La Donazione Henny Mortensen. Opere di Fabbriano
Dal 05 Aprile 2014 al 16 Aprile 2014
Pisa
Luogo: GAMeC - CentroArteModerna
Indirizzo: lungarno Mediceo 26
Orari: 10-12,30 / 16,30-19,00 (feriali); domenica 6 Aprile 2014 17-19 (festivi telefonare)
Curatori: Massimiliano Sbrana
Enti promotori:
- Associazione Oncologica Pisana (Aopi)
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 050 542630
E-Mail info: mostre@centroartemoderna.com
Sito ufficiale: http://www.centroartemoderna.com
Si inaugurerà Sabato 5 Aprile 2014 alle ore 16,30, presso la GAMeC CentroArteModerna di Pisa (Lungarno Mediceo,26) la mostra "La Donazione Henny Mortensen - Opere di Fabbriano", promossa dall’Associazione Oncologica Pisana (Aopi) “Piero Trivella nell'ambito della “Settimana Oncologica” 24ª edizione, il cui intero ricavato sarà destinato a premiare giovani ricercatrici e ricercatori in oncologia.
Lo scopo della settimana è quello di avvicinare i cittadini all’azione dell’Aopi, onlus che da oltre 35 anni offre assistenza gratuita ai malati oncologici e alle loro famiglie, soprattutto grazie all’impegno di volontari qualificati. «I nostri servizi sono finanziati dalla generosità di chi ci sostiene - spiega il professor Pierantonio Macchia, presidente dell’Aopi -. Con i fondi che speriamo di raccogliere attraverso questa iniziativa intendiamo, in primo luogo, potenziare l’assistenza a domicilio, supporto non previsto dall’ospedale, ma di assoluta importanza per il paziente».
Ivano Fabbri, nato a Ferrara nel 1936, agli inizi degli anni ‘60 diventa Fabbriano. Il nome d’arte lo ha accompagnato fino ad oggi. Dopo prestigiose mostre in Italia e all’estero, Fabbriano ritorna dopo una lunga assenza da Pisa presentando una selezione di opere straordinarie realizzate negli ultimi anni. Oltre venti brani pittorici per raccontare la profondità creativa e la sensibilità inquieta di un artista “errante”,costantemente alla ricerca di un approdo nuovo, di una sperimentazione inedita, di un’arte capace sempre più di emozionare.
In essa si individua lo stato del continuo divenire alchemico, del trasmutare da uno stadio pittorico all’altro, da una tensione informale che spinge la pennellata di Fabbriano a farsi impastata, gestuale, irruenta ad una pacificata resa figurativa che indugia sulla narrazione del particolare, dell’attimo nel quale il soggetto sembra trarre pace dalla tensione del segno. L’oscillazione non è solo formale ma anche iconografica: da brani figurativi estrapolati dalla algida classicità greca piuttosto che dalla purezza neoclassica a magmatiche liquefazioni cromatiche che volgono lo sguardo all’esperienza aniconica informale. Nell’armonico fluttuare di differenti polarità segniche e semantiche permane costante una forte vocazione lirica, declinata nelle mille e più sfaccettature della vita.
Fabbriano ha solcato mezzo secolo di arte sostenuto dallo stesso entusiasmo e dall’inalterata fiducia che il terreno dell’espressione artistica sia ancora degno di un’esplorazione se non pionieristica almeno sincera. Mosso fin dagli esordi da un inquieto peregrinare culturale ed esistenziale ha attraversato temperie differenti, gruppi artistici diversi ma affini al suo profondo sentire, animato da una costante coerente esigenza di accrescimento e confronto. Pur frequentando negli anni Sessanta gruppi quali l’Actionem Aktionismus – insieme ad artisti quali Günter Brus, Arnulf Rainer, Ludwig Attersee – e il Gruppo Sintesis Informale con Carlos Mensa, Rafael Canogar, Luis Feito non ha rinnegato la matrice classica di provenienza. Allo sguardo, mai pago, agli scenari internazionali ha sempre contrapposto, in sinergica dualità, un forte attaccamento alle proprie origini italiane.
Alle quali ritorna con mostre di rilievo come quella del 1977, al Centro Attività Visive del palazzo dei Diamanti di Ferrara – in cui esporrà nuovamente negli anni successivi –, quella del 1978 all’Accademia dei Concordi di Rovigo e a seguire le personali a Palazzo Barberini a Roma (1984), Palazzi Pacucci a Grosseto e Guasco ad Alessandria (1985), oltre a Palazzo Lanfranchi a Pisa(1991). Nel 1974 è inserito nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Un decennio più tardi gli viene assegnato il prestigioso XIII Premio Joan Mirò di Barcellona e nello stesso anno espone al Centro Internazionale d’Arte Contemporanea di Parigi. In tutti questi anni sue mostre si succedono in vari centri espositivi: da Varsavia a Bucarest, a Ginevra, a Monaco, Francoforte, a Sarajevo, Belgrado, Skoplie e a Montecarlo. E ancora: Mosca, Krasnodar, Tokyo, Barcellona, Parigi, Los Angeles oltre alle rassegne a Chicago, New York e Granada. Nel 1989 gli viene consegnato il Premio Guercino d’Oro dalla città di Cento. Riceve nel 1991 la Medaglia d’Oro per l’arte da Città del Messico, tre anni dopo il Premio Italia per le Arti Visive a Firenze e il Premio Viviani a Pisa e nel 2014 di nuovo a Pisa al GAMeC CentroArteModerna.
Lo scopo della settimana è quello di avvicinare i cittadini all’azione dell’Aopi, onlus che da oltre 35 anni offre assistenza gratuita ai malati oncologici e alle loro famiglie, soprattutto grazie all’impegno di volontari qualificati. «I nostri servizi sono finanziati dalla generosità di chi ci sostiene - spiega il professor Pierantonio Macchia, presidente dell’Aopi -. Con i fondi che speriamo di raccogliere attraverso questa iniziativa intendiamo, in primo luogo, potenziare l’assistenza a domicilio, supporto non previsto dall’ospedale, ma di assoluta importanza per il paziente».
Ivano Fabbri, nato a Ferrara nel 1936, agli inizi degli anni ‘60 diventa Fabbriano. Il nome d’arte lo ha accompagnato fino ad oggi. Dopo prestigiose mostre in Italia e all’estero, Fabbriano ritorna dopo una lunga assenza da Pisa presentando una selezione di opere straordinarie realizzate negli ultimi anni. Oltre venti brani pittorici per raccontare la profondità creativa e la sensibilità inquieta di un artista “errante”,costantemente alla ricerca di un approdo nuovo, di una sperimentazione inedita, di un’arte capace sempre più di emozionare.
In essa si individua lo stato del continuo divenire alchemico, del trasmutare da uno stadio pittorico all’altro, da una tensione informale che spinge la pennellata di Fabbriano a farsi impastata, gestuale, irruenta ad una pacificata resa figurativa che indugia sulla narrazione del particolare, dell’attimo nel quale il soggetto sembra trarre pace dalla tensione del segno. L’oscillazione non è solo formale ma anche iconografica: da brani figurativi estrapolati dalla algida classicità greca piuttosto che dalla purezza neoclassica a magmatiche liquefazioni cromatiche che volgono lo sguardo all’esperienza aniconica informale. Nell’armonico fluttuare di differenti polarità segniche e semantiche permane costante una forte vocazione lirica, declinata nelle mille e più sfaccettature della vita.
Fabbriano ha solcato mezzo secolo di arte sostenuto dallo stesso entusiasmo e dall’inalterata fiducia che il terreno dell’espressione artistica sia ancora degno di un’esplorazione se non pionieristica almeno sincera. Mosso fin dagli esordi da un inquieto peregrinare culturale ed esistenziale ha attraversato temperie differenti, gruppi artistici diversi ma affini al suo profondo sentire, animato da una costante coerente esigenza di accrescimento e confronto. Pur frequentando negli anni Sessanta gruppi quali l’Actionem Aktionismus – insieme ad artisti quali Günter Brus, Arnulf Rainer, Ludwig Attersee – e il Gruppo Sintesis Informale con Carlos Mensa, Rafael Canogar, Luis Feito non ha rinnegato la matrice classica di provenienza. Allo sguardo, mai pago, agli scenari internazionali ha sempre contrapposto, in sinergica dualità, un forte attaccamento alle proprie origini italiane.
Alle quali ritorna con mostre di rilievo come quella del 1977, al Centro Attività Visive del palazzo dei Diamanti di Ferrara – in cui esporrà nuovamente negli anni successivi –, quella del 1978 all’Accademia dei Concordi di Rovigo e a seguire le personali a Palazzo Barberini a Roma (1984), Palazzi Pacucci a Grosseto e Guasco ad Alessandria (1985), oltre a Palazzo Lanfranchi a Pisa(1991). Nel 1974 è inserito nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Un decennio più tardi gli viene assegnato il prestigioso XIII Premio Joan Mirò di Barcellona e nello stesso anno espone al Centro Internazionale d’Arte Contemporanea di Parigi. In tutti questi anni sue mostre si succedono in vari centri espositivi: da Varsavia a Bucarest, a Ginevra, a Monaco, Francoforte, a Sarajevo, Belgrado, Skoplie e a Montecarlo. E ancora: Mosca, Krasnodar, Tokyo, Barcellona, Parigi, Los Angeles oltre alle rassegne a Chicago, New York e Granada. Nel 1989 gli viene consegnato il Premio Guercino d’Oro dalla città di Cento. Riceve nel 1991 la Medaglia d’Oro per l’arte da Città del Messico, tre anni dopo il Premio Italia per le Arti Visive a Firenze e il Premio Viviani a Pisa e nel 2014 di nuovo a Pisa al GAMeC CentroArteModerna.
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