Gaetano Orazio. Quadri da un’esposizione/ Quadri da un mondo perduto
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Gaetano Orazio. Quadri da un’esposizione/ Quadri da un mondo perduto
Dal 07 Giugno 2013 al 11 Agosto 2013
Piacenza
Luogo: Biffi Arte s.r.l. c/o Palazzo Marazzani Visconti
Indirizzo: via Chiapponi 39
Orari: da martedì a domenica 15.30-19.30; sabato 10.30-12.30/ 16-19.30
Curatori: Giampaolo Cagnin, Karl Evver
Telefono per informazioni: +39 0523 1720408
E-Mail info: galleria@biffiarte.it
Sito ufficiale: http://www.biffiarte.it
Gaetano Orazio. Quadri da un’esposizione
Come nelle quadrerie seicentesche, i dipinti rivestono le pareti fino al soffitto. I quadri sono disposti senza seguire criteri cronologici, accostati secondo le loro dimensioni ed i loro effetti cromatici.
Gaetano Orazio è un artista non facilmente classificabile. E’ pittore, abile disegnatore, scrittore, poeta, incisore, regista. Per raccontare chi è l’artista Gaetano Orazio non basta osservare i suoi dipinti, analizzarne i soggetti e le tecniche o leggere le sue poesie; è necessario conoscerlo e condividere con lui parte del nostro tempo. Gaetano è il pittore che dà vita a potenti immagini nello stato del dormiveglia; Gaetano è il pittore del tempo profondo; Gaetano è il pittore dei quattro elementi, della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco; Gaetano è il pittore - poeta innamorato dell’aurora. La poliedrica realtà che lo circonda, la Natura, l’incontro con l’altro da sé, lo scambio umano sono continuamente stimolo per dipingere e scrivere poesie: Mi sento realizzato solo se dipingo, dialogo e frequento altro da me, tutto è poesia se diventiamo ciò che già siamo Nell’ occasione della mostra viene presentato il poemetto SGOMENTO ALL’AURORA, un libero fluttuare di versi che icasticamente si traducono in immagini talmente nitide e vivide che, davanti ai nostri occhi, mentre leggiamo, prendono forma i fili d’erba, le chiocciole, la pioggia e, allo stesso tempo, ne percepiamo il rumore, la consistenza grazie ad una strana forza evocativa dall’effetto sinestetico che coinvolge tutti i nostri sensi. Gaetano vuole condividere la scoperta delle primissime luci del giorno - quelle tra il lilla e il lavanda -, l’immersione in mezzo ai pesci del lago a cui porta briciole di pane, l’umidità in cima al monte dove sale per toccare le nuvole (“Chi guardando le nuvole non desidera toccarle?”), e lo fa dipingendo e scrivendo: i soggetti che catturano il suo sguardo e le sue mani sono gli stessi. Gaetano annulla la distanza tra sé e l’altro: le sue tele, i suoi pezzi di legno bruciati, i suoi disegni, così come le sue poesie, si offrono al “pubblico” come vive ed efficaci visioni.
Quadri da un mondo perduto
Antico Nevaio della Galleria Biffi Arte di Piacenza
Gli uomini - e i loro sguardi - sono più importanti delle opere d’arte alle quali questi sguardi sono rivolti. Mal fotografati, appoggiati in fretta al primo supporto che li sostenesse, liberati dal dogma geometrico dell’angolo retto, i quadri eternati in queste antiche immagini scelte nei Fondi Manzotti e Croce del Museo per la fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza cessano di essere quegli assoluti estetici che siamo soliti trovare nei cataloghi, e divengono pretesti per pensare a coloro che li tolsero dai muri, che li portarono in un cortile o in un corridoio, che stettero a guardare con curiosità ed ironia il fotografo, là a trafficare dietro il suo apparecchio nato per fermare il tempo.
Come nelle quadrerie seicentesche, i dipinti rivestono le pareti fino al soffitto. I quadri sono disposti senza seguire criteri cronologici, accostati secondo le loro dimensioni ed i loro effetti cromatici.
Gaetano Orazio è un artista non facilmente classificabile. E’ pittore, abile disegnatore, scrittore, poeta, incisore, regista. Per raccontare chi è l’artista Gaetano Orazio non basta osservare i suoi dipinti, analizzarne i soggetti e le tecniche o leggere le sue poesie; è necessario conoscerlo e condividere con lui parte del nostro tempo. Gaetano è il pittore che dà vita a potenti immagini nello stato del dormiveglia; Gaetano è il pittore del tempo profondo; Gaetano è il pittore dei quattro elementi, della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco; Gaetano è il pittore - poeta innamorato dell’aurora. La poliedrica realtà che lo circonda, la Natura, l’incontro con l’altro da sé, lo scambio umano sono continuamente stimolo per dipingere e scrivere poesie: Mi sento realizzato solo se dipingo, dialogo e frequento altro da me, tutto è poesia se diventiamo ciò che già siamo Nell’ occasione della mostra viene presentato il poemetto SGOMENTO ALL’AURORA, un libero fluttuare di versi che icasticamente si traducono in immagini talmente nitide e vivide che, davanti ai nostri occhi, mentre leggiamo, prendono forma i fili d’erba, le chiocciole, la pioggia e, allo stesso tempo, ne percepiamo il rumore, la consistenza grazie ad una strana forza evocativa dall’effetto sinestetico che coinvolge tutti i nostri sensi. Gaetano vuole condividere la scoperta delle primissime luci del giorno - quelle tra il lilla e il lavanda -, l’immersione in mezzo ai pesci del lago a cui porta briciole di pane, l’umidità in cima al monte dove sale per toccare le nuvole (“Chi guardando le nuvole non desidera toccarle?”), e lo fa dipingendo e scrivendo: i soggetti che catturano il suo sguardo e le sue mani sono gli stessi. Gaetano annulla la distanza tra sé e l’altro: le sue tele, i suoi pezzi di legno bruciati, i suoi disegni, così come le sue poesie, si offrono al “pubblico” come vive ed efficaci visioni.
Quadri da un mondo perduto
Antico Nevaio della Galleria Biffi Arte di Piacenza
Gli uomini - e i loro sguardi - sono più importanti delle opere d’arte alle quali questi sguardi sono rivolti. Mal fotografati, appoggiati in fretta al primo supporto che li sostenesse, liberati dal dogma geometrico dell’angolo retto, i quadri eternati in queste antiche immagini scelte nei Fondi Manzotti e Croce del Museo per la fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza cessano di essere quegli assoluti estetici che siamo soliti trovare nei cataloghi, e divengono pretesti per pensare a coloro che li tolsero dai muri, che li portarono in un cortile o in un corridoio, che stettero a guardare con curiosità ed ironia il fotografo, là a trafficare dietro il suo apparecchio nato per fermare il tempo.
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