Palagonish. Giuseppe Agnello | Gabriele Massaro | Stefan à Wengen
Dal 23 Marzo 2024 al 11 Maggio 2024
Palermo
Luogo: Cantieri Culturali alla Zisa
Indirizzo: Via Paolo Gili 14
Orari: dal giovedì al sabato dalle 16 alle 19 e su appuntamento
Curatori: Verein Düsseldorf Palermo e.V.
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: duesseldorfpalermo@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.duesseldorfpalermo.com
Sarà inaugurata sabato 23 marzo alle ore 18 all’Haus der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa, Palagonish, la mostra degli artisti Giuseppe Agnello, Gabriele Massaro e Stefan à Wengen a cura del Verein Düsseldorf Palermo e.V.
Neologismo coniato da Goethe nel “Viaggio in Italia” per descrivere la fascinazione mista al disgusto che gli provocò la visita della Villa Palagonia di Bagheria, la nota “villa dei mostri”, il termine Palagonish che dà il titolo al progetto espositivo, contiene già il sentimento guida della sua identità: esplorare artisticamente il “palagonico”, il terribilmente bello, e renderlo sensibilmente tangibile per il pubblico.
Orribilmente bello. Piacevole e spiacevole, attraente e ripugnante allo stesso tempo. L'arte è qualcosa che non solo piace e suscita sensazioni piacevoli, ma ha a che fare anche con lo spiacevole, capace di presentare immagini che appaiono attraenti e allo stesso tempo inconsuete. Cosa ci affascina dell’orribilmente bello, perché provoca sia piacere che disgusto? Si chiede Michael Kortlaender, direttore del Verein Düsseldorf Palermo e.V. e curatore della mostra.
La categoria estetica coniata da Goethe per rubricare l’orribilmente bello nell’universo delle arti, diventa così il pretesto per mettere in dialogo, come da consuetudine dei progetti del Verein Düsseldorf Palermo e.V, artisti siciliani e tedeschi provenienti da diverse generazioni e diversi ambiti delle arti visive, in un legame continuo tra le due città gemellate dal 2015, alla ricerca di nuove interazioni tra i molteplici linguaggi del contemporaneo e con lo spazio dell’Haus der Kunst.
Giuseppe Agnello (Racalmuto, 1962), già docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara, e Prof. di scultura e tecniche della scultura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ha formato un’intera generazione di artisti palermitani. Ha realizzato diverse opere pubbliche, sia in Italia che all’estero- tra queste il celebre ritratto in bronzo di Leonardo Sciascia nella sua città natale, e la scultura del popolarissimo Commissario Montalbano a Porto Empedocle- collaborando con artisti internazionali, come Vanessa Beecroft, per la cui performance VB62 allo Spasimo di Palermo ha realizzato la parte scultorea, facendo incursione anche nel mondo del teatro e del cinema - suoi sono i calchi per la scenografia del film di Ciprì e Maresco “Il ritorno di Cagliostro”.
Gabriele Massaro (Palermo, 1989), tra gli esponenti della nuova generazione di artisti siciliani, formatasi nella fucina di talenti dell’Accademia di belle arti di Palermo, si concentra sulla pittura in sé stessa: come mezzo, forma e contenuto, a cui affianca un pensiero intuitivo e simbolico. Stimoli provenienti dalla poesia, dalla filosofia, dalla musica o direttamente dalla realtà di tutti i giorni penetrano nella costruzione delle sue opere, le consolidano e definiscono, congiuntamente ad un programma analitico. Massaro ha fondato nel 2021 a Palermo, insieme ai colleghi Davide Mineo ed Enzo Calò, lo spazio espositivo “La Siringe”, tra i più attivi della mappa italiana degli spazi indipendenti.
E Stefan à Wengen (Basilea, 1962) artista svizzero di base a Düsseldorf, è uno dei più importanti pittori figurativi del mondo artistico tedesco contemporaneo, il cui stile s’ispira alla tradizione iconica occidentale con continui riferimenti ad altre culture, combinando elementi pittorici profondamente simbolici alla ricerca di una nuova e surreale realtà.
In Palagonish, temi come l'ignoto, la paura dell’estraneo, i riferimenti ai miti e alle fiabe costituiscono il contesto formale e contenutistico in cui si colloca il lavoro dei tre artisti che si realizza in mostra in elementi che possono essere percepiti come inquietanti, spiacevoli e ridicoli a causa dell'esagerazione, dell'incompatibilità o della deviazione dalla norma. Questo effetto opprimente, solitamente sorprendente, si ottiene combinando ciò che è apparentemente incompatibile: legge e arbitrarietà, saggezza e sciocchezza, vivi e morti, divertimento e orrore. Con le loro opere, tutti e tre gli artisti esplorano i confini di questo effetto attraverso connessioni coerenti in termini di forma e contenuto, e la strabordazione in un’estetica bizzarra, surreale e barocca. Le metamorfosi amorfe e le altre opere prendono avvio per lo più da una rappresentazione naturalistica che è il risultato dell’ars combinatoria degli artisti, capace di mescolare elementi figurativi derivanti dall’universo botanico, zoologico e geologico con immagini umane, reinterpretando moduli rappresentativi del fantastico, della storia dell’arte e della cultura. Le opere infatti enfatizzano il collegamento sintattico e compositivo di elementi esistenti e/o aggiunti, oltrepassando ogni confine formale e contenutistico. È la creazione di un “mondo sottosopra”. Un “contromondo” e quindi un antipodo all'ordine familiare delle cose.
Neologismo coniato da Goethe nel “Viaggio in Italia” per descrivere la fascinazione mista al disgusto che gli provocò la visita della Villa Palagonia di Bagheria, la nota “villa dei mostri”, il termine Palagonish che dà il titolo al progetto espositivo, contiene già il sentimento guida della sua identità: esplorare artisticamente il “palagonico”, il terribilmente bello, e renderlo sensibilmente tangibile per il pubblico.
Orribilmente bello. Piacevole e spiacevole, attraente e ripugnante allo stesso tempo. L'arte è qualcosa che non solo piace e suscita sensazioni piacevoli, ma ha a che fare anche con lo spiacevole, capace di presentare immagini che appaiono attraenti e allo stesso tempo inconsuete. Cosa ci affascina dell’orribilmente bello, perché provoca sia piacere che disgusto? Si chiede Michael Kortlaender, direttore del Verein Düsseldorf Palermo e.V. e curatore della mostra.
La categoria estetica coniata da Goethe per rubricare l’orribilmente bello nell’universo delle arti, diventa così il pretesto per mettere in dialogo, come da consuetudine dei progetti del Verein Düsseldorf Palermo e.V, artisti siciliani e tedeschi provenienti da diverse generazioni e diversi ambiti delle arti visive, in un legame continuo tra le due città gemellate dal 2015, alla ricerca di nuove interazioni tra i molteplici linguaggi del contemporaneo e con lo spazio dell’Haus der Kunst.
Giuseppe Agnello (Racalmuto, 1962), già docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara, e Prof. di scultura e tecniche della scultura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ha formato un’intera generazione di artisti palermitani. Ha realizzato diverse opere pubbliche, sia in Italia che all’estero- tra queste il celebre ritratto in bronzo di Leonardo Sciascia nella sua città natale, e la scultura del popolarissimo Commissario Montalbano a Porto Empedocle- collaborando con artisti internazionali, come Vanessa Beecroft, per la cui performance VB62 allo Spasimo di Palermo ha realizzato la parte scultorea, facendo incursione anche nel mondo del teatro e del cinema - suoi sono i calchi per la scenografia del film di Ciprì e Maresco “Il ritorno di Cagliostro”.
Gabriele Massaro (Palermo, 1989), tra gli esponenti della nuova generazione di artisti siciliani, formatasi nella fucina di talenti dell’Accademia di belle arti di Palermo, si concentra sulla pittura in sé stessa: come mezzo, forma e contenuto, a cui affianca un pensiero intuitivo e simbolico. Stimoli provenienti dalla poesia, dalla filosofia, dalla musica o direttamente dalla realtà di tutti i giorni penetrano nella costruzione delle sue opere, le consolidano e definiscono, congiuntamente ad un programma analitico. Massaro ha fondato nel 2021 a Palermo, insieme ai colleghi Davide Mineo ed Enzo Calò, lo spazio espositivo “La Siringe”, tra i più attivi della mappa italiana degli spazi indipendenti.
E Stefan à Wengen (Basilea, 1962) artista svizzero di base a Düsseldorf, è uno dei più importanti pittori figurativi del mondo artistico tedesco contemporaneo, il cui stile s’ispira alla tradizione iconica occidentale con continui riferimenti ad altre culture, combinando elementi pittorici profondamente simbolici alla ricerca di una nuova e surreale realtà.
In Palagonish, temi come l'ignoto, la paura dell’estraneo, i riferimenti ai miti e alle fiabe costituiscono il contesto formale e contenutistico in cui si colloca il lavoro dei tre artisti che si realizza in mostra in elementi che possono essere percepiti come inquietanti, spiacevoli e ridicoli a causa dell'esagerazione, dell'incompatibilità o della deviazione dalla norma. Questo effetto opprimente, solitamente sorprendente, si ottiene combinando ciò che è apparentemente incompatibile: legge e arbitrarietà, saggezza e sciocchezza, vivi e morti, divertimento e orrore. Con le loro opere, tutti e tre gli artisti esplorano i confini di questo effetto attraverso connessioni coerenti in termini di forma e contenuto, e la strabordazione in un’estetica bizzarra, surreale e barocca. Le metamorfosi amorfe e le altre opere prendono avvio per lo più da una rappresentazione naturalistica che è il risultato dell’ars combinatoria degli artisti, capace di mescolare elementi figurativi derivanti dall’universo botanico, zoologico e geologico con immagini umane, reinterpretando moduli rappresentativi del fantastico, della storia dell’arte e della cultura. Le opere infatti enfatizzano il collegamento sintattico e compositivo di elementi esistenti e/o aggiunti, oltrepassando ogni confine formale e contenutistico. È la creazione di un “mondo sottosopra”. Un “contromondo” e quindi un antipodo all'ordine familiare delle cose.
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