Sotto quale cielo?
Sotto quale cielo? - Riso - Palermo
Dal 11 Giugno 2011 al 30 Ottobre 2011
Palermo
Luogo: Palazzo Riso
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele, 365
Orari: da martedì a domenica 10 - 20; giovedì e venerdì 10 - 22
Costo del biglietto: Intero 6 euro, ridotto 3 euro, 1 euro per residenti a Palermo e provincia
Telefono per informazioni: 333 6317344
E-Mail info: ilariagianoli@tin.it
Sito ufficiale: http://www.palazzoriso.it
L'11 giugno apre al pubblico a Palermo presso Riso, Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia "Sotto quale cielo?", un'ampia mostra dedicata a cinque artisti riconosciuti a livello internazionale: Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris. L'esposizione è la fase conclusiva di un più vasto progetto del Museo - diviso in due fasi e a cura di Daniela Bigi - iniziato nel luglio 2010 con il programma di residenze "ETICO_F Cinque movimenti sul paesaggio" e realizzato in diversi centri della Sicilia, di cui gli artisti sono stati protagonisti.
A distanza di quasi un anno, la mostra a Palazzo Riso ricongiunge in un unico luogo, fino al 30 ottobre, le opere prodotte dagli artisti la scorsa estate in città e contesti siciliani molto diversi tra loro per storia, attualità e prospettive e a queste ne aggiunge altre nuove realizzate appositamente per l'occasione - tutte dedicate al paesaggio siciliano reale, riprodotto, artificiale - insieme ad alcuni significativi lavori precedenti.
Sia la mostra sia il programma di residenze sono l'espressione visibile del progetto culturale del Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, ideato e curato sin dalle sue origini da Renato Quaglia, che ha affidato a Riso un compito regionale di "museo diffuso", attivo sull'intero territorio siciliano, oltre le mura del palazzo che a Palermo ne ospita la sede, per sostenere, promuovere, produrre iniziative e progetti di arte e cultura contemporanea.
Il programma di residenze da cui prende le mosse "Sotto quale cielo?" si è svolto nei comuni di Enna, Termini Imerese, Capo d'Orlando e Ficarra. L'acronimo "ETICO_F" si costruisce dalle iniziali di queste città, a sottolineare l'importanza del loro ruolo nel lavoro degli artisti: Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris sono stati chiamati a relazionarsi con quei territori, ad ascoltarli, a studiarli, a leggerne il paesaggio, in un rapporto diretto e quotidiano con le comunità ospitanti.
Nelle sale dei due piani del museo palermitano sono allestite oltre venti opere di grande impatto, sia dal punto di vista poetico che, in alcuni casi, dal punto di vista dimensionale, come il lungo ponte percorribile di Marinella Senatore o, tra le nuove produzioni, il lavoro che Hans Schabus dedica ai migranti e alla tragica situazione di Lampedusa, attraverso un'installazione realizzata con i resti delle barche che il mare restituisce sulle rive di quest'isola siciliana; l'installazione di Massimo Bartolini composta da decine e decine di luminarie adagiate sul pavimento e attivate da un dispositivo audio; l'imponente scultura di Flavio Favelli costituita da oltre quindici quintali di persiane e finestre dismesse.
"Sotto il cielo c'è il paesaggio. Nel paesaggio c'è anche il cielo"- afferma Daniela Bigi -"La mostra è nata sotto il cielo di Sicilia, ma riflette sul fatto che tutto è paesaggio e rimanda idealmente a tutti i cieli sotto i quali stiamo cercando di rispondere al presente. Ogni giorno compiamo scelte che influiscono, direttamente o indirettamente, a breve, media o lunga gittata, non solo sul paesaggio che ci circonda ma anche su quello molto distante da noi. Se vogliamo leggerlo come proiezione di quell'intreccio indissolubile tra storia dell'uomo e storia della natura che il tempo inesorabilmente produce, possiamo dire che il paesaggio sia frutto delle nostre micro e macro scelte quotidiane".
Come sottolinea Daniela Bigi "Impegno, memoria, condizione personale, condizione collettiva, rintracciati tra la visibilità e l'invisibilità del paesaggio, rappresentano il circuito di senso di questa esperienza in Sicilia, perché in fondo il paesaggio siamo noi. Potrebbe sembrare uno slogan degli anni Sessanta o la citazione da un artista tedesco caro a molti o piuttosto il titolo di una canzone anni Novanta. In realtà, fuori da ogni intento retorico, si tratta di una dimensione con la quale non dobbiamo smettere di confrontarci".
"Sotto quale cielo?" è accompagnata da un catalogo con fotografie a colori ed apparati critici e bibliografici, edito da Electa. Nel corso della mostra si svolgeranno attività didattiche comprendenti percorsi guidati per il pubblico e laboratori per bambini.
Gli artisti
Massimo Bartolini è stato ospitato, per "ETICO_F", presso il Museo Piccolo di Ficarra, e il lavoro che ha svolto si è imperniato proprio sulla figura di Lucio Piccolo, poeta e complesso intellettuale che abitò in quelle terre, tra Ficarra e Capo d'Orlando. L'artista ha presentato nel luglio scorso, nella Fortezza Carceraria di Ficarra, una performance strettamente legata a questa affascinante vicenda della Sicilia letteraria novecentesca, mentre in mostra a Palazzo Riso è esposto un video inedito, realizzato all'interno del cimitero dei cani che Lucio Piccolo fece realizzare nel giardino della sua abitazione, Villa Piccolo di Calanovella. L'opera è accompagnata da una serie di disegni. Appositamente per Riso, Bartolini allestisce inoltre La strada di sotto, una grande installazione composta da luminarie (quelle comunemente usate per addobbare le cittadine durante le feste patronali), audio e proiezione video.
Flavio Favelli ha trascorso la sua residenza a Termini Imerese, restituendo la percezione di un fallimento. Realizzata sulla facciata del palazzo del Comune di Termini, sono ora riallestiti a Palazzo Riso il grande neon Alfasud - una scritta rossa che riproduce il logo di quella macchina che, anche se prodotta a Pomigliano d'Arco, sembrava poter incarnare il grande sogno industriale dell'Italia che progettava il rilancio del Mezzogiorno - e 1X2, la vecchia insegna del Totocalcio. "Non ho mai visto tante ricevitorie per giochi di azzardo come a Termini" dice Flavio Favelli, il quale utilizzando due vecchi loghi fa un ritratto agghiacciante della situazione di questa città, vittima e testimone della fine di un'epoca. Sono in mostra anche Mobilia Essay (Sicilia), installazione di pallet neri decorati prodotta sempre a Termini per la Chiesa di Maria Santissima della Misericordia; Sicilia (omaggio del Banco di Sicilia), serie di collages realizzati sulle copertine di una preziosa rivista d'epoca e su vecchie veline delle arance "made in Sicilia", e la scultura ambientale di persiane e vetrate Esotismi.
Anche Zafos Xagoraris ha risieduto a Termini Imerese, dove il risultato del suo lavoro si è strettamente legato al Chiostro di Santa Chiara, nel quale tra varie presenze, come un monastero e una biblioteca, c'è anche una palestra di lotta libera aperta fin dagli anni Cinquanta, riconosciuta a livello nazionale. Artista impegnato su questioni politiche e sociali, Zafos Xagoraris ha affrontato anche l'imprescindibile questione FIAT da un rispettoso punto di vista, realizzando un carrello con altoparlanti che riproducono il sonoro degli allenamenti dei lottatori e un video in bianco e nero, senza audio, con immagini degli allenamenti nella palestra che si alternano a riprese degli stabilimenti vuoti e del paesaggio limitrofo. Sono inoltre esposti a Palazzo Riso due grandi disegni acquerellati e uno dei più famosi lavori dell'artista ateniese, Enclosed Bell, una campana inserita all'interno di una costruzione di mattoni che, nel definire uno spazio sonoro, rimanda a questioni di ordine sia identitario che percettivo.
Marinella Senatore ha lavorato con i minatori delle solfatare di Enna, interessata da un lato alle loro questioni sociali e battaglie sindacali e dall'altro al loro rapporto profondo con la terra. Insieme a quegli anziani lavoratori ha costruito il video Nui Simu; dai loro racconti, che parlano degli sforzi in miniera, delle umiliazioni subite, ma anche dell'amore per quelle profondità sotterranee, è nata un'opera corale di grande intensità realizzata con i minatori in ogni sua fase, dalla sceneggiatura al casting. Nel video, la realtà del casting popolare si intreccia alla fiction delle scene che riaffiorano dalla memoria e, come sempre nella prassi dell'artista, il lavoro è stato realizzato con attori non professionisti, così come non professionisti sono la maggior parte dei collaboratori alla produzione, compreso un gruppo di studenti dell'Accademia di Belle Arti di Catania ai quali in quei giorni l'artista aveva dedicato un workshop. Oltre al video, a Palazzo Riso è esposta una grande installazione in legno dal titolo 16°, un lavoro del 2007 costituito da un ponte immerso nella nebbia, con due luci all'orizzonte. Il pubblico è invitato a percorrerlo in una situazione che riunisce l'esperienza del set cinematografico con la memoria personale e collettiva.
Hans Schabus non ama spiegare il suo lavoro, ma i segni che usa sono espliciti. Durante la sua residenza a Capo d'Orlando ha voluto visitare i magazzini in cui il Comune abbandona attrezzature e arredi dismessi, ovvero luoghi in cui una comunità abbandona e dimentica, volutamente o inconsapevolmente, parte delle proprie memorie. Tra le opere realizzate durante la residenza e ora visibili in mostra: Monumento ai disoccupati 1 e 2, costituiti da bacheche in disuso; la scultura Lungomare, un lampione posto a terra, che si presenta come se fosse stato divelto direttamente dal manto stradale e Guardia, due scope che sostengono in un equilibrio precario due limoni. Viene inoltre riproposto, per la stretta attinenza con lo spirito della mostra, Echo, un video del 2009 ambientato sulla riva di uno stagno, che vede l'artista impegnato in un percorso accidentato in una natura selvaggia, con un forte risvolto metaforico che rimanda allo sforzo quotidiano rispetto alle difficoltà dell'esistenza. In stretta collaborazione con Riso, l'artista presenta inoltre Deriva, installazione ambientale composta dai resti delle barche usate dagli immigrati per attraversare il Canale di Sicilia. Ferri e legni che provengono da Lampedusa con i quali il pubblico è invitato a stabilire una relazione diretta, materiale, colmando la distanza generata dai media, superando il rischio dell'assuefazione alla tragedia.
A distanza di quasi un anno, la mostra a Palazzo Riso ricongiunge in un unico luogo, fino al 30 ottobre, le opere prodotte dagli artisti la scorsa estate in città e contesti siciliani molto diversi tra loro per storia, attualità e prospettive e a queste ne aggiunge altre nuove realizzate appositamente per l'occasione - tutte dedicate al paesaggio siciliano reale, riprodotto, artificiale - insieme ad alcuni significativi lavori precedenti.
Sia la mostra sia il programma di residenze sono l'espressione visibile del progetto culturale del Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, ideato e curato sin dalle sue origini da Renato Quaglia, che ha affidato a Riso un compito regionale di "museo diffuso", attivo sull'intero territorio siciliano, oltre le mura del palazzo che a Palermo ne ospita la sede, per sostenere, promuovere, produrre iniziative e progetti di arte e cultura contemporanea.
Il programma di residenze da cui prende le mosse "Sotto quale cielo?" si è svolto nei comuni di Enna, Termini Imerese, Capo d'Orlando e Ficarra. L'acronimo "ETICO_F" si costruisce dalle iniziali di queste città, a sottolineare l'importanza del loro ruolo nel lavoro degli artisti: Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris sono stati chiamati a relazionarsi con quei territori, ad ascoltarli, a studiarli, a leggerne il paesaggio, in un rapporto diretto e quotidiano con le comunità ospitanti.
Nelle sale dei due piani del museo palermitano sono allestite oltre venti opere di grande impatto, sia dal punto di vista poetico che, in alcuni casi, dal punto di vista dimensionale, come il lungo ponte percorribile di Marinella Senatore o, tra le nuove produzioni, il lavoro che Hans Schabus dedica ai migranti e alla tragica situazione di Lampedusa, attraverso un'installazione realizzata con i resti delle barche che il mare restituisce sulle rive di quest'isola siciliana; l'installazione di Massimo Bartolini composta da decine e decine di luminarie adagiate sul pavimento e attivate da un dispositivo audio; l'imponente scultura di Flavio Favelli costituita da oltre quindici quintali di persiane e finestre dismesse.
"Sotto il cielo c'è il paesaggio. Nel paesaggio c'è anche il cielo"- afferma Daniela Bigi -"La mostra è nata sotto il cielo di Sicilia, ma riflette sul fatto che tutto è paesaggio e rimanda idealmente a tutti i cieli sotto i quali stiamo cercando di rispondere al presente. Ogni giorno compiamo scelte che influiscono, direttamente o indirettamente, a breve, media o lunga gittata, non solo sul paesaggio che ci circonda ma anche su quello molto distante da noi. Se vogliamo leggerlo come proiezione di quell'intreccio indissolubile tra storia dell'uomo e storia della natura che il tempo inesorabilmente produce, possiamo dire che il paesaggio sia frutto delle nostre micro e macro scelte quotidiane".
Come sottolinea Daniela Bigi "Impegno, memoria, condizione personale, condizione collettiva, rintracciati tra la visibilità e l'invisibilità del paesaggio, rappresentano il circuito di senso di questa esperienza in Sicilia, perché in fondo il paesaggio siamo noi. Potrebbe sembrare uno slogan degli anni Sessanta o la citazione da un artista tedesco caro a molti o piuttosto il titolo di una canzone anni Novanta. In realtà, fuori da ogni intento retorico, si tratta di una dimensione con la quale non dobbiamo smettere di confrontarci".
"Sotto quale cielo?" è accompagnata da un catalogo con fotografie a colori ed apparati critici e bibliografici, edito da Electa. Nel corso della mostra si svolgeranno attività didattiche comprendenti percorsi guidati per il pubblico e laboratori per bambini.
Gli artisti
Massimo Bartolini è stato ospitato, per "ETICO_F", presso il Museo Piccolo di Ficarra, e il lavoro che ha svolto si è imperniato proprio sulla figura di Lucio Piccolo, poeta e complesso intellettuale che abitò in quelle terre, tra Ficarra e Capo d'Orlando. L'artista ha presentato nel luglio scorso, nella Fortezza Carceraria di Ficarra, una performance strettamente legata a questa affascinante vicenda della Sicilia letteraria novecentesca, mentre in mostra a Palazzo Riso è esposto un video inedito, realizzato all'interno del cimitero dei cani che Lucio Piccolo fece realizzare nel giardino della sua abitazione, Villa Piccolo di Calanovella. L'opera è accompagnata da una serie di disegni. Appositamente per Riso, Bartolini allestisce inoltre La strada di sotto, una grande installazione composta da luminarie (quelle comunemente usate per addobbare le cittadine durante le feste patronali), audio e proiezione video.
Flavio Favelli ha trascorso la sua residenza a Termini Imerese, restituendo la percezione di un fallimento. Realizzata sulla facciata del palazzo del Comune di Termini, sono ora riallestiti a Palazzo Riso il grande neon Alfasud - una scritta rossa che riproduce il logo di quella macchina che, anche se prodotta a Pomigliano d'Arco, sembrava poter incarnare il grande sogno industriale dell'Italia che progettava il rilancio del Mezzogiorno - e 1X2, la vecchia insegna del Totocalcio. "Non ho mai visto tante ricevitorie per giochi di azzardo come a Termini" dice Flavio Favelli, il quale utilizzando due vecchi loghi fa un ritratto agghiacciante della situazione di questa città, vittima e testimone della fine di un'epoca. Sono in mostra anche Mobilia Essay (Sicilia), installazione di pallet neri decorati prodotta sempre a Termini per la Chiesa di Maria Santissima della Misericordia; Sicilia (omaggio del Banco di Sicilia), serie di collages realizzati sulle copertine di una preziosa rivista d'epoca e su vecchie veline delle arance "made in Sicilia", e la scultura ambientale di persiane e vetrate Esotismi.
Anche Zafos Xagoraris ha risieduto a Termini Imerese, dove il risultato del suo lavoro si è strettamente legato al Chiostro di Santa Chiara, nel quale tra varie presenze, come un monastero e una biblioteca, c'è anche una palestra di lotta libera aperta fin dagli anni Cinquanta, riconosciuta a livello nazionale. Artista impegnato su questioni politiche e sociali, Zafos Xagoraris ha affrontato anche l'imprescindibile questione FIAT da un rispettoso punto di vista, realizzando un carrello con altoparlanti che riproducono il sonoro degli allenamenti dei lottatori e un video in bianco e nero, senza audio, con immagini degli allenamenti nella palestra che si alternano a riprese degli stabilimenti vuoti e del paesaggio limitrofo. Sono inoltre esposti a Palazzo Riso due grandi disegni acquerellati e uno dei più famosi lavori dell'artista ateniese, Enclosed Bell, una campana inserita all'interno di una costruzione di mattoni che, nel definire uno spazio sonoro, rimanda a questioni di ordine sia identitario che percettivo.
Marinella Senatore ha lavorato con i minatori delle solfatare di Enna, interessata da un lato alle loro questioni sociali e battaglie sindacali e dall'altro al loro rapporto profondo con la terra. Insieme a quegli anziani lavoratori ha costruito il video Nui Simu; dai loro racconti, che parlano degli sforzi in miniera, delle umiliazioni subite, ma anche dell'amore per quelle profondità sotterranee, è nata un'opera corale di grande intensità realizzata con i minatori in ogni sua fase, dalla sceneggiatura al casting. Nel video, la realtà del casting popolare si intreccia alla fiction delle scene che riaffiorano dalla memoria e, come sempre nella prassi dell'artista, il lavoro è stato realizzato con attori non professionisti, così come non professionisti sono la maggior parte dei collaboratori alla produzione, compreso un gruppo di studenti dell'Accademia di Belle Arti di Catania ai quali in quei giorni l'artista aveva dedicato un workshop. Oltre al video, a Palazzo Riso è esposta una grande installazione in legno dal titolo 16°, un lavoro del 2007 costituito da un ponte immerso nella nebbia, con due luci all'orizzonte. Il pubblico è invitato a percorrerlo in una situazione che riunisce l'esperienza del set cinematografico con la memoria personale e collettiva.
Hans Schabus non ama spiegare il suo lavoro, ma i segni che usa sono espliciti. Durante la sua residenza a Capo d'Orlando ha voluto visitare i magazzini in cui il Comune abbandona attrezzature e arredi dismessi, ovvero luoghi in cui una comunità abbandona e dimentica, volutamente o inconsapevolmente, parte delle proprie memorie. Tra le opere realizzate durante la residenza e ora visibili in mostra: Monumento ai disoccupati 1 e 2, costituiti da bacheche in disuso; la scultura Lungomare, un lampione posto a terra, che si presenta come se fosse stato divelto direttamente dal manto stradale e Guardia, due scope che sostengono in un equilibrio precario due limoni. Viene inoltre riproposto, per la stretta attinenza con lo spirito della mostra, Echo, un video del 2009 ambientato sulla riva di uno stagno, che vede l'artista impegnato in un percorso accidentato in una natura selvaggia, con un forte risvolto metaforico che rimanda allo sforzo quotidiano rispetto alle difficoltà dell'esistenza. In stretta collaborazione con Riso, l'artista presenta inoltre Deriva, installazione ambientale composta dai resti delle barche usate dagli immigrati per attraversare il Canale di Sicilia. Ferri e legni che provengono da Lampedusa con i quali il pubblico è invitato a stabilire una relazione diretta, materiale, colmando la distanza generata dai media, superando il rischio dell'assuefazione alla tragedia.
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