad una colata lavica ormai fossile, rimandano a un enigmatico universo minerale di forme e segni.
La sperimentazione sui materiali ha portato Marcolongo anche a confrontarsi con le mille potenzialità della carta e di sfruttarne tutte le possibilità formali. Nascono da qui le “Geografie di carta” e le “Arature”, dove il materiale perde la sua caratteristica di bidimensionale tabula rasa per acquisire una prospera vitalità formale. La punta che la intarsia, come un vomere, riversa ai bordi eleganti rimasugli di cellulosa da riporto che, a sbalzo, tramutano il foglio in una minuta geografia di crinali e avvallamenti.
Sempre intarsiando la carta, regolando un incisore meccanico in concomitanza ad accuratissime modificazioni di spessori, Paolo Marcolongo ha ultimamente perfezionato una tecnica di lavorazione che permette la produzione di piccoli riquadri a geometria variabile, ampiamente rappresentati nelle sale della mostra, dove vengono presentati raggruppati in sequenza, il che permette non solo di apprezzare il singolo “pezzo”, ma conferiscono anche all’insieme il carattere d’opera continua caratterizzata da una forte coerenza d’insieme.
«Nelle carte ‘graffiate’ si ripropone quella antica e significativa connessione tra manufatto e cornice. -conclude la professoressa Baldissin Molli -. Quest’ultima nei documenti tardomedievali è definita, come è noto, “ornamentum”, come quel principio di compiutezza e definizione che rende pienamente ricca di significato l’opera, che, senza di essa, rimarrebbe di percezione scempia. È dunque un’esposizione dove il linguaggio dell’oggi può richiamare molteplici suggestioni all’indietro e, crediamo, anche in avanti, per quello che verrà dopo».
La mostra, promossa dalla Veneranda Arca di S. Antonio con il Museo Antoniano, è realizzata con il contributo di Autoserenissima Jaguar Land Rover, Barco Teatro, Blonde&Brains agenzia marketing e digital, EMME Servizi di consulenza e brokeraggio assicurativo, Italchimica, Sanitec.
Paolo Marcolongo
Nato a Padova nel 1956, studia all’Istituto d’Arte Pietro Selvatico e scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1984 al 1996 è professore all’ Istituto d’Arte P. Selvatico, dal 1996 è professore di Discipline Plastiche al Liceo Artistico Statale “Amedeo Modigliani “di Padova. Dal 1996 al 1998 è stato curatore e direttore della Galleria di gioielli contemporanei PD 362; dal 1998 al 2005 è stato curatore e direttore della “Galleria Marcolongo” specializzata in Arte Applicata. Dal 1999 al 2002 ha organizzato per l’associazione culturale “La Corte” di Sambruson –Dolo” vari Summer Workshop sul gioiello contemporaneo invitando artisti di fama internazionale, tra i quali Peter Skubic, Otto Kunzli e Giampaolo Babetto. Nel 2005 ha curato la mostra di Erico Nagai nello spazio museale dell’Oratorio di San Rocco. Nel 2005 ha organizzato e curato la mostra “PRO-GETTARE Architettura “presso il Museo Nazionale di Villa Pisani di STRA (Venezia). Nel 2006 ha curato la mostra di Ernst Gamperl “Un giro più del cerchio” nello spazio museale dell’Oratorio di San Rocco - Padova. Nel 2008/2009 è stato Cultore della materia in progettazione 3 presso il Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria di Padova. Nel 2012 ha tenuto un laboratorio al Centro per l’Arte e la Comunicazione Visiva (ar.co) a Lisbona intitolato “The housing space”. Nel 2015 ha organizzato l’esibizione “170 Racconti in Bottiglia”, un’installazione che ripercorre i luoghi descritti nei racconti di “Danubio” di Claudio Magris, mostrata per la prima volta a Padova (Centro Culturale Altinate S. Gaetano) e poi in due ulteriori esposizioni a Barcellona (Galleria Lo Spazio) e Roma (Fondazione Pastificio Cerere) promosse dalla Nando And Elsa Peretti Foundation. Nel 2015 e stato insignito del Bayerischer Staatspreis 2015- Munchen.
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