Alfonso Leto. Opere Scelte. 1977-2017
Dal 24 Marzo 2018 al 29 Aprile 2018
Palermo
Luogo: Palazzo Sant’Elia
Indirizzo: via Maqueda 81
Orari: da martedì a venerdì 9,30 > 18,30; sabato e domenica 10 > 13 e 15,30 > 18,30. Chiuso il lunedì
Enti promotori:
- Comune di Palermo
- Città Metropolitana di Palermo
Costo del biglietto: Intero € 5, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39.091.6162520
E-Mail info: fondazionesantelia@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.fondazionesantelia.it
Quarant’anni di pittura in novanta “Opere Scelte”. E’ questo il titolo della mostra dedicata ad Alfonso Leto, uno degli artisti più originali della generazione italiana contemporanea, in programma a Palermo, Palazzo Sant’Elia dal 24 marzo e fino al 29 aprile 2018 (preview stampa: sabato 24 marzo alle 11). “Alfonso Leto. Opere scelte 1977-2018” è un progetto della Fondazione Orestiadi, in collaborazione con Fondazione Sant’Elia, che porta la firma autorevole di Marco Meneguzzo, docente dell’Accademia di Brera a Milano e autore di un articolato e documentato percorso di studi sugli artisti siciliani del secondo ‘900. La mostra di Alfonso Leto fa parte del grande cartellone di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018.
Disegni, pitture, combine-painting, mezzi extra-artistici, oggettuali e d’uso concettuale: l’intero alfabeto espressivo di Alfonso Leto, declinato e composto nell’arco creativo di quarant’anni di attività, è esposto alla Fondazione Sant’Elia per raccontare la versatilità e la ricchezza di tecniche e mezzi espressivi delle quali la pittura è mezzo d’elezione. Un’indagine, curata da Meneguzzo, che partendo da un’inquadratura storica, consegna alle nuove generazioni una visione d’insieme, complessa ed eterogenea, all’interno di un percorso che – anche quando ricorre ad altri mezzi espressivi – resta comunque fedele a se stesso. Memoria del passato e senso del futuro, in Alfonso Leto, tessono la trama di un continuum sempre vivificato da una tensione a procedere che si rivela un presente ancora gravido di originalità e tensione creativa.
“Alfonso Leto – spiega in catalogo il curatore, Marco Meneguzzo - è uno scanner vivente. Un analista del reale, di tutto ciò che capita entro il suo raggio d’interesse (si badi, non nel suo raggio d’azione, e neppure nel suo raggio visivo), e che viene elaborato secondo codici autogeneranti e autogeneratisi. I codici, ancor più dei linguaggi, cambiano abbastanza rapidamente nel corso degli anni, ma lo scopo è sempre lo stesso: la codifica del reale secondo parametri intellegibili. Di fatto, questo è il compito dell’intellettuale, e difatti Leto è prima di tutto un intellettuale, poi un artista, perché dall’arte ha mutuato i suoi codici di riferimento e comunicativi”.
Originario di Santo Stefano di Quisquina, nell’Agrigentino, dove vive e lavora, Alfonso Leto viene identificato spesso con l’etichetta di artista eclettico, surrealista, psichedelico. Definizione che rimanda agli anni Settanta e Sessanta. Leto non rinnega: “Per molti di noi – spiega - questa pittura fantastica era l’unica via d’uscita dalla “vulgata” guttusiana, dalla Guttuso-connection che aveva occupato la sensibilità siciliana, e con essa le gallerie e il mercato. Accanto a questo, come punto di riferimento avevamo – avevo – un legame forte con una figura storica del Gruppo ‘63, Gaetano Testa, che è stato per me un maestro. Grazie a lui ho compreso che il “centro” è dove noi siamo, e da lì dobbiamo agire, stabilendo un sistema di comunicazione col luogo e dal luogo in cui vivi e da cui teorizzi il tuo linguaggio e in cui agisci le tue relazioni umane”.
Alla mostra a Palazzo Sant’Elia è dedicato un catalogo edito da Fondazione Orestiadi.
ALFONSO LETO
Nato a S.Stefano Quisquina, provincia di Agrigento, nel 1956.Ha compiuto gli studi al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Palermo dove, tra il 1982 e il 1984 ha svolto l’incarico di docente. Già negli anni giovanili la sua presenza si è ben inserita nell’ambiente artistico sperimentale della Palermo degli anni ‘Settanta e ‘Ottanta pervenendo, nel 1987, alla sua prima mostra di rilievo, nell’eremo della Quisquina, presentata da Achille Bonito Oliva e Fulvio Abbate. A questa mostra ne seguono molte altre, personali e di gruppo, a Roma e in gallerie e musei italiani e stranieri, tra cui: Palazzo delle Esposizioni -1992- e Galleria d’Arte Moderna – 1999- a Roma; XLIV Premio Michetti (1993); Fondazione Ludwigh, L’Avana; Palais de la Culture, Algeri; Air spaceMuseum, New York; Fondazione Orestiadi di Gibellina; Parlamento Europeo, Bruxelles, Fabbriche Chiaramontane, Agrigento. Edward Lucie Smith, ha incluso il suo lavoro nell’edizione 2001 del testo Annual Development/New EuropeanArtists (Amsterdam, 2001).Artista siciliano tra i più originali e rappresentativi nel panorama della sua generazione. ha sempre proceduto stabilendo un rapporto privilegiato con il mezzo pittorico senza chiudere mai le porte della sua sensibilità agli impulsi provenienti dalle più disparate inflessioni dei linguaggi artistici sperimentali, aprendo un vasto arco espressivo che include, dal Manierismo all’informale, l’arte povera (e l’uso di materiali “extrartistici”) alla raffinatezza delle tecniche pittoriche, sempre equilibrando l’azzardo voluto del suo percorso con una cifra ironica e culturale personale ben riconoscibile.Dal 2010 al 2017 ha presentato periodicamente il suo nuovo lavoro in piccole gallerie di qualità, prevalentemente a Palermo, nella ricerca di un confronto e di un dialogo continuo con la giovane critica e le giovani generazioni artistiche che riconoscono nel suo lavoro un valore non solo generazionale ma anche di esemplare vitalità. Sue opere sono in collezioni private italiane e nei principali musei d’arte contemporanea siciliani.
Inaugurazione: 24 marzo ore 17,30
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