Gianni Ruffi. Mi sono stufato
Dal 19 Settembre 2021 al 20 Novembre 2021
Pistoia
Luogo: Galleria ME Vannucci
Indirizzo: Via Gorizia 122
Orari: da mercoledì a sabato 9.30-12.00 / 16.30-19.30. Domenica, lunedì e martedì su appuntamento. Per garantire la massima sicurezza è necessario comunicare la visita alla mostra
Telefono per informazioni: +39 057320066
E-Mail info: info@vannucciartecontemporanea.com
Sito ufficiale: http://www.vannucciartecontemporanea.com
Inaugura domenica 19 settembre, dalle ore 10 alle 20, Mi sono stufato, la mostra personale di Gianni Ruffi, accompagnata da un testo critico di Bruno Corà, alla Galleria ME Vannucci di Pistoia.
Dopo le personali del 1996, 2005 e 2012 nella vecchia sede della Galleria Vannucci, Gianni Ruffi è invitato a concepire una nuova mostra per gli spazi di via Gorizia, dove dal 2018 la galleria ha spostato la propria sede.
Mi sono stufato si compone di una serie di lavori realizzati tra la fine degli anni Ottanta a oggi, in alcuni casi mai esposti, che l'artista ha voluto ricollocare creando un suggestivo percorso intorno alla sua poetica. La mostra rivela ancora una volta la freschezza e la solidità formale dell'artista, densa di poesia, ironia e irriverenza verso il nostro quotidiano.
La grande sala principale accoglie, tra le altre, l'opera che dà il titolo all’intera mostra, Mi sono stufato 1993-1996, una sequenza di cinque stufe riprodotte in legno tamburato, e una in ferro, che entrano in forte dialogo con lo spazio della galleria, sede precedentemente di un’officina metalmeccanica e di cui serba ancora memoria.
“Ma sotto quel titolo compendiario di questa rentrée in apparenza dimissionaria, nella sua Pistoia Ruffi espone anche opere con diverse datazioni comprese tra il 1987 e il 2020 che dimostrano l'incessante generosa operatività dell'artista e la sua reiterata proverbiale ironia e facezia”, scrive Bruno Corà nel testo critico che accompagna la mostra. “Il nuovo episodio espositivo dunque impone di fare alcune considerazioni e ne offre l'opportunità. Anzitutto, osservando in modo ampio e generale la sua opera e in particolare quella in mostra si può affermare che uno dei dispositivi generativi di molte sue creazioni abbia a che fare col rebus, gioco definito dall'ablativo plurale del latino di res (cosa), nel quale per comprendere il significato delle composizioni è richiesta «la costruzione di una parola o di una frase per mezzo di segni (rebus letterale) o di figure (rebus figurato)»”.
Ruffi gioca con lo spazio e la realtà inserendo l’opera Toti – il titolo deriva dal nome di una nota ditta antincendio di Pistoia – su una parete lasciata inalterata dai lavori di ristrutturazione. Si tratta di una serie di estintori, realizzati in legno colorato a tempera e ferro, collocati esattamente dove durante l'attività dell'officina erano effettivamente presenti degli estintori, e dei quali resta ancora un cartello lasciato a testimonianza, creando così un cortocircuito di senso tipico dei lavori di Ruffi.
In mostra in tutto una ventina di opere tra le quali un grande disegno su carta gialla con un gomitolo a terra che sembra raccogliere le onde di Dipanare il mare 1988-90, o l’installazione Sorgente Morandi 2016, nella quale l’artista gioca con la realtà e la storia dell’arte, creando una fontana formata da bottiglie citando le nature morte dell’artista bolognese. E ancora le opere Mare aperto, 2018, in cui il mare prende la forma di un libro; o Il tempo è denaro in cui una dozzina di salvadanai in terracotta sono inseriti in una struttura in ferro a forma di clessidra; Il mio letto, 2013 realizzato con resti curvi di legno tamburato e dipinto nell'intenzione dice Bruno Corà “di visualizzare un Cretto di Burri su cui fare sogni propizi”
Pane e lapis del 1987 sembra alludere all’unica forma di nutrimento propria dell’artista, mentre il Pane e acqua, 2020 ci fa notare di nuovo Corà potrebbe esserlo dell'eremita isolato da pandemia.
E poi una serie “idee”, come la scritta Idea, 2006 trasformata in seduta, o l’ Idea in trappola, 2015 con tanto di tagliola che la vincola a un grande supporto bianco.
“Se egli afferma ‘Mi sono stufato’, va creduto alla lettera, cioè al vero e a vista! Non ci resta che prendere sul serio le sue stufe, augurandoci che questo autunno sia migliore di quello passato”. Conclude così il suo intervento Bruno Corà.
Dopo le personali del 1996, 2005 e 2012 nella vecchia sede della Galleria Vannucci, Gianni Ruffi è invitato a concepire una nuova mostra per gli spazi di via Gorizia, dove dal 2018 la galleria ha spostato la propria sede.
Mi sono stufato si compone di una serie di lavori realizzati tra la fine degli anni Ottanta a oggi, in alcuni casi mai esposti, che l'artista ha voluto ricollocare creando un suggestivo percorso intorno alla sua poetica. La mostra rivela ancora una volta la freschezza e la solidità formale dell'artista, densa di poesia, ironia e irriverenza verso il nostro quotidiano.
La grande sala principale accoglie, tra le altre, l'opera che dà il titolo all’intera mostra, Mi sono stufato 1993-1996, una sequenza di cinque stufe riprodotte in legno tamburato, e una in ferro, che entrano in forte dialogo con lo spazio della galleria, sede precedentemente di un’officina metalmeccanica e di cui serba ancora memoria.
“Ma sotto quel titolo compendiario di questa rentrée in apparenza dimissionaria, nella sua Pistoia Ruffi espone anche opere con diverse datazioni comprese tra il 1987 e il 2020 che dimostrano l'incessante generosa operatività dell'artista e la sua reiterata proverbiale ironia e facezia”, scrive Bruno Corà nel testo critico che accompagna la mostra. “Il nuovo episodio espositivo dunque impone di fare alcune considerazioni e ne offre l'opportunità. Anzitutto, osservando in modo ampio e generale la sua opera e in particolare quella in mostra si può affermare che uno dei dispositivi generativi di molte sue creazioni abbia a che fare col rebus, gioco definito dall'ablativo plurale del latino di res (cosa), nel quale per comprendere il significato delle composizioni è richiesta «la costruzione di una parola o di una frase per mezzo di segni (rebus letterale) o di figure (rebus figurato)»”.
Ruffi gioca con lo spazio e la realtà inserendo l’opera Toti – il titolo deriva dal nome di una nota ditta antincendio di Pistoia – su una parete lasciata inalterata dai lavori di ristrutturazione. Si tratta di una serie di estintori, realizzati in legno colorato a tempera e ferro, collocati esattamente dove durante l'attività dell'officina erano effettivamente presenti degli estintori, e dei quali resta ancora un cartello lasciato a testimonianza, creando così un cortocircuito di senso tipico dei lavori di Ruffi.
In mostra in tutto una ventina di opere tra le quali un grande disegno su carta gialla con un gomitolo a terra che sembra raccogliere le onde di Dipanare il mare 1988-90, o l’installazione Sorgente Morandi 2016, nella quale l’artista gioca con la realtà e la storia dell’arte, creando una fontana formata da bottiglie citando le nature morte dell’artista bolognese. E ancora le opere Mare aperto, 2018, in cui il mare prende la forma di un libro; o Il tempo è denaro in cui una dozzina di salvadanai in terracotta sono inseriti in una struttura in ferro a forma di clessidra; Il mio letto, 2013 realizzato con resti curvi di legno tamburato e dipinto nell'intenzione dice Bruno Corà “di visualizzare un Cretto di Burri su cui fare sogni propizi”
Pane e lapis del 1987 sembra alludere all’unica forma di nutrimento propria dell’artista, mentre il Pane e acqua, 2020 ci fa notare di nuovo Corà potrebbe esserlo dell'eremita isolato da pandemia.
E poi una serie “idee”, come la scritta Idea, 2006 trasformata in seduta, o l’ Idea in trappola, 2015 con tanto di tagliola che la vincola a un grande supporto bianco.
“Se egli afferma ‘Mi sono stufato’, va creduto alla lettera, cioè al vero e a vista! Non ci resta che prendere sul serio le sue stufe, augurandoci che questo autunno sia migliore di quello passato”. Conclude così il suo intervento Bruno Corà.
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