I Quadri di Pietro. Capolavori dalla Collezione Barilla d’Arte Moderna
Dal 25 Gennaio 2020 al 31 Dicembre 2020
Parma
Luogo: Pinacoteca Stuard
Indirizzo: Borgo del Parmigianino 2
Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì: 10-17.30; sabato, domenica e festivi: 10.30-18.30; chiuso martedì
Curatori: Giancarlo Gonizzi
Enti promotori:
- Comune di Parma
- Famiglia Barilla
Telefono per informazioni: +39 0521.508184
Nell’ambito delle iniziative di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020, inaugura sabato 25 gennaio, alle ore 18 alla Pinacoteca Stuard, il progetto espositivo I Quadri di Pietro. Capolavori dalla Collezione Barilla d’Arte Moderna, a cura di Giancarlo Gonizzi, voluto e organizzato dal Comune di Parma e dalla Famiglia Barilla che mette in mostra, per un anno, alcune delle più interessanti opere della Collezione Barilla di Arte Moderna, non esposte al pubblico da più di 25 anni.
Dodici delle opere più amate da Pietro Barilla saranno esposte a cadenza mensile nelle sale della Pinacoteca Stuard, fino a dicembre 2020, per raccontare, attraverso il pennello di grandi Maestri, la passione di una vita, vissuta all’insegna dell’eccellenza.
Il primo dipinto esposto sarà “Coquillages” di James Ensor, nei mesi successivi saranno presentate opere di: Alberto Savinio, Atanasio Soldati, Chaim Soutine, Max Ernst, Giorgio Morandi, Fernand Leger, Ennio Morlotti, Renato Guttuso, Jean Dubuffet, Lucio Fontana e Pablo Picasso.
Pietro Barilla nasce a Parma il 16 aprile 1913. Dopo la licenza media completa la sua esperienza con due anni di studio in Germania. Dal 1931 affianca il padre in azienda occupandosi delle vendite e della comunicazione. Dopo aver preso parte alla Campagna di Russia, e con la fine della guerra, guida l’azienda assieme al fratello Gianni in una fase di sviluppo e innovazione tecnologica comprendente la costruzione dello stabilimento di Pedrignano, entrato in funzione nel 1969. Dal 1980 fino alla sua scomparsa, il 13 settembre 1993, porterà la Barilla a un forte sviluppo anche nei mercati europei. Proprio nel 1993, ad aprile, l’amico e critico parmigiano Roberto Tassi aveva voluto organizzare alla Fondazione Magnani Rocca un’esposizione per celebrare gli 80 anni di Pietro Barilla e la sua felice predisposizione per il bello, che gli aveva consentito, negli anni, di costruire un ordinato racconto di arte.
L’amore per la cultura, e in particolare per l’arte, aveva accompagnato da sempre la sua attività imprenditoriale. Dagli anni del dopoguerra, il supporto di Pietro Barilla alla vita culturale parmigiana è stato rilevante, a fianco di personaggi come Attilio Bertolucci, Pietro Bianchi, Erberto Carboni, Carlo Mattioli, Roberto Tassi.
Come galleria d’arte utilizza gli uffici e il prato che circonda lo stabilimento di Pedrignano viene impreziosito negli anni da sculture, come il monumento “Campi di grano”, di Pietro Cascella, posato nel 1982 per ricordare i 100 anni di lavoro dell’Impresa.
Chi cammina oggi per gli uffici può godere di una mostra permanente composta da oltre 300 opere, selezionate personalmente da Pietro Barilla, che abbracciano la storia dell’arte del Novecento, toccando correnti e movimenti artistici dal Divisionismo al Surrealismo, integrando pittura e scultura in un mix di grande intensità.
«E pensa che io non sono un collezionista – ebbe modo di affermare Pietro in una intervista – ho sempre cercato le opere d’arte perché mi sentivo attratto, perché capivo che racchiudevano un significato e un messaggio non solo per me, ma anche per gli altri, e io lo dovevo condividere».
La scelta di un’opera rappresentava per Pietro, oltre che una gioia profonda, anche l’occasione di nuovi rapporti, spesso destinati a trasformarsi in amicizie durature capaci di lasciare “traccia” anche nel tessuto della collezione.
Artisti come Burri, Cascella, Guttuso, Maccari, Manzù, Marini, Mattioli, Morandi, Morlotti, Pomodoro, Vangi, sono rappresentati con un numero cospicuo di opere distribuite nel tempo ed in grado di raccontarne in sintesi la parabola artistica; nella Collezione inoltre compaiono dipinti di Chagall, De Chirico, Ernst, Picasso, Sutherland e sculture di Moore, Rodin e di altri grandi Maestri dell’arte moderna.
Quanto contasse l’arte nella sua vita di imprenditore è lui stesso a dichiararlo:
«L’arte… è il mio orizzonte e il mio respiro, mi dà calore e mi fa guardare in avanti. L’arte non racconta solo il presente, i nostri bisogni, le nostre necessità pratiche. È infinitamente più ricca, descrive la nostra anima in tutta la sua complessità, i suoi tormenti, i suoi dubbi, la sua fede, le sue aspirazioni. Mostra come vorremmo vivere, ciò che vorremmo essere. Ci ricorda ciò che possiamo diventare. L’arte è una strada che tracciamo davanti a noi, una strada di perfezione, un insegnamento, un monito, un comando, una chiamata. Io però non ho mai cercato solo l’oggetto d’arte, ho desiderato anche il rapporto con gli artisti, che mi hanno sempre trasfuso il gusto della creazione e, nello stesso tempo, il bisogno di perfezione. E sembrerà forse strano, ma da loro ho anche imparato a guardare il mondo con occhi ingenui, stupiti, con una stupefacente semplicità. Soprattutto dai pittori e dagli scultori. Attraverso di loro vedi cose che non vedevi e cose che anche gli altri non vedono o dove gli altri non sono ancora arrivati. L’opera d’arte, allora, non ci rappresenta come siamo, ma come vorremmo essere, non risponde alle domande di oggi, ma a quelle del tempo che verrà».
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